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Sporting Ariccia, obiettivo Scuola calcio: dopo Pasqua parte la campagna Vieni a giocare con noi

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Academic year: 2022

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Sporting Ariccia, obiettivo Scuola calcio: dopo Pasqua parte la campagna “Vieni a giocare con noi”

Ariccia (Rm) – Lo Sporting Ariccia pensa al futuro, inteso non solo come organizzazione della prossima stagione calcistica, ma come progetto tecnico da perseguire nel tempo. E quando si fanno queste riflessioni, inevitabilmente si deve partire dalla “base” e cioè dal cuore pulsante dell’attività di ogni club calcistico, la Scuola calcio. Il club ariccino, viste le enormi difficoltà causate dal Coronavirus in questa stagione, ha anticipato i tempi e a breve lancerà delle iniziative per tutti coloro che fossero intenzionati a iniziare l’attività calcistica di base. Con la campagna “Vieni a giocare con noi”, già lanciata sui canali social dello Sporting Ariccia, la

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società castellana vuole dare la possibilità a tutti i nati dal 2008 (anche se questa specifica fascia d’età nella prossima stagione sarà catapultata nell’agonistica) al 2017 di iniziare a conoscere l’ambiente e le metodologie dello staff dello Sporting Ariccia. A dare qualche dettaglio in più è Orlando Moroni che, assieme a Toni Alberto Marinangeli, è il consigliere delegato al settore di base e a quello agonistico.

“I ragazzi si alleneranno al “Menicocci” tutti i martedì e giovedì dalle 17,30 alle 19 da subito dopo Pasqua fino al 30 giugno. Eravamo pronti per partire il prossimo 1 aprile, ma la decisione di fare il Lazio “zona rossa” ci ha frenato. Il costo di iscrizione è di 65 euro e comprende un mini-kit di allenamento, ma per coloro che ci daranno fiducia in questo periodo ci sarà anche uno sconto di 50 euro sull’iscrizione per la prossima stagione. I piccoli calciatori lavoreranno su aspetti tecnici individuali (visto che al momento non c’è possibilità di fare allenamenti collettivi, ndr) e alla fine del mese di giugno la nostra intenzione è di continuare l’attività in forma diversa tramite i centri estivi, mentre la speranza è che prima di quella data si possa riuscire a fare anche qualche amichevole o addirittura qualche torneo. I primi riscontri sono molto positivi considerando il periodo: c’è interesse attorno a questo nuovo progetto che ovviamente, in estate, riguarderà anche l’organizzazione del settore agonistico che al momento conta su un gruppo di 2006 (guidati dallo stesso Moroni, ndr) i quali torneranno ad allenarsi appena possibile”.

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Football Club Frascati, mister Martini: “Pulcini 2010 in crescita, anche se la partita manca”

Frascati (Rm) – E’ al suo secondo anno al Football Club Frascati e sta portando avanti un buon lavoro sul gruppo dei Pulcini 2010. Mister Marco Martini fa il punto della situazione quando mancano circa tre mesi alla fine ufficiale di una stagione tormentata in maniera totale dalle problematiche legate alla pandemia. “Anche i nostri piccoli calciatori, come tutti, stanno soffrendo le difficoltà di questo periodo – dice l’allenatore – Abbiamo dovuto adattare gli allenamenti alle rigide disposizioni della Federazione e

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ormai da tempo siamo stati costretti a evitare le partitine e i contatti tra i nostri ragazzi che ovviamente prima erano di routine in ogni seduta di allenamento. Da dieci giorni, inoltre, il Lazio è entrato in zona rossa e quindi non è stato possibile nemmeno vedersi al campo e come società abbiamo ritenuto di riproporre il discorso di una videolezioni a settimana, esattamente come accadeva nel periodo di lockdown totale di un anno fa. Cerchiamo di far stare i ragazzi comunque a contatto, anche se in maniera virtuale, in attesa di buone notizie sulla possibilità di tornare a fare quantomeno gli allenamenti in forma individuale e poi sperando che più avanti siano consentiti anche quelli collettivi e le partitine”. Nonostante le enormi difficoltà di questa stagione, Martini ha visto dei progressi nei suoi ragazzi:

“Con gli altri allenatori Cristiano Tonicello e Marco Salvatore ci siamo divisi i vari componenti di questo gruppo proprio per assicurare i distanziamenti e abbiamo proposto tantissimi lavori sulla tecnica di base. E’ chiaro che manca la “prova del nove” della partita, ma qualche miglioramento lo abbiamo comunque notato anche perché il supporto delle famiglie è stato ottimo e la presenza dei ragazzi agli allenamenti è stata sempre costante”. Martini conclude parlando del suo rapporto col Football Club Frascati: “Per me è il mio secondo anno all’interno della società e mi trovo bene. Qui c’è l’abitudine di fare riunioni di confronto tra tutti i tecnici per parlare degli aspetti che si possono perfezionare e questa è una cosa molto positiva”.

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Nemi, a Vigna grande sfalci ovunque: vietato muoversi da 10 giorni

Sono almeno una decina di giorni che nel parco Andersen di Vigna Grande giacciono a terra cumuli di potature degli alberi con grande disagio per tutti i residenti.

Ora, evitando giudizi affrettati sulla capitozzatura delle piante perché ci vorrebbero competenze botaniche, i risultati del lavoro sono sotto gli occhi di tutti. Molti dei rami recisi cadendo hanno divelto la recinzione che divide l’area cani dal resto del parco che risulta attualmente inservibile,

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come off limits è il parcheggio.

Come si può organizzare un lavoro in questo modo, lasciando tutti i residenti con questo disagio per oltre una settimana?

Non è dato sapere quando e se arriverà qualcuno a rimuovere la legna. Chi si occuperà del ripristino delle recinzioni divelte dall’abile potatore?

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Bari, traffico di droga:

ragazza di 21 anni in manette a Japigia

Continuano senza sosta i servizi di prevenzione e repressione, disposti dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Bari, contro il traffico di sostanze stupefacenti.

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I Carabinieri della Stazione di Bari Japigia, la scorsa mattina, hanno tratto in arresto una 21enne triggianese, incensurata, sorpresa in compagnia di un 24enne barese del quartiere Japigia. La coppia, appartatasi in auto nei pressi di un supermercato di via Toscanini, ha insospettito la pattuglia della Stazione Carabinieri che ha deciso di sottoporre a controllo i due giovani. All’atto del controllo, la ragazza ha consegnato spontaneamente una busta, che occultava all’interno di una scarpa, contenente 11 dosi di cocaina, sottoposte a sequestro. Il compagno, deferito contestualmente per detenzione di droga ai fini di spaccio in concorso, custodiva invece la “cassa” consistente in 60 €, sottoposti anch’essi a sequestro. Entrambi, inoltre, sono stati sanzionati per violazione della normativa emergenziale anti Covid – 19.

La 21enne, al termine delle formalità di rito, è stato ristretta agli arresti domiciliari, mentre la sostanza stupefacente, all’esito delle analisi di laboratorio, verrà depositata presso l’ufficio corpi di reato del Tribunale di Bari.

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Udine, smantellata banda di baby rapinatori: eseguite misure cautelari per 4 ragazzi

UDINE – La Polizia di Stato di Udine ha eseguito 4 misure cautelari emesse dal G.I.P. del Tribunale per i Minorenni nei confronti di minori ritenuti responsabili di rapine aggravate, tentate rapine, atti persecutori e lesioni personali, in più occasioni, nei confronti di altri coetanei nel capoluogo.

Sulla base degli elementi raccolti il P.M. della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Trieste ha infatti richiesto e ottenuto, delegandone l’esecuzione alla

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Polizia di Stato di Udine, le misure cautelari di cui 2 misure in Istituti Penali Minorili nei confronti di due ragazzi di 15 e 16 anni mentre gli altri due ragazzi di 15 e 17 anni saranno collocati presso Comunità per Minori fuori Regione.

Nell’ambito della stessa attività, sono state delegate e in fase di esecuzione le perquisizioni locali e personali nei confronti di altri 10 minori di età compresa tra i 15 ed i 17 anni, coinvolti nelle indagini.

I poliziotti della Squadra Mobile da ottobre dello scorso anno, nell’ambito di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Trieste, hanno avviato un’attività denominata operazione “GENERAZIONE Z”, nei confronti di alcuni minorenni responsabili della commissione di rapine, tentate rapine, atti persecutori e lesioni personali, nei confronti di altri coetanei, avvenuti nella città di Udine.

Le azioni criminose, verificatesi tra l’ottobre 2020 e il febbraio scorso, avvenivano in prevalenza in luoghi frequentati da ragazzi (fast food – giardini pubblici – stazione delle corriere e treni) e hanno visto quali protagonisti dei giovani minorenni (sia italiani che stranieri), in alcune circostanze con la complicità di ragazzi maggiorenni, che si muovevano in gruppi omogenei e interscambiabili i quali individuavano la loro vittima che, sentendosi minacciata dal “branco”, era costretta a subire passivamente la volontà dei suoi aggressori, al fine di evitare conseguenze ancor più gravi.

Il 26 ottobre 2020 a Udine, all’interno di un noto fast food, dopo aver accerchiato, strattonato e minacciato la vittima,

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gli autori si impossessarono dei panini che questa aveva appena acquistato nonché del cappellino e delle scarpe che indossava.

Il 05 novembre 2020 a Udine, presso un parco comunale, si avvicinarono alla vittima prescelta e dopo averla accerchiata intimorendola, i giovani le strapparono dal collo la catenina che, subito dopo, andarono a rivendere in un vicino compro oro.

Il 01 dicembre 2020, a Udine, presso la stazione delle autocorriere, dopo aver picchiato con sberle, pugni e calci la vittima, gli aggressori gli strapparono dal collo la catenina e si impossessarono altresì di un orecchino e del cellulare, obbligandolo poi ancora, a calci e con fare minaccioso, a salire sull’autobus per allontanarlo dal luogo. Nella circostanza uno degli indagati venne trovato in possesso di un coltello a serramanico.

Tra il mese di dicembre 2020 e gennaio c.a, a Udine, presso la stazione delle autocorriere in più occasioni, la medesima vittima fu presa di mira e molestata da due minori tanto da cagionarle un perdurante stato di paura.

In un’altra circostanza venne spintonata contro una delle vetrine, bloccata e colpita al volto con un pugno, per obbligarla a consegnare loro il borsello di marca; una seconda volta minacciata con una pistola finta puntata alla tempia “se non me lo dai ti ammazzo”; una terza volta, colpita con un pugno al volto tanto da provocarle una contusione alla mandibola con una prognosi di 7 giorni, poiché si era rifiutata di commettere un furto di vestiti presso un noto centro Commerciale.

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Il 9 febbraio scorso, a Udine,presso la stazione dei treni, la vittima veniva accerchiata impedendole di muoversi, e dietro ripetute minacce di una male fisico, gli aggressori si facevano consegnare il monopattino su cui viaggiava e il denaro che aveva con se.

Roma, smantellata banda di

criminali dedita ai furti in

abitazione nel centro storico

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La merce veniva rivenduta mediante un pregiudicato con base logistica nel quartiere di Centocelle

ROMA – I Carabinieri della Compagnia Roma Centro, nelle prime ore del mattino, hanno fatto scattare l’operazione “OPEN DOOR”. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Roma – avviata nel mese di Luglio 2020, ha portato ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, emessa dal GIP del Tribunale di Roma, nei confronti di 4 persone (due uomini e due donne) di nazionalità serba (etnia rom), per i reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di furti in abitazione e ricettazione.

L’attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Centro, sono scaturite dall’analisi dei numerosi furti in abitazione commessi nel centro storico della Capitale, messi a segno, come emerso dai filmati di video sorveglianza, da donne di etnia rom mediante l’uso di arnesi da scasso e la copertura degli uomini appartenenti alle famiglie, che le coordinavano ed incoraggiavano da casa, pronti ad intervenire in caso di necessità.

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Nel corso delle indagini sono stati individuati i ruoli svolti dai singoli e diversi indagati all’interno dell’associazione criminale, quasi a gestione familiare, e si sono compresi i

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meccanismi e le singole fasi delle azioni delittuose: dai meticolosi sopralluoghi, finalizzati alla comprensione delle abitudini degli ignari proprietari di casa, alla ricerca di itinerari sicuri per sfuggire ad eventuali telecamere di video sorveglianza, sino alla fase esecutiva vera e propria, con le donne del gruppo protagoniste assolute della scena.

Erano infatti le donne, di giovane età e ben vestite, ad introdursi all’interno delle abitazioni prese di mira, depredandole di ogni sorta di monili o preziosi, ma anche di borse griffate e altri generi di valore. Talvolta, scovata la cassaforte all’interno dell’abitazione, non esitavano a contattare gli uomini del gruppo, che intervenivano in supporto per cercare di smurarle.

La merce, soprattutto per quanto riguarda orologi e monili, venivano poi rivenduti mediante i canali di ricettazione interni al gruppo stesso, ed in particolare mediante un uomo – pregiudicato – di etnia rom, ma di nazionalità macedone, con base logistica nel quartiere di Centocelle.

L’attività di indagine ha consentito di attribuire al sodalizio la responsabilità di più furti in abitazione consumati e di uno tentato, perpetrati tra giugno e settembre 2020, arrestare 2 persone in flagranza di reato e deferirne 15 in stato di libertà per tentato furto, possesso di arnesi atti allo scasso, ricettazione e riciclaggio; trarre in arresto altre 5 persone, che frequentavano a vario titolo gli indagati, in esecuzione di provvedimenti pendenti dell’A.G. e recuperare beni (monili ed orologi) del valore complessivo di circa 25.000 euro.

È stata fatta luce su un vero e proprio gruppo criminale,

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composto da famiglie di etnia rom, tutte legate da vincoli di parentela, stanziali nel territorio sud est della Capitale, da dove, ogni mattina, partivano le “batterie” dei cosiddetti

“appartamentari” diretti nel centro capitolino.

Una volta perpetrati i furti ad opera delle donne del gruppo, erano gli uomini a recuperarle con veicoli intestati a prestanome, accompagnandole presso le abitazioni, dove veniva poi stoccata e rivenduta la merce oggetto del reato.

Due dei destinatari dell’ordinanza sono stati rintracciati sul t e r r i t o r i o r o m a n o e d u e i n L o m b a r d i a , g r a z i e a l l a collaborazione con i Carabinieri della Compagnia di Desio e del Nucleo Investigativo di Monza, sono stati associati in carcere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, in attesa dell’interrogatorio di garanzia.

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Palermo, colpo a famiglia mafiosa di Borgo Vecchio:

violenze e controllo del territorio da parte del clan

Questa mattina, su delega dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, i Carabinieri del

Comando Provinciale hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P.

presso il Tribunale di Palermo nei confronti di 14 indagati (1 in carcere, 11 ai domiciliari e 2

obblighi di presentazione alla PG), ritenuti a vario titolo responsabili dei delitti di concorso esterno

in associazione mafiosa, traffico di sostanze stupefacenti, furti, ricettazione ed estorsioni consumate e

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tentate, tutti reati aggravati dal metodo mafioso e sfruttamento della prostituzione.

L’indagine, coordinata da un gruppo di Sostituti diretti dal Procuratore Aggiunto Salvatore De

Luca, costituisce un’ulteriore fase di un’articolata manovra condotta in maniera parallela e sinergica

dal Nucleo Investigativo e dal Nucleo Informativo dei Carabinieri di Palermo sul mandamento

mafioso di Porta Nuova e, in particolare, sulla famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

La prima fase dell’operazione, conclusa con l’esecuzione dei fermi di indiziati di delitto del 12

ottobre 2020, aveva permesso di individuare il nuovo reggente della famiglia mafiosa di Borgo

Vecchio in Angelo MONTI, il quale si era reso protagonista della riorganizzazione degli assetti di

quella articolazione mafiosa, affidando posizioni direttive ai suoi uomini di fiducia, individuati nel

fratello Girolamo MONTI, in Giuseppe GAMBINO, in Salvatore GUARINO e in Jari Massimiliano

INGARAO. In tale prima manovra era emersa la ribellione al pizzo di molti imprenditori e

commercianti locali che, in maniera massiccia, avevano collaborato con le Autorità e contribuito a

far arrestate i loro estortori.

Nel secondo troncone dell’indagine, emergono alcuni reati fine dell’associazione che, in tema di

esercizio del potere mafioso e di controllo capillare del territorio, connotano plasticamente la

pervicacia e l’aggressività della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

Infatti, le investigazioni restituiscono, ancora una volta, uno spaccato caratterizzato dalla continua

ricerca, da parte di cosa nostra, del consenso verso un’ampia fascia della popolazione.

I mafiosi, in sostanza, continuano a rivendicare, con resilienza, una specifica “funzione sociale”,

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attraverso alcune manifestazioni tipiche della loro protervia criminale, che si sono esplicitati:

nella gestione delle feste rionali;

nell’organizzazione dei traffici di stupefacenti (funzionali a rimpinguare la cassa del sodalizio);

nella gestione di alcuni gruppi criminali dediti ai furti di veicoli e ai conseguenti cavalli di

ritorno, anch’essi funzionali ad alimentare le casse della consorteria.

Nel corso dell’attività d’indagine, inoltre, è emerso un contesto ambientale nell’ambito del quale si

sono configurate ingerenze di alcuni esponenti mafiosi palermitani nella risoluzione di alcune

controversie sorte all’interno dei gruppi organizzati della tifoseria della locale squadra di calcio.

Secondo le valutazioni del GIP e della DDA di Palermo sussistono gravi indizi a carico in ordine ai

fatti che seguono.

LA FESTA IN ONORE DI MADRE SANT’ANNA

Resilienza 2 ha inoltre documentato come la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio abbia il pieno

controllo del comitato organizzatore della festa svolta in onore della patrona del quartiere “Madre

Sant’Anna” nel mese di luglio di ogni anno, il cui culto risale al lontano 1555. A portare avanti la

tradizione religiosa sono le famiglie del quartiere; infatti, i portatori della statua della Santa sono

tutti nativi di Borgo Vecchio, tanto che molti, in segno di rispetto a Sant’Anna, hanno chiamato i

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propri figli Anna e Gioacchino, e molti altri si sono sposati il 26 luglio, giorno in cui si celebra

l’onomastico della Santa protettrice.

Sino a luglio 2015, il “comitato” era guidato dalla famiglia TANTILLO e, in particolare, dai fratelli

Domenico e Giuseppe TANTILLO che, nel dicembre 2015, venivano arrestati nell’ambito

dell’operazione “Panta Rei”, poiché ritenuti i reggenti della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio.

In occasione della festa svolta dal 25 al 27.07.2019, le serate canore, animate da alcuni cantanti

neomelodici, venivano organizzate da un comitato che, di fatto, era controllato da cosa nostra.

I mafiosi, infatti, sceglievano e ingaggiavano i cantanti e, attraverso le cosiddette “riffe” settimanali,

raccoglievano le somme di denaro tra i commercianti del quartiere. Tali somme venivano

impiegate, oltre che per l’organizzazione della festa e l’ingaggio dei cantanti, anche per rimpinguare

la cassa della famiglia mafiosa ed essere, in tal modo, utilizzate per il sostentamento dei carcerati e

per la gestione di ulteriori traffici illeciti.

Le investigazioni consentivano, infatti, di documentare l’attivismo degli esponenti apicali della

famiglia mafiosa di Borgo Vecchio, i quali, avendo il pieno controllo del comitato organizzatore

della festa patronale:

 decidevano quali cantanti neomelodici dovessero partecipare alla manifestazione;

 provvedevano al loro ingaggio mediante il denaro ricavato dalle estorsioni, dalle “riffe” e dalle

sponsorizzazioni dei gestori/titolari delle attività commerciali ubicate sul territorio;

 autorizzavano i commercianti ambulanti a vendere i loro prodotti durante la festa, disciplinando

anche la loro collocazione lungo le strade del rione.

Un ruolo di primo piano, funzionale alla realizzazione dei

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progetti dell’associazione mafiosa, è stato

assunto da Salvatore BUONGIORNO, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

BUONGIORNO, infatti, nella veste di agente di numerosi cantanti neomelodici:

 ha ricevuto disposizioni da Angelo MONTI e Jari Massimiliano INGARAO per l’ingaggio dei

cantanti neomelodici scelti dai predetti per le manifestazioni canore, attenendosi alle indicazioni

dei mafiosi sui nominativi dei cantanti, sui rispettivi compensi e sul luogo ove allocare il palco

delle manifestazioni;

 ha avvicinato i gestori/titolari delle attività commerciali del quartiere Borgo Vecchio e del Corso

Camillo Finocchiaro Aprile (già “Corso Olivuzza”), chiedendo loro di sponsorizzare le

manifestazioni canore mediante la dazione di somme di denaro, ponendo in essere chiare

condotte impositive,

 ha ricevuto, dal canto suo, il vantaggio di lavorare nel settore in regime di monopolio all’interno

della zona di riferimento del mandamento mafioso di Palermo Porta Nuova, poiché autorizzato

dai relativi esponenti apicali mafiosi, quali Tommaso LO PRESTI, i fratelli Gregorio e Tommaso

DI GIOVANNI e Angelo MONTI.

In tale contesto risulta particolarmente significativa la vicenda inerente le relazioni dei mafiosi di

Borgo Vecchio con un neomelodico catanese (legato da vincoli di parentela ad importanti esponenti

apicali di quella criminalità organizzata), in solidi rapporti con Jari INGARAO tanto da fargli visita

presso la sua abitazione mentre questi era sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.

Nello specifico, il cantante avrebbe dovuto esibirsi nel corso

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di una delle suddette serate, ma

l’evento non si realizzava a causa di polemiche susseguenti alla messa in onda, il 05.06.2019, di un

noto programma televisivo, nel corso del quale venivano espressi commenti “infelici” sul conto dei

Giudici Falcone e Borsellino. L’intera vicenda e alcune successive esternazioni di vicinanza ad

esponenti della criminalità organizzata, provocava una serie di divieti di esibizione nei confronti del

cantante, emessi dalle competenti Autorità.

IL TRAFFICO DI STUPEFACENTI

Le indagini hanno anche dimostrato che la famiglia mafiosa di Borgo Vecchio ha organizzato,

anche in relazione alle esigenze di sostentamento economico dei sodali, un florido traffico di

sostanze stupefacenti. Dal complesso delle investigazioni emergono i ruoli dei singoli associati, i

dettagli organizzativi, la contabilizzazione degli investimenti e dei ricavi, nonché l’afflusso di

denaro nella cassa della famiglia mafiosa.

In particolare, Angelo MONTI aveva delegato al nipote Jari Massimiliano INGARAO l’intero

settore delle attività illecite legate alle sostanze stupefacenti. Quest’ultimo, nonostante fosse

sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, è riuscito a organizzare e coordinare tutte le attività

funzionali al traffico, reperendo le sostanze stupefacenti, principalmente sul canale di fornitura con

la Campania, e a rifornire le varie piazze di spaccio del quartiere, delegando, a seconda dei ruoli, i

fratelli Gabriele e Danilo, Marilena TORREGROSSA, Carmelo CANGEMI, Francesco Paolo

CINA’, Saverio D’AMICO, Davide DI SALVO, Giuseppe Pietro

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COLANTONIO, Salvatore LA

VARDERA, Francesco MEZZATESTA, Giuseppe D’ANGELO, Nicolò DI MICHELE, Gaspare

GIARDINA, Gianluca ALTIERI e Vincenzo MARINO.

I FURTI E LE ESTORSIONI CON IL “CAVALLO DI RITORNO”

Infine, l’operazione ha permesso di evidenziare, ancora di più, la capacità di controllo capillare del

territorio da parte degli affiliati al sodalizio mafioso in trattazione. Infatti, qualsiasi attività illecita

non sarebbe potuta essere svolta all’interno del quartiere di Borgo Vecchio senza l’avallo di cosa

nostra e senza aver destinato parte degli utili alla cassa della famiglia mafiosa. Non fanno eccezione

i ladri di biciclette o di motocicli i quali, oltre ad essere assoggettati alla “prevista” autorizzazione,

devono anche destinare al sodalizio mafioso parte dei proventi della ricettazione o della restituzione

ai legittimi proprietari con il cosiddetto metodo del “cavallo di ritorno”.

Il relativo approfondimento investigativo svelava l’esistenza di un’autonoma organizzazione

criminale specializzata in tale settore, completamente asservita a cosa nostra.

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