STUDIO DELLE
CARATTERISTICHE DEL FLUSSO
DI MUONI COSMICI NEI
LABORATORI NAZIONALI
DEL GRAN SASSO
CON L'ESPERIMENTO BOREXINO
Relatore: Dott. Davide D'ANGELO
Correlatore: Prof.ssa Emanuela MERONI
Tesi diLaurea di:
Luca CRIPPA
Matr. 727454
Codice P.A.C.S.: 96.40.-z
Anno Accademico 2010 - 2011
Introduzione 1
1 I raggi cosmici 4
1.1 I neutrini solari . . . 5
1.1.1 La catenapp . . . 5
1.1.2 Il ciclo CNO . . . 7
1.1.3 Lo studio deineutrinisolari . . . 8
1.2 I muoni cosmici . . . 10
1.3 I muoni sotterranei e lamodulazionestagionaledel usso . . 12
1.3.1 L'esperimento MACRO. . . 14
1.3.2 MINOS e LVD . . . 15
2 L'esperimento Borexino 18 2.1 Obiettivi dell'esperimento . . . 18
2.2 La struttura delrivelatore . . . 19
2.2.1 L'Inner Detector . . . 20
2.2.2 L'Outer Detector . . . 23
2.3 La rivelazionedei muoni inBorexino . . . 24
2.3.1 Il sistema ditrigger . . . 27
2.3.2 Il codice Echidna . . . 30
2.4 L'algoritmoditracking . . . 31
2.4.1 I muoni CNGS . . . 33
2.5 I neutroni cosmogenici . . . 35
3 Analisi del usso di muoni 37 3.1 Conteggi erate di muoni . . . 37
3.2 Distribuzioniangolari deimuoni . . . 40
3.3 Il usso articialedeiCNGS . . . 42
3.3.1 CNGS agged . . . 43
3.3.2 CNGS unagged . . . 44
3.4 Andamento stagionaledelrate . . . 45
3.4.1 Correlazione deidati con la variazionedi temperatura 48
3.4.2 Il calcolo delcoeciente
α T
. . . . . . . . . . . . . . 504 Studio dei neutroni cosmogenici 53 4.1 Ricostruzione degli eventi . . . 53
4.1.1 Il tempodi cattura . . . 53
4.1.2 Il parametro empty_boards . . . 55
4.1.3 Lo spettro energetico . . . 57
4.2 Conteggi erate dei neutroni cosmogenici . . . 57
4.3 I neutroni dal fascioCNGS . . . 60
4.3.1 Confrontoneutroni cosmogenici e dafascio . . . 65
Conclusioni 67
Bibliograa 69
Nient'altro che globi di gas.
Nient'altro?
Anch'io posso vedere le stelle in una notte desertae palpitare.
Ma vedo, io, di meno o di più?
La vastità dei cieli colpisce lamia immaginazione;
bloccato suquesta piccolagiostra
il mio piccoloocchio carpisce laluce vecchia di milioni di anni...
Ocol più grande occhio di Palomar
posso veder le stelle correre via l'una dall'altra,
allontanandosi da uno stesso punto
dove, forse, erano tutte riunite assieme.
Qual è loschema,
o il signicato,
o il perchè?
Non nuoce al Mistero conoscerlo un po'.
Perchè la realtà è di gran lunga più meravigliosa
di quanto gli artisti del passato hanno mai immaginato.
R.Feynman
Il presenteelaboratohacome scopolo studiodellecaratteristichedelusso
di muoni cosmici, ed è stato svolto nell'ambito dell'esperimento Borexino,
situato presso i LaboratoriNazionali delGran Sasso (LNGS).
L'esperimentoBorexinosi occupadello studiodeineutrinisolari;inpar-
ticolare, l'obiettivo principale è la misura del usso di neutrini prodotti
dalle reazionidifusione nuclearedelSole del
7 Be
(edel8 B
) tramitelalorodiusione sugli elettroni del liquido scintillatore del rivelatore. Borexino
ha introdotto importanti novità nel campo della sica dei neutrini solari:
infatti per laprima voltaha potuto eettuare misurea bassa energia (
<
1MeV) grazieallasua elevata radiopurezza.
E' difondamentale importanzaconoscere il background per tutti gli es-
perimentisotterranei: lamaggiorfontedifondo èdovutaaimuoni cosmici,
le principali particelle che compongono la radiazione cosmica secondaria.
Essi vengono prodotti dal decadimento dei pioni e dei kaoni creati dal-
l'interazione dei raggi cosmici primari con l'atmosfera; con la loro elevata
energia, circa 320 GeV, sono le sole particelle della radiazione cosmica se-
condariache riesconoapenetrarelarocciadelGranSasso eagiungere no
ai LNGS.
Inquesto elaborato viene studiatainparticolare lavariazionestagionale
del usso di muoni. Nei mesi più caldi dell'anno le particelle genitrici
dei muoni devono propagare nell'atmosfera trovando aria più rarefatta: la
probabilità diinterazione con i nuclei dell'atmosfera si riduce, favorendo il
decadimento in muoni energetici. Viceversa, nei mesi più freddi, le parti-
celle genitricideimuonihannomaggiorprobabilitàdiinterazioneinquanto
l'aria è più densa: l'interazione provoca la diminuzione dell'energia delle
particelle genitrici, che quindi decadranno in muoni meno energetici, che
sono più assorbiti dalla roccia del Gran Sasso. La montagna quindi aiuta
a discriminarel'energiadeimuoni,permettendol'arrivoal rivelatore soloa
quelli più energetici.
TramitealcunemacrodiROOTeiprogrammidianalisidatidiBorexino,
che permettono di selezionare i muoni datutto il dataset, ne hoanalizzato
liminazionedeimuoniderivantidalfascioCNGS. Unavoltaottenutoilrate
giornalierodeisolimuoni cosmici,hoanalizzatolecaratteristicheprincipali
quali il rate medio, l'ampiezza di oscillazione, il periodo e la fase; inne
ho ricercato il coecientedi correlazione
α T
che lega lavariazionedelratedei muoni cosmici con la variazione di temperatura atmosferica mediante
interpolazionelineare della relazione:
∆R µ
R ¯ µ
= α T
(T ef f − ¯ T ef f ) T ¯ ef f
= α T
∆T ef f
T ¯ ef f
I dati ditemperaturasono stati forniti daistituti dimetereologia.
Illavoroèconclusoconlostudiodeineutronicosmogenici,cioèineutroni
prodotti dalle interazioni dei muoni cosmici nel volume sensibile del rive-
latore. Essi perdono energia per scattering con i protoni dei nuclei del
liquido scintillatore e sono identicati dal
γ
emesso per cattura da atomidi idrogeno(2,2 MeV) edi carbonio (4,9 MeV).Ho innanzituttostudiato il
tempodicatturadeineutronicosmogenici. Innehovalutatolamolteplicità
dei neutroni prodotti dai muoni cosmici e dai muoni del fascio CNGS, che
hanno energiainferiore.
I raggi cosmici
I raggi cosmici sono particelle estremamente energetiche provenienti dallo
spazio, a cuilaTerra come ogni altro corpo celeste ècontinuamente espos-
ta. Laloroorigine e i processi accelerazionesono ancora oggettodi studio;
perilnostropianetalafontediraggicosmicipiùimportanteècertamenteil
Sole. Datalavicinanzadiquestapotentissimafontediradiazioni,laTerraè
ecientementeschermata dall'atmosferacontro iraggi cosmici: la maggior
parte di essi interagiscono con i nuclei presenti negli strati più alticreando
cascate di particellesecondarie, che possono arrivare no alla supercie ed
essererivelateestudiate. Questofattosuggerisceun'importantedistinzione
tra ledue categorie fondamentalidiraggi cosmici: iprimari ei secondari.
I raggicosmici primari sono particellepropaganti liberamente nelcosmo, e
sono composti per il 95% circa da protoni e per il 5% circa da particelle
α
; inoltre si considerano primari anche elettroni, nuclei leggeri, atomi di antimateria,fotoni eneutrini.Iraggi cosmiciprimarifuronoscoperti nel1903daMcLennaneRutherford,
iqualidedusserol'esistenzadiunaradiazionealtamentepenetrantenotando
lapresenzaditraccediparticelleinunrivelatorecompletamenteschermato.
L'origine cosmica di questa radiazione è stata vericata in seguito tramite
palloniaerostatici apartiredal1912 daV. Hess, che ne misuròunaumento
dell'intensità proporzionale all'altezza rispetto al suolo. La distribuzione
energetica deiprimaricoprediversiordinidigrandezza,einparticolare per
energie superiori di 1 TeV si ha distribuzione isotropa, in quanto la devi-
azione dovutaal campo magnetico terrestre non è rilevante.
I raggi cosmici secondari sono invece prodotti dall'interazione dei primari
nell'alta atmosfera: ogni interazione genera una cascata di nuove parti-
celle molto energetiche che propagano verso la supercie terrestre con ve-
locità relativistica. Durante questo tratto le particelle secondarie possono
interagire con i nuclei dell'atmosfera oppure decadere in altre particelle.
Questeradiazionisisuddividonoindue componenti,lacomponentemolle e
la componente dura: la prima è composta da elettroni, fotoni,particelle
π
e K,che non sono in grado diattraversareassorbitori spessi più di qualche
centimetro, mentre la seconda invece è composta per la maggior parte da
particelle
µ
, che riescono ad attraversare spessori molto maggioriprima di perderetuttalaloroenergia. Lacomponentemollerappresentacircail30%del totalementre la componentedura il restante 70%.
1.1 I neutrini solari
La componente dei raggi cosmici studiata principalmente nel campo della
sica delle astroparticelle dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso sono i
neutrini. Il neutrino è una particella elementare classicata nel ramo dei
fermioni,elasua esistenzafu postulatanel1930daPaulinelsuo studiodel
decadimento beta; fu battezzata due anni più tardi da Enrico Fermi con il
nome diminutivo della particella neutra. I primi studi mostrarono come il
neutrino avesse sezione d'urto molto piccola: è questa la principale causa
della sua dicoltosarivelazione. Nel1956, circavent'annipiù tardi,Reines
eCowanriuscironoarivelareperlaprimavoltaantineutriniprodottidaun
reattore nucleareadibitoaricerca;negliannisessantavennerointrodottele
prime suddivisionideineutrinicon lostudiodeineutrinimuonici,a sottoli-
neareladiversaoriginerispettoaineutrinielettronicideldecadimentobeta,
esolonel2001alFermilab,negliStatiUniti,vennescopertoilneutrinotau.
I neutrini,secondo ilModello Standard ele osservazioni sperimentali,sono
leptoniinteragentisoloperinterazionedebolecon glialtrileptonieiquark.
1.1.1 La catena pp
La fonte principale deineutrini che colpiscono laTerra è ilSole. I neutrini
sono prodottidalle reazionidifusione nucleareche alimentanolestelle, che
si dividono in categorie in funzione della massa della stessa. Una stella di
massa no a 10 volte superiore a quella del Sole presenta al suo interno
processi nuclearidenominaticatenepp, caratterizzateinizialmentedallafu-
sione di due protonio dalla fusione didue protonie diun elettrone:
p + p → d + e + + ν e
(1.1)p + e − + p → d + ν e
(1.2)Il deuterio prodotto interagisce nelseguente modo:
2 H + p → 3 He + γ
(1.3)l'eliopuò allora interagirein tre diversi modi:
•
Ramo pp I:3 He + 3 He → 4 He + 2p
•
Ramo pp II:3 He + 4 He → 7 Be + γ
7 Be + e − → 7 Li + ν e 7 Li + p → 4 He + 4 He
•
Ramo pp III:3 He + 4 He → 7 Be + γ
7 Be + p → 8 B + γ
8 B → 8 Be ∗ + e + + ν e 8 Be → 4 He + 4 He
I neutrini solari sono prodotti principalmentedall'interazione di fusione
nucleare tra protoni, descritta nella relazione 1.1.1; in secondo luogo sono
prodotti in consistente quantità dalla cattura elettronica da parte del
7 Be
nel ramo pp II; seinvece alposto della catturaelettronicasi hainterazione
con un protone viene prodotto
8 B
come descritto nel ramo III, il qualeproduce altri neutrini solari decadendo
β +
. I tre rami hanno temperature di interazione diverse: il primo tra i 10 e i 14 MK, il secondo tra i 14 e i23 MK, ilterzo oltre i 23 MK.Si comprende come il terzo ramo non sia la
maggior fonte di energia per il Sole, in quanto la temperatura del nucleo
non è sucientemente elevata; il terzo ramo però contribuisce ai neutrini
più energetici rivelabilidagli strumenti,con energia
≤
14MeV. Lareazionesi conclude con il ramo IV:
•
Ramo pp IV:3 He + p → 4 He + e + + ν e
Figura1.1:CatenappdifusionenelSole.
In gura 1.1è presentato uno schema della catenapp del Sole.
Confrontando lamassa nalecon la massainiziale sicalcolache lo0,7%
della massa viene trasformata in energia, e liberata sotto forma di radi-
azione elettromagnetica e di neutrini prodotti daisingoli rami. Ogni ramo
contribuisceconun'emissionedienergiapari a26,73MeV,eallostessotem-
poproducedueneutrini;questo ussodineutriniprovenientidalSole eche
attraversa laTerra èstimato essere:
Φ ν = 2L J
4πd 2 Q = 6, 65 · 10 10 cm − 2 s − 1
(1.4)1.1.2 Il ciclo CNO
IlcicloCNO,acronimodiCarbon-Nitrogen-Oxygen,ciclocarbonio-azoto
-ossigeno,èl'altrogruppodireazionidifusionenucleareche caratterizzano
la produzione di energia nelle stelle, dopo la catena pp. Il ciclo CNO è
un ciclo catalitico, ed è la maggior fonte di energia per le stelle di massa
≥ 1, 3M J
, come proposto nel 1938 da Hans Bethe e, indipendentemente, Carl FriedrichWeizs¨a
cker. Il risultatodel ciclo CNO è laproduzionedi unnucleodi eliopiù due positroniedue neutrinia partiredaquattro protoni,
conrilasciodienergia;inucleidicarbonio,azotoeossigenohannoilruolodi
quindi lastessache avvienenellacatenapp descritta inprecedenza. Ilciclo
è formato dadue sottocicli(CN eNO) che hanno in comune la reazione:
14 N + p → 15 O + γ
(1.5)Laquale, essendo lapiù lenta,determinal'evoluzionetemporaleditutto
il ciclo. Larelazioneche esprime ilbilancio ditutto il ciclo sipuò scrivere:
12 C + 4p → 12 C + 4 He + 2e + + 2ν e
(1.6)In guraè mostratoil ciclo CNO:
Figura1.2: IlcicloCNO.
1.1.3 Lo studio dei neutrini solari
Nonostantel'ingente quantitàdi neutrinisolari che colpiscono laTerra per
unità di supercie e di tempo, la loro rivelazione risulta molto dicile per
la bassissima sezione d'urto; infatti, anche un rivelatore con ecienza di
rivelazione molto elevata non riuscirà mai a rivelare tutti questi neutrini.
Occorrerà perciòcostruire un rivelatorecondeterminatecaratteristiche per
massimizzare l'ecienza dirivelazione. In particolareil rivelatore:
•
Deveavere unvolumesensibilemoltogrande,perchè lasezioned'urtodei neutrini è estremamente piccola. Il volume sensibile è la zona di
interazione delle particelle con la struttura di rivelazione, che in un
rivelatoredineutrinisolari ècomposta dimaterialeliquido: Borexino
infattiperrivelare ineutrini utilizzauno scintillatoreliquido, mentre
altriesperimenti utilizzanoacqua.
•
Ilvolumesensibileelastruttura delrivelatoredevonoesserecompostidamaterialipuri perevitarelacontaminazionedellemisurecon fondi
di radiottivitànaturale.
•
I laboratori devono essere sotterranei, anchè il segnale dei neutrini solari non siacompletamentecoperto dalfondo radioattivodovuto airaggi cosmici secondari.
I rivelatori utilizzatiper la rivelazionedei neutrini solari si suddividono
in due grandi categorie: i rivelatori radiochimici e i rivelatori di scattering
elastico. I primisibasanosull'interazioneelacatturadelneutrino daparte
degli atomi del volume sensibile del rivelatore: uno dei primi esperimenti
fu Homestake, che sfruttava la catturadel neutrino da parte dell'atomo di
37 Cl
. Esso potevainlineateoricavisualizzareineutriniprodottisiadal8 B
chedal
7 Be
prodottidairamidellacatenapp delSole: laprevisioneteoricaperilusso dineutrinierano dicirca 3volte superiore allemisureottenute
sperimentalmente. Con gli esperimenti successivi denominati Kamiokande
e,inseguito,Super-Kamiokande,chesitrovaancorainmodalitàpresadati,
si decise di utilizzare l'altro metodo di rivelazione, basato sull'interazione
elastica dei neutrini con gli elettroni presenti nelle molecole d'acqua. Gli
elettroni, muovendosi nell'acqua dopo aver ricevuto l'energia dai neutrini
per urto elastico, emettevano luce erenkov: i fotomoltiplicatori erano in
gradodicaptareemisurarequestaluceeditrasformarel'informazionenella
misuradelleinterazionideineutrinipiù energetici,cioèquelliprodottidalle
interazioni del
8 B
. I risultati ottenuti erano incompatibili sia con quelli teorici che con quellidedotti dall'esperimentoprecedente.Solol'esperimentoSNO,chehautilizzatol'acquapesante
D 2 O
,hadatolaprima evidenza delcambiodisapore leptonico deineutrini. Questo èstato
possibile perchè SNO poteva misurare sia interazioni
ν e − D
a CorrenteCarica, sia interazioni
ν n − D
a Corrente Neutra, quest'ultima sensibile ai tre sapori: dal confronto tra le misure è stato scoperto come i neutrinipotessero cambiare sapore.
1.2 I muoni cosmici
I raggi cosmici primari,come discussoin precedenza, interagendo con l'at-
mosfera terrestre provocano cascatedi particelle,denominate raggi cosmici
secondari; essi sono compostiprincipalmentedapioni, kaoni emuoni. I
π
ei
K
fanno parte della famigliadeimesoni, adroniformatidaun quarke daun antiquark: sono particelle subatomiche instabili, con vita media breve.
Le particelle
µ
fanno invece parte della famiglia deileptoni, cioè particellesenza struttura interna, come gli elettroni e i tauoni. Nel Modello Stan-
dard delle particelle, un muone è una particella fondamentale con carica
elettrica negativa e spin
1
2
. Come tutte le particellefondamentali, anche il muone ha la sua antiparticella, con stessa massa e spin ma carica oppos-ta. Infatti, i muoni sono indicati con
µ −
, mentre gli antimuoni conµ +
. Imuoni hanno una massa a riposo di 105,6 MeV, circa 207 volte superiore
alla massa dell'elettrone. Essi interagiscono elettricamente e debolmente,
come gli elettroni; però a causa della loro massa subiscono accelerazioni
meno intense quando incontrano un campo elettromagnetico, ed emettono
una radiazionedi bremsstrahlung diminore intensità rispetto all'elettrone;
sono di conseguenza più penetranti, perchè perdono molta meno energia
attraversandolamateria. I muonicosmicisonoprodottiprincipalmentedal
decadimento dei mesoni
π
eK
, prodotti dalle interazioni ad alte energie dei primari. I pioni e i kaoni carichi danno origine a muoni e neutrini, lacomponentepiùpenetrantedellosciame,mentreipionieikaonineutridan-
no origine afotoni, che producono sciami elettromagnetici. Inoltre, i kaoni
possonodecadereindiversimodiinpioni,producendoquindinuovimuonie
neutriniperdecadimento;unavoltaraggiuntal'energiacriticanonvengono
più prodotte particelle, e la cascata si esaurisce. In gura è riportata una
cascata di raggi cosmici secondari: si possono notare le particelle primarie
e le secondarie prodotte per interazionie decadimenti.
Risulta necessario quindi distinguere i vari casi di decadimento sepa-
ratamente. I pioni, innanzitutto, rappresentano la maggior fonte di muoni
cosmici; essi sono mesoni leggeri, e si presentano in tre diverse forme,
π +
,π −
eπ 0
. Hanno spin ugualea zero esono compostida un quark eun anti-quarkdiprimagenerazione(upedown). Quindiessiformanountriplettodi
isospin, in quanto ogni pione ha isospin 1,con la terza componente uguale
alla carica (positiva, negativa o neutra). La massa delmesone
π ±
è pari a139,6 MeV.
Il decadimento pionico è un processo determinato dall'interazione debole.
Principalmente, per ipioni carichisi hail decadimento classico: [1]
π + → µ + + ν µ
(1.7)Figura1.3:Cascatadiraggicosmicisecondari.
π − → µ − + ¯ ν µ
(1.8)Ilsecondodecadimentodelpionecaricoavvieneconprobabilitàdello0,0123%,
e consistenella trasformazione delpionepositivoin un positronee un neu-
trino elettronico, e nella trasformazione del pione negativo in un elettrone
e in un antineutrino elettronico.
Il pioneneutroinvece decadeprincipalmenteperinterazioneelettromagnet-
ica,
π 0 → 2γ
, e all'1,198% in un fotone e una coppia positrone-elettrone.Quindi,lacomponentemuonicadeiraggicosmicièprodottadaldecadimen-
to fondamentale del pione carico, descritto dal diagramma di Feynman in
gura 1.4.
L'altraparticella prodotta dalle interazioni primarieè ilmesone
K
: essiFigura1.4:DiagrammadiFeynmandeldecadimentodelpionecarico.
zero, e si dividono nel doppietto
K + K 0
e nel doppietto delle rispettiveantiparticelle
K −
eK ¯ 0
(iK 0
sisuddividonoalorovoltainshort elong). In particolare i kaoni carichi sono costituitida quark up-antistrange per iK +
edaquarkantiup-strangeperi
K −
, mentre ikaoni neutrisonocostituitidacombinazionidi quarkdown-antistrangee antidown-strange.
Il decadimento dei mesoni
K
avviene attraverso interazione debole; essi possono decadere in più modi, in particolare attraverso la formazione dimuonio pioni. Per esempio,il mesone
K +
decade neiseguenti modi: [1]K + → µ + + ν µ ⇒ 63, 43%
(1.9)K + → π + + π 0 ⇒ 21, 13%
(1.10)K + → π + + π + + π − ⇒ 5, 57%
(1.11)1.3 I muoni sotterranei e la modulazione sta-
gionale del usso
I muoni cosmici raggi cosmici secondari, il cui meccanismo di produzione
descrittonellasezioneprecedente, esonofondamentaliperlostudiodeineu-
trini solari in quanto costituiscono un fondo per i rivelatori che osservano
eventi come il
ν
solare. La scelta di posizionare i rivelatori in laboratori sotterranei serve innanzitutto a ridurre questa componente di fondo, cheandrebbe acoprirecompletamenteildebolesegnale. Adelevata profondità
i muoni poco energetici sono assorbiti dal materiale sovrastante il rivela-
tore, mentre soloimuoniprodotti dadecadimenti di
π
eK
adaltaenergiariescono a raggiungerlo: ciò signica che tutta la parte di bassa energia
dello spettro dei muoni risulta tagliata. Questo fatto mette in evidenza
una caratteristica del usso dei muoni: la variazione stagionale. Nei mesi
più caldi dell'anno l'aria è meno densa, e quindi le particelle genitrici dei
muonihannomenoprobabilitàdiinterazioneconlemolecoledell'atmosfera,
mentre neimesi più freddisi haun aumentodella densitàdell'ariaequindi
un aumentodella probabilità diinterazione adiscapito diquelladi decadi-
mento. Ciò signica che nei mesi più caldi dell'anno si hanno più muoni
la quantità di muoni decresce in quanto le interazioni (che non producono
muoni) aumentano. A basse profondità non è visualizzabilequesto eetto
perchè la frazione di segnale interessata alle variazioni di rate diminuisce:
l'eetto complessivo è menoevidente.
Ladipendenzatral'intensitàdeimuonielatemperaturaatmosfericaèdata
dalla relazione:
∆I µ
I µ 0 = Z +∞
0
α(x) ∆T (x)
T (x) dx
(1.12)dove
I µ 0
è l'intensità del usso di muoni, cioè l'intensità a temperaturaT 0
e per energie superiori dell'energia di sogliaE th
sotto la quale i muoninon riescono adarrivare alrivelatore perchè assorbiti dalla montagna (per
i LNGS l'energia di soglia è ssata a circa 1,3 TeV);
α(x)
è il coecientedi temperatura che lega le uttuazioni della temperatura atmosferica ad
altezza
x
allavariazionediintensitàdelussodeimuoni;∆I µ
èlavariazionediintensitàdelussodimuonielafunzione
T (x)
rappresentalatemperatura in funzione dell'altezzaatmosferica.Si può scrivere la relazione per il calcolo dell'intensità del usso in fun-
zione di alcuniparametri:
I µ =
N i
t i
εA ef f Ω
(1.13)dove
N i
sono i muoni osservati neltempovivot i
,ε
è l'ecienza ditrac-ciamentodeimuoni,
A ef f
èl'areaeettivadelrivelatoreeΩ
èl'angolosolidovisto dal rivelatore. Questi ultimi due parametri sono costanti. Quindi la
relazione1.13 diventa:
∆I µ
I µ
=
∆Ni ti
εA ef f Ω
Ni ti
εA ef f Ω
= ∆R µ
R µ
(1.14)
dove si è espresso il numero di eventi per unità di tempo come rate di
eventi. Quest'ultima relazionepuò essere riscritta utilizzando la notazione
(R µ − ¯ R µ ) R ¯ µ
, con
R ¯ µ
media delrate durantetutto il periodo dipresa dati (cioèin un tempo
P
i t i
). Unodei punti crucialidi questa analisiè senza dubbiola misura della temperatura: questi dati sono di norma recuperati medi-
ante sonde e palloni aereostatici di proprietà degli istituti di metereologia,
e presentano quindi un buon margine di errore. Nella relazione 1.12 però
si avrebbe bisogno in teoria di misure eettuate a moltissime altezze at-
mosfericheperpotersvolgere l'integrale: sipreferiscequindi passareaduna
notazione più sciolta introducendo il concetto ditemperatura ecace
T ef f
.Questo valore si può calcolare eseguendo una media pesata sull'altezza di
tutte letemperature: lemisureeettuateneglistratipiù altidell'atmosfera
hannopiùpesoperchè lamaggiorpartedelleinterazioniinesameavvengono
a quelle altezze.
Larelazioneperil calcolodella temperaturaecace è la seguente: [2]
T
e= R ∞
0 dXT (X)W (X) R ∞
0 dXW (X)
(1.15)doveilpeso
W (x)
indicaladipendenzadellaproduzionedimesoninell'at-mosferaeillorodecadimentoinmuoniosservatiinprofonditàdallatempera-
tura. Lafunzionedipeso puòessereespressa comelasomma
W π + W K
, cherappresentailcontributodeipioniedeikaoni nellavariazionedell'intensità
dei muoni: [2]
W π,K (X) ' (1 − X/Λ 0 π,K ) 2 e − X/Λ π,K A 1 π,K
γ + (γ + 1)B π,K 1 K(X)(hE th cos θi/ π,K ) 2
(1.16)Larelazione1.12 diventaquindi:
∆R µ
R ¯ µ
= α T
(T ef f − ¯ T ef f ) T ¯ ef f
= α T ∆T ef f
T ¯ ef f
(1.17)
Quindiunrivelatoresotterraneoèun'ottimasceltaperlostudiodieventi
rariinquantoilfondo radioattivovieneinparte eliminato. Gliesperimenti
MACRO, LVD (eBorexino) si trovano infatti neiLaboratori Nazionali del
Gran Sasso, a grande profondità. MACRO ha concentrato le sue ricerche
sui neutrini atmosferici,con il proposito diricercare anche i monopolima-
gnetici;LVD hacomescopolostudiodeineutrinidisupernova. Questidue
rivelatori hanno studiato anche la componente muonica dei raggi cosmici,
notando alcuni comportamenti signicativi, come la variazione stagionale
del usso.
1.3.1 L'esperimento MACRO
L'esperimento MACRO [3] [4], situato nei Laboratori Nazionali del Gran
Sasso (LNGS), in Italia,attivo neglianni 1991 - 2001, osservò quindi come
lavariazionedellatemperaturadell'atmosferaterrestrefosselegataallavari-
azione delrate dimuoni. L'esperimento,costituitoda 6 supermodulidi 12
x 12 x 5 metri contenenti 10 piani di rivelatori di traccia orizzontalialter-
nati da strati di roccia del Gran Sasso, era in grado di rivelare e tracciare
le particellecosmiche, inparticolareimuoni,restituendo informazionisulle
distribuzionienergetiche, dirateedangolari. In particolareilratecalcolato
presentava un andamento periodico con massimi e minimi rispettivamente
nei mesi più caldi e neimesi più freddi dell'anno.
I calcoli di questo esperimento furono svolti inizialmente considerando
sololaprovienienzapionicadeimuoni; inseguitofuintrodottoilcontributo
dei kaoni. L'esperimento MACRO ricavò un valore di
α T
pari a 0,91±
0,07 [4]. Questo risultato risultò compatibile con il valore atteso di
α T
,ricavato mediante una simulazionetramite metodoMontecarlo utilizzando
la relazionesemiempirica[3]
hα T i = h 1 1 + γ+1 γ 1,1E ε
µ cos θ
i
(1.18)con
E th
energia di soglia,θ
angolo di zenit eγ = 1, 78
indice spettraleper
I µ
per MACRO. Il risultatoatteso risultò esserehα T i π = 0, 96
soloconil contributo dei pioni,
hα T i = 0, 90
aggiungendo il contributo dei kaoni [3]. SimulazioniMontecarlohanno calcolatole percentuali diproduzionedimuoni dapioni e kaoni:
µ
daπ =
0,77%,µ
daK =
0,23% [3]. Dal gracoprecedentesipuònotarecomeall'aumentodellaprofonditàilcoeciente
α T
tenda al valore 1: infatti a profondità sempre maggiori la variazione sarà
sempre più evidente, in quanto solopochi muoni moltoenergetici potranno
arrivare al rivelatore. A bassi valori di profondità invece il coeciente in
esamediventasemprepiùpiccolo: questoaccadeperchè l'energiadisogliaè
così piccolache leinterazioniresponsabilidellevariazonidelrate diventano
pocoimportantiper i muoni rivelati dallo strumento.
1.3.2 MINOS e LVD
Studi successivieettuatiaMINOS[5],Main Injector NeutrinoOscillation
SearchinSouthDakota,negli StatiUniti,misero inevidenzaladipendenza
delcoeciente
α T
anchedalK/π
-ratio,cioèilrapportotraimuonigeneratidai kaoni e quelli generati dai pioni; sovrapposte ai dati sperimentali si
possonoosservare le duecurve di
α T
relativelaprima aimuoniprodotti dapioni mentre laseconda aimuoni prodottida kaoni, ein rossola curvacon
entrambi icontributi:
Il passo successivo compiuto dal rivelatore LVD [6], Large Volume De-
tector, costruitoneiLaboratoriNazionalidelGranSasso ed operativonegli
anni 2001 - 2008, fu riusciread osservare non soloparticelleprovenienti da
direzioni riferite ad angoli azimuthali acuti, ma anche particelle generanti
tracceorizzontaliperlasuaparticolarestrutturacompostadatretorriadia-
Figura1.5: Andamentodelcoeciente
α T
alvariaredellaprofondità: sonomesseinevidenzalecurve diα T
considerandosoloipioni,soloikaoni,edentrambi(inrosso).[5]completi, dal 1 gennaio 2001 al 31 dicembre 2008, ricavando l'andamento
dell'intensitàdei muoni mostratoingura 1.6.
Figura1.6:Andamentodell'intensitàdelussodimuoniinLVD[6]
Per lo studio dei raggi cosmici primari e secondari risulta quindi neces-
sario un sistemadi sperimentazione con leseguenti caratteristiche:
•
Ungrandevolumesensibileperpotercatturaremolteinformazionisui neutrini solari;•
Unacapacitàdiacquisizionedatiperlunghiperiodiditempo,dimodo da avere statistica suciente per valutare le variazioni stagionali dei•
Un'elevataaccettazioneangolareperpoter rivelareparticelleproveni- enti da tutte le direzioni, in particolare per non tagliare il usso dineutriniperlo studiodei primari;
•
Una buona locazione sotterranea per eliminare la maggior parte del fondo e per massimizzaregli eetti in esame.Il rivelatore Borexino riesce ad ottemperare tutte queste richieste. In-
oltre,Borexinohalacaratteristicadiessereunrivelatoresferico: ciòfacilita
molto l'analisi dei dati e non introduce errori sistematici, in quanto non è
necessario l'utilizzodi correzioni dovute alle convenzioni dell'accettanza in
funzione dell'angolo diimpatto delle particelle.
L'esperimento Borexino
BorexinoèunesperimentosituatoneiLaboratoriNazionalidelGranSasso,
in Italia. L'idea èstata sviluppatasin dagli anni '90 mentre la costruzione
è stata ultimata nel 2004. In funzione dal 15 maggio 2007, attualmente è
in modalitàpresa dati.
2.1 Obiettivi dell'esperimento
L'obiettivoprincipaledell'esperimentoBorexinoèquellodieettuaremisure
del usso dineutrinisolari generatidalla reazione dicatturaelettronicadel
7 Be
[7]7 Be + e − → 7 Li + ν e
(2.1)tramite scattering elastico con gli elettroni del liquido scintillatore che
costituisce il volumesensibile delrivelatore:
ν + e − → ν + e −
(2.2)Borexinoèinfatti ilprimo rivelatore adeettuaremisure di neutriniso-
lariabassa energiaminoredi1MeV(infatti
E 7 Be =
862 keV).Esperimenti precedenti,acausadell'elevato fondoradioattivo,permettevanomisureconsoglia minima di circa 5 MeV, mentre con questo rivelatore si può arrivare
ad una soglia di250 keV inpresa dati.
OltreallostudiodeiraggicosmiciprimariqualiineutriniBorexinoèadatto
partedelfondoradioattivocosmicoènecessariounostudioapprofonditoper
eliminarequestacomponentedaidatasetdeineutrini. IrisultatidiBorexino
sono fondamentalipercomprendere in primoluogoi meccanismiche deter-
minanoilfunzionamentodelSole, inseguitoperanalizzare leoscillazionidi
neutrino dibassa energia.
2.2 La struttura del rivelatore
Borexinoèsituato neiLaboratoriNazionalidelGran Sasso. Essi sitrovano
nel cuoredellamontagna,esonosovrastatida1400mdirocciaappenninica
(cioè
∼
3800 mwe, metri diacqua equivalente). Questa copertura rocciosa è un eciente schermo per le radiazionicosmiche; inoltre ha radioattivitàbassa, quindi rappresenta una perfetta locazione per un esperimento così
sensibile alleradiazioni.
Figura2.1:PiantadeiLaboratoriNazionalidelGranSasso.
I LNGS sono costituiti da tre sale, denominate A, B e C (100m x 18m
x 18m), il cui accesso è consentito direttamente dal tunnel autostradale
dell'autostrada A24 Teramo-Roma, il Traforo del Gran Sasso. Borexino è
collocatonella salaC. Il rivelatoreècostruitoconmaterialidiradiopurezza
elevata per schermare, appunto, le radiazioni esterne e ridurre il più pos-
sibile i contributi interni al fondo radioattivo. Borexino sfrutta entrambi i
precedente, cioèdaunapartelarivelazionedilucediscintillazioneprodotta
dallparticellecarichenelvolumesensibile,dall'altralarivelazionedellaluce
erenkov emessadalleparticellepassantiattraversouno stratod'acqua. Le
parti principalidello strumento sono leseguenti:
•
WT - Water Tank;•
SSS - StainlessSteel Sphere;•
IV -Inner Vessel;•
SSP -Stainless Steel Plates;Figura2.2:RicostruzionegracadellastrutturadiBorexino.
Ingura2.2èrappresentatalastrutturadiBorexino. Ilrivelatoresipuò
suddividere indue parti, il detector interno equello esterno.
2.2.1 L'Inner Detector
La struttura interna del rivelatore è denominata Inner Detector. Essa è
composta daiseguenti elementi:
•
SSS,lasferadiacciaioinossidabile: essaèilcontenitoreprincipaledel volumesensibiledelrivelatore,efungedasupportoperifotomoltipli-catori (PMT). Il suo raggio è di circa 13,7 m e il suo spessore 9 mm;
acqua, dalrivelatoreinterno,ed ètenutainposizioneda20pilastridi
acciaio che poggianosulla struttura di contenimentopiù esterna.
•
Fotomoltiplicatori: sulla SSS sono posizionati2212 fotomoltiplicatori e concentratori ottici,con fotocatododi20 cmdidiametro.Figura2.3:RicostruzionegracadiunPMTdiBorexino.
Essisonoincapsulatiermeticamenteperchèdaunapartesonoimmersi
neiliquididelrivelatoreinternoe,dall'altra,nell'acquapresentenelle
intercapedini: perottenereunfunzionamentoottimalesenzaproblemi
ditrasmissione dati, rotture,ossidazioni ecortocircuitiifotomoltipli-
catori hanno lastruttura mostrata ingura 2.3.
IPMTdiBorexinohannoleseguenticaratteristiche: unvetroabassis-
sima concentrazione di radioimpurità (il vetro del fotocatodo, conte-
nendo
40 K
,è la maggiorfonte diγ
esterni), un time jitterdell'ordine dei nanosecondi (per garantire buona risoluzione nelle ricostruzionispaziali)eun'ecienza quantica 1
più elevata deirivelatoriafototubo
1
Nell'eetto fotoelettrico, consistentenellaemissionedielettronidapartedi unasu-
classici, del 31% contro il 21%. In gura si possono notare i con-
centratori ottici presenti sui fototubi: essi riescono ad aumentare la
coperturageometrica (insteradiandi)al30% circa. I dati raccoltidal
muon veto interno ed esterno permettono una riduzione del fondo di
un fattore
10 4
, quando normalmente il rate giornalierodi muoni è di circa 4000 eventi.•
Inner Vessel: all'interno della SSS vi è un'ulteriore sfera che costitu- isce l'Inner Vessel, di nylon trasparente, di diametro di circa 8,5 m espessore 125
µ
m. Essa è completamenteriempita con il liquidoscin- tillatore, e rappresenta il volume sensibile delrivelatore; la parte piùinterna dell'Inner Vessel è denominata Fiducial Volume, contenente
100 tonnellate di liquido scintillatore. Questa distinzione all'interno
dell'IV esiste solo a livello di software: non vi è infatti sicamente
nessuna separazione, ma l'analisi dati permetterà di visualizzare le
particelle generate nel FV e di distinguerle da quelle esterne. L'IV è
tenuto in posizione da un sistema di cavi e tiranti, per essere man-
tenuto al centro della SSS. Uno strato di nylon esterno all'IV (11 m
di diametro) protegge il volume sensibile dalle inltrazioni di Rn. In
gura 2.4 si possono osservare le fasi di riempimento della sfera di
nylon interna con PC, completateil 15maggio 2007.
•
Liquido scintillatore: il volume sensibile interno all'IV è appunto formato da un liquido le cui caratteristiche molecolari permettonocreazione di luce di scintillazione. Questa miscela è composta da
Pseudcumene (PC, 1,2,4-trimethylbenzene,
C 6 H 3 (CH 3 ) 3
) e da PPOin soluzione (2,5-diphenyloxazole,
C 15 H 11 NO
), in concentrazione 1,5 g/l.•
Buer: tra la SSS e la sfera interna di nylon NS vi è un liquido dischermo, con funzione di protezione per il volume sensibile. Per evi-
denti problemi dispinta di Archimede controla NS, questo liquido è
costituitodallostessoPseudocumene(nondrogatodalPPO)presente
all'internodella NS.Oltretutto, lostesso materialehaanche lostesso
indicedirifrazione,percuiinquestomodosipossonoevitareproblemi
dideviazionedeifotoniprodottidalle scintillazioniverso ilsistema di
PMT. Lamassa totale del liquidodibuer è dicirca 1040 t. Inoltre,
per ridurre le scintillazioni residue, è stato aggiunto nel buer del
percie illuminata, l'ecienza quantica è il numero di cariche elettriche rilasciate per
ciascunquantoassorbito. Perunfotomoltiplicatore,l'ecienzaquanticaèdenitacome
lamediadelnumerodi elettroniemessidalfotocatodoperfotoneincidente. L'ecienza
Figura2.4: Riempimentodell'InnerVesseldiBorexino,maggio2007.
DMP (dymethylphtalate), un quencher diluce, inconcentrazione 2,7
g/l.
2.2.2 L'Outer Detector
Mentre la funzione principale del rivelatore interno è quella di riconoscere
studiare lecomponenti secondariedei raggicosmici, inparticolare imuoni.
Esso ècostituitodai seguenti componenti:
•
Contenitore principale, WT: questa tanica ha forma cupoloidale con diametro di 18 m e altezza di 16,7 m. L'acqua (deionizzata) inter-na costituisce uno schermo dello spessore di 2 m contro i fotoni e i
neutroni di fondo provenienti dall'esterno.
•
Muon veto: la parte interna del contenitore è ricoperta da fogli di Tyvek, come mostrato in gura 2.5, con il compito di riettere laluce erenkov prodotta dalle particelle passanti attraverso lo strato
diacqua. Questomaterialehaunariettivitàdoppiarispettoaquella
dell'acciaio, per la regione della luce erenkov: si ha un aumento
dal 38% al 79,5% con questi fogli, spessi
∼
200µ
m. L'utilizzo diqueste coperturefacilitalaraccoltadella luceprodotta maallostesso
temporendepiù dicoltosa laricostruzionedella traiettoriapercorsa
all'interno dello strumento.
La luce erenkov prodotta dai muoni e riessa daifogli diTyvek che
attraversanol'acqua è raccoltadaifototubi che costituisconoil muon
veto. Sono 154fotomoltiplicatorimontatisullasupercie esternadel-
la SSS, in disposizione ad anelli paralleli. Altri 54 fotomoltiplicatori
sono situati sul pavimento del SSWT: 34 ad anelli concentrici, e 20
(quellidell'anellpiù esterno)con angolazionedi45gradiversol'inter-
no. Questi208rivelatoricostituisconopartedelsistemadirivelazione
editracciamentodeimuoniche attraversanol'apparatosperimentale.
2.3 La rivelazione dei muoni in Borexino
Borexino è progettato con l'intento di rivelare eventi a bassa energia: è
quindi necessario ridurre al minimo il fondo radioattivo, sia con accorgi-
menti tecnici di costruzione dell'apparato, sia durante l'analisi dei dati. Il
fondo radioattivosipuò suddividere inalcunecategorie: ilfondo interno, il
fondo esternoeilfondo indottodaimuonicosmici. Ilfondo internoè dovu-
to alla presenza di agenti contaminanti naturali interni allo scintillatore
liquido. Nonostante una dettagliata costruzione dello strumento, attenta a
produrre zone di radiopurezza sempre più elevata, è praticamente impos-
sibile eliminare ogni singola sorgente di radiazione: tramite calibrazioni si
può valutare l'entità di questo fondo e tenerne conto nelle misure. Il più
importante responsabile del fondo interno è il
14 C
, oltre agli isotopi238 U
,232 T h
,222 Rn
,210 P o
. Il fondo esterno è dovuto a tutti gli eventi esterniFigura2.5: CoperturadifoglidiTyvekdell'OD[2].
all'Inner Vessel, ma che possono raggiungere lo scintillatore. I principali
responsabilisono le strutture stesse delrivelatore,oltre allerocce delGran
Sasso. Il fondo indotto dai muoni cosmici è certamente la parte più inte-
ressante da studiare, inquantonon èriconducibilea caratteristiche interne
dello strumento né degli apparati circostanti. Di media, in Borexino ven-
gono misurati circa 4000
µ
day
, per un usso di circa 1,16h − 1 m − 2
. I muoniin Borexinopossono produrre i seguentieetti:
• IV µ
- Muoni nello scintillatore: in corrispondenza di un muone pas- sante per lo scintillatore liquido vi è un aumento enorme della luceraccoltadaifototubi(centinaiadiMeV). Inquesto caso,imuonisono
quindi facilmentericonoscibili.
Figura2.6:ParticolaredelMuonVetodiBorexino[7].
• B µ
- Muoni nel buer: i muoni che attraversano il buer tra lo scin- tillatore liquido e la SSS producono luce erenkov (e luce di scintil-lazione,nonostanteilquencher)che inalcunicasipuò simularelaluce
di scintillazione di eventi di neutrino, in quanto l'energia visibile è
comparabile. Il muon veto è ingrado di riconoscerequesti muoni dai
neutrini.
• OD µ
- Muoni nell'Outer Detector: sono identicati dal fatto che, oltrealsegnalenell'OD,nessunalucesiaccompagnaadessonell'InnerDetector.
•
Produzione di neutroni: i muoni possono inne interagire con i ma-teriali presenti nel rivelatore, producendo neutroni. Essi vengono
catturatidagli atomi di idrogenoproducendo un
γ
da2,26 MeV.In gura2.7sono mostratile tipologiedi muoni appena descritti.
LostudiodelfondoindottodamuoniinBorexinorisultadifondamentale
importanza per il conseguimento degli obiettivi dell'esperimento. Un'a-
nalisi approfondita delle caratteristiche del usso misurato dall'apparato,
e di tutte le sue caratteristiche, può contribuire alla correzione dei dati
dei neutrini. Nel capitolo precedente è stato evidenziato in particolare il
legame tra il usso della radiazione cosmica secondaria e la variazione di
temperaturaatmosferica: lavalutazionediquestacorrelazioneforniràalcuni
Figura2.7: RicostruzionegracadelletipologiedimuoniinBorexino
2.3.1 Il sistema di trigger
IlsistemaditriggerdiBorexinoèingradodiriconoscererapidamenteeven-
ti di scintillazione,valutandola nestra temporale di coincidenze dei foto-
moltiplicatori(Trigger TimeWindow, TTW);l'elettronicadell'esperimento
è in grado di contare il numero di fotomoltiplicatori colpiti nella TTW. Il
sistema di trigger associa a eventi diversi un trigger type diverso, un nu-
mero. In tabellasono inseriti i trigger type delle varie particellerivelate da
Borexino [7]:
Particella TriggerType
Neutrino 1
Muone (MTB) 2
Neutrone 128
Triggertype1signicachec'èstatountriggernell'InnerDetector,trigger
type2nell'OuterDetector;quandol'ODsegnalailpassaggiodiunmuone,si
apre una nestra di1,6ms(trigger type128) per raccoglieregliimpulsi dei
neutroni prodotti. In graco sono mostrate le caratteristiche dell'impulso
lettodall'elettronica. Sipuò notareilprolodell'impulsorelativoalmuone,
dopo il quale si apre la nestra di 1,6 ms (in rosso) dove sono evidenti i
picchi dirivelazionedeineutroni cosmogenici:
Figura2.8: Impulsodimuoneconlanestraditriggertype128(inrosso)[7].
I muoni passanti nello strumento vengono identicati mediante alcuni
criteri, riguardanti sia l'Outer Detector che l'Inner Detector. Per il primo,
l'identicazionesibasaessenzialmentesullaricercadell'aumentodell'attivi-
tà dei PMT rispetto al rumoredi fondo, dovuto allaluce erenkov emessa
dalle particellepassantinello strato d'acqua.
Per l'Inner Detector invece il criterio di identicazione si basa sulla for-
madell'impulso elettricogenerato dai rivelatori,dovuto aduna sostanziale
dierenza dei tempi di salita e di discesa tra i muoni e glielettroni. Infat-
ti, un muone habisogno di45 ns per depositare la sua energia nel volume
sensibile, mentre un elettrone di energia comparabile deposita tutta la sua
energia quasi istantaneamente (evento puntiforme). Queste considerazio-
ni consigliano l'uso di un discriminatore software di forma (PSD) per dis-
tinguere leparticelleentrantinell'ID.I ag assegnatiaimuonidaicriteridi
identicazione sono tre:
•
MTB - Muon Trigger Board: ag hardware, è ricercato un aumentosignicativo di conteggi durante il transito del muone nell'OD. La
soglia si trova a6 PMTcolpiti per una nestratemporale di150 ns.
•
MCR - Muon Cluster Rack: algoritmooine, agisce suidati durantela ricostruzione. E' diviso nell'analisi dei conteggi dell'OD sulla su-
percieesternadella SSSesulpavimento. Lasogliasitrovaa4PMT
colpiti per una nestratemporale sempredi 150 ns.
•
IDF - Inner Detector Flag: questo criterio si basa su due grandezzefondamentali caratterizzanti l'impulso di un rivelatore, il tempo di
picco
t p
eiltempomediot m
. Iltempodipiccoèl'intervallotemporale tra l'inizio e il picco dell'impulso; il tempo medio è invece la mediadelledierenzetemporalitral'iniziodell'impulsoeiconteggiindividu-
ati nell'impulso stesso. In gura si possono osservare le distribuzioni
dei tempi di arrivo dei fotoelettroni rispetto al fotoelettrone che per
primo raggiunge un PMT. Questa distribuzione ha un picco a pochi
nspereventipuntiformi(
α + β
)eun piccoacirca 50nsperglieventidi muone: il tempo che relativo al massimo della distribuzione è il
tempodi picco, utilizzatoperdistinguere le particelle.
Figura2.9: Tempodeifotoelettronipereventipuntiformiepermuoni.
Figura2.10: Calcolodeltempocorrispondentealmassimodelladistribuzionedeitempidirispostadei
PMT.
Il tempo medio e il tempo di picco sono funzioni dell'energia visibile
E vis
secondo gli andamentimostrati ingura 2.11: in questo modo èFigura2.11: Tempomedioetempodipicco[7].
A bassaenergia(100-2100hit),
t p
èun parametro piùecienteperladiscriminazione(consogliamaggioredi40nstrai100ei900conteggi,
mentremaggioredi40nstrai900 ei2100conteggi);peraltonumero
di conteggi, e quindi alte energie, si utilizza
t m
(con soglia maggioredi 100 ns).
Peridenticareineutroniprodottidall'interazionedeimuonicosmicicon
lo scintillatore liquido si applicano criteri strettamente collegati al muon
trigger. Ogni voltainfattiche un muone viene identicatodall'OD (MTB)
siapreuna nestratemporaledi1,6msincuipossonoesserecatturatitutti
gli eventi dineutrone.
2.3.2 Il codice Echidna
Ilsistemadiacquisizionedatihacomeoutputdeirawdatales: inciascuno
di essi sono contenute le informazioni relative ad ogni evento. Un evento
è una nestra temporale che può contenere uno o più cluster di hit, dove
un hit è un singolo impulso letto da un fotomoltiplicatorediBorexino. La
raccoltadati èsuddivisainperiodidicirca 6ore, denominatirun: ogni run
contiene
6 ÷ 7 · 10 5
eventi. La prima parte dell'analisideidati di Borexino consiste in un processing oine delle informazioni contenute nei raw datales: inquestafasevengonoricostruitealcuneimportantiinformazionicirca
l'energiadell'evento,laposizionedell'interazionenellostrumentoelaforma
dell'impulso, cioè il tipo di particella studiata. Questo processo è svolto
dal programma Echidna, appositamente creato per Borexino. Echidna è
organizzato in release successive: attualmente l'ultima versione rilasciata è
la 14,su cuisibasa questo lavoro ditesi. Ilprocesso dianalisidati avviene
in questo modo:
•
Precalibration: perprimacosailcodicediricostruzionedevesincroniz- zare i canali del rivelatore attraverso la precalibrazione che utilizza iprimi 1000 eventi, acquisiti con un pulser,di ogni run;
•
Electronic Calibration: per calibrare i PMT vengono calcolatialcuni parametri fondamentali del rivelatore come la risposta in carica e intempodeisingoli canali,la valutazione deltasso dirumore deiPMT,
e altricontrollidiquesto tipo;
•
Decoding: inizia ora la vera e propria ricostruzione dell'evento. In funzione dei parametri di elettronica vengono decodicati i raw dataprovenienti dall'Inner Detector e dall'Outer Detector. In questa fase
viene calcolata la carica prodotta da ogni PMT colpito e il tempo,
rispetto al tempo assoluto di riferimento, in cui il fotomoltiplicatore
ha dato segnale;
•
Clustering: nellanestratemporale diacquisizione(16µ
s)èpossibileindividuare uno o più clusters, e per ognuno riconoscere l'inizio e la
ne del segnale,eliminando glihitdovuti al rumoredi fondo.
Una volta riconosciuti gli eventi, Echidna procede con la ricerca della
posizione del vertice di interazione dell'evento sfruttando le informazioni
temporalideivari hits visti daisingoliPMT.
2.4 L'algoritmo di tracking
L'algoritmoditrackingdiBorexinoèdivisoindueparti,unarelativaall'OD,
l'altra all'ID.
L'algoritmo dell'Outer Detector si basa sull'identicazione del cono di
luce erenkov attorno alla traiettoria della particella da parte dei PMT.
La luce è identicata inizialmente dai PMT vicino al punto di ingresso,
usualmente sulla SSS, e dopo un certo ritardo dai PMT vicino al punto
d'uscita, situato sempre sulla SSS o sul pavimento della WT, dipenden-
temente dall'inclinazione della traccia. Si ricorda che un muone cosmico
di elevata energia è altamente relativistico: la luce erenkov propaga nel-
l'acqua ad una velocità di 0,75c, quindi il muone è sempre seguito dal suo
cono diluce, prodotto ad un angolossato pari a 41
◦
. Il prolo temporale
degli hits deiPMTè circolare(oellittico)attornoal punto diingresso,con
distanza temporale sempre maggioreallontanandosi daesso. Il numero dei
fotoni registrati invece diminuisce al diminuire della distanza dal punto di
ingresso. In guraè mostratoquesto meccanismo:
Figura 2.12: Trackingdell'OD:lagrandezza delpuntoindicail numerodifotoniregistratidaiPMT,
mentreilcoloreindicailtempodiarrivo(daviolaarosso). [7]
L'algoritmo di tracking dell'Inner Detector è invece basato da interpo-
lazionisuccessiveatteadistinguereitempid'arrivodeifotoniprodottidalle
varie tracce: il punto d'ingresso nell'ID è calcolato eettuando un t sulla
distribuzione temporale del primo PMT colpito. Inoltre, la luce generata
dagli eventi nell'ID è composta da una sovrapposizione di luce di scintil-
lazione e diluce erenkov: laprima è dominanteperla ricostruzionedella
traccia nell'IV, mentre la seconda è relativa alla zona di buer. La traccia
globale dell'ID avrà lamedesima direzione e verso per l'IV eperil buer.
Figura2.13: Geometriadidenizionedeltrackingdeimuoni.[7]
Combinando le informazioni di tracking dell'OD e dell'ID può essere
denita una traccia globale che rappresenta la miglior approssimazione
del percorso realmente fatto dalla particella. La traccia tridimensionale
è espressa dalla parametrizzazione:
T (x) = ~
0 α γ
+ x
1 β δ
(2.3)laqualepuòessereseparataindueproiezionisuipiani
xy
exz
. Iquattropuntiche identicanolatraiettoria,l'enterpoint(EP)dell'OD,l'EPdell'ID,
l'exit point (XP) dell'ID e l'XP dell'OD sono indicati in gura 2.14, con le
loroincertezze; il trappresentala traccia globaledella particella.
Figura 2.14: Ricostruzione delpunto diingressoediuscita dellaparticella edella traccia globalein
Borexino. [7]
2.4.1 I muoni CNGS
CNGS,acronimodiCernNeutrinostoGranSasso,èunesperimentocostru-
ito incollaborazionetrail CERN e iLNGS; esso consiste nella produzione
diunfasciocollimatodineutrinimuoniciadaltaintensitàed energiamedia
di 18 GeV che, dal CERN, viene puntato verso i Laboratori Nazionali del
Gran Sasso, situati a 730 km di distanza, attraverso la crosta terrestre. I
neutrini, attraversando la roccia del Gran Sasso attorno alleHall dei Lab-
oratori, producono muoni che Borexino è in grado di rivelare. Borexino
l'esperimento collegato al CNGS. Questi eventi sono da eliminare dai dati
di Borexino perchè rappresentano parte del fondo sulle misure; allo stesso
tempo però, essi rappresentano un potente strumento per la calibrazione
di Borexino, inquanto provenienti da una ben ssata direzione. In tabella
sono indicate lecaratteristiche delfasciopassanteperla HallC deiLNGS,
in cui è situatol'esperimento [7]:
Caratteristica Dato
Energia media neutrini 18GeV
Energiamedia muoni prodotti 10GeV
Rapporto produzione muoni 1(0,3% diproduzione maggiore)
Angolo allozenith 93,2
◦
Angolo all'orizzonte 3,2
◦
Angolo azimuthale(risp. HallB) 0,18
◦
PerlasincronizzazionetrailCERNeiLNGS,ilsistemaèbasatosulGPS
(GlobalPositionSystem): inBorexino,ilfascioCNGSpuòessereetichettato
come tale grazie alla comparazionedel tempo del GPS di ogni trigger con
il database del CERN. In gura è mostrata la distribuzione del tempo di
volo: si nota chiaramente un picco in corrispondenza di 2,4 ms, il valore
atteso relativo alla distanza tra il CERN e il Gran Sasso, di larghezza di
circa 10
µ
s, corrispondente al tempo di estrazione delle informazioni. Gli eventi nella nestra temporale tra i 2,4 e i 2,416 ms sono etichettati comeCNGS.
Figura 2.15: Prolodeltempodivolodel fascioCNGS. Nellagura asinistra sipuò notarel'elevato
numero dieventi in coincidenza temporale a circa 2,4 ms; nella gura a destra èrappresentato un
ingrandimentodelpiccocheevidenzialalalarghezzatemporaledelfascioda2,402msa2,416ms.[7]
Il fascio CNGS viene acceso soltanto alcuni mesi all'anno, nel perio-
di accensione hanno subito alcune modiche, riportate in tabella. Questi
dati saranno determinanti nell'analisiper cercare, riconoscere ed eliminare
imuonidovutialleinterazionideineutrinidelCERN. Laseconda elaterza
colonna indicano leintensità delfascio in partenza al CERN e in arrivo in
Borexino, espresse in unità p.o.t. (protons ontarget)[7].
Anno CERN (
·10 19
)p.o.t. Borexino (·10 19
) p.o.t. Periodo difascio2007 0,08 0,07 22/9 -20/10
2008 1,78 1,33 18/6 - 3/11
2009 3,52 2,30 27/5 -23/11
2010 4,04 3,16 20/4 -22/11
2.5 I neutroni cosmogenici
Perunostudiocompleto delussodimuoniinBorexinoènecessario tenere
in conto anche le possibili interazioni dei muoni che attraversano il rive-
latore. La conseguenza principale di queste interazioni è la produzione di
neutroni, che avviene in quattro diversi modi:
•
Cattura muonica: se il muone ha energia particolarmente bassa può essere catturato da un atomo, creando uno stato eccitato di atomomuonico,emettendounneutronesecondolarelazione
µ − +A(Z, N) → ν µ + A(Z − 1, N + 1)
.•
Interazione elettromagnetica: quando il muone passa nella materia vengono prodotti fotoni reali per bremsstrahlung e elettroniper pro-duzionedicoppia,dandoluogoasciamielettromagneticicheinducono
produzione di neutroni nelle interazioni coi nuclei. La sezione d'urto
vacome
Z 2
;tipicamenteilcontributodiquestoprocessoèpiccolo,ma diventapiù sostenuto in materialicon Zalto.•
Spallazione: questo processo consiste nello scambio di un fotone vir- tuale tra muone e un nucleo, con conseguente emissione di neutroni.È uno degli ultimi fenomeniscoperti permuoni ad alte energie.
•
Scattering quasielastico: in un urto quasielastico tra un muone e un nucleo può venire emesso un neutrone.Alorovolta,specialmenteinmaterialidensi,ineutronipossonoprodurre
neutroni secondari il cuicontributoaumenta agrande profondità: infatti,i
energia,quindi ineutroniprodottihannoanch'essigrandeenergia,cosa che
può causareinterazionimultiple.
Ancheselesezionid'urtodelleinterazionidelmuonesonobenconosciute,
perlaproduzionedineutronieadronisottoterrasihannoancoraprevisioni
molto incerte. I neutroni così prodotti vengono rivelati dagli scintillatori
tramite visualizzazione dei fotoni prodotti dalla loro cattura da parte di
atomi di idrogeno. Conoscere ilfusso di neutroni sotterranei è cruciale per
gli esperimenti che cercano di rivelare eventi rari associati alle interazioni
col neutrino, aldecadimentodoppio-beta e allamateriaoscura.
Analisi del usso di muoni
In questo capitoloè presentata l'analisideidati diBorexinodai primimesi
dell'anno 2007 no a metà del 2011, con particolare riferimento ai muoni
cosmici. Lo scopo di questa analisi è di fornire per ogni ag di identi-
cazione le caratteristiche del usso di muoni, in particolare ilrate, il usso
e le distribuzioni angolari del tracking degli eventi. Inne verrà calcolato
il coeciente di correlazione
α T
, parametro caratteristico di Borexino che esprime illegametrala variazioneditemperaturae lavariazionedelussodi muoni cosmici.
3.1 Conteggi e rate di muoni
Ilprimopassoperpoteranalizzareidaticonsistenellacreazionediistogram-
mi, incui ogni bin corrisponde adun singologiorno, tramite una macro di
ROOT 1
. Il primo istogramma in gura 3.1 mette in evidenza il live time
2
giornaliero di presa dati. Si può notare dal graco come, ovviamente, il
live time di misura non sia uguale per ogni giorno. E' possibile analizzare
separatamente i conteggi giornalieriperle tre ag dei muoni, MCR, MTB
e IDF; le distribuzionisono riportate neigraci successivi.
E' quindi subito possibile osservare l'andamento del rate dei muoni in
tutto il dataset, dividendo l'istogramma dei conteggi per quello del live
time bin per bin: sono riportati in seguito questi andamenti per letre ag
dei muoni.
Questedistribuzioni verranno successivamente interpolate trigonometri-
camentetramite una seconda macro diROOT.I parametri diinteresse del
1
ROOTèunprogrammaopensourceperl'analisidati,scrittoin C++. Furilasciato
nellasuaprimaversionenel1994dalCERN.http://root.cern.ch
2
Illivetimeèiltempoeettivoincuiilrivelatoreèinmodalità acquisizionedati[8].
Figura3.1:Livetimegiornalierodipresadati.
Figura3.2:ConteggigiornalierideimuoniMCR.
t saranno il rate medio, l'ampiezza, il perodo di oscillazione e la fase. Il
valore atteso del rate sarà intorno ai 4000 eventi al giorno, mentre i valori
attesi diperiodoe di fase saranno, ovviamente, 365 per il primo e 185 per
il secondo, cioè metà anno: ciò è dovuto al fatto che l'interpolazione è ef-
fettuata tramite una funzione cosinusoidale, che ha un massimo nel primo
puntodell'istogrammarelativoa gennaio,mentre ilvero massimoè situato
Figura3.3: ConteggigiornalierideimuoniMTB.
Figura3.4:ConteggigiornalierideimuoniIDF.
a luglio. Si può notare come le aspettative siano a grandi linee vericate,
ciòsignicache laprevisioneteoricadiunamodulazionestagionaledelrate
è in accordo con la realtà. E' ora necessario studiare le distribuzioni an-
golari degli eventi medianteglialgoritmiditrackingpresentatinelcapitolo
precedente per vericare che il rate visualizzatosia eettivamente relativo
solo aimuoni cosmici.
Figura3.5:RategiornalierodeimuonMCR.
Figura3.6:RategiornalierodeimuonMTB.
3.2 Distribuzioni angolari dei muoni
L'algoritmoditrackingèspiegatonelparagrafo2.3.2. Unavoltastabilitala
posizioneprecisadelpuntodiingressoediuscitaperognimuonesipossono
ricostruire le coordinate angolari della traccia, in particolare l'angolo allo
zenith