La componente dei raggi cosmici studiata principalmente nel campo della
sica delle astroparticelle dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso sono i
neutrini. Il neutrino è una particella elementare classicata nel ramo dei
fermioni,elasua esistenzafu postulatanel1930daPaulinelsuo studiodel
decadimento beta; fu battezzata due anni più tardi da Enrico Fermi con il
nome diminutivo della particella neutra. I primi studi mostrarono come il
neutrino avesse sezione d'urto molto piccola: è questa la principale causa
della sua dicoltosarivelazione. Nel1956, circavent'annipiù tardi,Reines
eCowanriuscironoarivelareperlaprimavoltaantineutriniprodottidaun
reattore nucleareadibitoaricerca;negliannisessantavennerointrodottele
prime suddivisionideineutrinicon lostudiodeineutrinimuonici,a
sottoli-neareladiversaoriginerispettoaineutrinielettronicideldecadimentobeta,
esolonel2001alFermilab,negliStatiUniti,vennescopertoilneutrinotau.
I neutrini,secondo ilModello Standard ele osservazioni sperimentali,sono
leptoniinteragentisoloperinterazionedebolecon glialtrileptonieiquark.
1.1.1 La catena pp
La fonte principale deineutrini che colpiscono laTerra è ilSole. I neutrini
sono prodottidalle reazionidifusione nucleareche alimentanolestelle, che
si dividono in categorie in funzione della massa della stessa. Una stella di
massa no a 10 volte superiore a quella del Sole presenta al suo interno
processi nuclearidenominaticatenepp, caratterizzateinizialmentedalla
fu-sione di due protonio dalla fusione didue protonie diun elettrone:
p + p → d + e + + ν e
(1.1)p + e − + p → d + ν e
(1.2)Il deuterio prodotto interagisce nelseguente modo:
2 H + p → 3 He + γ
(1.3)l'eliopuò allora interagirein tre diversi modi:
•
Ramo pp I:I neutrini solari sono prodotti principalmentedall'interazione di fusione
nucleare tra protoni, descritta nella relazione 1.1.1; in secondo luogo sono
prodotti in consistente quantità dalla cattura elettronica da parte del
7 Be
nel ramo pp II; seinvece alposto della catturaelettronicasi hainterazione
con un protone viene prodotto
8 B
come descritto nel ramo III, il qualeproduce altri neutrini solari decadendo
β +
. I tre rami hanno temperature di interazione diverse: il primo tra i 10 e i 14 MK, il secondo tra i 14 e i23 MK, ilterzo oltre i 23 MK.Si comprende come il terzo ramo non sia la
maggior fonte di energia per il Sole, in quanto la temperatura del nucleo
non è sucientemente elevata; il terzo ramo però contribuisce ai neutrini
più energetici rivelabilidagli strumenti,con energia
≤
14MeV. Lareazionesi conclude con il ramo IV:
•
Ramo pp IV:3 He + p → 4 He + e + + ν e
Figura1.1:CatenappdifusionenelSole.
In gura 1.1è presentato uno schema della catenapp del Sole.
Confrontando lamassa nalecon la massainiziale sicalcolache lo0,7%
della massa viene trasformata in energia, e liberata sotto forma di
radi-azione elettromagnetica e di neutrini prodotti daisingoli rami. Ogni ramo
contribuisceconun'emissionedienergiapari a26,73MeV,eallostesso
tem-poproducedueneutrini;questo ussodineutriniprovenientidalSole eche
attraversa laTerra èstimato essere:
Φ ν = 2L J
4πd 2 Q = 6, 65 · 10 10 cm − 2 s − 1
(1.4)1.1.2 Il ciclo CNO
IlcicloCNO,acronimodiCarbon-Nitrogen-Oxygen,ciclocarbonio-azoto
-ossigeno,èl'altrogruppodireazionidifusionenucleareche caratterizzano
la produzione di energia nelle stelle, dopo la catena pp. Il ciclo CNO è
un ciclo catalitico, ed è la maggior fonte di energia per le stelle di massa
≥ 1, 3M J
, come proposto nel 1938 da Hans Bethe e, indipendentemente, Carl FriedrichWeizs¨a
cker. Il risultatodel ciclo CNO è laproduzionedi unnucleodi eliopiù due positroniedue neutrinia partiredaquattro protoni,
conrilasciodienergia;inucleidicarbonio,azotoeossigenohannoilruolodi
quindi lastessache avvienenellacatenapp descritta inprecedenza. Ilciclo
è formato dadue sottocicli(CN eNO) che hanno in comune la reazione:
14 N + p → 15 O + γ
(1.5)Laquale, essendo lapiù lenta,determinal'evoluzionetemporaleditutto
il ciclo. Larelazioneche esprime ilbilancio ditutto il ciclo sipuò scrivere:
12 C + 4p → 12 C + 4 He + 2e + + 2ν e
(1.6)In guraè mostratoil ciclo CNO:
Figura1.2: IlcicloCNO.
1.1.3 Lo studio dei neutrini solari
Nonostantel'ingente quantitàdi neutrinisolari che colpiscono laTerra per
unità di supercie e di tempo, la loro rivelazione risulta molto dicile per
la bassissima sezione d'urto; infatti, anche un rivelatore con ecienza di
rivelazione molto elevata non riuscirà mai a rivelare tutti questi neutrini.
Occorrerà perciòcostruire un rivelatorecondeterminatecaratteristiche per
massimizzare l'ecienza dirivelazione. In particolareil rivelatore:
•
Deveavere unvolumesensibilemoltogrande,perchè lasezioned'urtodei neutrini è estremamente piccola. Il volume sensibile è la zona di
interazione delle particelle con la struttura di rivelazione, che in un
rivelatoredineutrinisolari ècomposta dimaterialeliquido: Borexino
infattiperrivelare ineutrini utilizzauno scintillatoreliquido, mentre
altriesperimenti utilizzanoacqua.
•
Ilvolumesensibileelastruttura delrivelatoredevonoesserecompostidamaterialipuri perevitarelacontaminazionedellemisurecon fondi
di radiottivitànaturale.
•
I laboratori devono essere sotterranei, anchè il segnale dei neutrini solari non siacompletamentecoperto dalfondo radioattivodovuto airaggi cosmici secondari.
I rivelatori utilizzatiper la rivelazionedei neutrini solari si suddividono
in due grandi categorie: i rivelatori radiochimici e i rivelatori di scattering
elastico. I primisibasanosull'interazioneelacatturadelneutrino daparte
degli atomi del volume sensibile del rivelatore: uno dei primi esperimenti
fu Homestake, che sfruttava la catturadel neutrino da parte dell'atomo di
37 Cl
. Esso potevainlineateoricavisualizzareineutriniprodottisiadal8 B
chedal
7 Be
prodottidairamidellacatenapp delSole: laprevisioneteoricaperilusso dineutrinierano dicirca 3volte superiore allemisureottenute
sperimentalmente. Con gli esperimenti successivi denominati Kamiokande
e,inseguito,Super-Kamiokande,chesitrovaancorainmodalitàpresadati,
si decise di utilizzare l'altro metodo di rivelazione, basato sull'interazione
elastica dei neutrini con gli elettroni presenti nelle molecole d'acqua. Gli
elettroni, muovendosi nell'acqua dopo aver ricevuto l'energia dai neutrini
per urto elastico, emettevano luce erenkov: i fotomoltiplicatori erano in
gradodicaptareemisurarequestaluceeditrasformarel'informazionenella
misuradelleinterazionideineutrinipiù energetici,cioèquelliprodottidalle
interazioni del
8 B
. I risultati ottenuti erano incompatibili sia con quelli teorici che con quellidedotti dall'esperimentoprecedente.Solol'esperimentoSNO,chehautilizzatol'acquapesante
D 2 O
,hadatolaprima evidenza delcambiodisapore leptonico deineutrini. Questo èstato
possibile perchè SNO poteva misurare sia interazioni
ν e − D
a CorrenteCarica, sia interazioni
ν n − D
a Corrente Neutra, quest'ultima sensibile ai tre sapori: dal confronto tra le misure è stato scoperto come i neutrinipotessero cambiare sapore.