1. INTRODUZIONE GEOGRAFICA E STORICA
1.1. IL TERRITORIO DI FUCECCHIO
Il territorio di Fucecchio è situato tra le provincie di Lucca, Pisa e Pistoia, confina comuni di Altopascio, Chies
Guidi, a sud con San Miniato e
Il comune ha una superficie di circa 65 Kmq ed è attraversato dal fiume Arno e da altri corsi d’acqua minori.
Figura 1 Carta IGM del comune di Fucecchio
Il territorio del comune è stato
ricerca archeologica è stata limitata a scavi di emergenza e rinvenimenti fortuiti. Della storia di Fucecchio si è occupato per
panoramica del comune nel
archeologici. In seguito Alberto Malvolti estese
INTRODUZIONE GEOGRAFICA E STORICA
IL TERRITORIO DI FUCECCHIO
Il territorio di Fucecchio è situato tra le provincie di Lucca, Pisa e Pistoia, confina comuni di Altopascio, Chiesina Uzzanese e Ponte Buggianese, a est con Larciano e Guidi, a sud con San Miniato e a ovest con Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto. Il comune ha una superficie di circa 65 Kmq ed è attraversato dal fiume Arno e da altri corsi
del comune di Fucecchio.
Il territorio del comune è stato finora indagato soprattutto dal punto di vista storico, mentre la ricerca archeologica è stata limitata a scavi di emergenza e rinvenimenti fortuiti. Della storia di Fucecchio si è occupato per primo Egisto Lotti che nel 1980 pubblicò
panoramica del comune nel periodo medievale e negli stessi anni Dani intraprese i primi studi seguito Alberto Malvolti estese il campo della ricerca a tutti i periodi storici
2
Il territorio di Fucecchio è situato tra le provincie di Lucca, Pisa e Pistoia, confina a nord con i a est con Larciano e Cerreto a ovest con Santa Croce sull’Arno e Castelfranco di Sotto. Il comune ha una superficie di circa 65 Kmq ed è attraversato dal fiume Arno e da altri corsi
finora indagato soprattutto dal punto di vista storico, mentre la ricerca archeologica è stata limitata a scavi di emergenza e rinvenimenti fortuiti. Della storia
isto Lotti che nel 1980 pubblicò una prima
e negli stessi anni Dani intraprese i primi studi il campo della ricerca a tutti i periodi storici e
3
promosse anche le prime indagini archeologiche e toponomastiche, che vennero sviluppate anche da Andrea Vanni Desideri, attuale direttore del Museo Archeologico.
1.1.1. Caratteri geomorfologici e litologici
I terreni più antichi affioranti nel territorio comunale si rilevano nella sua porzione sudorientale e
appartengono ai depositi pliocenici della vasta trasgressione marina che si estende a sud dell’Arno,
nel bacino della Val d’Elsa. L’area è stata interessata da più fasi tettoniche che hanno portato al sollevamento del Monte Pisano e delle dorsali collinari di Montecarlo e delle Cerbaie, e alla lenta subsidenza dei bacini lacustri di Bientina e Fucecchio. Dai cicli di erosione connessi ai sollevamenti sono derivati gli importanti depositi fluviali quarzitici provenienti dal Monte Pisano; mentre le depressioni lacustri si sono venute colmando, talora anche con materiali torbosi, dando origine al caratteristico ambiente palustre, in parte portato a bonifica con le colmate artificiali.
Peculiare caratteristica del territorio comunale è la presenza di formazioni geologiche recenti con assenza di rocce litoidi, i cui rapporti sono di continuità stratigrafica con i depositi marini. Con l’eccezione dei sedimenti alluvionali recenti, ben localizzabili nelle zone di golena
dell’Arno, il
territorio è costituito, per consistenti spessori in profondità, da terreni a composizione prevalente
limoso-argillosa con limitati orizzonti granulari.
La suddivisione in unità geolitologiche identifica una più dettagliata caratterizzazione compositiva;
infatti l’identificazione dei caratteri fisici del territorio e della predisposizione alla sua evoluzione si
realizza mediante stratificazioni dei parametri geolitologici di base.
Sul territorio si può infatti distinguere la seguente successione stratigrafica dall’alto: - depositi quaternari;
- depositi di colmata;
- limi, limi argillosi e sabbie limose, costituenti i depositi artificiali di colmate
antiche, recenti e attuali (prevalentemente per sedimentazione). Localmente possono anche essere
4
presenti limitati livelli torbosi, rappresentativi di una passata maggiore estensione delle aree paludose;
- depositi palustri;
- torbe, limi e limi argillosi riferibili alla naturale deposizione del Padule di Fucecchio; - depositi alluvionali attuali e recenti come ghiaie etereometriche, sabbie e limi di composizione
poligenica (golene d’Arno), sabbie limose e limi sabbiosi depositati fra l’Arno e Fucecchio e nei
fondovalle dei depositi della formazione delle Cerbaie anche ciottoli e sabbie; - depositi alluvionali antichi;
- depositi sabbiosi e sabbiosi-limosi con rari livelli di ghiaie centimetriche di composizione generalmente poligenica, costituenti le zone di raccordo tra i versanti e l’attuale piana alluvionale e
localmente terrazzati;
- colluvioni, detriti di versante e depositi gravitativi, cioè accumuli eterogenei di residuali depositi
di prodotti dell’erosione, composti da ciottoli, sabbie e limi-sabbiosi; - depositi fluviali.
LEGENDA
Depositi fluviali, lacustri e marini
antichi
Depositi sabbiosi di origine fluvio-
lacustre o marina, con intercalazioni
di sabbie, ghiaie e altri materiali Depositi alluvionali recenti e attuali,
depositi di colmata, depositi palustri,
terreni torbosi
5
Parte del territorio comunale di Fucecchio è contraddistinto da una vasta superficie fluviale pianeggiante. Tale area, che si estende dal confine comunale sud al canale Usciana, è fortemente
urbanizzata, con uso agricolo ridotto ma con elevato grado di regimazione idraulica necessaria al
superamento del rischio idrogeologico.
L’area nord-orientale presenta, invece, i peculiari caratteri di ambiente di palude parzialmente bonificata.
Il sistema collinare, altrettanto esteso, si forma nel Neogene in ambiente marino e lacustre e quindi
presenta una prevalente litologia argillosa e sabbioso-limosa che termina a nord con un antico terrazzamento. Le forme geomorfologiche si sono originate per azione erosiva delle acque che hanno formato un articolato sistema idrografico1.
1.1.2. Uso del suolo
La superficie del comune di Fucecchio si estende in ambienti caratterizzati da paesaggi diversi e quindi da un diverso uso del suolo, che schematicamente possiamo ricondurre a quattro aree distinte.
La zona più ampia è costituita dai modesti rilievi delle Cerbaie, formati da ondulazioni che raggiungono le quote massime sul lato sud-orientale prospiciente al canale Usciana. La massima altitudine nel territorio fucecchiese viene raggiunta intorno alla località Le Vedute (82-87 m s. l. m), toccando i 90 m s. l. m presso Casa Lippi, ai confini con Santa Croce
sull’Arno. Questa zona è occupata per la maggior parte da boschi cedui di resinose e da pinete con anche una buona percentuale di querce e altre latifoglie che, nel Medioevo, dominavano invece nettamente il paesaggio. Il resto dell’area è caratterizzato dalla presenza di modesti insediamenti accentrati (Galleno, Querce, Massarella, Torre e Ponte a Cappiano), da nuclei sparsi, formati da piccoli agglomerati, come Pinete, Cinelli, Vedute; infine da abitazioni isolate, ville, case coloniche, ultimi “documenti” di un assetto agrario fondato sul sistema dei rapporti di mezzadria affermatisi tra XVII e XIX secolo2.
1
Comuniello 2008.
2
6 Figura 3 Carta delle frazioni del comune di Fucecchio
(Piano strutturale, 2008).
La seconda zona è quella della pianura che occupa parte del territorio tra l’Arno e l’Usciana. È indubbiamente l’area che già nell’antichità si presenta più labile per le frequenti alluvioni che determinavano una continua evoluzione del paesaggio, ma che ha subito mutamenti profondi soprattutto nei tempi recenti, quando, durante gli ultimi 50 anni qui si è concentrato lo sviluppo di insediamenti civili e industriali.
La pianura formata dalle alluvioni dell’Arno sfocia a nord nella depressione del Padule, formatosi in epoca storica per i depositi dei corsi d’acqua della Valdinevole ristagnanti in seguito al progressivo innalzamento del letto dell’Arno, i cui detriti ostacolavano i deflusso delle acque verso l’unico emissario del bacino. In seguito alle bonifiche del XVIII-XIX secolo il padule venne a occupare una parte assai modesta del territorio, mentre nel Medioevo la zona umida doveva occupare uno spazio molto più ampio3.
La terza zona è quella dell’altura su cui sorge il centro storico di Fucecchio che rappresenta l’ultima propaggine del sistema collinare interposto tra il Valdarno Inferiore e il Monte Albano. Anche questa zona era molto ricca di vegetazione e tra l’XI il XIV secolo subì un progressivo disboscamento che ha configurato il paesaggio attuale. Sull’altura e nella piana circostante si concentra la maggior parte della popolazione del comune di Fucecchio in insediamenti di tipo accentrato4.
3
Malvolti 2005, pp. 8-10
4
7
LEGENDA
Sistemi colturali e particellari complessi
Colture estensive
Prati stabili ( foraggere permanenti)
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi naturali importanti
Aree ricreative e sportive Zone residenziali a tessuto continuo
Zone residenziali a tessuto discontinuo
Vigneti
1.1.3. La storia
Per quanto riguarda il periodo romano e altomedievale pochi sono i ritrovamenti archeologici e le fonti che possono aiutarci a ricostruire la storia insediativa del territorio di Fucecchio. La pianura fucecchiese ha rivelato sicure tracce di una centuriazione agricola di età augustea e alcuni indizi di presenza romana si segnalano nella zona collinare presso il Podere Le Cave, Casa Bruscolo e anche nella frazione di Torre 5 .
Soltanto verso la fine del X secolo compaiono i primi documenti scritti che riguardano questo centro del Valdarno. La nascita del borgo è legata alla famiglia dei conti Cadolingi, una delle più importanti famiglie dinastiche toscane che, oltre a Fucecchio, possedeva numerosi feudi in tutta la regione. Nelle pergamene di concessioni e negli atti notarili medievali di XI-XII secolo, Fucecchio infatti è indicato come “sala” o “curtis” dei conti Cadolingi6.
Le prime notizie del borgo risalgono al 986, quando Cadolo fondò la chiesa di S. Salvatore in Borgonuovo con annesso un monastero che venne affidato ai monaci Benedettini. Intorno al complesso monastico iniziarono subito a sorgere molte abitazioni, che formarono il primo nucleo del borgo di Fucecchio7.
5 Vanni Desideri 1985, p. 67. 6 Lotti 1980, p. 27. 7 Ibidem, p. 32.
8
Un brusco cambiamento nell’assetto del borgo si verificò nel 1100 quando l’Arno, allora non protetto da argini, straripò più volte allagando l’abbazia e le sue pertinenze e rendendo la via Romea e il ponte inagibili.
Non riuscendo a realizzare un’adeguata arginatura del fiume nel 1107 si decise, con il consenso del nuovo papa Pasquale II, di demolire gli edifici prossimi al suo corso, compresa l’abbazia, e di ricostruirli sulla sommità del poggio Salamartano, vicino alle fortificazioni del castello dei conti Cadolingi. Del castello, probabilmente precedente alla fondazione
dell’abbazia di S. Salvatore, non si hanno notizie certe8. Si forma così sul poggio il nuovo nucleo abitato di Fucecchio.
Dopo l’estinzione della casata dei Cadolingi nel 1113, presero potere i loro visconti, gli Upezzinghi.
Sotto il loro dominio Fucecchio cadde in parte sotto il controllo della città di Lucca e solo nel 1187 divenne Comune, amministrato da un consiglio minore di 26 cittadini, di cui 4 con il titolo di anziani, a cui fu affidata la gestione degli affari ordinari.
Dopo essere stata coinvolta in vari scontri tra le fazioni dei guelfi e dei ghibellini la città conobbe nella seconda metà del Duecento un’intensa crescita demografica e urbana, assumendo quell’assetto che non ha subito sostanziali mutamenti fino ad oggi9. Dopo il passaggio, nel 1322, sotto il dominio di Firenze, la città venne fortificata ulteriormente con la costruzione di una vera propria rocca a controllo delle vie di comunicazione verso Lucca, Firenze, Pisa, Pistoia e Siena.10.
8 Morelli 1987, p. 11. 9 Malvolti 1984, p. 44. 10 Malvolti 1982, p. 5.
9
1.1.4. L’assetto insediativo e la viabilità antica
Figura 5 Pianta del comune di Fucecchio (Malvolti 2005, carta n°2).
La caratteristica principale del borgo di Fucecchio è la sua posizione privilegiata rispetto alla viabilità fluviale e stradale: l’Arno e la Gusciana (oggi Usciana), al tempo navigabili, le vie per Pisa, Pistoia e Firenze e la via Romea11.
Il nucleo più antico sorse poco prima dell’anno Mille proprio in corrispondenza di un ponte sul fiume Arno, detto di Bonfiglio.
Con il trasferimento sul poggio Salamarzano nel 1107 del monastero che sorgeva nel “ Borgo Nuovo”, il centro della vita del paese si spostò sul poggio, dove già sorgeva il castello dei conti Cadolingi12.
Dopo la nascita del comune di Fucecchio nel 1187, sul poggio Salamarzano furono ricostruite le fortificazioni a difesa della città, potenziate quando il paese passò sotto la protezione della
11
Malvolti, Vanni Desideri 1997, p. 5.
12
10
guelfa Firenze nel Trecento. Circondata da terreno molto scosceso la rocca era costituita da ben due cerchi di mura, tre torri di guardia e cunicoli sotterranei che portavano nei punti strategici della città. Per la sua costruzione fu rimessa in funzione la fornace da laterizi del comune e furono prelevati materiali da edifici in disuso e dalle residenze dei ribelli. Vennero fortificati anche i due ponti sull’Arno e sull’Usciana13.
L’edilizia militare medievale ha lasciato poche tracce materiali a Fucecchio, al contrario di quella civile, ma è comunque ampiamente documentata da fonti di archivio14.
Della prima fortificazione di Fucecchio, che dovrebbe coincidere con il vecchio castello del periodo Cadolingio, eretto intorno all’anno Mille, abbiamo notizie solo nel XII secolo, quando è detta “vecchia”.
Entro la fine del Duecento doveva essere stata poi conclusa la nuova cerchia delle mura, che racchiudeva l’area di più intensa urbanizzazione. Conosciamo anche le porte che si aprivano nella cortina difensiva: Porta domini Bernardi (successivamente Bernarda), Porta Raimonda, Porta della Valle e Porta Celli. Nel Trecento, poi, si aggiunsero anche Porta Nuova, Porta di Borghetto, Porta di Gattavaia e Porta del Serraglio15. A difesa delle porte principali furono costruite delle torri, di cui la Porta Bernarda, Porta di Borghetto e Porta della Valle erano sicuramente dotate. Oltre alle torri di guardia alle porte ve ne erano altre edificate lungo le cortine e indipendenti dalla cinta muraria.
Negli spazi immediatamente adiacenti alle mura esterne erano stati scavati dei fossati
collegati con canali di scolo che si gettavano nell’Arno, mentre all’interno erano stati lasciati alcuni spazi aperti.
Oltre a questi accorgimenti difensivi era stato anche costruito uno steccato in legno esterno alle mura, su un rialzamento artificiale del terreno. In materiale deperibile erano costruite anche le bertesche16.
Come materiale da costruzione per la fortificazione basso medievale fu usato il laterizio17. L’apparato difensivo subì numerose trasformazioni durante il Trecento, quando il conflitto tra guelfi e ghibellini trasformò il Valdarno in un campo di battaglia. Per migliorare le difese di
13
Malvolti, Vanni Desideri 1996, p. 4.
14 Malvolti 1996, p. 39. 15 Ibidem, p. 40. 16 Ibidem, p. 43. 17
Dalla metà del XIII secolo abbiamo anche testimonianze a Fucecchio di fornaci da laterizio che usavano l’argilla delle
11
Fucecchio furono abbattuti alcuni quartieri e si utilizzarono i mattoni prelevati dai centri ghibellini del territorio che erano stati distrutti, come Castrum Rapiti (1319)18.
Sotto la guida dei fiorentini fu costruita anche una nuova rocca che ancora oggi è visibile. Il fortilizio preesistente fu totalmente ristrutturato con nuove tecniche che garantivano la difesa e maggiori possibilità di resistenza all’assedio.
Nel circuito fortificato si entrava attraverso una prima porta aperta verso il paese, mentre un’altra consentiva il raccordo con la via che conduceva verso Firenze. La parte più bassa della cinta muraria era controllata da tre torri di modeste dimensioni che si innalzano ancora oggi sulla sommità della collina. All’interno dell’area fortificata erano presenti sei tettoie e alcune case, per la maggior parte costruite con materiale deperibile. Gli edifici più importanti erano due palazzi, uno dei quali definito “palazzo vecchio”, probabilmente già facente parte dall’antico cassero19.
La rocca era dotata anche di un ponte levatoio presso la torre maggiore e di un sistema di raccolta delle acque piovane costituito da docce addossate alle case che si immettevano nelle cisterne. Entrambe le torri di guardia erano coperte a tetto e gli spazi interni erano realizzati con volte murate e solai in legno; la torre di mezzo differiva dall’altra perché aveva al suo interno un vano indipendente e poteva essere dunque chiusa e isolata dal resto della fortificazione.
All’interno della rocca erano custodite le armi, gli attrezzi da lavoro e le riserve di cibo per resistere a un eventuale assedio20.
La tipologia abitativa più diffusa all’interno della fortificazione nel periodo cadolingio era la capanna con pareti in vegetali intrecciati ricoperti d’argilla e tetto in ardesia o canniccio, di cui sono state trovate tracce, databili al XII secolo, in uno scavo eseguito nel 1998 sul Poggio Salamartano21.
Al di fuori della rocca erano diffusi soprattutto insediamenti tipo ville, già attestati nell’alto Medioevo, non fortificati e di varie dimensioni. Si trattava di piccoli gruppi di case che, nel basso Medioevo, furono spesso dotati di una chiesa. I pochi rinvenimenti archeologici testimoniano per le abitazioni l’uso di materiali deperibili come legno, terra e argilla22. È poi da segnalare la presenza sul territorio di castelli e di case sparse23.
18
Malvolti, Vanni Desideri 1996, p. 45.
19 Malvolti 1982, p. 13. 20 Ibidem, p. 14. 21 Ibidem, p. 15. 22
Malvolti, Vanni Desideri 1981, p.77.
23
12
La presenza della via Francigena promosse poi la costruzione di ben dieci ospedali. A
Fucecchio il più importante fu quello che sorse accanto al monastero di S. Salvatore in Borgo Nuovo in prossimità dell’antico ponte di Bonfiglio, che poi fu trasferito, insieme al
monastero, sulla sommità del poggio Salamartano. Nel Trecento questo ospedale fu subordinato a quello più potente di Altopascio che ne assunse la gestione.
Nel XIII secolo a queste istituzioni si affiancarono i lebbrosari: a Fucecchio uno fu costruito in località Rosaia, dove già sorgeva un ospedale, mentre altri sorsero nei paesi vicini24. Il periodo di più intenso sviluppo dell’area urbana è il XIII secolo, quando gli abati di S. Salvatore iniziarono a vendere ai cittadini lotti di terreni edificabili, specialmente alle pendici orientali della collina del castello, dove infatti troviamo i nuovi borghi che nella
ristrutturazione delle mura del Trecento saranno inglobati nel secondo cerchio25.
Nel XIV secolo inoltrato il tessuto urbano si andò poi unificando, comprendendo anche i borghi sorti al di fuori della seconda cinta muraria, fino al ponte sull’Arno, cioè fino al Borgo Nuovo.
Oltre al castello di Fucecchio si andavano definendo anche alcuni abitati periferici, che facevano capo al comune e che definirono l’assetto del territorio circostante così come lo conosciamo oggi.
Nel basso Medioevo la zona collinare delle Cerbaie era coperta da boschi di querce e offriva possibilità di caccia, pascolo e riserve di legname26. Solo dal XII secolo abbiamo notizie dell’uso delle sue risorse boschive, che i documenti ricordano come “boschi demaniali della Curia imperiale” fino al XIII secolo, quando passarono nelle mani di signori laici. Vi si praticava per lo più il pascolo, concesso a tutti previo pagamento di un censo ai signori che vi esercitavano la giurisdizione. Con lo sviluppo del comune e l’incremento della pressione demografica, tra il XII e il XIV secolo, le colture e gli insediamenti umani si espansero anche in questa zona.
Nacquero così contese tra i comuni di Fucecchio, Santa Croce e Castelfranco per la
giurisdizione su questa area, fino a che nel 1368 si arrivò ad un accordo e a una spartizione della zona boschiva tra i tre comuni27.
A sud delle Cerbaie troviamo il castello di Massa Piscatoria (oggi Massarella), di cui abbiamo notizia dal 1093, quando il conte Uguccione dei Cadolingi vendette questo terreno
24
Malvolti 1980, p. 60.
25
Malvolti, Vanni Desideri 1996, p. 27.
26
Malvolti, Vanni Desideri 1981, p. 72.
27
13
all’abbazia di S. Salvatore mantenendone il diritto di dimora28. Nella seconda metà del Duecento l’insediamento risultava fortificato e diviso in due cellule contigue, un “castrum” e un “castrum vetus”, presso i quali, secondo gli estimi del tempo, si infittivano gli orti. Intorno al castello si trovavano i boschi e presso il fiume Usciana prati e terre paludose. Nella campagna circostante erano frequenti anche insediamenti rurali sparsi, le domus, per lo più associate a poderi. Nel 1309 l’insediamento di Massa Piscatoria passò sotto il comune di Fucecchio insieme ad altri comuni minori29.
Ancora più a sud, verso il castello di Fucecchio, troviamo il toponimo Ultrario (oggi Torre), che originariamente designava una villa dipendente dalla pieve di Cappiano, che
successivamente si trasformò in un castello con annesso un piccolo borgo. Qui la rete poderale era più diffusa e consolidata che a Massa Piscatoria, con il paesaggio rurale circostante caratterizzato da case isolate o raccolte in piccoli gruppi, quasi sempre sulle sommità collinari30.
Cappiano, invece, è attestato come sede di una pieve dal VII secolo. La sua crescita fu favorita dalla sua posizione, prossima alla via Francigena che qui superava l’Usciana con un ponte documentato già dall’ XI secolo. Alla fine del Duecento il toponimo Cappiano
identificava un castello, un borgo e la campagna circostante, ricca di poderi che avevano già una buona produzione. Probabilmente rimase sotto il controllo dei conti Cadolingi fino a quando questi detennero il potere, poi, passate ai signori locali, queste terre furono vendute al monastero di Fucecchio. Nella seconda metà del Duecento si ha notizia di un comune di Cappiano che però, nel 1281, fu inglobato in quello di Fucecchio, con il quale venne a
formare un unico comune insieme a Massa Piscatoria e Ultrario nel 1309. Grande importanza per la viabilità medievale aveva il ponte di Cappiano, che nel Trecento fu fortificato con una torre e munito di ponte levatoio e di una cateratta utilizzata oltre che per il deflusso delle acque nel Padule, anche per la pesca delle anguille31.
Massiccia e realizzata in un breve periodo fu la colonizzazione delle colline a nord- est di Fucecchio (Montellori, Volpaia e Valpinzana, fino ai confini con Cerreto Guidi) che fino ad allora erano dominate da un bosco comune32.
In questa zona nella seconda metà del Duecento vediamo comparire nei documenti alcuni castelli di proprietà di privati cittadini, piccoli insediamenti rurali sommariamente fortificati.
28 Malvolti 2005, p. 116. 29 Malvolti 1982, p. 6. 30 Ibidem, p. 10. 31 Malvolti 2005, p. 91. 32
14
Uno di questi è Castrum Rapiti, di proprietà di Rabito Liena, signore lucchese, distrutto dal comune di Fucecchio nel 1319.
Più complesso fu strutturare l’insediamento e realizzare la messa a coltura della pianura per la vicinanza dei fiumi Arno e Usciana e della zona paludosa. Sono infatti solo dei primi anni del Trecento i documenti che attestano una presenza incisiva di colture nell’area compresa tra Fucecchio, Santa Croce e Cappiano33.
Per quanto riguarda la viabilità, essa può essere divisa in viabilità terrestre e fluviale. In epoca romana la viabilità terrestre era costituita da alcune direttrici viarie principali che collegavano Roma con il nord Italia e una serie di strade locali minori per i traffici a breve distanza.
La viabilità maggiore era costituita dalla via Cassia, che attraversava la Val di Chiana e il Valdarno Inferiore, dalla via Aurelia che percorreva il litorale e collegava le città dell’interno con i porti e dalla via Quinzia che collegava Pisa e Firenze34.
Nel periodo medievale, in seguito alla conquista dei Longobardi, l’assetto del territorio subì molte modifiche e con esso anche la viabilità. Il cambiamento principale fu la nascita della via Francigena, il cui percorso ricalcava in parte l’itinerario della via Cassia e che venne a
33
Malvolti, Vanni Desideri 1981, p. 73.
34
Stopani 1996, p. 15.
Figura 6 Le vie romane in Toscana (http://it.wikipedia.org/wiki/Via_Cassia).
15
costituire l’asse principale delle comunicazioni longobarde e la principale via di pellegrinaggio verso Roma.
Proprio per Fucecchio passava la via Francigena che, partendo dalle Cerbaie, superava il maggior corso d’acqua toscano, l’Arno. Secondo documenti cartografici del 1600 l’importante via di pellegrinaggio passava proprio dal centro del borgo di Fucecchio, costeggiando il terreno su cui sorgeva il castello di Salamarzana e passando per le attuali piazza Vittorio Veneto e via Borgo Valori, per proseguire poi in direzione del ponte sull’Arno35.
Figura 7 Tratto della via Francigena nel Comune di Fucecchio.
Inoltre nel territorio di Fucecchio era presente anche un reticolo di vie minori organizzate in cinque direttrici: la strada per San Miniato che passava attraverso l’Arno, la strada per Santa
35
16
Croce, la strada per Lucca che attraversava l’Usciana, la strada per Pistoia e la strada per Firenze, per la maggior parte corrispondenti all’attuale viabilità36.
Figura 8 La via Francigena (http://www.laviafrancigena.net/).
Per quanto riguarda le vie fluviali l’Arno, sia in età romana che medievale, ha sempre rappresentato una fondamentale via d’accesso alle aree interne della Toscana, fornendo il collegamento con il mare.
Nella prima metà del I secolo a.C. la piana dell’Arno subì un profondo cambiamento con la centuriazione e l’assegnazione dei lotti di terreno ai veterani delle guerre civili: queste opere erano collegate al drastico riassetto del popolamento e del territorio, con opere di bonifica e di canalizzazione, la costruzione di strade e infrastrutture che rivoluzionarono lo schema
insediativo precedente. L’importanza dell’uso dell’Arno come veicolo di trasporto delle merci in questo periodo è testimoniato dai numerosi prodotti provenienti dal Mediterraneo che vengono importati nella valle37.
Nel periodo altomedievale la mole dei traffici diminuì, ma l’Arno rimase sempre
un’importante via di comunicazione che univa Firenze a Pisa, e quindi l’entroterra alla costa.
36
Malvolti, Vanni Desideri 1997, p. 18.
37
17
Anche il fiume Usciana acquistò importanza nel periodo medievale, assicurando i rapporti commerciali tra il Valdarno e la Valdinevole attraverso i numerosi porti posti sui canali del Padule.
Quindi, sintetizzando, per il periodo romano e tardoantico possediamo pochissime
informazioni e le ricerche effettuate sul territorio sono pressoché assenti. I pochi rinvenimenti documentati o provengono da ritrovamenti fortuiti di privati o sono emersi duranti lavori pubblici.
Alcune tracce della centuriazione augustea ci permettono di comprendere l’organizzazione del territorio in questo periodo storico, confermata dai rinvenimenti sulle colline delle frazioni di Torre e Ponte a Cappiano di ceramica romana.
Per quanto riguarda, invece, il periodo medievale abbiamo maggiori informazioni, date soprattutto dalle fonti scritte che solo raramente sono affiancate dai dati archeologici. Nei secoli centrali del medioevo il territorio risulta essere organizzato in castelli posti nei punti strategici del territorio: il castello di Fucecchio nelle vicinanze del fiume Arno e i castelli di Cappiano, Massa Piscatoria e Ultrario ubicati sulle colline sopra la piana del Padule.
Le informazioni che possediamo su questi insediamenti sono però superficiali e nessuna indagine archeologica è stata mai effettuata in corrispondenza dei siti in cui le fonti posizionano questi importanti insediamenti.
Nemmeno nel centro storico di Fucecchio sono mai state effettuate ricerche archeologiche (ad eccezione dello scavo del 1998 sul poggio Salamartano) e infatti non è possibile nemmeno ricostruire l’andamento della cinta muraria della città, così ben documentata dalle fonti. Alla luce di quanto emerso sarebbe quindi necessaria la pianificazione di indagini
archeologiche che vadano a completare e verificare le numerose informazioni che provengono dalle fonti scritte, sia nel centro storico di Fucecchio che nelle frazioni per capire meglio anche i rapporti che intercorrevano tra i diversi insediamenti.
1.2. IL TERRITORIO DI CERRETO GUIDI
Il territorio del Comune di Cerreto Guidi confina a nord con i comuni Lamporecchio,
a ovest con Fucecchio, a est con il comune di Vinci e ne comuni di Empoli e di San Miniato
circa 50
kmq. Il comune è compreso tra il fiume Arno a sud, il padule di Fucecchio a ovest e il Montalbano a
nord-est.
Figura 9 Carta IGM del comune di Cerreto Guidi
Il territorio di Cerreto Guidi non è mai stato studiato in maniera sistematica per i periodi che qui prendiamo in considerazione
sono stati Giovanni e Paolo Micheli che studiando gli statuti e le fonti hanno cercato di ricostruire le dinamiche che nel medioevo hanno interessato la zona. Le ricerche
archeologiche sono pressoché assenti in questo territorio, unica eccezione l’indagine del castello di Colle alla Pietra effettuata da Andrea Vanni Desideri e Alberto Malvolti. 1.2. IL TERRITORIO DI CERRETO GUIDI
Il territorio del Comune di Cerreto Guidi confina a nord con i comuni di Larciano e
, a est con il comune di Vinci e nella porzione meridionale
comuni di Empoli e di San Miniato, e si estende complessivamente su di una superficie di
Il comune è compreso tra il fiume Arno a sud, il padule di Fucecchio a ovest e il
Carta IGM del comune di Cerreto Guidi.
Il territorio di Cerreto Guidi non è mai stato studiato in maniera sistematica per i periodi che qui prendiamo in considerazione. Gli unici storici che si sono occupati di questo territorio
olo Micheli che studiando gli statuti e le fonti hanno cercato di ricostruire le dinamiche che nel medioevo hanno interessato la zona. Le ricerche
archeologiche sono pressoché assenti in questo territorio, unica eccezione l’indagine del lla Pietra effettuata da Andrea Vanni Desideri e Alberto Malvolti.
18
di Larciano e
lla porzione meridionale con i di una superficie di
Il comune è compreso tra il fiume Arno a sud, il padule di Fucecchio a ovest e il
Il territorio di Cerreto Guidi non è mai stato studiato in maniera sistematica per i periodi che . Gli unici storici che si sono occupati di questo territorio olo Micheli che studiando gli statuti e le fonti hanno cercato di ricostruire le dinamiche che nel medioevo hanno interessato la zona. Le ricerche
archeologiche sono pressoché assenti in questo territorio, unica eccezione l’indagine del lla Pietra effettuata da Andrea Vanni Desideri e Alberto Malvolti.
19
1.2.1 Caratteri geomorfologici e litologici
Dal punto di vista morfologico si tratta di un paesaggio collinare con andamento
relativamente omogeneo, anche se è possibile suddividere il territorio in due settori principali. La prima zona è quella centrale, caratterizzata dal tipico ambiente collinare a rilievi dolci, con quote che raggiungono circa i 125 m s.l.m. sul colle su cui è costruito il centro storico del capoluogo di Cerreto Guidi. L’altra zona è divisa in due settori, rispettivamente la zona sud e la zona nord-occidentale, caratterizzate da terreni pianeggianti in corrispondenza dei corsi d’acqua maggiori, con quote che non superano i 50 m s.l.m., attestandosi mediamente su 20-30 m s.l.m. .
Tale sistema collinare degrada, pertanto, verso i fondovalle del fiume Arno a sud e del torrente
Vincio e del canale Maestro, quest’ultimo che delimita il confine con il Padule di Fucecchio all’estremità occidentale del territorio comunale.
Questi corsi d'acqua segnano inoltre il limite amministrativo con i comuni di San Miniato e Empoli
sul lato meridionale e con il Comune di Fucecchio sul lato occidentale. Il confine sud-orientale con
il Comune di Vinci è invece definito dal corso del Torrente Streda, affluente di destra del fiume
Arno. Gli altri corsi d’acqua che interessano il territorio comunale sono tutti caratterizzati da un regime torrentizio e presentano notevoli portate durante la stagione piovosa e in occasione di intense precipitazioni, mentre durante la stagione estiva si riducono notevolmente fino a mostrare
in taluni casi condizioni di completa assenza d'acqua.
Tra i principali citiamo il torrente Vincio, che scorre da oriente verso occidente e taglia il settore
centro-settentrionale del territorio comunale, andando a immettersi a sud-ovest della località Ponte
di Masino nel canale Maestro che scorre nel settore occidentale con direzione nord-sud38. I terreni rilevati nell'area del Comune di Cerreto Guidi sono ascrivibili alle seguenti unità geolitologiche:
38
20
LEGENDA
Depositi sabbiosi di origine fluvio- lacustre o marina, con
intercalazioni
di sabbie, ghiaie e altri materiali
Depositi alluvionali recenti e attuali,
depositi di colmata, depositi palustri,
terreni torbosi
Depositi argillosi di origine fluvio- Lacustre o marina, con
intercalazioni di
Sabbie, ghiaie e altri elementi
Depositi marini pliocenici
Gran parte del territorio comunale di Cerreto Guidi, dall’Arno al Vincio, è costituito da sedimenti marini pliocenici di ambiente lagunare, con caratteristiche prevalentemente
argillose e ricche di fossili. La struttura argillosa influenza in maniera determinante le forme dei rilievi, la formazione del reticolo idrografico e si riflette inoltre negli usi del suolo e nelle pratiche agrarie39.
La serie dei terreni pliocenici presenta caratteri di tipo trasgressivo, passando dal basso verso l'alto da depositi a granulometria grossolana a depositi a granulometria più fine. Tale
successione può corrispondere a una trasgressione marina, per cui i depositi basali grossolani si sono sedimentati in ambiente continentale, mentre quelli sommitali più fini in ambiente marino sempre più profondo.
I depositi sono formati da sabbie e argille salmastre. Le intercalazioni sabbiose possono variare da sabbia pulita, a sabbia con i ciottoli, a sabbia argillosa; anche lateralmente all’interno dello stesso banco, non di rado, sono associati livelli conglomeratici a elementi calcarei, radiolariti ed arenarie. Alla sommità della formazione è talora presente un banco
39
Lazzeri 1991, p. 117.
21
sabbioso caratterizzato da concrezioni ematitiche, sovrastato da un livello di argille sabbiose. E’ su questi depositi che nasce il centro storico stesso di Cerreto Guidi.
Depositi fluviali e lacustri pleistocenici
Tra il Vincio e Stabbia prevalgono i depositi lacustri villafranchiani sabbioso-argillosi, con rilievi meno incisi e morfologia più addolcita, fino a sfumare nella palude di Fucecchio40. La successione della deposizione, dal basso verso l'alto, prevede un passaggio da depositi a granulometria più fine quali argille e argille sabbiose con lenti di sabbie, fino ad arrivare a ciottoli poco cementati intercalati da letti sabbiosi.
Questi depositi possono essere suddivisi in due raggruppamenti: - depositi fluviali e lacustri del Bacino di Lucca – Montecarlo – Vinci; - depositi fluviali di Colle Alberti.
Depositi pluviali palustri
I depositi alluvionali antichi di età Pleistocene medio-Olocene superiore, costituiscono i settori di raccordo tra i versanti e l’attuale piana alluvionale e localmente sono terrazzati. Si tratta generalmente di depositi sabbiosi e limoso- sabbiosi, con rari livelli di ghiaie di
composizione generalmente poligenica. I depositi alluvionali attuali e recenti, olocenici, sono ristretti alla zona dell'alveo del fiume Arno e del torrente Vincio e alle fasce adiacenti ai corsi d'acqua gerarchicamente inferiori. Si tratta di ghiaie, sabbie e limi di composizione
generalmente poligenica. Nell'alveo, oltre alle argille limose e sabbiose, sono visibili anche depositi più grossolani costituiti da sabbie e conglomerati. Nella fascia più interna, invece, i depositi sono prevalentemente argillosi e limosi e testimoniano le esondazioni dell'Arno, sia in tempi storici che recenti.
Per quanto riguarda i terreni di copertura recenti è stato possibile distinguere i depostiti detritici dai depositi correlabili a fenomeni gravitativi franosi e dai depositi di conoide alluvionale41. 40 Lazzeri 1991, p. 117. 41 De Lucia 2010.
22
1.2.2 Uso del suolo
Cerreto Guidi e gli altri centri minori sono tutti sviluppati lungo i crinali dei rilievi con
caratteristica morfologia a stella42, proprio per sfruttare i terreni stabili ed evitare le sottostanti pendici insicure.
Il centro storico del paese è situato su un rilievo a circa 100 m s. l. m. e domina tutta la piana circostante. I crinali intorno al rilievo sono terrazzati e sfruttati al meglio per l’agricoltura, in particolar modo per vigneti e sistemi colturali complessi. Sono adibiti alle colture estensive i terreni pianeggianti e sabbiosi che si trovano in prossimità della zona palustre di Fucecchio e quelli nelle vicinanze del fiume Arno in corrispondenza delle frazioni di Bassa e Pieve a Ripoli.
LEGENDA
Sistemi colturali e particellari complessi
Colture estensive
Prati stabili ( foraggere permanenti)
Aree prevalentemente occupate da colture agrarie con presenza di spazi
naturali importanti
Aree ricreative e sportive Zone residenziali a tessuto continuo
Zone residenziali a tessuto discontinuo
Vigneti
Oltre al centro storico del comune di Cerreto Guidi le altre aree urbane sono quelle di Stabbia e Lazzeretto situate a nord-ovest del territorio comunale, Bassa e Pieve a Ripoli che sorgono nella porzione sud del comune, in prossimità del fiume Arno. La zona a sud-ovest del
42
Ovvero un rilievo morfologicamente non lineare ma articolato in più direzioni, in modo da formare una stella.
23
territorio comunale, che confina con Fucecchio, è invece caratterizzata da terreni adibiti a foraggere stabili con la presenza di spazi naturali importanti.
Particolarità del comune di Cerreto Guidi è la diffusa presenza umana nelle campagne, mentre la percentuale degli abitanti nei centri è la più bassa di tutta la provincia di Firenze,
testimonianza, certo, della vocazione dei luoghi, ma anche della volontà di Cosimo I dei Medici che fece costruire la villa anche come centro amministrativo all’interno di una struttura economica basata principalmente sull’agricoltura43.
1.2.3 La storia
Le notizie che si hanno di Cerreto Guidi per il periodo romano non sono molte e si riferiscono perlopiù all’opera di centuriazione del territorio. Infatti, in seguito alla battaglia di Filippi del 42 a.C., iniziarono le grandi confische territoriali per l’acquisizione di terreni coltivabili da cedere in piccoli poderi ai veterani delle legioni che avevano compiuto un servizio militare onorevole. L’antica Etruria venne così sottoposta a importanti deduzioni dell’agro e i territori vennero requisiti e rilevati dagli agrimensori dell’esercito romano.
L’attuale territorio amministrativo del comune di Cerreto Guidi era incluso in una deduzione coloniale di media grandezza, di cui non si conosce il nome, facente parte dei territori
dell’agro lucchese44. Le centurie si estendevano su un paesaggio ritmato da modesti rilievi collinari e valli laterali molto fertili.
Tracce della centuriazione ci restano in alcuni toponimi come Cintolese (derivato da Centuria) nel comune di Monsummano Terme e Colonica (derivato da Colonia), proprio nel comune di Cerreto.
Inoltre nella frazione di Ponte Masino (Stabbia) sono stati rilevati i lati di una centuria incompleta, il cui modulo lineare di un lato, ricalcato dalla via Francesca, ha permesso di riconoscere ed elaborare il reticolo del sistema centuriato. Infatti il rettilineo stradale che percorre il vecchio abitato del Ponte di Masino corrisponde esattamente al lato di una centuria quadrata classica, della lunghezza di 706 ml. Inoltre sono stati rinvenuti reperti ceramici attribuibili all’età imperiale nei siti di Casa Belriposo e Poggio Tondo, entrambi situati nelle vicinanze di Stabbia.
Per quanto riguarda il periodo medievale gli studi su Cerreto Guidi sono molto esigui, anche a causa della documentazione che è assai scarsa e frammentaria. Le testimonianze iniziano per
43
Viviani, Poggiali 1991, p. 113.
44
24
questo territorio in epoca carolingia quando, in un documento del 780 d.C., compare per la prima volta la denominazione di Cerreto in Greti, diventato poi Cerreto Guidi in seguito all’affermazione in questa zona dei conti Guidi, che nel 1079 istituirono un feudo che oltre al territorio di Cerreto comprendeva anche quelli di Vinci e Empoli. La dominazione perdurò fino al 1085, quando il loro potere, ormai divenuto formale, venne gradualmente sostituito da quello della Repubblica Fiorentina. I conti Guidi si presume siano stati i promotori della costruzione del primo castello di Cerreto tra X e XI secolo45. Sono pochi i documenti che ci aiutano a comprendere lo sviluppo del territorio in questo periodo; dagli estimi del 1260 si può comprendere, però, l’importanza e l’autonomia politica raggiunta dal territorio, come attestano le rilevanti quote delle decime della diocesi di Lucca alla quale Cerreto appartiene fino al 1622:
- la Pieve di S. Pietro in Cerreto segnata per libbre 400; - S. Maria Assunta a Gonfienti segnata per libbre 40; - S. Quirico a Musignano segnata per libbre 300; - S. Lorenzo a Linari per libbre 77;
- S. Martino a Petriolo per libbre 60;
- la pieve di S. Leonardo a Ripoli per libbre 180; - S. Jacopo di Campo Strego per libbre 70.
Dagli estimi si ricava che seconda per importanza economica, dopo la chiesa plebana, era quella di Musignano, presso l’attuale Stabbia, certamente favorita dal trovarsi in prossimità dei guadi sull’Arno come pure del nodo viario tra Empoli, S. Miniato e Fucecchio.
Il territorio di Cerreto Guidi, per la sua posizione privilegiata rispetto alle vie di
comunicazione, divenne durante la prima metà del XIV secolo teatro di eventi importanti, iniziati nel 1315 con la ribellione alla Repubblica di Firenze, capitanata da Baldinuccio Adimari.
Il paese si schierò con i ghibellini di Uguccione della Faggiola, che aveva appena sconfitto i guelfi di Firenze a Montecatini.
La ribellione fu sedata due anni dopo e furono fatte concessioni all’Adimari, la cui famiglia esercitò a lungo una funzione di predominio nella zona.
45
25
Dopo molte scorrerie e devastazioni nel 1336 la città fu rafforzata da una nuova cinta muraria che segnò l’inizio della riorganizzazione della città ad opera della Repubblica di Firenze. Nel Quattrocento, con il dominio fiorentino, si aprì un periodo di maggiore stabilità politica ed economica, che portò la comunità a dotarsi nel 1412 di un Liber deliberationum, cioè di Statuti che regolassero e consentissero il normale svolgimento della vita quotidiana, soprattutto per quanto riguardava i traffici e i commerci.
Il Cinquecento, infine, è un anno di svolta per Cerreto, l’anno in cui il comune legherà il proprio nome a quello dei Medici, che ne condizioneranno fortemente lo sviluppo negli anni a venire46.
1.2.4 L’assetto insediativo e la viabilità antica
Oltre alle tracce della centuriazione non abbiamo altre prove materiali o fonti che ci aiutino a ricostruire l’assetto insediativo del territorio di Cerreto nel periodo romano.
Non è nemmeno possibile, allo stato attuale delle conoscenze, delineare lo sviluppo urbanistico medievale dell’abitato di Cerreto Guidi, probabilmente raccolto attorno al castellare sul quale sorgerà la pieve di S. Leonardo e la villa medicea.
Possiamo solo formulare delle ipotesi sugli effetti che ebbe sull’insediamento locale la nascita del castello di Cerreto Guidi, quasi sicuramente sorto per iniziativa dei conti Guidi tra X e XI
46
Siemoni 1991, pp. 13-15.
Figura 12 Cerreto Guidi, pianta del centro storico tratta dal Catasto Leopoldino
26
secolo. In genere si può dire, sulla base di altre situazioni meglio conosciute, che questa prima fase di incastellamento non produsse, almeno a breve, conseguenze di grandi rilievo. I castelli tra X e XI secolo erano, infatti, modeste costruzioni, dimore fortificate, spesso semplici recinti che svolgevano la funzione di rifugio per uomini e animali47. Tuttavia un documento del secondo decennio del XII secolo ricorda il castello di Cerreto con i suoi borghi (castellum de Cerreto et burgis eius), ossia un insediamento già abbastanza articolato, formato da un nucleo fortificato con appendici esterne non ancora difese da mura, ma evidentemente cresciute con una certa rapidità dopo l’incastellamento48.
Dai pochi documenti relativi alla costruzione delle nuove mura nel 1336 emerge l’esistenza di una cerchia muraria precedente che, come conferma la più tarda pianta dei Capitani di Parte Guelfa a fine 1500, aveva un perimetro tondeggiante con quattro porte in direzione dei punti cardinali. Presso l’attuale via Roma c’era la Porta Fiorentina, demolita nel 1648; la Porta della Croce di Pilato (o Porta del Palagio) era localizzata presso il palazzo podestarile ed è tutt’ora superstite; la Porta al Borgo (o Porta Padulana) conduceva al padule lungo l’attuale via Guidi e fu demolita nel 1830. 47 Malvolti 2005b, pp. 37-58. 48 Ibidem, p. 57.
Figura 13 Piante dei popoli, Tomo 121, II, Cerreto Guidi nel XVI
secolo, pianta con le indicazioni viarie dove si nota il
tracciato circolare delle antiche mura ( tratto da Siemoni 1991, p. 14).
27
Infine la Porta del Chiasso Barlocco era già stata demolita a fine Cinquecento. La viabilità interna alle mura era sottolineata dalle attuali vie Libertà e Saccenti, dette Borgo di Sopra e Borgo di Mezzo49. Nel territorio circostante al nucleo principale del castello di Cerreto sorgevano altri castelli, anch’essi di proprietà dei Conti Guidi, che tra il 1254 e il 1273, furono ceduti a Firenze insieme al castello principale di Cerreto.
Si tratta dei castelli di Colle alla Pietra, Musignano e Collegonzi 50.
Figura 14 I castelli e le pievi nel territorio di Cerreto Guidi (Malvolti 2005b, p. 35). 49 Siemoni 1991, p. 14. 50 Micheli 2003, p. 11.
28
Del castello di Collegonzi non abbiamo notizie certe, conosciamo solo la sua ubicazione vicino all’attuale confine del comune con Vinci.
Il castello di Musignano è localizzabile su un’altura nelle immediate vicinanze di Stabbia. Il toponimo è attestato fin dal 780 in un documento pisano, ma il primo riferimento certo al castello è del 1073. A questa data infatti risale il documento con il quale Inghinilda, vedova di Umberto, trovandosi nel castello “de Musignano” donava alla cattedrale di Lucca la sua quota della Chiesa intitolata a S. Stefano e S. Margherita nel luogo detto Franconi (toponimo che si riferisce ad una villa dipendente dalla pieve di Cerreto). Il castello, situato in posizione dominante e in prossimità della via che congiungeva il Valdarno a Pistoia, faceva parte del sistema di fortificazioni controllato dai conti Cadolingi, poiché nel 1114 esso era incluso nei beni che gli esecutori testamentari del conte Ugolino cedettero al Vescovo di Lucca.
Musignano poi passò stabilmente ai Guidi, tanto che nel XIII secolo la locale chiesa dedicata a S. Quirico appare sotto il dominio della casata comitale.
La chiesa di Musignano è localizzabile su un poggio prossimo al sito del castello, dove tutt’ora esiste una cappella dedicata a S. Quirico e S. Giuditta, segnalata nella cartografia ottocentesca come “La Canonica”.
Sempre nel quadro dei conflitti apertisi intorno all’eredità dei Cadolingi viene menzionato per la prima volta il castello di Collis Petre, detto anche Colle alla Pietra. Qui, nel 1114, il conte Guido Guerra insieme alla consorte Imilia stipularono un atto a cui ne fecero seguito altri che avrebbero dovuto sancire l’alleanza con la ricca abbazia di S. Salvatore di Fucecchio e, contemporaneamente, con l’Episcopato lucchese, allo scopo di consolidare la propria
posizione nell’area compresa tra il Valdarno, Greti e le alture delle Cerbaie. Il castello risulta già abbandonato nel XIII secolo (nelle fonti viene già detto “castellare” che indica un castello in disuso) e si pensa fosse ubicato sulle alture di Ripoli.
Come quest’ultimo anche il castello di Musignano venne abbandonato alla fine del 1200 e Cerreto divenne il centro dominante che, in età moderna, assorbì gli altri distretti castellani. Il resto della popolazione era organizzato in ville, cioè un insediamento aperto, sparso o accentrato, spesso di dimensioni modeste che a partire dal 1000 caratterizzava il paesaggio di molte aree italiane. Dalla pieve di Cerreto dipendevano ben 21 ville, molte della quali
rintracciabili attraverso la toponomastica moderna.
Agli inizi del 1300 Cerreto fu poi soggetto a un secondo incastellamento, testimoniato dalla costruzione della nuova cinta muraria nel 1336, attraverso la quale assunse la fisionomia e la forma destinata ad essere tramandata fino ad oggi. La nuova fortificazione si rese necessaria in un periodo di conflitti e insicurezze che si vennero a creare nel Valdarno, come dimostrano
29
gli analoghi provvedimenti presi dai centri vicini e sempre promossi da Firenze. Infatti, le notizie relative a nuove fortificazioni sono in questi anni molto numerose, come ad esempio la costruzione della rocca di Fucecchio nel 1323, i rifacimenti delle mura a Empoli, Pontorme e Montelupo in quello stesso 1336. La sicurezza e la pacificazione del territorio erano i fattori su cui facevano leva le autorità fiorentine per imporre la fortificazione di aree considerate a rischio nell’ambito di un contado non ancora del tutto assoggettato. Della seconda cerchia muraria costruita a Cerreto sappiamo che doveva estendersi per un perimetro di circa 767 m con un’altezza di circa 15 m.
Nel perimetro delle nuove mura si ergevano otto torri. La tecnica costruttiva impiegata prevedeva l’uso di laterizi e pietre per i primi 2 m fuori dalle fondamenta e per la parte superiore, mentre per il
tratto intermedio furono verosimilmente usati mattoni crudi o pisé (terra bagnata e pressata in casseforme).
Dal registro delle chiese della diocesi di Lucca del 1260 possiamo ricostruire anche il reticolo delle pievi e delle chiese parrocchiali diffuse sul territorio. Oltre alla pieve di S. Pietro in Cerreto che è la più importante, come si nota dagli estimi del periodo, vi era un’altra pieve: quella di S. Giovanni Battista e S. Pietro a Ripoli, documentata fin dal X secolo e localizzata in un luogo di importanza strategica. Nel 922 l’edificio religioso risulta distrutto e, secondo i documenti, ricostruito nel 1260 e intitolato a S. Leonardo.
Gli estimi del 1260 segnalano anche molte altre chiese nel territorio di Cerreto Guidi, che però non avevano il titolo di pieve. Tra le più grandi vi erano quella di S. Maria di Gonfienti (oggi Bassa), la pieve di S. Bartolomeo a Gavena, ricostruita nel XVIII secolo in una zona più alta e sicura in seguito ad un’inondazione e la chiesa di S. Quirico a Musignano51.
La viabilità antica dell’area di Cerreto Guidi era molto simile a quella sopra citata per Fucecchio. Le vie d’acqua quali l’Arno e il Vincio erano le “autostrade” principali su cui viaggiavano velocemente uomini e merci, dal periodo romano a quello medievale.
51
30 Figura 15 In giallo la viabilità minore di Cerreto Guidi che si immette nella via Francigena (in verde).
Le vie di comunicazioni terrestri principali per il periodo romano erano, anche per Cerreto, la via Cassia, l’Aurelia e la Quinzia, collegate al territorio comunale attraverso una rete di vie minori.
Per quanto riguarda il Medioevo la via principale era la Francigena, anche se non attraversava direttamente il suo territorio comunale. Il collegamento ad essa era infatti garantito da vie minori che ricalcavano più o meno la viabilità moderna e che si immettevano nella grande arteria nel Comune di Fucecchio.
Sintetizzando, per quanto riguarda il periodo romano, possediamo informazioni dalle fonti scritte e dalla toponomastica, che ci aiutano a comprendere la centuriazione del territorio, ma mai è stata effettuata nessuna indagine archeologica che possa confermare o ampliare le conoscenze.
Anche per il medioevo gli studi sono esigui, soprattutto a causa della documentazione scritta che è assai scarsa e frammentaria. Le poche informazioni che ci sono giunte riguardano i secoli centrali del medioevo, quando vengono costruiti i castelli di Cerreto, Musignano, Colle
31
alla Pietra e Collegonzi. Le indagini archeologiche sono pressoché assenti nel territorio, da segnalare solo alcuni rinvenimenti nelle vicinanze del sito del castello di Colle alla Pietra. Alla luce di quanto emerso appare necessario approfondire la storia romana e medievale di Cerreto Guidi, tralasciata in favore degli studi sul periodo rinascimentale che qui ha lasciato molte testimonianze (prima tra tutti la Villa Medicea).
Sarebbe importante anche la pianificazione di indagini archeologiche nel territorio, che potrebbero colmare i vuoti delle fonti scritte.