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1.2 Specie del Mediterraneo

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1.2 Specie del Mediterraneo

Sono conosciute 80 specie di cetacei, di cui 21 sono state avvistate nel Mar Mediterraneo (fig. 4). Essendo rinvenibili in tutti gli oceani del globo, e in particolare nella fascia climatica temperata, queste specie non possono essere ritenute endemiche del Mediterraneo bensì cosmopolite. Si può ritenere addirittura che questa cetofauna sia di derivazione nord-atlantica, per ripopolamento nel tardo Miocene del Mediterraneo dopo la crisi Messiniana.

Studi genetici e biomolecolari dimostrerebbero però che alcune popolazioni, divise fisicamente dallo Stretto di Gibilterra da quelle atlantiche sono da considerarsi separate, distinte e stanziali come ad esempio la Balenottera comune (Balenoptera physalus) (Notarbartolo di Sciara et al., 2003).

Di queste 21 specie solo 8 sono regolari, cioè presenti nel bacino con popolazioni stabili:

 Balenottera comune (Balaenoptera physalus),

 Capodoglio (Physeter catodon),

 Zifio (Ziphius cavirostris),

 Globicefalo (Globicephala melas),

 Grampo (Grampus griseus),

 Tursiope (Tursiops truncatus),

 Stenella striata ( Stenella coeruleoalba),

 Delfino comune (Delphinus delphis).

Le specie invece considerate occasionali sono quattro:

 Balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata),

 Orca (Orcinus orca),

 Pseudorca (Pseudorca crassidens)

 Steno (Steno bredanensis).

Infine possiamo rinvenire 9 specie accidentali:

 Balena franca boreale (Eubalena glacialis),

 Balenottera boreale (Balenoptera borealis),

 Megattera (Megaptera novaengliae),

 Cogia di Owen (Kogia simus),

 Mesoplodonte di Blainville (Mesoplodon densirostris),

 Mesoplodonte di Sowerby (Mesoplodon bidens),

 Iperodonte boreale (Hyperodon ampullatus),

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 Focena comune (Phocoena phocoena) (Notarbartolo di Sciara, 2002).

Le otto specie di Cetacei regolari nel Mediterraneo, dal punto di vista delle loro preferenze di habitat, possono essere suddivise in tre gruppi principali: pelagiche (a profondità medie superiori ai 2000 m), di scarpata profonda (tra i 1000 e 1500 m), e nefritiche o costiere (a profondità inferiori ai 500 m). Al gruppo delle specie pelagiche appartiene la Balenottera comune, lo Zifio, il Globicefalo, e la Stenella striata. Capodoglio e Grampo preferiscono invece mantenersi nella zona esterna della scarpata continentale. Al terzo gruppo infine appartengono il Delfino comune e il Tursiope.

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Fig. 4: Specie presenti nel Mar Mediterraneo.

1.2.1 Stenella striata - Stenella coeruleoalba (Meyen, 1833)

Fa parte dell’Ordine Cetacea, Sottordine Odontoceti, Famiglia Delphinidae, Genere Stenella (Grey, 1846).

Il nome è un diminutivo del già esistente Steno del quale era in origine un sottogenere; e Coeruleoalba dal latino coeruleus (azzurro) e albus (bianco). L’aggettivo striata è dovuto alle tipiche striature dei fianchi (fig. 5).

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E’ un delfino di mole piccola, lungo circa 2 metri e di peso compreso tra 80 e 120 kg in cui possiamo riscontrare un leggero dimorfismo sessuale rappresentato dalle dimensioni maggiori del maschio rispetto alla femmina.

Il neonato, nato prevalentemente a fine estate inizio autunno dopo una gestazione di 12-13 mesi, misura poco meno di 1 metro e pesa circa 11 kg. Viene svezzato circa 18 mesi dopo la nascita e la maturità sessuale viene raggiunta a 9 anni di età sia per i maschi che per le femmine.

Il periodo interparto varia tra 1.5 e 3 anni.

L’aspettativa di vita è di almeno 30 anni con punte fino a 57 anni.

L’aspetto è slanciato e affusolato, con il capo più arrotondato e il rostro meno allungato rispetto al Delfino comune.

Il melone è ben distinto, con convessità intermedia tra quella particolarmente prominente del Tursiope e quella più modesta del Delfino comune.

La pinna dorsale è triangolare con una leggera falciatura e di medie dimensioni, Le pinne pettorali sono invece piccole, sottili e leggermente incurvate.

Coda e peduncolo caudale sono sottili e slanciati.

La livrea è costituita da tre zone longitudinali ben distinte: la zona dorsale è di colore grigio-azzurro scuro; la zona dei fianchi grigio chiaro, mentre la zona del ventre è bianca. La zona dorsale è costituita nella regione del capo e del torace da una gualdrappa ben delimitata che procede verso la coda assottigliandosi oltre la pinna dorsale, per sfumare nel grigio del peduncolo. La zona dei fianchi è delimitata verso l’alto da una gualdrappa scura, e verso il basso da una sottile linea scura, che decorre dall’occhio verso la coda per terminare allargandosi nella regione genitale; col campo grigio posteriormente alla regione genitale. Al disotto di questa linea longitudinale inizia il campo bianco del petto e del ventre. Un’ altra colorazione caratteristica della Stenella striata è la fiamma bianca o grigia che si diparte dalla regione toracica all’indietro e verso l’alto, in direzione della base della pinna dorsale, intrudendo così nel mezzo del campo scuro del dorso. Una linea scura secondaria più piccola e più corta decorre dall’occhio in direzione caudale, al di sopra dell’attacco della pettorale dove termina. Infine, sempre dall’occhio, si genera una terza linea, particolarmente marcata, che va a congiungersi con il campo scuro della pinna pettorale. Sia la pettorale che la coda hanno colorazione grigia scura su entrambe le facce. Esiste ovviamente una variabilità individuale all’interno della specie, anche se lo schema generale della colorazione è sempre rispettato.

I denti sono di piccole dimensioni, in numero di 40-50 per emimascella, di forma conica, con la punta leggermente ricurva all’interno, con un diametro massimo a livello della gengiva di 3 mm. L’alimentazione è varia, comprendendo nella dieta Cefalopodi, Pesci ossei e Crostacei macroplanctonici.

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La Stenella striata è un cetaceo gregario che vive in genere in gruppi di 10-40 esemplari in acque tipicamente pelagiche. I piccoli restano nel gruppo di nascita fino a due anni per poi andare a unirsi a un gruppo di giovani. Il ritorno al gruppo degli adulti avviene dopo il raggiungimento della maturità sessuale.

La produzione acustica della Stenella striata non è facilmente distinguibile da quella del Delfino comune. I fischi modulati hanno in genere frequenza piuttosto alta, fino a 24 kHz, e pertanto spesso al limite superiore del nostro udito (Notarbartolo di Sciara, 2002).

Fig. 5: Stenella striata.

1.2.2 Delfino comune – Delphinus delphis (Linnaeus, 1758)

Fa parte dell’Ordine Cetacea, Sottordine Odontoceti, Famiglia Delphinidae, Genere Delphinus (Linnaeus, 1758).

E’ un delfino di piccola mole, con corporatura estremamente slanciata, lungo circa 2 metri, dal peso in genere inferiore a 100 kg. C’è dimorfismo sessuale presentandosi il maschio di dimensioni maggiori della femmina. Alla nascita, che avviene prevalentemente in estate dopo 10-11 mesi di gestazione, il piccolo misura 80-90 cm. Resta in stretto contatto con la madre fino allo svezzamento, intorno ai 19 mesi. La maturità sessuale viene raggiunta tra i 6 e 7 anni per le femmine e tra 5 e 12 anni per i maschi. Il periodo interparto è di 16-28 mesi.

La longevità è di circa 20 anni.

Il profilo del capo è allungato con melone ben distinto ma di modesta entità e il rostro più allungato e sottile della Stenella striata.

Le pinne pettorali sono piccole, appuntite, leggermente incurvate e sottili come il peduncolo caudale.

La colorazione è caratteristica, con dorso da grigio scuro a nero; fianco “a clessidra”, con zona toracica color senape separata dal peduncolo (di colore grigio) da un prolungamento a cuneo della

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colorazione scura del dorso che scende verso il basso, e ventre bianco. Ogni zona del corpo è delimitata dalle altre da precise linee di demarcazione: la gualdrappa scura del capo e del dorso si allarga verso il basso proprio sotto la pinna dorsale, dove si incrocia con l’intrusione bianca del ventre, che si spinge indietro verso l’alto; questo incontro tra i due campi crea un cuneo nero, diretto verso il basso sotto la dorsale, che da una colorazione del fianco a clessidra. Anche la colorazione del capo presenta contrasti: il melone è scuro come il dorso; immediatamente sotto il colore crema del torace si spinge in avanti, oltre la regione dell’occhio (che è cerchiato di nero e congiunto da una linea nera con l’angolo della bocca), in una chiara linea sottile sotto al melone. Le mascelle sono scure, ma spesso due sottili strisce chiare decorrono appaiate longitudinalmente sulla parte superiore del rostro; l’apice del rostro è spesso bianco. Da metà della mandibola si diparte una sottile linea nera che va a fondersi con il nero della pinna pettorale. Dall’angolo della bocca, invece, si diparte sovente una sottile linea grigiastra che decorre lungo il campo bianco del petto verso il ventre; qui, incontrando il margine inferiore della gualdrappa, si ingrossa in una spessa linea nera che termina nella regione genitale. Tutte le pinne sono scure su entrambe le facce ad eccezione della pinna dorsale che presenta spesso una vasta sfumatura chiara e triangolare nel centro (fig. 6).

Sono presenti da 40 a 65 piccoli denti conici di 2,5 mm di diametro a livello della gengiva per emimascella con i quali si nutre di una dieta molto varia comprendente acciughe, sardine, aringhe, Madidi e Mictofidi, Cefalopodi come seppie, sepiole e calamari.

Abita sia le acque pelagiche che costiere preferendo acque tropicali e temperato-calde, ma in estate lo si può ritrovare anche in acque fredde subpolari.

E’ un animale gregario che vive in gruppi di 12-24 individui coi quali comunica sia con clicks di biosonar sia con fischi a modulazione di frequenza compresi tra 8 e 20 kHz (Notarbartolo di Sciara, 2002).

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Fig. 6: Delfino comune.

1.2.3 Capodoglio – Physeter catodon (Linnaeus, 1758)

Fa parte dell’Ordine Cetacea, Sottordine Odontoceti, Famiglia Physeteridae, Genere Physeter (Linnaeus, 1758).

Il nome deriva dal greco physao, soffiare, e cata (basso) + odon (dente) per indicare la presenza di denti solo nella mandibola. Il nome comune Capodoglio è relativo alla grande quantità di spermaceti, sostanza grassa, contenuta in uno speciale organo del capo alloggiato nel bacino sopracraniale della quale ancora non si conosce la funzione, anche se sembra sia imputata all’amplificazione dei suoni nelle fasi di eco-localizzazione. E’ stato ipotizzato che serva come lente acustica per collimare i suoni prodotti, oppure da organo per controllare la galleggiabilità, o infine come ausilio all’apparato circolatorio, per assorbire l’eccesso di azoto nel corso delle prolungate apnee.

E’ un Odontoceto di grande mole, potendo raggiungere i maschi fino a 18 m, e un peso di oltre 50 t; le femmine sono di dimensioni ben più ridotte con 12,5 m di lunghezza e 24 t di peso. Il neonato, nato in primavera-estate dopo una gestazione di 14-15 mesi, misura 4 m e pesa dai 500 agli 800 kg. La maturità sessuale viene raggiunta tra 7 e 13 anni per le femmine e tre 18 e 19 anni per i maschi. La durata media della vita è di circa 70 anni.

Il capo da solo costituisce ¼-1/3 dell’intera lunghezza dell’animale, è squadrato e compresso lateralmente, con un solco longitudinale lungo ciascun lato che ne restringe la sezione nel mezzo. Lo sfiatatoio è di forma sigmoide, posto all’estremità anteriore del rostro sulla sinistra.

La mandibola è lunga e sottile, con apice arretrato rispetto all’estremità anteriore del rostro e posta sotto al capo in modo che quando è chiusa si incastri perfettamente in un recesso sotto la testa,

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diventando invisibile. Presenta da 20 a 26 paia di denti situati nella mandibola degli esemplari adulti.

Nella regione golare si trovano da 2 a 10 solchi corti e profondi.

La superficie del corpo posteriormente al capo presenta lievi e irregolari corrugamenti ondulati come la pelle dei fianchi.

La pinna dorsale si trova in posizione arretrata, è triangolare bassa, con l’apice ad angolo ottuso e arrotondato, seguita da una serie di piccole bozze di dimensioni decrescenti verso la coda. Solo nella femmina presenta una zona callosa ben visibile.

La coda è molto larga, triangolare, con seno interlobare ben marcato e margine posteriore rettilineo. Presenta una cospicua carena ventrale, posteriormente alla regione genitale.

Il soffio è basso, obliquo, inclinato a sinistra.

La livrea è costituita dal grigio scuro uniforme del dorso che può presentare anche tonalità bluastra. Spesso sono presenti zone bianche lungo l’esterno della mascella e della mandibola e sparse su tutto il corpo dell’animale (fig. 7).

E’ una specie cosmopolita che predilige le zone dove la scarpata continentale è più ripida e ricca di calamari mesopelagici che vanno a costituire la sua dieta. Compie migrazioni latitudinali per ricercare acque tropicali in inverno e acque polari in estate durante le quali i due sessi si separano; le femmine con i piccoli non si spingono oltre i 40°-50° di latitudine, mentre i maschi adulti possono arrivare nelle acque polari, fino ai margini dei ghiacciai.

La struttura sociale è costituita da un gruppo familiare comprendente femmine adulte con i loro piccoli che, se maschi, abbandoneranno il gruppo di origine per riunirsi in un gruppo di scapoli. Il repertorio acustico dei Capodogli non è molto vasto, comprendendo una serie di suoni ad impulsi assomiglianti al battere di un martello sul legno con frequenza di 200 Hz-32 kHz (Notarbartolo di Sciara, 2002).

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1.2.4 Zifio – Ziphius cavirostris (Cuvier, 1823)

Fa parte dell’Ordine Cetacea, Sottordine Odontoceti, Famiglia Ziphiidae, Genere Ziphius (Cuvier, 1823).

Il nome deriva dal greco xiphos, spada, e cavum+rostrum, dal rostro cavo.

E’ un Odontoceto di media mole, lungo circa 6 m per 3 t di peso che non presenta dimorfismo sessuale. La lunghezza media del neonato si aggira intorno ai 2.7 m. La maturità sessuale è raggiunta in entrambi i sessi quando hanno raggiunto una lunghezza di 5.5 m.

La longevità è di circa 40 anni. Il corpo è siluriforme, tozzo.

Il capo è piccolo, compresso lateralmente, leggermente convesso superiormente per la presenza di un piccolo melone, con il rostro molto corto.

Lo sfiatatoio è a forma di mezza luna, situato sulla verticale degli occhi. Subito dietro lo sfiatatoio si trova una depressione tipica della specie.

Il dorso è di colore variabile, riscontrando nel maschio un grigio di varie tonalità e nella femmina un colore bruno caffellatte. Gradazioni più chiare sono presenti a livello del capo e della nuca, fino quasi ad essere bianchi nei maschi adulti.

Rima boccale di forma sigmoide.

La bocca presenta una rima boccale sigmoide e l’assenza di denti sia nella femmina che nel maschio giovane; mentre il maschio adulto è provvisto di una coppia di denti situati all’apice delle mandibole.

Sono presenti due solchi golari a forma di V.

La pinna dorsale è piccola, triangolare, con l’apice leggermente falcato, situata in posizione piuttosto arretrata.

Anche le pinne pettorali sono piccole e sottili, e quando tenute aderenti al corpo rientrano in un’apposita depressione tipica degli Zifiidi.

La coda è piuttosto larga, con seno interlobare assente o appena pronunciato (fig. 8). Soffio incospicuo.

E’ una specie cosmopolita ma infrequente ovunque, predilige le regioni di scarpata in acque temperate o tropicali dove può nutrirsi di calamari meso- e batipelagici e varie specie di pesci (Notarbartolo di Sciara, 2002).

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Fig. 8: Zifio.

1.2.5 Globicefalo – Globicephala melas (Traill, 1809)

Fa parte dell’Ordine Cetacea, Sottordine Odontoceti, Famiglia Delphinidae, Genere Globicephala (Lesson, 1828).

Il nome deriva dal latino globus, sfera, e dal greco kephalè, testa: dalla testa sferica, globosa; insieme a meleas, nero in greco.

E’ presente un notevole dimorfismo sessuale per il quale i maschi misurano intorno a 6 metri di lunghezza per 2 tonnellate di peso, mentre le femmine arrivano a 5 metri di lunghezza per 1 tonnellata di peso. Le dimensioni sono comunque da relazionare anche all’età del soggetto. I piccoli, concepiti in primavera-estate e nati dopo circa 15 mesi di gestazione, misurano 1.75 metri e pesano tra 80 e 100 kg. Il periodo interparto è di 3-5 anni, e i piccoli non vengono svezzati prima dei due anni di età.

La femmina raggiunge la maturità sessuale verso i 7 anni (quando ha quasi raggiunto i 4 m di lunghezza), il maschio a 15-20 anni (alla lunghezza di circa 5 m).

La vita media del Globicefalo si aggira tra i 40 e i 50 anni, con una longevità marcatamente superiore nelle femmine.

Caratteristica di questa specie è il capo prominentemente globoso e il corpo particolarmente allungato. Il melone, sotto al quale si trova un abbozzo di rostro appena visibile, è grande e arrotondato.

La pinna dorsale è situata in posizione mediana o al termine della metà anteriore, di dimensioni ridotte presenta la base superiore all’altezza, con l’apice arrotondato e il margine posteriore concavo ancora più accentuato nei maschi adulti. Le pinne pettorali sono invece lunghissime, ricurve, sottili

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e appuntite, a forma di falce. Sempre negli esemplari più grandi il peduncolo caudale, fortemente compresso di lato, presenta prominenti convessità sia in basso che, dorsalmente.

I denti sono conici e robusti, con un diametro alla base che può raggiungere i 14 mm.

Il manto nell’adulto è nero ebano con riflessi brunastri oppure marrone scuro mentre i giovani sono di color nocciola chiaro. Nell’adulto esiste quasi sempre una caratteristica pezzatura che ricorda un’ancora bianca o biancastra sul petto e sul ventre, che si allunga dalla coda fin sotto il mento (fig. 9).

Il Globicefalo è un Cetaceo che predilige le acque del mare aperto, ben profonde, temperato-fredde e subpolari. In Mediterraneo è il più pelagico delle specie regolari, con una profondità media nelle località di avvistamento di oltre 2300 m e una distanza media dalla costa superiore ai 41 km.

Il pasto del Globicefalo è costituito da 50 fino a 100 kg di Cefalopodi (calamari, seppie e polpi anche se predilige in particolare due specie: llex illecebrosus e Todarodes sagittatus) al giorno, a seconda del sesso. In caso di necessità si può nutrire di Sgombri, Carangidi, Anguille e Gronchi, Gadidi di varie specie, e Branzini.

I Globicefali sono specie gregarie che convivono in gruppi ben serrati e compatti formati da svariate centinaia e talvolta addirittura migliaia di individui anche se normalmente si riscontrano una ventina di individui. Durante l’emersione si nota la forma rotonda del capo che poi viene posto verticalmente e la tipica pinna dorsale, occasionalmente possono produrre un soffio basso e disordinato. L’immersione in genere non dura più di una decina di minuti; vengono raggiunti in media un centinaio di metri di profondità, anche se all’occorrenza il Globicefalo può immergersi per parecchie centinaia di metri.

La struttura fissa di questi gruppi è formata dalle femmine adulte, accompagnate dai loro piccoli, che permangono nel gruppo in cui sono nati fino a oltre lo svezzamento. Il ruolo dei maschi adulti nella società è una questione dibattuta, secondo alcuni essi si unirebbero ai gruppi delle femmine per periodi protratti, per passare periodicamente da un gruppo di femmine all’altro per aumentare le loro possibilità riproduttive. Secondo altri i gruppi possiedono un loro corredo di maschi adulti residenti (come avviene nelle Orche) che però si accoppiano soltanto con femmine di altri gruppi in particolari circostanze in cui più gruppi si fondono temporaneamente a formare “supergruppi”. I fischi del Globicefalo hanno frequenza inferiore ai 5 kHz e durata inferiore al secondo; sono spesso assai modulati, complessi e ricchi in armoniche. Le vocalizzazioni del Globicefalo contengono anche frequenti clicks utilizzati per il biosonar. I vari tipi di vocalizzazione sono stati messi in relazione col comportamento correlando così i fischi semplici (non modulati) alle condizioni di riposo, e i fischi più complessi con momenti di particolare attività (soprattutto in alimentazione) e quando i singoli individui sono sparpagliati e lontani uno dall’altro. Sembra che

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anche i Globicefali, come i Tursiopi, emettano “fischi firma” caratteristici di singoli individui (Notarbartolo di Sciara, 2002).

Fig. 9: Globicefalo.

1.2.6 Grampo – Grampus griseus (Cuvier, 1812)

Fa parte dell’Ordine Cetacea, Sottordine Odontoceti, Famiglia Delphinidae, Genere Grampus (Gray, 1828).

Il nome deriva dal francese Grand poisson a sua volta derivante dal latino crassus piscis; mentre griseus, derivante sempre dal latino, vuol dire grigio.

La mole è in genere medio-piccola, con una lunghezza intorno ai 4 m per 400 kg di peso in ambedue i sessi. La maturità sessuale viene raggiunta quando la lunghezza di entrambi i generi è di circa 2,7 m. Il neonato, nato nei mesi estivi dopo una gestazione di 13-14 mesi, misura 1.5 m e ha una livrea grigia chiara uniforme.

La livrea è costituita da un fondo grigio con tonalità da chiaro ad ardesia scuro, con numerose graffiature bianche e irregolari, che con l’età si addensano sulla regione del capo e del dorso, probabilmente provocate durante le interazioni sociali.

La parte anteriore del corpo è più tozza che in altri Delfinidi di pari mole presentando un capo rotondeggiante, con il melone leggermente infossato longitudinalmente e senza rostro.

La mascella superiore è leggermente prominente rispetto alla mandibola, quest’ultima presenta da 3 a 7 paia di denti di diametro massimo intorno a 14 mm, con rima boccale incurvata verso l’alto. La pinna dorsale è situata in posizione mediana, si presenta alta e falcata. Le pinne pettorali sono allungate e appuntite. Il peduncolo caudale è piuttosto sottile (fig. 10).

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Nonostante la corporatura tozza il Grampo è in grado di effettuare verticali a testa in giù o meno frequentemente a testa in su, così come è in grado di saltare interamente fuori dall’acqua. Generalmente la nuotata è lenta, emergendo per respirare ogni 15 secondi per poi immergersi per alcuni minuti.

I gruppi sono costituiti da una o due dozzine di individui misti sia per età che per sesso. Prediligono la scarpata continentale in acque profonde tropicali o temperate dove possono reperire Molluschi Cefalopodi come numerose specie di calamari, appartenenti alle famiglie degli Ommastrefidi, dei Loliginidi e degli Istioteutidi, ma anche seppie e polpi di cui si cibano.

Il Grampo comunica sia con suoni ad impulsi a larga banda di frequenza, che con click isolati, con funzione di biosonar, o in rapidissima successione. A questa ultima funzione sarebbero anche adibiti i rari fischi modulati, emessi dal Grampo a frequenze comprese tra gli 8 e i 16 kHz (Notarbartolo di Sciara, 2002).

Fig. 10: Grampo.

1.2.7 Balenottera comune – Balaenoptera physalus (Linnaeus, 1758)

Fa parte dell’Ordine Cetacea, Sottordine Mysticeti, Famiglia Balaenopteridae, Genere Balaenoptera (Lacépède, 1804).

Il nome deriva dal latino Balaena e dal greco pteron, pinna.

E’ un Misticeto di mole mastodontica, le femmine possono raggiungere i 27 m di lunghezza e 80 t di peso, mentre i maschi sono lunghi fino a 24 m e dal peso di oltre 50 t. La maturità sessuale è raggiunta alla lunghezza di 18 m, tra gli 8 e 12 anni di età. La gestazione dura 11-12 mesi e lo

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svezzamento avviene intorno ai 6 mesi. Il neonato misura tra i 5.5 e i 6.5 m e pesa circa 2 tonnellate.

La colorazione è costituita dal grigio ardesia del dorso al quale si interpongono sfumature di diversa tonalità dietro al capo; la mandibola di destra si presenta bianca mentre la sinistra è grigio ardesia; infine è bianco sul ventre e sulla superficie inferiore delle pinne pettorali e della coda.

Il capo, pressoché cuneiforme, presenta la porzione superiore appiattita e solcata da una cresta longitudinale mediana che culmina con la protuberanza dello sfiatatoio.

Il corpo è affusolato nella porzione centrale e fortemente compresso lateralmente nella regione del peduncolo caudale, con una cresta mediana assai prominente tra la pinna dorsale e la coda.

L’emimascella porta da 260 a 480 fanoni triangolari, giallastri quelli del terzo anteriore della mascella di destra e grigi i restanti, lunghi al massimo 90 cm e larghi 30.

La pinna dorsale, falcata, è posta all’inizio del terzo posteriore e si erge per 60 cm. Le pinne pettorali sono piuttosto piccole e lanceolate.

La coda è dotata di un marcato seno interlobare.

Su gola, petto e parte anteriore del ventre si rinvengono 50-100 solchi golari longitudinali.

Il soffio, alto fino a 6 m e spesso a forma di cono rovesciato o colonna irregolare, è unico nonostante il doppio sfiatatoio tipico dei Misticeti (fig. 11).

Durante il nuoto l’alternanza tra fase di superficie e di immersione seguono uno schema caratteristico di questa specie, secondo il quale la prima fase avviene a pelo d’acqua e dura pochi minuti (2-3), durante i quali si hanno da 4 a 8 atti respiratori non necessariamente accompagnati da soffi visibili; la fase di immersione dura da 5 a 15 minuti. Durante l’emersione per ogni atto respiratorio abbiamo prima la fuoriuscita dello sfiatatoio e raramente dell’estremità del muso, a seguire la porzione superiore del dorso con la pinna dorsale che è anche l’ultima a scomparire prima dell’atto respiratorio successivo. All’ultimo soffio della serie si accompagna l’inarcarsi del dorso (sgroppata), accentuato dal marcato sollevamento della pinna dorsale e di parte del peduncolo caudale sopra la superficie.

E’ una specie cosmopolita, di abitudini pelagiche, che compie migrazioni stagionali regolari andando dalle acque temperato-calde e tropicali, dove si trattiene in inverno e si riproduce, a quelle subpolari dove si reca in estate per alimentarsi.

La dieta della Balenottera comune comprende principalmente Eufausiacei (Crostacei planctonici denominati krill), pesci e piccoli Cefalopodi, subendo variazioni in base alla regione di residenza, predominando nei mari antartici gli Eufasiacei e nell’emisfero boreale pesci come aringhe, merluzzi, sgombri, sardine ed eperlani. In Mediterraneo si ciba prevalentemente di Eufausiacei

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appartenenti alla specie Meganyctiphanes norvegica, ma non si può escludere che anche sardine e altro piccolo pesce azzurro entrino a far parte della sua dieta.

Le vocalizzazioni emesse dalle Balenottere comprendono suoni ad impulsi con range di 40-75 Hz usati per comunicare con i compagni più vicini; suoni ad impulsi isolati a bassa frequenza, intorno ai 20 Hz, per comunicazioni a vasto raggio; e suoni ad impulsi sempre di 20 Hz prodotti nella stagione riproduttiva organizzati in sequenze della durata anche di ore. Abbiamo poi brontolii di frequenza varia ma comunque inferiore a 30 Hz, probabilmente associati a situazioni allarmanti; e infine suoni idrodinamici, ad impulsi secchi e brevissimi, dovuti al rapido spostamento in acqua della Balenottera che potrebbero servire da richiamo per altri conspecifici (Notarbartolo di Sciara, 2002).

Fig. 11: Balenottera commune.

1.2.8 Tursiope – Tursiops truncatus (Montagu, 1821)

Fa parte dell’Ordine Cetacea, Sottordine Odontoceti, Famiglia Delphinidae, Genere Tursiops (Gervais, 1855).

Il nome Tursiops deriva da tarsio a cui era stato aggiunto il suffisso greco –ops, dalla faccia di Tarsio, per distinguerlo da Tarsio che già era occupato da altra specie animale; Truncatus sta a indicare la forma tozza del rostro. Lo stesso concetto viene ripreso dal nome inglese, Bottlenose dolphin, delfino dal naso a bottiglia (Notarbartolo di Sciara, 2002).

Esistono apparentemente tre specie di Tursiopi (Ellerman e Morrison-Scott 1966; Gaskiin 1968; Hall 1981; Lekagul e McNeely 1977; Rice 1977; Ross 1977):

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 Tursiops aduncus, principalmente in acque temperate e tropicali dall’Oceano Indiano al Sud Pacifico, e dalla parte occidentale e più a sud del Nord Pacifico e mari adiacenti;

 Turspiops gillii, in acque temperate dalla parte est del Nord Pacifico al Golfo della California.

Molte autorità incluso Rice (1977), hanno fatto riferimento per tutti i Tursiopi alla sola specie T. truncatus. Hall (1981) ha usato il nome T. nesarnack in luogo di T. truncatus e ha trattato T. aduncus come una sottospecie. Zhou e Qian (1985) hanno riferito la presenza di entrambi i T. truncatus e T. aduncus al largo della costa della Cina. Van Gelder (1977) ha raccomandato di fare del Tursiope un sinonimo di Grampus, sulla base dell’ibridazione riportata tra i due generi. Tale ibridazione ora si sa che accade sia nel selvatico che in cattività, sono stati anche prodotti ibridi in cattività attraverso l’interibridazione di Tursiopi coi generi Pseudorca, Steno e Glopicephala (Sylvestre e Tasaka, 1985).

E’ un delfino di mole grande, lungo in media tra 2,5 e 3,5 metri variabili anche in relazione al sesso con massimi di 4 metri per un peso che di 270-350 kg. E’ presente un dimorfismo sessuale che comporta dimensioni maggiori nei maschi rispetto alle femmine.

Il neonato è lungo circa un metro.

La colorazione presenta notevoli variazioni tra individuo e individuo andando dal grigio fumo quasi nero fino a tinte brunastre sul dorso. La gualdrappa è stretta sul capo e va allargandosi, scendendo verso la metà dei fianchi, all’altezza della pinna dorsale, e sfumando nel grigio del peduncolo. I fianchi sono di un grigio più chiaro della gualdrappa schiarendo ulteriormente verso il basso fino ad arrivare al ventre di colore biancastro o rosato. La mandibola si presenta anch’essa bianca. Può essere presente una riga a V di colore grigio scuro su entrambi i lati del melone, sotto la gualdrappa dallo sfiatatoio verso il rostro per tornare indietro verso l’occhio compiendo un angolo. Inoltre è generalmente presente una sottile riga scura che congiunge l’occhio con l’origine della pinna pettorale. In alcuni esemplari può essere presente una fiamma di colore chiaro che interrompe la gualdrappa da sotto la dorsale in avanti, verso il torace che ricorda la Stenella striata.

La corporatura è possente e muscolosa, alquanto più tozza di quella della Stenella striata o del Delfino comune.

Il capo è provvisto di melone ben sviluppato, ben pronunciato, talvolta un po’ schiacciato separato da un solco dal rostro corto e tozzo. Il genere è distinto dal corto ben definito muso o becco, lungo approssimativamente 8 cm e somigliante apparentemente alla cima di una bottiglia di gin vecchio stile.

La dentatura è costituita da 20 a 26 denti per emimascella, di forma conica, di diametro anche di 9 mm al livello della gengiva.

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La pinna dorsale è situata in posizione mediana, è piuttosto alta e falcata. Le pinne pettorali sono corte e sottili (Notarbartolo di Sciara, 2002) (fig. 12).

Si riconosco due diversi ecotipi di Tursiopi, uno dalle abitudini prettamente costiere (più piccola e dai colori più chiari) e una pelagica (più robusta e più scura). Spesso ci sono differenze di grandezza fra popolazioni che vivono vicino: i delfini che vivono nel Mar Nero sono più piccoli di quelli del Nord Atlantico, mentre quelli nel Mediterraneo sono di taglia intermedia. In alcune parti del mondo vivono in stretta vicinanza popolazioni nettamente differenziate fra quelle vicino la costa e quelle lontano dalla costa. Risultati di analisi sul DNA non indicano un isolamento genetico fra le popolazioni che vivono al largo da differenti bacini oceanici, ma dimostrano che ci sono popolazioni costiere che vivono vicino alla riva differenziate che sono geneticamente isolate dalle popolazioni che vivono al largo (Rice et al. 1998).

Questo Cetaceo può raggiungere e superare i 30 km/h di velocità, muovendosi sempre con movimenti eleganti ed aggraziati, non disdegnando manifestazioni acrobatiche, riuscendo a saltare al di fuori dell’acqua per altezze pari a tre volte la sua lunghezza ed amando giocare sulla cresta delle onde indipendentemente dalla loro origine, motivo che lo porta sovente a seguire la scia delle navi.

Per respirare deve emergere dalle acque, dopo aver mantenuto tempi di apnea variabili da 15 secondi a 8 minuti. La respirazione si esplica con un’espirazione subito seguita da un’inspirazione compiuta in 0,3 secondi.

Gli atti respiratori, in condizioni di riposo, sono in numero da 1 a 4 al minuto. La fase di apnea dura circa 6 minuti.

Generalmente accoppiamenti e nascite avvengono in estate, a fronte di una gestazione di circa 12 mesi. Il piccolo resta in stretto contatto con la madre per anni nonostante lo svezzamento si abbia intorno ai 2 anni e mezzo, considerando che il periodo interparto è di 3-4 anni. E’ tipico dei delfini avere attività di babysitting in cui una femmina si prende cura anche di piccoli non suoi mentre le altre madri sono alla ricerca di cibo.

La maturità sessuale viene raggiunta tra i 9 e 10 anni per le femmine e tra 10 e 13 anni per i maschi. La sua longevità è di circa 40 anni.

Per comunicare i delfini utilizzano fischi, ogni soggetto possiede il suo personale fischio firma che lo rende riconoscibile agli altri individui. La frequenza è compresa tra 4 e 26 kHz e la durata tra 0,1 e 3,6 secondi.

L’alimentazione del Tursiope prevede prevalentemente pesce come cefali, anguille, acciughe, sardine, sgombri, aringhe, triglie, ecc, anche se è in grado di adattarsi alla disponibilità di altre

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prede. Può quindi nutrirsi anche di calamari, seppie, polpi, crostacei e altri invertebrati. Non disdegna infine gli scarti gettati dai pescherecci.

La caccia viene effettuata solitamente in branco. Secondo Shane, Wells, e Würsig (1986), i picchi di cibo si hanno di mattina e pomeriggio, ma la ricerca si può avere di giorno e di notte. Gli individui sembrano avvalersi regolarmente di una particolare area, ma alcuni animali si muovono stagionalmente in aree diverse.

L’unità sociale fondamentale è costituita dall’unità familiare, comprendente un gruppo di 5-10 esemplari di femmine adulte che vive in associazione con i loro piccoli non ancora svezzati. Questi, una volta indipendenti, andranno a formare nuovi gruppi misti. Al raggiungimento della maturità le femmine si recheranno in un’unità familiare, probabilmente ricongiungendosi a quella di origine, mentre il maschio insieme con un altro maschio della stessa età ma senza vincoli di parentela si uniranno a gruppi di femmine esclusivamente nel periodo riproduttivo. Nell’ecotipo pelagico i gruppi sono formati anche da centinaia di individui.

Nel Pacifico questi delfini si spostano dal Giappone settentrionale e la California centrale all’Australia e al Cile (Leatherwood e Reeves 1983, Wells et al 1990).

Nell’Atlantico vagano dalla Scozia e la Norvegia verso sud fino alla Patagonia e alla punta dell’Africa meridionale (Leatherwood e Reeves 1983).

Anche se la specie è molto comune nelle acque vicino riva, popolazioni pelagiche sono state trovate nella parte nordovest dell’Atlantico e nel Pacifico tropicale orientale. (Rice 1998).

Figura

Fig. 4: Specie presenti nel Mar Mediterraneo.
Fig. 5: Stenella striata.
Fig. 6: Delfino comune.
Fig. 7: Capodoglio.
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Riferimenti

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