• Non ci sono risultati.

L’edilizia per lo spettacolo: evoluzione tipologica e riferimenti normativi APPENDICE

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L’edilizia per lo spettacolo: evoluzione tipologica e riferimenti normativi APPENDICE"

Copied!
19
0
0

Testo completo

(1)

APPENDICE

L’edilizia per lo spettacolo: evoluzione tipologica e riferimenti

normativi

L’edilizia per lo spettacolo comprende il complesso di soluzioni destinate alle rappresentazioni teatrali, le proiezioni cinematografiche e i concerti, anche se spesso tali edifici vengono utilizzati come spazi per conferenze e congressi. L’espressione costruttiva prevalente di tali tipologie edilizie è stata rappresentata per secoli dai teatri che, almeno fino all’inizio del Novecento, non hanno subito sostanziali cambiamenti nell’organizzazione funzionale degli ambienti. I mutamenti che hanno determinato l’evoluzione di tali tipologie edilizie sono da ricercarsi nella diversa concezione culturale attribuita alle manifestazioni teatrali: già all’inizio del Novecento, i maggiori gruppi di avanguardia immaginavano soluzioni architettoniche capaci di superare la dualità attore-spettatore, sviluppando inoltre il ricorso ai mezzi offerti dalle nuove tecnologie per fini espressivi; tutto ciò, unito all’impossibilità di definire uno spazio unico che rispondesse alle più disparate esigenze dei vari registi, e al frequente bisogno di rivolgersi a un pubblico più vasto e eterogeneo, ha progressivamente determinato un sostanziale rifiuto di qualsiasi spazio precostituito.

Inoltre il successo del cinema, che si è diffuso come “settima arte” popolare a partire dal secondo dopoguerra, ha determinato, forse in Italia più che in altri paesi, lo sviluppo di edifici e locali appositamente concepiti e preposti a questo tipo di spettacolo; inizialmente le sale cinematografiche vengono ricavate da locali preesistenti (caffè concerto, sale cinematografiche, sale parrocchiali), in seguito si procede alla realizzazione di nuovi edifici o a complesso polifunzionali: nascono così i cinematografi, i cinema-teatro e le arene estive. Tutte le tipologie elencate, e in particolare i cinema, hanno alternato momenti di grande diffusione a momenti di prevalente disinteresse; tale considerazione ha

(2)

comportato l’affermarsi del concetto di polivalenza funzionale e versatilità delle strutture, della capacità di recuperare le diverse forme di spettacolo per ricondurle a una sorta di unità: la polifunzionalità suggerisce la concezione di edifici destinati in momenti diversi o anche in contemporanea a proiezioni cinematografiche, rappresentazioni teatrali, spettacoli, concerti, congressi e conferenze. La realizzazione di organismi multifunzionali è stata, a partire dagli anni ’70, la tendenza principale dell’edilizia per lo spettacolo: la versatilità appariva infatti la sostanziale prerogativa per rispondere all’esigenza di spazi continuamente mutevoli. Infatti, luoghi con destinazione diversa, più di quelli precostituiti, venivano e vengono tuttora impiegati per tali manifestazioni; tuttavia, l’edilizia per lo spettacolo continua a sedimentare ipotesi e prassi operative di notevole importanza, soprattutto per quanto concerne i tentativi di nuove accezioni tipologiche, le ristrutturazioni e gli ampliamenti di manufatti esistenti.

9.1 CARATTERISTICHE GENERALI DI ORDINE MORFOLOGICO

L’area di ubicazione per tali tipologie edilizie deve essere scelta in modo che tali edifici risultino isolati dagli altri mediante interposizione di strade o piazze pubbliche per non meno di 1/3 del perimetro totale (per i teatri fino a 1000 posti, per i cinema e per i cinema-teatro).

L’organismo edilizio destinato allo spettacolo deve inoltre prevedere tutti gli spazi e gli ambienti necessari all’espletamento delle sue precipue funzioni, desumibili dalle diverse tipologie; ne deriva l’articolazione di tali edifici in sei nuclei funzionali fondamentali:

Spazi per la rappresentazione, caratterizzati da diversa connotazione a seconda che l’organismo edilizio si configuri come teatro, sala da concerto, cinematografi.

(3)

Spazi per la fruizione, costituiti generalmente da platee (con capacità di posti compresa in genere fra il 70% e il 50% degli altri settori), gallerie, palchi, balconate e relativi servizi; le platee dei cinema-teatro devono essere posizionate, di regola, a livello del piano stradale di spazi liberi adiacenti; per tutti gli organismi di capienza non superiore a 800 spettatori è inoltre ammesso che il pavimento della platea sia a livello inferiore a quello stradale purché si verifichino alcune condizioni particolari. La larghezza di ciascun posto a sedere deve essere almeno di 0.50 m; le sedute, sedie o poltrone, fissate al pavimento, devono essere del tipo con sedile a ribaltamento.

Spazi per il ristoro, articolati in banco bar e/o ristorante.

Spazi di prova e laboratori, ubicati prevalentemente in organismi teatrali di una certa rilevanza

Spazi per l’amministrazione (uffici, segreterie, ecc. ecc.)

Spazi di sosta e distribuzione, organizzati secondo le indicazioni normative riportate (scheda C). E’ inoltre buona norma collocare gli ingressi agli spazi di fruizione degli spettacoli in posizione contrapposta agli spazi di rappresentazione, nonché ubicare le uscite in modo da consentire il deflusso con le spalle rivolte verso la rappresentazione.

Spazi di servizio (guardaroba, servizi igienici, depositi) variamente distribuiti nei diversi nuclei funzionali a seconda dello specifico programma funzionale; il guardaroba e la biglietteria, obbligatori per tutti gli edifici, devono essere ubicati in modo che il servizio non crei intralcio nella circolazione del pubblico né ostacoli l’evacuazione in caso di emergenza; per i teatri e i cinema-teatri, in cui è prescritto il servizio permanente dei Vigili del fuoco durante le ore di spettacolo, deve essere previsto un ambiente adibito a sede operativa, in prossimità degli spazi di scena e di facile accesso.

(4)

9.2 IL TEATRO

DEFINIZIONE ED EVOLUZIONE DEL TIPO

Si definisce teatro un luogo, spesso un edificio, il cui uso specifico è ospitare rappresentazioni teatrali di prosa, o di altri generi di spettacolo in ogni sua forma artistica: l'edificazione di un teatro è considerata uno dei maggiori esiti dell'architettura, tanto nell'antica quanto nella moderna civiltà. Il fenomeno del teatro ha infatti rappresentato, per ogni epoca ed ogni cultura, un fondamentale segno identitario; la centralità di tale ruolo culturale ha determinato una enorme varietà di forme costruttive, dato che l’edificio stesso, in ogni diverso periodo storico, è comprensibile soltanto in relazione all’evento scenico stesso. Lo spazio scenico infatti si può considerare come un insieme formato dalla struttura architettonica stabile e dalla struttura effimera dello spettacolo: questi due elementi possono fornire la chiave di lettura per decifrare lo sviluppo storico della tipologia.

L’evoluzione dell’architettura del teatro si può sintetizzare in alcune fasi fondamentali: il teatro classico della tragedia greca, quello rinascimentale, quello elisabettiano e, infine, quello che va dal Seicento all’Ottocento del melodramma italiano, fino ad arrivare alla concezione moderna del teatro. Le origini del teatro appaiono incerte e di difficile interpretazione, anche perché l'inizio dell'architettura teatrale non coincide con le prime manifestazioni teatrali di cui si abbia conoscenza. L’etimologia stessa del termine implica l’azione stessa del guardare, e si riferisce anche a manifestazioni che non corrispondevano al teatro nel senso comune del termine e si legavano a eventi militari, di retorica a fini propagandistici e di celebrazioni religiose. Non sono molte le trasformazioni rilevanti che l’architettura teatrale ha subito nel corso dei secoli; tuttavia è possibile classificare in linea generale la casistica dell’architettura teatrale secondo quattro tipologie: il teatro classico, a cavea scoperta; il teatro

(5)

rinascimentale a cavea coperta; il teatro a palchi sovrapposti e platea (XVII-XIX secolo); il teatro attuale, a platea e galleria.

Prima della civiltà greca sono pochi gli edifici teatrali progettati in quanto tali: potrebbero rientrare in questa categoria alcuni spazi dei palazzi della civiltà minoica, come il cortile delle feste del palazzo di Festo a Creta, uno spiazzo circondato per tre lati da gradinate che potevano ospitare fino a cinquecento persone venute ad assistere alle danze, alle cerimonie o alle tauromachie che vi si svolgevano.

Teatro greco di Epidauro

Il teatro nella Grecia antica si evolse da semplice spiazzo per il pubblico, a spazio delimitato, di forma circolare o a trapezio, con panche di legno, infine ad opera architettonica vera e propria (V sec. - IV sec. a.C.). Il teatro greco rimane sempre una struttura a cielo aperto. Già nei più antichi teatri si ritrovano le tre parti essenziali:

ƒ la cavea (koilon), a pianta di settore circolare o ellittico (spesso eccedente la metà) nella quale sono disposte le gradinate, suddivise in settori, con i sedili di legno; in genere la cavea è addossata ad una collina per sfruttarne il pendio naturale;

ƒ la scena (skené), costruzione a pianta allungata, disposta perpendicolarmente all'asse della cavea, inizialmente semplice e in legno, era situata ad un livello più alto dell'orchestra con la quale comunicava mediante scale; la sua funzione originaria era soltanto

(6)

pratica, cioè forniva agli attori un luogo appartato per prepararsi senza essere visti, ma ben presto ci si rese conto che offriva molte possibilità se utilizzata come sfondo scenico. Divenne quindi sempre più complessa e abbellita da colonne, nicchie e frontoni. Dal 425 a.C. fu costruita in pietra e con maggiori ornamenti.

ƒ l'orchestra (orkhestra), circolare, collocata tra il piano inferiore della cavea e la scena, è lo spazio centrale del teatro greco, quello riservato al coro. Al centro di essa era situato l'altare di Dioniso (thymele).

Nel teatro romano, che discende da quello greco, la cavea assume la forma esatta di un semicerchio, e viene costruita su volte, in posizione spesso isolata e non più appoggiata a pendii naturali; lo spazio per l’orchestra, privato dell’area dionisiaca, si trasforma in platea e la scena è notevolmente ampliata.

Teatro grande di Pompei

Nel Medioevo l’edifico teatrale scompare poiché osteggiato dalle autorità ecclesiastiche come residuo della cultura pagana; tuttavia prende progressivamente forma il teatro di tema religioso, che non richiede nessuna sistemazione propriamente architettonica, ma dà luogo a un nuovo concetto di

(7)

architettura teatrale nettamente anticlassico: la messa in scena della Passione di Cristo richiedeva una successione di edicole in legno variamente addobbate in cui agivano gli attori e davanti alle quali sfilavano i fedeli. Il Medioevo è dunque caratterizzato dalla mancanza di edifici teatrali appositamente costruiti, ma non dalla cessazione di ogni attività spettacolare anche profana: nonostante l'opposizione della Chiesa, infatti, sopravvive la tradizione di giullari, giocolieri e menestrelli, che si esibiscono su un semplice banchetto (da qui il nome saltimbanco) nelle taverne, nelle piazze e nelle strade delle città e addirittura nelle corti nobiliari.

L’architettura teatrale rinasce con L’Umanesimo: le rappresentazioni, erano inizialmente tenute all'aperto, spesso nei cortili dei palazzi nobiliari i cui proprietari erano proprio i principali fruitori; la scena era dunque temporanea, adattata nel loggiato dei cortili, dove venivano usate prevalentemente tendaggi che venivano aperti e chiusi durante le entrate e le uscite degli attori. Dopo la diffusione dello spazio prospettico e la creazione di un ambiente unitario, su apposito palco, collocato in una sala per feste durante cerimonie dinastiche o nell'ambito del carnevale, venne a determinarsi, nel primo decennio del Cinquecento, una scena prospettica di città resa illusionisticamente dalla giustapposizione di piani figurati in una prospettiva centralizzata (quinte e fondale), il cui punto di fuga era posto ad una altezza determinata che coincideva con la visione perfetta del principe seduto al centro della sala. Gli spettatori potevano essere disposti in due modalità: con una gradinata di fronte al palco oppure con tribune laterali per le donne e panche centrali per gli uomini con un palco sopraelevato per la principale autorità partecipante alla festa. Questa sistemazione era naturalmente provvisoria e veniva smontata alla fine della rappresentazione, ma aveva un'importanza considerevole dal punto di vista strutturale, in quanto, sia pure in modo effimero, determinava la disposizione teatrale di un interno.

(8)

Uno dei primi teatri interamente costruito fu fatto a Roma nel 1513 per papa Leone X, realizzato in legno sulla piazza del Campidoglio dalla fabbrica dei Sangallo; la definizione della prassi della scena prospettica di città trova il suo fertile terreno nell'attività romana di Peruzzi e fiorentina di Aristotele da Sangallo. Sul finire del secolo la scenografia trova, sul piano teorico, una codificazione nelle canoniche tre scene prospettiche (comica, tragica, satirica) che riprendono in senso moderno la concezione scenica di Vitruvio nel trattato sulle scene del VI libro dell'Architettura pubblicato nel 1546 da Sebastiano Serlio. La definizione dell’invaso del teatro moderno si deve tuttavia a Andrea Palladio: la disposizione a cavea del Teatro Olimpico di Vicenza, iniziato nel 1580 da Palladio e ultimato da Vincenzo Scamozzi, unisce la tradizione della scena monumentale romana (l'inquadramento del proscenio ad arcate) a istanze moderne, come la scena prospettica di città, con un'accentuazione di piani lunghi sfuggenti a tre fuochi per tre distinte vie inquadrate dagli archi, la netta separazione della scena dalla sala con la sopraelevazione del proscenio l’uso del sipario e la verticalità della galleria.

(9)

Tra la fine del XVI secolo e l’inizio del successivo si colloca a Londra il teatro shakespeariano: i primi edifici teatrali, costruiti fuori dalla City, erano originariamente ricavati dai circhi dell'epoca per le lotte tra orsi o tra cani oppure dagli "inn", locande di provincia, e consistevano in semplici costruzioni in legno, spesso di forma circolare e dotati di un'ampia corte interna chiusa tutt’intorno ma senza tetto. Tale corte diventò la platea del teatro, mentre i loggioni derivano dalle balconate interne della locanda. Quando la locanda o il circo divennero playhouses, poco o nulla mutò dell'antica costruzione: le rappresentazioni si svolgevano nella corte, alla luce del sole. L'attore elisabettiano recitava in mezzo, non davanti alla gente: infatti il palcoscenico si "addentrava" in una platea che lo circondava da tre lati e solo la parte posteriore era riservata agli attori, restando a ridosso dell'edificio. Come nel Medioevo, il pubblico non era semplice spettatore, ma partecipe del dramma; un esempio di teatro dell'epoca elisabettiana è costituito dalla ricostruzione del Globe Theatre utilizzato dalla compagnia di Shakespeare.

Ricostruzione del Globe Theatre a Londra

La trasformazione del teatro Seicentesco si avverte soprattutto in Italia: nascono infatti i teatri a pagamento, gestiti da privati, che aprono la fruizione dello spettacolo ad un pubblico più vasto e spesso, come nel caso della Commedia dell'Arte, ad un pubblico popolare. Al posto della cavea si innalzano i palchi a ordini sovrapposti che, disponendosi secondo una linea ascendente dal proscenio verso il fondo della sala e aggettando lievemente l’uno rispetto all’altro, formano una struttura in grado di reggere la copertura; la platea è

(10)

inclinata verso il boccascena, da quale la separa l’orchestra; il palcoscenico si trasforma da elemento architettonico e decorativo ben definito, in una struttura indeterminata, adattabile alle diverse installazioni. Successivamente, con l’abolizione dell’aggetto dei palchi, la sala assume in alzato quella conformazione destinata a rimanere fino a tutto l’Ottocento. Durante il XVII secolo anche la conformazione planimetrica subisce notevoli modifiche, ma, nonostante le molteplici varianti (sala ellittica, a campana, a triangolo), si consolida la forma a ferro di cavallo; il teatro definito all’italiana, la cui espressione più completa si trova nel Teatro alla Scala di Giuseppe Piermarini, inaugurato nel 1778 a Milano, risulta articolato in tre parti: una destinata agli ambienti di ingresso e di servizio, una agli spettatori e la terza alla scena. La sala a ferro di cavallo comprende la platea, racchiusa dalla struttura dei palchi sovrapposti e da una copertura piana o a volta; il palcoscenico viene privato di qualsiasi decorazione. Esistono poi varianti a questa tipologia: il teatro alla francese, che dà prevalenza agli ambienti di rappresentanza, e il teatro alla tedesca, poi wagneriano, che attribuisce invece il massimo interesse allo sviluppo del palcoscenico e delle sue attrezzature.

Teatro alla Scala, Milano

Successivamente la ricerca nell’architettura teatrale si muove in due direzioni: la prima di carattere strutturale e la seconda di natura funzionale.

Gli architetti che nel XX secolo progettano edifici teatrali, cercando di dare una risposta alle nuove esigenze espresse dai professionisti che vi lavorano, anche in base alle istanze delle avanguardie e del teatro sperimentale: lo sfarzo della sala

(11)

all'italiana si riduce in favore di una visione più razionale e pragmatica dello spazio teatrale, pensato ma in funzione della sola rappresentazione. In molti teatri del Novecento si ha un ritorno alla struttura classica ed elisabettiana con l'abolizione dell'arco scenico, che separa nettamente lo spazio dell'attore da quello dello spettatore. La medesima tendenza all'unificazione si può riscontrare nel rifiuto di suddividere il pubblico in classi sociali, come avveniva nella sala all'italiana attraverso l'uso dei palchetti e dei diversi ordini di gallerie. Un altro problema affrontato in questo periodo è la corrispondenza tra i generi teatrali ed il luogo in cui essi vengono rappresentati, anche perché le crescenti possibilità tecnologiche hanno permesso di attuare soluzioni innovative. Già nel 1907 l'architetto Max Littmann realizza al Grössherzogliches Hoftheater di Weimar il primo proscenio variabile, grazie al quale lo spazio della rappresentazione può essere ingrandito o rimpicciolito a seconda delle esigenze drammaturgiche. Nel 1927 Walter Gropius elabora il progetto per il mai costruito Totaltheater, un edificio dove sia la platea sia lo spazio scenico erano montati su piani mobili per ottenere nello stesso edificio tre disposizioni differenti: arena, sala con arco scenico e teatro greco. Il concetto della variabilità della sala è stato ripreso nel 1944 allo Stadteater di Malmö, dove l'ampiezza della sala può essere modificata con delle pareti mobili, e nel 1963 al teatro di Limoges.

La seconda metà del secolo vede la progettazione, più che di edifici prettamente teatrali, di grandi poli culturali, dove accanto a due sale teatrali di diversa grandezza, troviamo sale cinematografiche, musei, biblioteche, sale conferenze e ristoranti, costruiti ex-novo o ampliando fabbricati già esistenti. Tra le realizzazioni di maggior interesse si ricordano l'Opera House di Sydney di Jørn Utzon, la Casa della Cultura di Grenoble e del Barbican Arts Centre di Londra, dell’Kursaal di Rafael Moneo a San Sebastian, del Kultur- und Kongresszentrum di Jean Nouvel a Lucerna.

(12)

 

Kursaal Auditorium, San Sebastian

NUCLEI FUNZIONALI E CRITERI DI AGGREGAZIONE

Estremamente importante, soprattutto in relazione alle diverse tipologie di spettacolo teatrale, è il rapporto spaziale tra ambienti di fruizione e palcoscenico, da cui discende la pluralità di soluzioni tipologiche per quest’ultimo: nel teatro tradizionale il palcoscenico presenta solitamente forme rettangolari e risulta generalmente separato dal lato più corto della platea, al quale è contiguo, mediante il boccascena. La copertura del palcoscenico e dei servizi laterali deve presentare, nella sua parte più alta, una o più aperture, sopraelevate sul piano della copertura e di superficie non inferiore a 1/20 della superficie in pianta del palcoscenico. Il palcoscenico tradizionale, largo circa 10-14 m nei teatri di medie dimensioni, risulta diaframmato dal proscenio tramite un’apertura del boccascena, di dimensioni inferiori alla larghezza del palcoscenico, determinabile in funzione delle condizioni di visibilità degli spettatori (8-12 m). Lo spazio per l’orchestra, se presente, deve essere dimensionato in relazione al tipo di spettacolo cui è destinato il teatro, considerando che un’orchestra può contare da un minimo di 4 a un massimo di 80 elementi e che è utile prevedere circa 0,80-1,30 m2 per persona. I servizi

(13)

laterali di scena possono essere destinati anche al momentaneo deposito di materiali e strutture sceniche; nello spazio sovrastante il palcoscenico vengono alloggiati i servizi di manovra superiori, costituiti da ballatoi e graticciata, necessari alla sospensione delle scenografie e delle apparecchiature per l’illuminazione. Lo spazio per il suggeritore deve essere dimensionato per contenere una o due persone; i camerini devono essere attigui al palcoscenico, in modo però da non arrecare disturbo durante gli spettacoli e le prove: è opportuno collocarli esternamente alle pareti perimetrali del palco e dei servizi laterali di scena; la superficie da contare per persona è di 1,5-2 m2. E’ inoltre utile

prevedere servizi igienici attigui.

I piani operativi per i Vigili del Fuoco, generalmente coincidenti con i servizi di manovra superiore devono avere aperture dirette verso l’esterno o verso zone chiuse, protette e separate dall’incendio.

Le posizioni della prima fila di platea e dell’ultima di galleria devono essere stabilite in relazione agli elementi scenici (apertura del boccascena e fondale), in modo da avere una buona visibilità da ogni posizione; è inoltre opportuno che il pavimento della fila di posti più bassa, a cui si accede dalla platea, sia a una quota non superiore a 1 m sotto il livello del corridoio di disimpegno della platea, mentre quello della fila più alta sia invece a un livello non superiore a 2 m sopra il pavimento dello stesso corridoio. Esistono numerosi metodi per stabilire il profilo longitudinale degli spazi di fruizione, tutti in funzione della curva di visibilità anche per platee prive di gradonate, come nel caso in esame. Esistono inoltre spazi complementari a quelli teatrali, in base alle attività previste dal programma funzionale dell’impianto, e che possono comprendere spazi per il ristoro, spazi di prova e servizi annessi (guardaroba, biglietteria ecc. ecc.). All’interno degli spazi per la rappresentazione, il palcoscenico, i servizi laterali di scena e gli spazi di manovra superiori e inferiori devono poter essere diaframmati dagli spazi di servizio mediante un corridoio di disimpegno, di larghezza sufficiente per permettere il passaggio degli artisti e del personale di scena; essi devono inoltre condurre all’esterno attraverso passaggi e scale di sicurezza di larghezza non

(14)

inferiore a 1,20 m, ubicati simmetricamente ai due lati della scena. I corridoi, le scale e le aperture devono avere larghezza libera complessiva in ragione di almeno 1,20 m ogni 100 persone. In alcuni teatri di maggiore importanza è necessario che le scale di sicurezza siano a tenuta di fumo.

La parte di edificio che ospita gli spazi per la rappresentazione deve essere separata da quella che comprende gli spazi di fruizione mediante muri tagliafuoco; il piano di copertura del palcoscenico e dei servizi laterali di scena deve essere sopraelevato dal punto più alto della copertura degli spazi di fruizione di almeno 6 m nel caso di palcoscenici di grandi dimensioni (>120 m2) e

di 2 m negli altri casi, in cui rientra anche in teatro Politeama. Qualora tra gli spazi del palco e dei servizi laterali di scena, e il resto dell’edifico siano presenti ambienti interposti, si dovranno prevedere uno o più cavedi con aperture in sommità, in modo da consentire efficace tiraggio in caso d’incendio.

LEGGI E NORME DI RIFERIMENTO Circolare del Ministero dell’Interno 16/51 Circolare del Ministero dell’Interno 12/63 Circolare del Ministero dell’Interno 28/63 Circolare del Ministero dell’Interno 84/64 Circolare del Ministero dell’Interno 79/71 Circolare del Ministero dell’Interno 13/76

Circolare del Ministero del turismo e spettacolo 2039/T4104 del 09/03/1978 Circolare del Ministero dell’Interno 16/80

(15)

9.3 IL CINEMA

DEFINIZIONE ED EVOLUZIONE DEL TIPO

Il DM 28/07/1988 definisce la sala cinematografica come “l’insieme dei fabbricati, ambienti e luoghi, nonché dei servizi e dei disimpegni a essi annessi, destinati alle proiezioni mediante apposite apparecchiature o con altra idonea tecnologia”. Inizialmente le rappresentazioni cinematografiche erano ospitate nei teatri e in seguito iniziarono a svolgersi in ambienti autonomi dotati di un proscenio per la musica dal vivo, a supporto delle immagini mute.

Nell’arco temporale che va dagli anni venti dello scorso secolo fino ad oltre gli anni cinquanta, in Italia ebbe grande sviluppo il fenomeno dei cinema-teatro, locali destinati ad essere utilizzati sia per rappresentazioni teatrali che per proiezioni cinematografiche: infatti, a causa della crescente popolarità degli spettacoli cinematografici, i gestori delle sale teatrali minori si videro costretti, per alleviare i costi derivanti dall'allestimento degli spettacoli, a modificare i repertori e spesso a cambiare drasticamente le strutture per rispondere alla domanda del pubblico. Nonostante ancora oggi esistano strutture sostanzialmente adibite ad entrambe le attività, il fenomeno assunse una notevole rilevanza in quanto decretò una sostanziale trasformazione dell'impresa dell'intrattenimento. Sono spesso indicati anche come cinema-varietà perché furono per primi i teatri di varietà a proporre, in concomitanza agli spettacoli, anche le proiezioni cinematografiche. Fu proprio in seguito a questa trasformazione delle sale che il varietà avviò il processo di trasformazione in avanspettacolo, proprio ad indicare che lo spettacolo precedeva una rappresentazione cinematografica. I cinema-teatro rappresentarono quindi un tentativo di adattamento dell'imprenditoria privata alle mutate esigenze degli utenti, sempre più numerosamente attratti dal cinema, nel tentativo di utilizzare i locali preesistenti. Le sale cinematografiche infatti si installarono prevalentemente in edifici provvisori o destinati ad altre funzioni; solo in un secondo tempo furono concepiti impianti specialistici, anche se il progetto dei cinematografi non interessò più di tanto gli architetti, che

(16)

consideravano poco significativa tale tipologia e ne lasciarono quindi la realizzazione agli ingegneri: tale fenomeno permise, soprattutto agli inizi del Novecento, la sperimentazione di soluzioni strutturali che, impiegando i sistemi costruttivi a telaio e i nuovi materiali da costruzione (cemento armato, ferro), miravano a ottenere grandi luci e ambienti liberi per la circolazione degli spettatori e per una più ampia capienza delle sale.

L’introduzione del cinema sonoro, alla fine degli anni Venti, non comportò sostanziali modifiche alla tipologia della sala cinematografica:

gli studi per migliorare l’acustica, infatti, hanno riguardato principalmente l’uso di materiali fonoassorbenti. Innovazioni tecnologiche sostanziali vennero introdotte nei primi anni Cinquanta, con l’introduzione della proiezione su grande schermo. Inoltre nel secondo dopoguerra, in concomitanza con un periodo di relativo benessere economico e con la diffusione del cinema come fenomeno di massa, vennero escogitate nuove tecniche di proiezione e di suono, che comportarono modifiche alla conformazione delle sale cinematografiche (Cinerama, Cinemascope).

Attualmente il cinema e la diffusione delle sale cinematografiche vivono una crisi persistente, dovuta forse a una continua competizione dei sistemi televisivi e degli altri mezzi di riproduzione, o anche una più accentuata disomogeneità nei gusti del pubblico; per contrastare tale fenomeno, si tenta di realizzare una più

(17)

variegata e differente offerta di tipologie: in questo senso, le multisale vengono oggi considerate l’opzione per fornire un ventaglio di scelte abbastanza ampio per un pubblico molto più esigente. Inoltre questi tipi di sale, soprattutto di dimensioni molto piccole o comunque con differenti capacità di contenimento, consentono una migliore razionalizzazione nella distribuzione dei posti a sedere, anche in relazione a esigenze di sicurezza, di economia e di gestione. La creazione delle multisale ha comportato il progressivo abbandono delle sale cinematografiche storiche, introducendo il problema del recupero e della riqualificazione della tipologia edilizia.

 

UFA Palast, Berlino

NUCLEI FUNZIONALI E CRITERI DI AGGREGAZIONE

In linea generale la sala cinematografica prevede una zona spettatori e uno schermo centrale; la cabina di proiezione, situata dalla parte opposta allo schermo, è collocato in alto; hanno grande rilevanza i locali sussidiari come sale d’attesa, bar, servizi per una più ampia offerta dell’intrattenimento. Attualmente le nuove tecnologie consentono di ottenere effetti audio realistici (dolby surround) o effetti visivi tridimensionali.

La stretta correlazione tra tipi di proiezione, schermi, conformazione degli spazi di fruizione e disposizione delle sedute implica una necessaria unitarietà di progettazione per quanto concerne gli spazi per la rappresentazione e quelli destinati al pubblico. Le reciproche correlazioni tra schermo, cabina o dispositivi di proiezione, e ambiente per il pubblico, devono garantire la perpendicolarità,

(18)

in pianta, dell’asse ottico di proiezione e dell’asse longitudinale della sala rispetto allo schermo, e la tendenziale sovrapposizione tra asse ottico e asse longitudinale della platea. Il raggio di proiezione non deve interferire con i movimenti degli spettatori negli spazi di fruizione: a tal fine, se la cabina di proiezione è ubicata a livello della galleria, la quota della feritoia dal pavimento deve risultare tale da determinare un’altezza tra raggio di proiezione e piano inclinato della gradonata pari ad almeno 2,50 m. A eccezione dei fori di osservazione e delle aperture necessarie alla proiezione, non deve essere presente alcuna comunicazione diretta tra cabina di proiezione e spazi frequentati dal pubblico. L’ubicazione dei posti a sedere negli spazi di fruizione deve essere tale da rendere visibile da ciascuno il bordo inferiore dello schermo. Lo schermo può infine assumere morfologie e dimensioni variabili, in relazione al tipo di proiezione e alle dimensioni della sala; il maggior rapporto altezza/larghezza previsto per l’immagine proiettata, incrementando su tutti i lati uno spazio di fissaggio (45-90 cm) determina le dimensioni complessive di tale attrezzatura. Si rende necessaria la curvatura dello schermo nel caso in cui esso assuma dimensioni considerevoli; esigenze di luminosità uniforme e di messa a fuoco richiedono infatti tale accorgimento, onde evitare una minore nitidezza ai bordi. In fase di progettazione è inoltre opportuno dimensionare e ubicare i percorsi e le uscite, considerando che la dimensione di ingombro di uno schermo arrotolato è pari a circa 1 m di diametro.

La cabina di proiezione deve essere dimensionata in base al numero e alle attrezzature in essa contenute; le dimensioni minime sono stabilite dalla C.M. n°72/71, in 2,00 m nel senso dell’asse di proiezione, 2,50 m nel senso trasversale e 2,20 in altezza. La cabina deve essere opportunamente aerata e può essere accessibile, oltre che dall’ambiente esterno, anche da spazi interni purchè tramite disimpegni dotati di porte REI e distanti tra loro almeno 1,00 m. Le scale presenti devono essere dotate di corrimano. La C.M. n°72/71 dispone che le feritoie di proiezione, di spia e per eventuali riflettori, “devono essere munite di cristalli di idoneo spessore e non devono avere dimensioni superiori alle necessità

(19)

funzionali”, intendendo con ciò un dimensionamento strettamente attinente alle attrezzature impiegate e agli effetti desiderati. Le operazioni manuali all’interno della cabina sono stati largamente sostituite da sistemi di controllo automatico; l’installazione di un quadro di controllo ì, solitamente ubicato nei pressi della biglietteria o comunque in ambiente facilmente accessibile, comporta una riduzione del personale necessario, che può prevedere anche un solo operatore impiegato anche in altre mansioni.

Nelle sale cinematografiche preesistenti di grandi dimensioni è possibile realizzare due sale separate, una nella platea e una nella galleria, con posizione diverse delle cabine di proiezione.

LEGGI E NORME DI RIFERIMENTO Circolare del Ministero dell’Interno 16/51 Circolare del Ministero dell’Interno 12/63 Circolare del Ministero dell’Interno 28/63 Circolare del Ministero dell’Interno 72/71 Circolare del Ministero dell’Interno 13/76 Circolare del Ministero dell’Interno 16/80

Riferimenti

Documenti correlati

3 istituti di ricerca fondati - l’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Napoli, l’Istituto San Raffaele-Telethon per la terapia genica (Hsr-Tiget) di Milano e

La strada diventa adesso asfaltata sino al bivio con la strada di Migiana di Monte Tezio (si può eventualmente girare a sinistra ri- salendo un coltivo con traccia ben segnata, ed

Moreover, as a black hole– neutron star merger is favoured in explaining the large ejected mass this implies that such binary systems may exist and their mergers are also

2 Questi artisti si trovano in una posizione ibrida, a metà tra la cultura inglese e quella di origine, le quali hanno uguale importanza nella formazione dell’individuo, in quanto

tario di un fondo volontariamente lo grava di un peso a beneficio di un altro terreno (appartenente a un differente proprietario). Lo schema della servitù è ritenuto lo

(a) shows the signal distribution for a simulated WIMP of mass 100 GeV=c 2 normalized to 50 events, while (b) is obtained using normalized 60 Co calibration data and represents

Nel piano agricolo regionale (PAR) di cui all’articolo 2 della legge regionale 24 gennaio 2006, n.. Nel PAR sono previste risorse per la realizzazione di progetti di valorizzazione

il licenziamento collettivo poteva avvenire per mere ragioni di ridimensionamento, mentre il giustificato motivo oggettivo necessitava la valutazione delle effettive esigenze