P AT C OM U NE D I M AL O
V A L U T A Z I O N E D I I N C I D E N Z A A M B I E N T A L E a i s e n s i d e l l a D G R V 3 1 7 3 d e l 1 0 . 1 0 . 2 0 0 6
1. PREMESSA... 3
2.ASPETTI METODOLOGICI... 4
2.1 La Valutazione di Incidenza ... 4
2.2 Sintesi dei principali riferimenti normativi ... 8
3. FASE 2: DESCRIZIONE DEL PIANO... 10
3.1 Aree interessate e caratteristiche dimensionali... 10
3.2 Durata dell’attuazione e cronoprogramma (adozione, approvazione, costruzione, funzionamento, dismissione, recupero) ... 11
3.3 Distanza dai siti della rete Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi . 12 3.3.1 Localizzazione dei Siti della Rete 2000 rispetto agli ATO... 14
3.4 Indicazioni derivanti dagli strumenti di pianificazione ... 17
3.4.1 Piano Territoriale Regionale di Coordinamento della Regione Veneto ... 17
3.4.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Vicenza ... 26
3.4.3 Piano Regionale dei Trasporti ... 30
3.5 Descrizione delle previsioni di Piano di Assetto del Territorio ... 31
3.5.1 Il sistema delle relazioni ... 32
3.5.2 Il sistema della residenza ... 32
3.5.3 Il sistema dei servizi alle diverse scale ... 34
3.5.4 Il sistema produttivo ... 34
3.5.5 Il sistema ambientale e del paesaggio ... 35
3.5.6 Sintesi delle azioni di piano ... 36
3.6 Sintesi delle azioni strategiche previste dal PAT e previsione del grado di interferenza diretta e/o indiretta con i siti della Rete Natura 2000 ... 44
3.7 Utilizzo della risorsa... 46
3.8 Fabbisogno nel campo dei trasporti, della viabilità e delle reti infrastrutturali ... 46
3.9 Emissioni, scarichi, rifiuti, rumori, inquinamento luminoso ... 47
3.10 Alterazioni dirette e indirette sulle componenti ambientali (aria, acqua, suolo) ... 47
3.11 Identificazione di tutti i piani, progetti e interventi che possono interagire congiuntamente ... 48
3.12 Piano direttamente connesso o necessario alla gestione del sito... 48
4. FASE 3. VALUTAZIONE DELLA SIGNFICATIVITÀ DELLE INCIDENZE... 48
4.1 Definizione dei limiti spaziali e temporali dell’analisi ... 48
4.2 Caratteristiche del sito della Rete Natura 2000 interessato... 49
4.2.1.1 Scheda Natura 2000 SIC IT3220039 “Biotopo Le Poscole”... 49
4.2.1.2 Descrizione del sito ... 50
4.2.1.3 Qualità e importanza ... 50
4.2.1.4 Vulnerabilità ... 50
4.2.1.5 Habitat elencati in All. I Dir 92/43/CEE... 50
4.2.1.6 Specie Anfibi e Rettili elencate in All. II Dir 92/43/CEE... 52
4.2.1.7 Descrizione degli habitat in Allegato I Direttiva 92/43/CEE e presenti nel
SIC IT3220039 – Biotopo “Le Poscole” Malo ... 53
4.2.1.8 Descrizione delle specie di anfibi e rettili elencate nell’Allegato II Direttiva 92/43/CEE e presenti nel SIC IT3220039 – Biotopo “Le Poscole” Malo ... 55
4.2.1.9 Quadro conoscitivo dell’ambiente (fonte PTCP della Provincia di Vicenza) ... 57
4.3 Identificazione degli aspetti di vulnerabili dei siti considerati ... 62
4.4 Identificazione degli aspetti vulnerabili dei siti considerati ... 62
4.5 Identificazione degli effetti sinergici e cumulativi... 62
4.6 Identificazione dei percorsi e dei vettori attraverso i quali si producono.. 62
4.7 Effetti del piano sul sito Natura 2000 e loro significatività ... 63
5.SINTESI DELLE INFORMAZIONI RILEVATE E DELLE DETERMINAZIONI ASSUNTE... 65
6. FASE 4:RISULTATI DELLA FASE DI SCREENING... 67
7. BIBLIOGRAFIA... 68
8. DICHIARAZIONE SOSTITUTIVA DI CERTIFICAZIONE E DI ATTO DI NOTORIETÀ... 70
1. PREMESSA
Come richiesto dalla Commissione VAS con parere n. 129 del 12/11/2008 al punto 8
“redigere, ai sensi della DGR 3173 del 10.10.2006, la Valutazione di Incidenza Ambientale oltre che per il SIC IT3220039 “Le Poscole” anche di altri che, ancorché esterni al territorio in esame, possono essere eventualmente interessati dalle azioni di Piano” viene redatta la presente Valutazione di Incidenza Ambientale.
Il Comune di Malo non presenta nel suo territorio siti della Rete Natura 2000, ma esternamente a distanza di circa 300 m dal confine sud-ovest, è presente il Sito di Importanza Comunitaria IT 3220039 “Biotopo Le Poscole”.
La Valutazione di Incidenza Ambientale è una fase di valutazione avente lo scopo di orientare il soggetto richiedente verso una soluzione che possa essere considerata compatibile con le disposizioni di cui al DPR n. 357 dell’8.09.1997 e quindi con le Direttive Europee (in particolare la 92/43/CEE Direttiva “Habitat”, e la 79/409/CEE Direttiva “Uccelli”) e con gli stessi strumenti di pianificazione sovraordinata.
La stesura della presente Valutazione d’Incidenza, è avvenuta nell’osservazione delle disposizioni di cui al D.G.R. n. 2803 del 4 Ottobre 2002 modificato ed integrato dal D.G.R. 3173 del 10 ottobre 2006 della Regione Veneto.
La relazione è stata redatta sulla base di:
− Informazioni naturalistiche complessive sul territorio in esame;
− Conoscenze relative ai principi ispiratori della rete natura 2000 e alle sue possibili ricadute applicative,
− Rilievo speditivo condotto in campo.
A seguito delle indagini eseguite si è scelto di considerare solo il SIC del biotopo “Le Poscole” in quanto il più prossimo al territorio comunale di Malo, mentre gli altri si trovano ad una distanza tale da escludere già a priori possibili incidenze rispetto agli habitat e alle specie.
Nella relazione che segue si troveranno tutti gli approfondimenti relativi alle scelte di piano, alla scelta dei siti della Rete Natura 2000 analizzati e alle possibili incidenza generate dalle azioni di piano rispetto al SIC.
2. ASPETTI METODOLOGICI
2.1 La Valutazione di Incidenza
La valutazione d'incidenza è il procedimento di carattere preventivo al quale è necessario sottoporre qualsiasi piano o progetto che possa avere incidenze significative su un sito o proposto sito della rete Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti e tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso.
Tale procedura è stata introdotta dall'articolo 6, comma 3, della direttiva "Habitat" con lo scopo di salvaguardare l'integrità dei siti attraverso l'esame delle interferenze di piani e progetti non direttamente connessi alla conservazione degli habitat e delle specie per cui essi sono stati individuati, ma in grado di condizionarne l'equilibrio ambientale.
La valutazione di incidenza, se correttamente realizzata ed interpretata, costituisce lo strumento per garantire, dal punto di vista procedurale e sostanziale, il raggiungimento di un rapporto equilibrato tra la conservazione soddisfacente degli habitat e delle specie e l'uso sostenibile del territorio.
È bene sottolineare che la valutazione d'incidenza si applica sia agli interventi che ricadono all'interno delle aree Natura 2000 (o in siti proposti per diventarlo), sia a quelli che pur sviluppandosi all'esterno, possono comportare ripercussioni sullo stato di conservazione dei valori naturali tutelati nel sito.
La valutazione d'incidenza rappresenta uno strumento di prevenzione che analizza gli effetti di interventi che, seppur localizzati, vanno collocati in un contesto ecologico dinamico. Ciò in considerazione delle correlazioni esistenti tra i vari siti e del contributo che portano alla coerenza complessiva e alla funzionalità della rete Natura 2000, sia a livello nazionale che comunitario. Pertanto, la valutazione d'incidenza si qualifica come strumento di salvaguardia, che si cala nel particolare contesto di ciascun sito, ma che lo inquadra nella funzionalità dell'intera rete.
Per l'interpretazione dei termini e dei concetti di seguito utilizzati in relazione alla valutazione di incidenza, si fa riferimento a quanto precisato dalla Direzione Generale (DG) Ambiente della Commissione Europea nel documento tecnico "La gestione dei siti della rete Natura 2000 - Guida all'interpretazione dell'art. 6 della direttiva Habitat".
In ambito nazionale, la valutazione d'incidenza viene disciplinata dall'art. 6 del DPR 12 marzo 2003 n.120, (G.U. n. 124 del 30 maggio 2003) che ha sostituito l'art.5 del DPR 8 settembre 1997, n. 357 che trasferiva nella normativa italiana i paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat". Il DPR 357/97 è stato, infatti, oggetto di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea che ha portato alla sua modifica ed integrazione da parte del DPR 120/2003.
In base all'art. 6 del nuovo DPR 120/2003, comma 1, nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico-ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. Si tratta di un principio di carattere generale tendente ad evitare che vengano approvati strumenti di gestione territoriale in conflitto con le esigenze di conservazione degli habitat e delle specie di interesse comunitario.
Il comma 2 dello stesso art. 6 stabilisce che, vanno sottoposti a valutazione di incidenza tutti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico-venatori e le loro varianti.
Sono altresì da sottoporre a valutazione di incidenza (comma 3), tutti gli interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione
soddisfacente delle specie e degli habitat presenti in un sito Natura 2000, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi.
L'articolo 5 del DPR 357/97, limitava l'applicazione della procedura di valutazione di incidenza a determinati progetti tassativamente elencati, non recependo quanto prescritto dall'art.6, paragrafo 3 della direttiva "Habitat".
Ai fini della valutazione di incidenza, i proponenti di piani e interventi non finalizzati unicamente alla conservazione di specie e habitat di un sito Natura 2000, presentano uno "studio" (ex relazione) volto ad individuare e valutare i principali effetti che il piano o l'intervento può avere sul sito interessato.
Lo studio per la valutazione di incidenza deve essere redatto secondo gli indirizzi dell'allegato G al DPR 357/97. Tale allegato, che non è stato modificato dal nuovo decreto, prevede che lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere:
una descrizione dettagliata del piano o del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all'uso delle risorse naturali, alla produzione di rifiuti, all'inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate;
un'analisi delle interferenze del piano o progetto col sistema ambientale di riferimento, che tenga in considerazione le componenti biotiche, abiotiche e le connessioni ecologiche.
Nell'analisi delle interferenze, occorre prendere in considerazione la qualità, la capacità di rigenerazione delle risorse naturali e la capacità di carico dell'ambiente.
Il dettaglio minimo di riferimento è quello del progetto CORINE Land Cover, che presenta una copertura del suolo in scala 1:100.000, fermo restando che la scala da adottare dovrà essere connessa con la dimensione del Sito, la tipologia di habitat e la eventuale popolazione da conservare.
Per i piani o gli interventi che interessano siti Natura 2000 interamente o parzialmente ricadenti all'interno di un'area protetta nazionale, la valutazione di incidenza si effettua sentito l'ente gestore dell'area (DPR 120/2003, art. 6, comma 7).
Qualora, a seguito della valutazione di incidenza, un piano o un progetto risulti avere conseguenze negative sull'integrità di un sito (valutazione di incidenza negativa), si deve procedere a valutare le possibili alternative. In mancanza di soluzioni alternative, il piano o l'intervento può essere realizzato solo per motivi di rilevante interesse pubblico e con l'adozione di opportune misure compensative dandone comunicazione al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio (DPR 120/2003, art. 6, comma 9).
Se nel sito interessato ricadono habitat naturali e specie prioritari, l'intervento può essere realizzato solo per esigenze connesse alla salute dell'uomo e alla sicurezza pubblica, o per esigenze di primaria importanza per l'ambiente, oppure, previo parere della Commissione Europea, per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (DPR 120/2003, art. 6, comma 10). In tutti gli altri casi (motivi interesse privato o pubblico non rilevante), si esclude l'approvazione.
La procedura della valutazione di incidenza deve fornire una documentazione utile a individuare e valutare i principali effetti che il piano/progetto (o intervento) può avere sul sito Natura 2000, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo.
Il percorso logico della valutazione d'incidenza è delineato nella guida metodologica
"Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites.
Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC" redatto dalla Oxford Brookes University per conto della Commissione Europea DG Ambiente.
Il documento è disponibile in una traduzione italiana, non ufficiale, a cura dell'Ufficio Stampa e della Direzione regionale dell'ambiente Servizio VIA - Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, "Valutazione di piani e progetti aventi un'incidenza significativa sui siti della rete Natura 2000. Guida metodologica alle disposizioni dell'articolo 6, paragrafi 3 e 4 della direttiva "Habitat" 92/43/CEE".
La metodologia procedurale proposta nella guida della Commissione è un percorso di analisi e valutazione progressiva che si compone di 4 fasi principali:
FASE 1: Verifica (screening) - processo che identifica la possibile incidenza significativa su un sito della rete Natura 2000 di un piano o un progetto, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, e che porta all'effettuazione di una valutazione d'incidenza completa qualora l'incidenza risulti significativa;
FASE 2: Valutazione "appropriata" - analisi dell'incidenza del piano o del progetto sull'integrità del sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani o progetti, nel rispetto della struttura e della funzionalità del sito e dei suoi obiettivi di conservazione, e individuazione delle misure di mitigazione eventualmente necessarie;
FASE 3: Analisi di soluzioni alternative - individuazione e analisi di eventuali soluzioni alternative per raggiungere gli obiettivi del progetto o del piano, evitando incidenze negative sull'integrità del sito;
FASE 4: Definizione di misure di compensazione - individuazione di azioni, anche preventive, in grado di bilanciare le incidenze previste, nei casi in cui non esistano soluzioni alternative o le ipotesi proponibili presentino comunque aspetti con incidenza negativa, ma per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico sia necessario che il progetto o il piano venga comunque realizzato.
L'iter delineato nella guida non corrisponde necessariamente a un protocollo procedurale, molti passaggi possono essere, infatti, seguiti "implicitamente" ed esso deve, comunque, essere calato nelle varie procedure già previste, o che potranno essere previste, dalle Regioni e Province Autonome.
Occorre inoltre sottolineare che i passaggi successivi fra le varie fasi non sono obbligatori, sono invece consequenziali alle informazioni e ai risultati ottenuti; ad esempio, se le conclusioni alla fine della fase di verifica indicano chiaramente che non ci potranno essere effetti con incidenza significativa sul sito, non occorre procedere alla fase successiva.
Nello svolgere il procedimento della valutazione d'incidenza è consigliabile l'adozione di matrici descrittive che rappresentino, per ciascuna fase, una griglia utile all'organizzazione standardizzata di dati e informazioni, oltre che alla motivazione delle decisioni prese nel corso della procedura di valutazione.
Figura 2-1 La procedura della valutazione di incidenza: schema riassuntivo
PP/I = Piani Progetti/Interventi Sito = Sito Natura 2000
Fonte: "La gestione dei siti Natura 2000. Guida all'interpretazione dell'art.6 della dir. Habitat 92/43/CEE"; "Assessment of plans and projects significantly affecting Natura 2000 sites.
Methodological guidance on the provisions of Article 6 (3) and (4) of the Habitats Directive 92/43/EEC", EC, 11/2001.
2.2 Sintesi dei principali riferimenti normativi
La normativa di riferimento può così essere sintetizzata:
La Direttiva 92/43/CEE, conosciuta come "Direttiva Habitat”, ha lo scopo di tutelare la biodiversità attraverso il ripristino ambientale, la conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche in Europa.
La Direttiva 79/409/CEE, conosciuta come "Direttiva Uccelli" riguarda la conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici presenti nel territorio europeo. Essa si propone la protezione e la gestione dell’avifauna, disciplinandone lo sfruttamento.
L’oggetto della Direttiva è rappresentato, oltre che dagli uccelli, anche dalle uova, dai nidi e dagli habitat.
Il DPR 357 8 settembre 1997 modificato ed integrato dal DPR 120 del 12 marzo 2003, Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche” rappresenta lo strumento legislativo nazionale per l’applicazione della normativa sulla tutela delle aree di interesse comunitario.
Il DM 3 aprile 2000 contiene l’elenco dei siti di importanza comunitaria (S.I.C.) secondo la Direttiva 92/43/CEE e delle zone di protezione speciale (Z.P.S.) secondo la Direttiva 79/409/CEE. L’obiettivo è quello di mantenere e di conservare alcuni habitat e le specie presenti.
Il DM 3 settembre 2002 fornisce le linee guida per l’attuazione della strategia comunitaria e nazionale rivolta alla salvaguardia della natura e della biodiversità, oggetto delle direttive comunitarie habitat (n 92/43/CEE) e uccelli (n 79/407/CEE).
La DGRV 2803 del 4 ottobre 2002 definisce –a livello della Regione Veneto- una guida metodologica sulla valutazione di incidenza ambientale di piani ed opere; inoltre, introduce la necessità di realizzare uno screening prima della valutazione d’incidenza, al fine di verificare la presenza, la probabilità e l’eventuale significatività del manifestarsi di possibili incidenze sui siti Natura 2000.
La DGRV 448 del 21 febbraio 2003 attua una prima la revisione dei Siti di Importanza Comunitaria relativi alla Regione Biogeografica Continentale; inoltre, ridefinisce cartograficamente i S.I.C. della Regione Veneto.
La DGRV 449 del 21 febbraio 2003, analogamente, attua una prima revisione delle Zone di Protezione Speciale; inoltre, ridefinisce cartograficamente le Z.P.S. della Regione Veneto.
La DGRV 2673 del 6 agosto 2004, attua un’ulteriore revisione di S.I.C. e Z.P.S.
relativi alla Regione Biogeografia Continentale; inoltre, ridefinisce cartograficamente i S.I.C. e Z.P.S. della Regione Veneto
Il DPGR 241 del 18 maggio 2005, sistematizza i contenuti delle schede dei formulati standard per i siti precedentemente individuati con DGR 448/03, 449/03, 2673/04;
istituisce tre nuove Z.P.S.; modifica, con variazioni di lieve entità, alcuni dei perimetri S.I.C. individuati con DGR 2673/04
La D.G.R.V. 192 del 31 gennaio 2006 che contiene indicazioni sugli adempimenti relativi alla procedura per la valutazione di incidenza per i siti Rete ecologica Natura 2000 di cui alla Direttiva 92/43/CEE, D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357.
Il D.G.R. 3873 del 13 Dicembre 2005 che contiene il Manuale metodologico “Linee guida per cartografia, analisi, valutazione e gestione dei SIC. – Quadro descrittivo di 9 SIC pilota.” Con questo D.G.R. sono state approvate le cartografie degli habitat dei seguenti siti:
IT3260017 “Colli Euganei – Monte Lozzo – Monte Ricco”
IT3260018 “Grave e Zone umide della Brenta”
IT3210018 “Basso Garda
IT3220005 “Ex Cave di casale – Vicenza”
La D.G.R.V. 740 del 14 marzo 2006 che contiene modifiche e integrazioni alla D.G.R.V. 31 gennaio 2006, n.192.
La D.G.R.V 1180 del 18 aprile 2006 che contiene l’aggiornamento banca dati dei siti regionali della Rete ecologica europea Natura 2000.
La D.G.R.V. 2371 del 27 luglio 2006, che contiene l’approvazione del documento relativo alle misure di conservazione per le Zone di Protezione Speciale ai sensi delle direttive 79/409/CEE e 92/43/CEE e del D.P.R. 357/1997.
La D.G.R. 270 del 7 agosto 2006 - Approvazione programma per il completamento della realizzazione della cartografia degli habitat della Rete Natura 2000.
La D.G.R. 3173 del 10 ottobre 2006 che contiene le nuove disposizioni relative all'attuazione della direttiva comunitaria 92/43/CEE e D.P.R. 357/1997. “Guida metodologica per la valutazione di incidenza. Procedure e modalità operative”.
La D.G.R. 441 del 27 febbraio 2007 che contiene il provvedimento della Giunta Regionale in esecuzione della sentenza della Corte di Giustizia della CE del 20 marzo 2003, con la nuova definizione delle aree della Laguna di Venezia e del Delta del Po, ampliandone le superfici (ZPS IT3250046 “Laguna di Venezia” e ZPS IT3270023.”Delta del Po”).
La D.G.R. n. 4240 del 30.12.2008. “Rete ecologica europea Natura 2000.
Approvazione della cartografia degli habitat e degli habitat di specie di alcuni siti della rete Natura 2000 del Veneto” (D.G.R. 2702/2006; D.G.R. 1627/2008).
3. FASE 2: DESCRIZIONE DEL PIANO
3.1 Aree interessate e caratteristiche dimensionali
Il Piano di Assetto del Territorio in questione interessa l’intero territorio del comune di Malo.
Il Comune di Malo non presenta all’interno del suo territorio siti della Rete Natura 2000, ma esternamente a distanza di circa 300 m dal confine sud-ovest, è presente il Sito di Importanza Comunitaria IT 3220039 “Biotopo Le Poscole” e a distanza 2,6 km a ovest del comune di Malo è presente il Sito di Importanza Comunitaria IT 3220008
“Buso della Rana”.
Figura 3-1 Localizzazione SIC IT 3250045 “Biotopo “Le Poscole” e IT 3220008 “Buso della Rana” - nel comune di Malo – (immagine non in scala) – fonte: http://www.minambiente.it/
Il Biotopo “Le Poscole” con codice IT 3250045 occupa una superficie di 149 ha distribuito nel territorio dei comuni di Monte di Malo, Cornedo Vicentino, Castelgomberto.
Mentre il Sito di Importanza Comunitaria IT 3220008 “Buso della Rana” occupa una superficie di 1 ha interamente nel comune di Monte di Malo.
3.2 Durata dell’attuazione e cronoprogramma (adozione, approvazione, costruzione, funzionamento, dismissione, recupero)
La previsione di durata del PAT è di 10 anni.
La redazione del Piano è stata preceduta dalla predisposizione di un Documento Preliminare (L.R. 11/2004, articolo 3), quale documento strategico predisposto da parte della Giunta Comunale, in cui sono stati riportati gli obiettivi generali che si intendevano perseguire con il Piano e le scelte strutturali di assetto del territorio anche in relazione alle previsioni degli strumenti di pianificazione di livello sovraordinato e le indicazioni per lo sviluppo sostenibile e durevole del territorio.
L’iter seguito per la redazione del PAT è stato conforme all’articolo 14 della L.R. 11/04 Procedimento di formazione efficacia e varianti al piano di assetto del territorio.
Il Documento Preliminare ha rappresentato la piattaforma programmatica sulla quale, in attuazione dei principi di sussidiarietà e concertazione, si è avviato il confronto di consultazione (LR., articolo 5) e si sono sviluppate le strategie e le azioni del Piano. È così stato dato avvio alla fase di consultazione con gli Enti pubblici territoriali, con le Amministrazioni preposte alla cura degli interessi pubblici coinvolti, con le Associazioni Economiche, Sociali ed Ambientali, nonché con Gestori di servizi pubblici o di uso pubblico. Tale attività è stata espletata mediante più incontri e riferita all’intero ambito territoriale omogeneo, coinvolgendo, inoltre, la cittadinanza sui contenuti dello schema di documento. Fase che si è conclusa con la predisposizione da parte della Giunta Comunale di un atto di espletamento della fase di concertazione relativa al Documento Preliminare, attraverso l’approvazione di una apposita relazione che ha esposto le risultanze della concertazione senza alcuna modifica agli obiettivi posti dallo stesso.
In contemporanea alla formazione del PAT è stata avviata anche la predisposizione del Quadro Conoscitivo, costruito sulla base degli indirizzi dati dalla Regione Veneto, con lo scopo di analizzare lo stato del territorio e i processi che lo caratterizzano.
Ai sensi dell’articolo 4 della L.R. n.11/2004 il PAT è stato sottoposto alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile e durevole ed assicurare un elevato livello di protezione dell’ambiente. La VAS ha valutato gli effetti derivanti dall’attuazione del PAT, evidenziando la congruità delle scelte dello strumento rispetto agli obiettivi di sostenibilità dello stesso, alle possibili sinergie con gli altri strumenti di pianificazione individuando, altresì, le alternative assunte nella elaborazione del piano, gli impatti potenziali, le misure di mitigazione e/o di compensazione da inserire nel piano.
Gli obiettivi enunciati nel Documento Preliminare, condivisi e confermati a seguito della fase di consultazione (L.R., articolo 5), approfonditi con le analisi del Quadro Conoscitivo, valutati dalla Valutazione Ambientale Strategica, trovano espressione grafica principalmente nelle 4 tavole del PAT e gestionale nelle norme tecniche.
Dalla consegna definitiva degli elaborati costituenti il PAT si prevedono i seguenti passaggi:
− l’adozione degli stessi da parte del Consiglio Comunale di Malo;
− convocazione della Conferenza di servizi per l’esame delle osservazioni e l’approvazione del Piano;
− ratifica da parte della Giunta Regionale dalla Conferenza di servizi conclusiva e approvazione finale.
3.3 Distanza dai siti della rete Natura 2000 e dagli elementi chiave di questi Il Comune di Malo non presenta all’interno del suo territorio siti della Rete Natura 2000, ma esternamente a distanza di circa 300 m dal confine sud-ovest, è presente il Sito di Importanza Comunitaria IT 3220039 “Biotopo Le Poscole” e a distanza 2,6 km a ovest del comune di Malo è presente il Sito di Importanza Comunitaria IT 3220008
“Buso della Rana”.
Figura 3-2 Distanza SIC IT 3250045 “Biotopo “Le Poscole” e IT 3220008 “Buso della Rana” - nel comune di Malo (immagine non in scala) - fonte: http://www.regione.veneto.it
Tra i vari siti considerati ed in base a quanto risulta dalla descrizione del Piano in oggetto, si valuta di considerare per la presente valutazione IT 3220039 “Biotopo Le Poscole” in quanto si trova in prossimità del confine comunale di Malo.
3.3.1 Localizzazione dei Siti della Rete 2000 rispetto agli ATO Gli ATO individuate dal piano sono:
- ATO 1: ambito urbanizzato del capoluogo;
- ATO 2: ambito urbanizzato della frazione di San Tomio;
- ATO 3: ambito urbanizzato della frazione di Molina;
- ATO 4: ambito naturale della pianura;
- ATO 5: ambito naturale della collina.
ATO 1: ambito urbanizzato del capoluogo
L’ambito si caratterizza per essere la parte del territorio di Malo maggiormente urbanizzato nel quale sono presenti il capoluogo Malo e la frazione Case di Malo.
L’ambito comprende il centro storico di Malo nella zona sud e il centro storico di Case di Malo nella zona nord est.
Il sistema insediativi si sviluppa attorno al centro storico in direzione nord e ad est della SP46. il tessuto edilizio complessivo del capoluogo si sviluppa quasi senza soluzione di continuità con la frazione di San Tomio a sud e Case di Malo a nord, appare abbastanza denso ma non completamente saturo per via di alcuni spazi verdi sia nell’area storica che in quella di espansione. Più a nord del colle “Montecio” si è significativamente espanso anche il centro urbano di Case di Malo che è cresciuta attorno all’originale nucleo storico con maglie stradali in gran parte ortogonali.
Le espansioni più recenti interessano una zona immediatamente a sud del centro storico e a nord in un’ampia area di via Giovanni XXIII. Lungo la SP46 si attesta un ambito produttivo che si distingue in due zone produttive, una a ovest della SP46 più a carattere commerciale direzionale e una a est della SP46 a carattere maggiormente produttivo.
Per quanto riguarda i servizi il territorio del capoluogo presenta un sistema di parcheggi non molto articolato costituito da aree di sosta poco articolate ad eccezione di due parcheggi di grandi dimensioni. Le aree verdi sono costituite dal parco urbano del Montecio e da una serie di giardini pubblici di quartiere e di dimensioni ridotte. Inoltre sono presenti impianti sportivi non agonistici e due scuole.
Parte del territorio più a nord a confine con il comune di San Vito di Leguzzano è ancora ad uso agricolo.
DISTANZA DAL SIC: 5 km
ATO 2: ambito urbanizzato della frazione di San Tomio
È un ambito prevalentemente urbano caratterizzato da un tessuto edilizio abbastanza denso ma non completamente saturo.
Il sistema insediativo residenziale si sviluppa ai piedi del monte Pian mentre il sistema produttivo è insediato lungo via Pasubio (Sp n.46). Il sistema produttivo è caratterizzato a est da funzioni prettamente industriali e a ovest da quelle commerciali. Vi è la presenza di attività industriali dedite all’estrazione e lavorazione delle argille che occupano aree dimensionalmente significative alla destra della Sp n.46 in direzione Schio.
Un ruolo importante, volto alla fruizione collettiva del territorio è rappresentata dal torrente Giara-Livergon che corre nella zona ovest dell’ambito e lungo il quale si sviluppa un percorso ciclo-pedonale che mette in connessione le aree sportive con il parco urbano del Montecio nel capoluogo.
DISTANZA DAL SIC: 4,9 km
ATO 3: ambito urbanizzato della frazione di Molina
L’ambito è caratterizzato da un centro storico minore attorno al quale si sviluppa un sistema insediativo compatto di recente costruzione.
Il tessuto edilizio è denso e mediamente poroso. La frazione di Molina si è sviluppata per successive addizioni attorno al nucleo storico in due modi distinti: a sud della strada provinciale con una trama irregolare che denota una scarsa viabilità di quartiere; a nord della strada provinciale il tessuto è più regolare per la presenza di una viabilità ortogonale. Le più recenti espansioni sono nate in adiacenza al tessuto esistente sia a nord che a sud della Sp 48. la densità edilizia non è molto elevata ma il territorio appare piuttosto saturo. L’impianto complessivo sembra ben definito a nord della nuova viabilità provinciale.
La zona nord dell’ambito a confine con il comune di Marano Vicentino è presente una zona produttiva di medie dimensioni quasi completamente satura.
Il territorio ovest dell’ambito ha carattere prettamente agricolo.
DISTANZA DAL SIC: 8,5 km
ATO 4: ambito naturale della pianura
È il territorio a est dei centri urbanizzati di Malo e San Tomio caratterizzato da un paesaggio prettamente agricolo contraddistinto dalla presenza del torrente Timonchio.
Il territorio è caratterizzato dalla presenza di edilizia sparsa che in molti casi costituisce piccoli borghi.
Tutto il territorio è segnato dalla presenza di un sistema di filari alberati che si distribuiscono principalmente in direzione nord-sud.
DISTANZA DAL SIC: 6,1 km
ATO 5: ambito naturale della collina
Il territorio di questo ambito è prevalentemente collinare dove è prevalente la messa a coltura di frutteti ed uliveti che vanno ad integrarsi con il contesto ambientale boschivo, che a sua volta tende ad insinuarsi anche negli anfratti ormai abbandonati un tempo coltivati. Il paesaggio appare condizionato dalla presenza dei terrazzamenti.
Nel territorio sono presenti le così dette “contà” ossia edifici, per lo più con grado di protezione e classificati come beni ambientali, che formano piccole aggregazioni edilizie.
DISTANZA DAL SIC: 1,9 km
Figura 3-3 Distanza del centro della ATO dal SIC (scala 1:40.000)
3.4 Indicazioni derivanti dagli strumenti di pianificazione
Il Piano di Assetto del Territorio è stato redatto parallelamente, oltre che al PTRC regionale, al PTCP provinciale e di conseguenza si è confrontato direttamente con le indicazioni di carattere sovraordinato.
3.4.1 Piano Territoriale Regionale di Coordinamento della Regione Veneto
Con deliberazione di Giunta Regionale n. 372 del 17/02/09 è stato adottato il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento ai sensi della legge regionale 23 aprile 2004, n.11 (art. 25 e 4).
Il percorso che ha portato al nuovo Piano si è articolato a partire da un primo quadro di riferimento con la pubblicazione dei “Fondamenti del Buon Governo del Territorio – Carta di Asiago”, del “Documento Programmatico Preliminare per le Consultazioni”, del volume “Questioni e lineamenti di progetto” e con numerose indagini settoriali presentate durante l’incontro di Asiago del 2 marzo 2007 “Verso il nuovo PTRC; confronto su temi e idee”. Sentiti Enti Locali e associazioni di categoria interessate, è stato definito il quadro sinottico degli obiettivi del PTRC e le tavole di vision ad essi associate, che hanno costituito parte integrante del “Documento Preliminare al Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC)”, adottato con deliberazione di Giunta Regionale n. 2587 del 7 agosto 2007, unitamente alla relativa Relazione Ambientale prevista dalla procedura di valutazione ambientale strategica, sulla quale si era espressa la Commissione Regionale VAS con il parere n. 59 del 19.07.2007. Fasi di consultazione a concertazione hanno poi portato alla definizione delle linee strategiche e alla traduzione negli elaborati tecnici di cui si prenderà visione.
Il nuovo PTRC si pone come quadro di riferimento generale e non intende rappresentare un ulteriore livello di normazione gerarchica e vincolante, quanto invece costituire uno strumento articolato per direttive, su cui impostare in modo coordinato la pianificazione territoriale dei prossimi anni, in raccordo con la pluralità delle azioni locali.
Vi è da rilevare come gran parte degli obiettivi in essere nel PTRC sono ampiamente condivisibili in quanto molto generici, tuttavia mancando un’identificazione degli strumenti per attuare tali obiettivi o lo stabilire delle priorità sulle azioni da svolgere, risulta alquanto complesso individuare le ricadute effettive e gli indirizzi concreti che il territorio assimilerà, a partire proprio dal sistema del paesaggio.
Per questo si riporta una descrizione sintetica degli obiettivi che il documento preliminare del PTRC ha previsto per la zona di Malo:
Uso del suolo
azioni di piano volte a gestire il processo di urbanizzazione, attraverso specifiche misure per gli spazi aperti e la “matrice agricola” del territorio e del sistema insediativo;
specifiche tutele per gli ambiti collinari;
si individuano le aree con problemi di frammentazione paesaggistica a dominanza insediativa ed agricola, da assoggettare a specifiche azioni di piano. Nel caso specifico della frammentazione insediativa, tipica dell’area centro–veneta (città diffusa), si prevede una estesa opera di riordino territoriale, volta a limitare l’artificializzazione e l’impermeabilizzazione dei suoli.
Biodiversità
azioni di piano volte a tutelare e accrescere la diversità biologica attraverso l’individuazione e la definizione di sistemi ecorelazionali (corridoi ecologici) estesi all’intero territorio regionale e connessi alla rete ecologica europea;
specifiche misure per potenziare il contributo delle attività agricole alla biodiversità;
in connessione al sistema insediativo sono indicati gli ambiti di agricoltura periurbana e le aree “urbano-rurali” di cui valorizzare le caratteristiche di multifunzionalità;
Riqualifica ambintale delle aree di cava dimesse.
Energia, risorse, ambiente
azioni di piano volte a razionalizzare e migliorare l’uso delle risorse, anche per contrastare il “cambiamento climatico”;
è incentivato l’uso di risorse rinnovabili per la produzione di energia;
sono promossi il risparmio e l’efficienza energetica negli insediamenti (abitativi, industriali, commerciali, ecc.);
si prevedono interventi per il risparmio e la conservazione della risorsa acqua (anche attraverso la predisposizione di idonee aree di laminazione) e per la riduzione degli inquinamenti;
sono oggetto di specifiche politiche gli ambiti interessati dalle maggiori concentrazioni di inquinanti del suolo, dell’aria e dell’acqua (nitrati, CO2, ecc.), così come le aree interessate dalla risalita del cuneo salino;
si prevedono specifiche misure di tutela per le acque superficiali e profonde;
sono individuate le aree interessate dalla presenza dei principali corridoi energetici, dove proporre interventi di riordino;
Mobilità
Definire sistemi coerenti tra la distribuzione delle funzioni e l’organizzazione della mobilità;
Razionalizzare e potenziare la rete delle infrastrutture e migliorare la mobilità delle diverse tipologie di trasporto;
Migliorare l’accessibilità delle aree;
Sviluppo economico
elementi e contesti da valorizzare e tutelare, al fine di sviluppare armonicamente i diversi turismi ridefinendo il legame tra ospitalità e l’armatura culturale e ambientale del territorio;
si prevedono azioni di valorizzazione del sistema delle ville venete, delle città storiche e delle città murate;
Crescita sociale e culturale
possibili scenari di piano per disegnare il Terzo Veneto che si riconosce così attraverso progetti d’ampia rilevanza e riflesso, capaci di mettere in figura un nuovo stile di vita e politiche imprenditive.
Andando poi ad esaminare relazione e tavole, si possono specificare ulteriormente i contenuti del PTRC che riguardano il territorio di Malo:
Paesaggio e biodiversità
“La decisione di attribuire valenza paesaggistica al PTRC, come da articolo 6 della L.
R. 2006, n. 18 e articolo 3 della LR 2004, n.11, è opportuna, non tanto per evitare l’ulteriore incremento degli strumenti di piano a rischio della loro efficacia, quanto per il riconoscimento, in essa sotteso, dello stretto legame esistente tra paesaggio e territorio”.
La valenza paesaggistica attribuita al PTRC contribuisce ad esplicitare lo stretto legame esistente tra paesaggio e territorio, e fa comprendere come sia oggi impensabile scindere la pianificazione territoriale da quella paesaggistica. Il PTRC si pone il problema di come inserire ciò che serve alla modernità in un contesto complesso, di volta in volta centro storico, campagna o montagna, rispettandone i valori identitari, storici ed ambientali.
In termini di politiche, si tratta di limitare il ricorso a strumenti regolativi con finalità prevalentemente vincolistiche, elaborando invece politiche attive. Infatti, accanto alla salvaguardia dei paesaggi compromessi, è necessario costruire o rigenerare i paesaggi della quotidianità (la casa, la fabbrica, le infrastrutture, il centro commerciale), quelli dell’abbandono (la montagna marginale, gli spazi rurali, i centri storici) e del degrado (le aree produttive dismesse), con particolare attenzione alla loro funzionalità e alla qualità estetico-architettonica.
Il PTRC ha elaborato uno specifico Atlante ricognitivo degli ambiti di paesaggio che definisce un’articolazione spaziale che suddivide il territorio veneto in trentanove ambiti di paesaggio, cui sono dedicate altrettante schede. Il territorio del comune di Malo viene inquadrato in due ambiti: quello delle Prealpi Vicentine (n° 14) e quello dell’Alta Pianura Vicentina (n° 23).
PTRC: Ambito 14 delle Prealpi Vicentine PTRC: Ambito 23 dell’Alta Pianura Vicentina
Se l’ambito 14, che si caratterizza per la contrapposizione tra aree di montagna prealpina e di dorsale collinare, identifica la parte del territorio maladense di collina, l’ambito 23, area di intensa urbanizzazione avvenuta principalmente lungo la fascia pedemontana, comprende la parte di pianura del comune. Da questa differenziazione si riportano gli obiettivi e indirizzi di qualità paesaggistica comuni per entrambi gli ambiti e dunque interessanti tutto il territorio comunale e quelli specifici per le due aree:
Validi per entrambi gli ambiti Æ intero territorio del comune di Malo 1. Integrità delle aree ad elevata naturalità ed alto valore ecosistemico 3. Funzionalità ambientale dei sistemi fluviali e lacustri
8. Spessore ecologico e valore sociale dello spazio agrario 9. Diversità del paesaggio agrario
21. Qualità del processo di urbanizzazione 22. Qualità urbana degli insediamenti
24. Valore culturale e testimoniale degli insediamenti e dei manufatti storici 26. Qualità urbanistica ed edilizia degli insediamenti produttivi nei fondovalle 37. Integrità delle visuali estese
38. Consapevolezza dei valori naturalistico-ambientali e storico-culturali Ambito 14 delle Prealpi Vicentine Æ ambito di collina del comune di Malo
10. Valore ambientale e funzione sociale delle aree agricole a naturalità diffusa 11. Integrità e qualità ecologica dei sistemi prativi
12. Valore ambientale della copertura forestale 16. Conservazione dei paesaggi terrazzati storici
18. Valore storico-culturale dell’edilizia rurale tradizionale
Ambito 23 dell’Alta Pianura Vicentina Æ ambito di pianure del comune di Malo 4. Integrità del sistema delle risorgive e dei biotopi ad esso associati
5. Funzionalità ambientale delle zone umide
14. Integrità, funzionalità e connessione della copertura forestale in pianura 15. Valore storico-culturale dei paesaggi agrari storici
27. Qualità urbanistica ed edilizia e vivibilità dei parchi commerciali e delle strade mercato
32. Inserimento paesaggistico e qualità delle infrastrutture
33. Inserimento paesaggistico delle infrastrutture aeree e delle antenne 35. Qualità dei “paesaggi di cava” e delle discariche
Le considerazioni riportate sono valide ed utili per ampliare la conoscenza analitica ed inquadrare il sistema complesso del paesaggio nella giusta dimensione di area vasta e secondo le tipologie caratteristiche proprie del territorio veneto e possono essere utilizzate come tratti generali ed individuazione di priorità ma in esse non compaiono prescrizioni o vincoli.
In relazione alla biodiversità, il Piano sostiene la tutela e l’accrescimento della diversità biologica, attraverso misure per potenziare il contributo delle attività agricole alla biodiversità, tutelare i prati, pascoli e praterie esistenti ed individuare le aree urbano- rurali di cui valorizzare le caratteristiche di multifunzionalità.
“….la realizzazione della Rete Ecologica della Regione del Veneto, come prefigurato dal nuovo PTRC, contribuirà all’integrazione della rete ecologica pan-europea e avrà, al medesimo tempo, il ruolo di interfaccia per favorire l’armonizzazione delle reti locali, anche in considerazione dell’accentuata ricchezza e diversità degli ambienti naturali e le realtà socio-economiche della nostra regione ... “.
Tra le varie tavole elaborate dal piano si riporta la tav. 9 che tratta il Sistema del territorio rurale e della rete ecologica che mette in evidenza alcune peculiarità del territorio in esame.
PTRC Tav. 9 Sistema del territorio rurale e della rete ecologica (tavola non in scala)
Riguardo al consumo e degrado delle risorse fisiche, il Piano mette in evidenza come le dinamiche di sviluppo della società veneta in questi ultimi anni abbiano raggiunto, nel loro rapporto con la risorsa territoriale, soglie quantitative veramente elevate tali da non rendere più desiderabile una prosecuzione di tali trend e da imporre di ripensare il futuro dell’assetto insediativo.
E’ forte la consapevolezza degli effetti di una crescita in larga parte non governata, non solo nei termini di un elevato consumo di spazio, ma anche di disordine degli insediamenti e di congestione delle reti, sia all’interno, che all’esterno delle aree urbane.
Ai fattori interni si è sommata, peraltro, la ulteriore pressione dovuta alla notevolissima attrattività della regione sia in relazione alla forza lavoro (soprattutto straniera), che ai vari segmenti generatori dei flussi turistici nazionali ed internazionali (turismo culturale, balneare, montano, termale, religioso).
Beni cultuali e società
Per quanto riguarda la crescita sociale e culturale, il PTRC delinea possibili scenari per disegnare il Terzo Veneto. Nelle piattaforme di Treviso e Vicenza si individuano due specializzazioni di eccellenza, la prima legata a metodi lenti di fruizione del territorio
attraverso l’acqua, la natura e il gusto, la seconda legata alla creazione di luoghi dei giovani e dell’armonia. Si individuano inoltre gli interventi strutturali della nuova organizzazione spaziale regionale e le misure volte a potenziare i percorsi ciclopedonali.
Diffuso su tutto il territorio è l’effetto del Progetto Architettura del Novecento nel Veneto per cui è vietata la demolizione e l’alterazione significativa dei valori architettonici, costruttivi e tipologici, ma il Primo elenco provinciale delle Architetture del Novecento nel Veneto1 non riporta edifici interessati nel comune di Malo.
Città ed uso del suolo
Fino ad ora, città e territorio sono parsi animati da un certo antagonismo, non dialoganti su obiettivi di organizzazione di medio periodo ma ciascuno alla ricerca di un solitario equilibrio. Tale situazione non è di difficile comprensione se pensiamo alla storia del territorio e delle città venete. Negli ultimi decenni, infatti, il quadro urbano si è andato progressivamente deteriorando, appesantito dalla crisi della mobilità e contemporaneamente svuotato dalle attività produttive e residenziali. Non meno rilevanti sono stati i cambiamenti interni alla città densa, con l’abbandono di aree industriali, il depotenziamento delle località intraurbane minori ed i ritardi nell’ammodernamento del patrimonio edilizio. E’ chiaro come questa situazione non sia vantaggiosa né per la città, né per il territorio, visto che l’assenza di strategie comuni implica l’incertezza nei progetti e negli investimenti.
In questo contesto, le politiche pubbliche coordinate possiedono un grande effetto moltiplicatore e il PTRC si propone come cornice per l’elaborazione di interventi di ricapitalizzazione delle città, riqualificazione ed ampliamento della loro offerta, rinnovamento della loro organizzazione ed attrazione di risorse.
La sfida per il futuro è, ancora e sempre, in grandissima parte riconducibile alle città, né può essere elusa. Il nuovo orizzonte metropolitano veneto per la competizione in Italia, in Europa e nel mondo emerge dalle dinamiche sociali, economiche e territoriali che investono soprattutto Venezia, Padova e Verona. Quindi, tra gli obiettivi di fondo del PTRC esiste quello di delineare percorsi coerenti con le specificità dei territori che ospitano le grandi città metropolitane, ideare una strategia di rafforzamento dell’armatura urbana regionale, migliorare la qualità ambientale del territorio per attirare capitale umano dall’esterno e trattenere quello esistente e rafforzare il sistema infrastrutturale .
Per quanto riguarda l’uso del suolo, il Piano mira a gestire il processo di urbanizzazione attraverso misure specifiche per proteggere gli spazi aperti, la buona terra e la matrice agricola del territorio, interventi di tutela per gli spazi montani e collinari, azioni volte alla salvaguardia dei varchi liberi da edificazione ed un’estesa opera di riordino territoriale e di insediamento sostenibile.
La tavola 8 del PTRC prende in considerazione la Città motore del futuro e colloca Malo all’interno dell’ambito pedemontano, senza includerlo in specifiche indicazioni strategiche se non nell’ambito di riequilibrio territoriale di Schio, Thiene e Valdagno.
In relazione si trova invece, relativamente allo specifico ambito dell’Altovicentino:
“…si incrociano con queste visioni che afferiscono a dinamiche economiche e territoriali alcune nuove infrastrutture destinate a segnare il territorio e a sostenere modelli e direttrici del sistema di città. Si tratta della pedemontana veneta, strada che non solo è destinata ad alleggerire l’asse centrale, ma a sostenere i processi economici e territoriali
1 Allegato A alle Norme Tecniche del PTRC.
andando ad affermare la città estesa. Diverse le tematiche da affrontare in relazione alla città estesa, la terza città, che si innerva a partire dai nodi di Vicenza, Treviso e comprende i comuni a nord dei due capoluoghi tra i quali, di fatto storicamente e geograficamente, si è ormai creata una completa continuità urbana, in relazione alla residenzialità, ai servizi e alla produzione. Questo ambito può essere considerato come un’unica area metropolitana, derivante dalla sintesi di nuclei urbani, non tanto nel senso che non sussista più un’identità e un’autonomia di ciascuno come sistema urbano, bensì per il fatto che è l’insieme che sostanzia la dimensione, la tipologia e il livello qualitativo delle caratteristiche e delle problematiche per le quali si ritiene appropriato l’attributo della metropolitanità. Questa terza città contiene un alto livello di trasformabilità che è legato alla capacità del sistema di accrescere la propria produttività. Non è più pensabile infatti che il sistema cresca attraverso incrementi di dotazioni fattoriali fatte di accumulazioni di capitale che generano più strutture, più infrastrutture, più densità. La crescita del futuro deve essere legata molto alla qualità ambientale del territorio che è fondamentale per attirare capitale umano dall’esterno ma anche per trattenere quello già esistente. Ecco quindi che questa terza città deve migliorare il proprio sistema infrastrutturale che comprende oltre che alla mobilità anche l’istruzione, la cultura e la sanità. Il sistema della mobilità e del trasporto pubblico, in particolare, costituiscono la base sulla quale appoggiare, dare forma e rendere efficiente il sistema multipolare. Il miglioramento dell’accessibilità, la localizzazione dei nodi di interfaccia tra reti lunghe e reti brevi che garantiranno i collegamenti internazionali e quelli intraregionali, l’integrazione tra politiche di settore consentiranno di mettere in atto la struttura sulla quale appoggiare le scelte e le prospettive del sistema insediativo …”.
PTRC Tav. 8 Città, motore del futuro (tavola non in scala)
L’opportunità densa di possibili aperture nei confronti dell’efficacia dei piani è stata rappresentata dal tentativo sistematico in tutto il PTRC di “mettere in rete” vocazioni e risorse naturalistico-ambientali, culturali, produttive, infrastrutturali, turistiche, nella consapevolezza, maturata nel percorso, che solo il superamento dei confini, e un sistema di concertazione delle scelte, consentono di realizzare azioni di governo del territorio sempre più efficaci rispetto al soddisfacimento delle esigenze della collettività.
La co-pianificazione o “amministrazione condivisa” esalta il ruolo e la responsabilità delle autonomie locali, coinvolte direttamente e pariteticamente nella coalizione decisionale e, d’altro canto, porta al superamento del ruolo gerarchico-istituzionale della Regione, chiamata a condividere esigenze e sollecitazioni di realtà territoriali, non sempre interpretabili con una “visione lontana”.
In una prospettiva in cui il ruolo dei diversi soggetti istituzionali non è rigido, ma flessibile e non sempre predeterminato, il governo del territorio richiede nuovi approcci, che affrontino problemi e obiettivi in un’ottica di “mediazione” fra globale e locale. E’
all’interno di questa mediazione esperta che è stato creato lo spazio d’incontro e la definizione delle politiche di sistema territoriali, necessarie per dialogare e avere peso nei rapporti con lo Stato e la Comunità Europea.
Sviluppo economico
Per quanto riguarda lo sviluppo economico, il PTRC tende ad aumentarne la portata e la competitività. Gli interventi proposti includono la valorizzazione dei parchi polifunzionali e commerciali di rango regionale e l’invenzione di nuovi nodi di servizio in grado di affiancare le imprese nelle loro attività produttive. Si vuole poi valorizzare e tutelare i diversi turismi, ridefinendo il legame tra ospitalità ed armatura culturale e ambientale del territorio.
Nella “Tavola 05b Sviluppo economico turistico” viene riportato:
il sistema delle polarità turistiche principali;
il sistema del turismo sulla neve;
il sistema del turismo naturalistico e rurale;
il sistema del turismo della memoria e delle tradizioni;
il sistema del turismo fieristico e congressuale;
il sistema del turismo termale;
il sistema del turismo balneare;
il sistema del turismo sportivo;
il numero delle produzioni DOC, DOP, IGP per comune;
gli elementi territoriali di riferimento;
con la finalità di promuovere lo sviluppo sostenibile delle attività turistiche anche attraverso forme di integrazione tra settori economici diversi e tra azioni di qualificazione e diversificazione dell’offerta turistica delle imprese e dei soggetti pubblici; con l’obiettivo di creare una offerta turistica integrata in grado di coinvolgere e far convergere le diverse varietà di segmenti turistici nei singoli ambiti territoriali, allo scopo di proporre una offerta diversificata di prodotti, anche creando un sistema di ricettività diffusa.
Per il territorio del comune di Malo non sono evidenziati particolari indirizzi, emergono le sole presenze di ville venete e di siti archeologici.
PTRC Tav. 5b Sviluppo economico turistico (tavola non in scala)
Energia e altre risorse naturali
L’energia, le risorse e l’ambiente sono direttrici del PTRC che mira a razionalizzare e migliorarne l’uso, anche per contrastare il cambiamento climatico. Gli interventi proposti comprendono l’uso di risorse rinnovabili per la produzione di energia, il risparmio e la conservazione dell’acqua, la riduzione degli inquinamenti di suolo, aria e acqua ed il riordino dei principali corridoi energetici.
Inoltre, riguardo allo specifico tema dei cambiamenti climatici il PTRC afferma che “il disegno pianificatorio del “Terzo Veneto” non può prescindere da una profonda riflessione sulle politiche più idonee per contrastare gli effetti del fenomeno cambiamento climatico”.
Mobilità
Con riferimento alla mobilità, il PTRC sottolinea come sia necessario governare il rapporto tra le infrastrutture e il sistema insediativo, cogliendo l’opportunità di razionalizzare il territorio urbanizzato sulla base della presenza dei corridoi plurimodali, del Sistema Ferroviario Metropolitano Regionale (SFMR) e dell’asse viario della Pedemontana.
Non compaiono specifiche modifiche riguardanti il territorio in esame che saranno invece da ricercare nei Piani di scala locale (PTCP o altri Piani del Traffico locali).
Verso la sostenibilità
“Nell’Alto Vicentino puntare verso la sostenibilità significa valorizzare la disponibilità di biomassa da destinare a scopi energetici; corsi d’acqua già sfruttati all’inizio dell’industrializzazione potrebbero essere oggi riutilizzati per scopi energetici rafforzando l’azione di recupero già intrapresa da alcune realtà locali (es. la Comunità Montana LeograTimonchio); spazi idonei all’installazione di mulini eolici , spazi adeguati per l’insediamento di impianti fotovoltaici (le serre energetiche) o di smaltimento liquami per la produzione di biogas. Bisogna incentivare una edilizia residenziale pubblica e privata ecocompatibile che diventi esempio da imitare; riuscire ad aumentare la quota di energia (elettrica e termica) prodotta da fonti rinnovabili; incentivare il risparmio energetico ed il miglioramento dell’efficienza degli impianti; realizzare progetti dimostrativi per la promozione del risparmio energetico legati alla certificazione”.
Il sistema delle Contrade
“Buona parte del territorio dell’Alto Vicentino è caratterizzata da una realtà collinare pedemontana sulla quale insiste un sistema residenziale ed economico caratterizzato dalle contrade. In queste parti del territorio, in gran parte difeso dalla sua stessa orografa, le risorse naturalistiche, paesaggistiche e ambientali presenti sono di grande valenza qualitativa”.
Ultime specifiche
In ultima analisi si rivela, in maniera del tutto generale, che il PTRC sottolinea come nel Veneto di oggi ci sia un gran bisogno di crescita qualitativa: qualità della produzione, del lavoro, della vita sociale. I cittadini stessi oggi chiedono servizi, luoghi di incontro, specializzazioni riconoscibili, collegamenti logistici, standard di qualità dell’aria, dell’acqua e dell’ambiente che rendano fruibile, in senso ampio e di “benessere complessivo”, il territorio in cui vivono.
Questa crescita qualitativa deve passare anche attraverso la valorizzazione del territorio e del paesaggio e del loro valore simbolico-comunicativo, che diventa una risorsa importante per l’economia, non solo come fonte di attrazione turistica, ma anche, sempre più, come forma di differenziazione e di identità da far valere sul mercato globale.
3.4.2 Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale di Vicenza
Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (PTCP) adottato con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 72088 di prot. e 78 di reg. del 20 dicembre 2006, è stato successivamente riadottato in alcune sue parti con deliberazione di Consiglio Provinciale n.19784/33 del 10 aprile 2007, con la quale sono state approvate le controdeduzioni e alcune modifiche alle norme tecniche del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale adottato nel dicembre 2006.
l PTCP ha inteso sviluppare alcuni aspetti peculiari della Provincia quali il riconoscimento della ricchezza e della varietà dei caratteri identitari del territorio, come strumenti di progettazione per generare fonti di ricchezza durevoli e di benessere. Un ulteriore passo compiuto dal PTCP è stato la costruzione di uno scenario strategico che si propone, oltre alla mitigazione delle criticità ambientali e territoriali, la valorizzazione integrata delle diverse identità ambientali, territoriali e antropiche, riconnettendole in un
"progetto di territorio" unitario. Per definire tali specificità, il Piano Provinciale è stato articolato in n. 9 Ambienti insediativi distinti (art. 9 N.T.A. adottate).
Per quanto attiene il Comune di Malo l’ambito di riferimento è il n. 4 denominato “Alto Vicentino”, normato all’art. 13 delle Norme di Attuazione.
Le azioni politiche devono tendere:
- a prevedere soluzioni comuni per regolamentare la commistione tra attività produttive e tessuto residenziale;
- ad incentivare il trasferimento, in aree produttive idonee, delle attività insediate ancora nel tessuto consolidato dei centri urbani;
- a migliorare l’offerta di servizi alla produzione e alla persona da un punto di vista sia qualitativo che quantitativo;
- a regolamentare, attraverso misure condivise di scala intercomunale, le modalità di ampliamento e di ristrutturazione delle aree produttive e degli interventi nel tessuto consolidato, scoraggiando fenomeni di terziarizzazione in assenza di un quadro di riferimento territoriale;
- a promuovere politiche per la riqualificazione della viabilità e per il potenziamento della mobilità sostenibile, con la messa in rete le piste ciclo- pedonali;
- a regolamentare su scala intercomunale l’attività estrattiva, così da limitarne gli impatti sia sul territorio sia sulla viabilità dell’ambito;
- a promuovere politiche di riqualificazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico e naturale;
- a creare un sistema di corridoi ambientali che garantisca la connessione tra la fascia di montagna e quella di pianura, e quindi un sistema di relazioni più complesse.
Sistema insediativo: le scelte progettuali dei piani comunali dovranno essere orientate, come definito dall’art. 10, verso il “recupero, il riuso, la rifunzionalizzazione di aree già edificate, il completamento edilizio, la rimarginatura e il rimodellamento degli insediamenti, allo scopo di preservare gli spazi aperti incentivandone la valorizzazione dal punto di vista agricolo-produttivo, ambientale e turistico-fruitivo”.
Sistema ambientale: il PTCP pone l’attenzione alla tutela e valorizzazione degli assetti naturalistico-ambientali e dei paesaggi agrari inoltre sottolinea l’importanza di
“sviluppare un sistema di protezione non solamente limitato ai siti ecologicamente rilevanti, ma che allarga le aree protette mediante la riqualificazione degli habitat circostanti e che collega tramite corridoi e aree di sosta la dispersione e la migrazione di specie. Da quanto sopradetto è emerso il concetto di rete ecologica: un’infrastruttura naturale e ambientale che persegue il fine di interrelazionare e di connettere ambiti territoriali dotati di una maggiore presenza di naturalità”.
Nel territorio di Malo il PTCP individua una stepping-stone nell ambito sud-ovest del comune corrispondente alla zona del Monte Pian ed inoltre individua delle zone di rinaturalizzazione. In corrispondenza del torrente Timonchio individua un corridoio ecologico principale. Gli elementi della rete ecologica sono normati dall’art. 40
“Salvaguardia e sviluppo della rete ecologica - Rete Natura 2000” delle NT del PTCP.
Sistema della mobilità: al PAT è affidato il compito si sviluppare nel dettaglio gli obiettivi del PTCP, di operare al fine di raggiungere un’integrazione tra pianificazione
della mobilità e pianificazione territoriale e urbanistica. In particolare per l’area dell’Alto Vicentino, per il sistema infrastrutturale è identificata una criticità elevata che interessa la SP 46 Pasubio e la SP349 Costo, di conseguenza tali viabilità sono oggetto di interventi progettuali con nuove viabilità tracciate in modo tale da far evitare l’attraversamento dei centri urbani.
Attività produttive: il PTCP classifica le aree produttive in “ampliabili” e “non ampliabili”. Nel territorio di Malo sono presenti 3 zone produttive ampliabili Malo-Via Pisa (ambito 22), San Tomio (ambito 24), Molina-Marano Vicentino (ambito 56) regolamentate dall’art. 16 e 16bis.
PTCP Vicenza – Carta dei Vincoli (tavola non in scala)
PTCP Vicenza – Carta delle fragilità (tavola non in scala)
PTCP Vicenza – Carta del sistema ambientale (tavola non in scala)
PTCP Vicenza – Carta del sistema insediativi-infrastrutturale (tavola non in scala)
3.4.3 Piano Regionale dei Trasporti
Il primo Piano Regionale dei Trasporti (PRT), è stato approvato nel 1990, mentre il seconto PRT è stato adottato dalla Giunta Regionale con provvedimento n. 1671 del 5 luglio 2005 e pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione (BUR) n. 73 del 2 agosto 2005.
l Piano Regionale dei Trasporti del Veneto inquadra il territorio comunale di Malo all’interno di un ambito di territorio coinvolto da un intervento a scala sovracomunale ossia dalla Pedemontana Veneta.
L’intervento riguarda il decongestionamento della conurbazione territoriale dell’area metropolitana del Veneto centrale, con la realizzazione di un by-pass complessivo dell’area centrale veneta e la creazione di un itinerario pedemontano in continuità, attraverso la A31 fino all’A27.
L’obiettivo primario della nuova infrastruttura è superare il gap infrastrutturale costituito dall’attuale assenza di assi stradali ed autostradali adeguati nell’area pedemontana veneta, sia come servizio degli spostamenti locali di una delle aree più industrializzate del territorio nazionale, sia creando una alternativa ai traffici di attraversamento Est-Ovest.
E’ prevista la realizzazione di un nuovo asse che parte dall’A4 tra Montebello Vicentino e Montecchio Maggiore e si collega alla A31 a Nord di Vicenza tra Dueville e Thiene. Poi si stacca dall’A31 e termina in provincia di Treviso all’altezza di Spresiano, sull’A27. L’opera si inserisce nel Sistema Pedemontano Veneto con soluzione superstradale a pedaggio, come definitivamente convenuto nella Conferenza dei servizi di Castelfranco Veneto del 30/03/2001. Si tratta di un’opera, la cui competenza è
regionale e verrà realizzata e gestita con riscossione di pedaggio in regime di concessione, ai sensi della L.R. n. 15/2002, sulla base di una proposta di finanza di progetto già presentata alla Regione.
3.5 Descrizione delle previsioni di Piano di Assetto del Territorio
Il PAT rappresenta il progetto per il riassetto territoriale e le indicazioni per lo sviluppo sostenibile, in sintonia con la pianificazione di livello superiore e la legislazione vigente e coerentemente con le considerazioni sulle invarianti, sulle condizioni di criticità e sostenibilità, sulle politiche e strategie territoriali per i settori ambientali, insediativi ed infrastrutturali (articolo 50 lettera g – grafie ed elaborati).
Il PAT, inquadrandosi in un mutato contesto culturale e programmatorio che identifica i principi di sostenibilità dello sviluppo come fattori fondanti un modello di crescita come ricordato in premessa, cambia radicalmente l’approccio alle problematiche della pianificazione urbanistica.
Muta, quindi, il rapporto tra le diverse parti che costituiscono il piano, con assunzione di importanza degli elaborati di carattere analitico, il tipo di articolazione territoriale e normativa.
Il progetto che con il PAT si è cercato di perseguire è un disegno complessivo che investe nei suoi sistemi l’intero territorio di Malo e tenta di consolidare i rapporti con il territorio in un’ottica intercomunale di coordinamento.
Per Malo è strategico conservare quel rango territoriale che la dimensione dell’insediamento storico (sia del centro storico propriamente inteso, che delle importanti manifatture) gli aveva assegnato nel panorama provinciale e riacquisire la propria “riconoscibilità” all’interno di un territorio (la conurbazione multicentrica dell’Alto Vicentino), attraverso la valorizzazione della propria identità storica-culturale e delle specificità territoriali-ambientali, senza snaturare il proprio impianto urbano e subire passivamente i forti condizionamenti in atto.
Lo scenario individuato dal PAT deriva da una attenta riflessione sulle dinamiche in atto e da una approfondita valutazione delle possibili alternative. Le diverse alternative prefigurate sono il risultato delle analisi condotte, nelle quali sono state analizzate le dinamiche in atto nel comune di Malo e sono state messe a confronto con il contesto territoriale più ampio, per identificare il ruolo e i condizionamenti che Malo subisce o impone, dovuti ai processi strutturali in atto e che determinano gli equilibri e le dinamiche nell’assetto attuale. Significativi sono i risultati emersi: dal valore della densità abitativa in forte ascesa nell’ultimo quinquennio, ai valori relativi ai dati socioeconomici che pongono Malo subito dopo ai maggiori comuni di Schio e Thiene, ad una buona presenza di servizi a livello locale, a valori immobiliari di poco inferiori a quelli registrati nel Comune di Schio.
La scelta dello scenario, supportata da analisi empiriche, è pertanto frutto di una precisa volontà politica in merito ai risultati attesi, anche e soprattutto in termini di sostenibilità. Lo scenario scelto (scenario A) viene definito come “conservativo”, inteso come mantenimento del trend di crescita nelle dinamiche della popolazione, delle attività produttive e delle abitazioni e di conseguenza ha l’obiettivo principale di creare le opportunità per sostenere le tendenze in atto. In sintesi, uno scenario che risponde alle esigenze locali di sviluppo e assume le scelte di carattere sovraordinato affrontandone i temi e contenuti in relazione alla stessa dimensione locale.
Il territorio è oggetto di una rilevante integrazione di progetti infrastrutturali (nuova SPV e variante alla Sp n.46) che tendono a ridefinire sostanzialmente l’assetto locale sia