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Bio-cronostratigrafia a foraminiferi planctonici dei sedimenti miocenici nell'area di Strudà (Lecce, Puglia)

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BIO-CRONOSTRATIGRAFIA A FORAMINIFERI PLANCTONICI DEI SEDIMENTI MIOCENICI NELL’AREA DI STRUDÀ (LECCE, PUGLIA)

Stefano Margiotta

Dipartimento di Scienze dei Materiali, Osservatorio di Chimica, Fisica e Geologia Ambientali, Università degli Studi di Lecce e-mail: stefano.margiotta@unile.it

INTRODUZIONE

Da alcuni anni i sedimenti neogenici del territorio salentino sono stati oggetto di numerosi studi (Balen- zano et al., 1994,1997, 2002; Barbera et al., 1993;

Bossio et al., 1986, 1988a-c, 1991, 1992, 1994, 1999, 2002; Foresi et al., 2002; Margiotta, 2004; Margiotta et al., 2002, 2004; Mazzei 1994), essenzialmente di tipo geologico e micropaleontologico, che hanno consentito di modificare il quadro stratigrafico precedente e di fare nuove ipotesi circa l’evoluzione paleogeografica e geo- dinamica della penisola salentina.

In questa nota si riportano i risultati ottenuti in base ad indagini di tipo geologico e micropaleontologico com- piute sui sedimenti miocenici della Pietra Leccese e delle Calcareniti di Andrano affioranti in un’area mai oggetto di studio sinora ed ubicata a Sud-Est di Lecce e compresa tra Strudà, Acquarica, Vanze, Vernole e

Pisignano. Le ricerche permettono di arricchire il quadro delle conoscenze relative alla stratigrafia dei sedimenti miocenici affioranti nel Salento.

NOTE GEOLOGICHE

Nell’area di studio i sedimenti miocenici (Pietra Leccese e Calcareniti di Andrano) affiorano diffusamen- te nella porzione Nord, comprendente gli abitati di Strudà, Acquarica e Vanze; a Sud (Vernole, Pisignano, Cavallino e Lizzanello), gli stessi sedimenti sono sor- montati dalle coperture pleistoceniche (Fig. 1).

Nel territorio in questione sono stati perforati numero- si pozzi per approvvigionamento di acqua per uso irri- guo dalla falda carsica presente nel substrato carbonati- co cretacico. Di queste perforazioni sono noti presso Enti locali (Genio Civile, Ente Irrigazione e Consorzi di RIASSUNTO - Sono state studiate le associazioni a foraminiferi planctonici della Pietra Leccese e delle sovra- stanti Calcareniti di Andrano di alcune cave e carote di perforazioni ubicate in un’area compresa tra Acquarica, Vernole, Vanze, Strudà e Pisignano, a Sud di Lecce, area tipo quest’ultima, insieme a quella di Maglie, delle unità mioceniche. Le ricerche, integrate dal rilevamento geologico, hanno consentito di attribuire la Pietra Leccese all’intervallo biostratigrafico Zona a Globigerinoides trilobus - Zona a Globorotalia conomiozea e, quindi, al Bur- digaliano superiore - Messiniano inferiore; le Calcareniti di Andrano, ovunque sovrastanti la Pietra Leccese, sono esclusive della Zona a Globorotalia conomiozea e quindi del Messiniano.

Nella sedimentazione della più antica delle unità mioceniche sono state individuate lacune di entità differente nello spazio e nel tempo. La più importante di queste, comprendente l’intero Langhiano e Serravalliano, si regi- stra tra la Pietra Leccese tipica (Zona a Globigerinoides trilobus - Burdigaliano) e quella glauconitica immediata- mente sovrastante (Zona a Neogloboquadrina acostaensis - Tortoniano). In alcune sezioni, è presente un’altra lacuna, nell’ambito dei sedimenti glauconitici tortoniani.

PAROLECHIAVE: Foraminiferi planctonici, Stratigrafia, Miocene, Salento.

ABSTRACT - Geological - micropaleontological investigations have been carried out on the Miocene sediments outcropping in an area situated to South of Lecce, between Vernole, Vanze, Strudà, and Pisignano.

The results obtained by the studied sections confirm those of literature and they allow to specify some aspects, in particular about the contact between the Pietra Leccese and the overlying Andrano Calcarenite. The typical Pietra Leccese is of Burdigalian age, Globigerinoides trilobus Zone. But the Pietra Leccese containing glauconite, largely predominant in the area object of this study, belong to the Neogloboquadrina acostaensis Zone. Therefore there is a very wide gap including the Langhian and the Serravallian. According to recent literature, bottom cur- rents, variable in time and space, are the reason of the hiatus recorded in Pietra Leccese. The upper stratigraph- ical interval, passing from the Pietra Leccese to the Andrano Calcarenite, belongs to the Globorotalia conomiozea Zone, being therefore Messinian in age. Andrano Calcarenite too is of Messinian age, Globorotalia conomiozea Zone. As regards the stratigrafically upper interval of the Andrano Calcarenite, characterized by macrofossils typ- ical of brackish facies and by continental levels, there are no useful elements to effect a bio - chronostratigraph- ical attribution. These levels point out that the environment of the Andrano Calcarenite has gone modifying itself toward the continental one.

KEYWORDS: Planktonic foraminifera, Stratigraphy, Miocene, Salento.

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35 36 41

4335 38 45 45

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38

42 38 37

4043 35 35

38 36

STRUDA PISIGNANO ACQUARICA

VANZE VERNOLE

*

*A

*B *C PISIGNANO1WELL

*

01Km

LIZZANELLO

CAVALLINO PISIGNANO2WELL

Lecce 015km Depositipleistocenici CalcarenitediAndrano(MioceneSup.) Pietraleccese(Miocene)

limitestratigrafico misuradistrato

CARTAGEOLOGICASCHEMATICA cit tracciadella sezione11’ 3838

38

4241 42

1

1’ N Depositicontinentali CalcarediAltamura(Cretaceo)

P2wellPlPlM2M1M1M2M242m 31m39m35m38m39mP1well Pl M2 M1

C C C

fagliaprobabile

M2

38 40

40

*A-Csezionistratigrafiche -190m-128m Fig.1-Cartageologicaschematicadell’areastudiata. Schematicgeologicalmapofthestudiedarea.

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Bonifica) i dati idrologici e di alcune anche le relative stratigrafie. Quest’ultime, opportunamente interpretate, consentono, di precisare quanto segue:

- nell’area di affioramento dei sedimenti miocenici le Calcareniti di Andrano raggiungono spessori massimi di 15 m (Fig.1). La Pietra Leccese è stata attraversata nel sottosuolo per 70-80 m (Fig. 1). Tra la più antica delle unità mioceniche e le terre rosse con pisoliti bauxitiche poggianti sui calcari di base del Cretaceo, sono interpo- sti, per una decina di metri di spessore, marne calcaree e argille con livelli lignitiferi; questi sedimenti, chiara- mente di ambiente continentale, già riconosciuti in altre aree limitrofe (Lecce, Copertino e Galatone), sono attri- buibili alla Formazione di Galatone;

- in quella di affioramento dei sedimenti pleistocenici (aventi, questi ultimi, spessori variabili da pochi metri a più che decametrici), le formazioni mioceniche sono state attraversate per oltre 180 m (le Calcareniti di Andrano in particolare raggiungono spessori anche superiori ai 100 m). Inoltre dalle stratigrafie dei pozzi emerge che la Pietra Leccese poggia direttamente sui calcari del Cretaceo senza l’interposizione di unità oligo-mioceniche (Fig. 1).

DESCRIZIONE DEGLI AFFIORAMENTI

Le esposizioni migliori dei sedimenti miocenici sono in corrispondenza di alcune cave a cielo aperto (Fig. 2) laddove la Pietra Leccese affiora per spessori anche superiori ad una decina di metri ed è a luoghi sormonta- ta dalle Calcareniti di Andrano.

In cava (sezioni A-C di Fig. 1), la Pietra Leccese si pre- senta sin dalla sua base come un calcare detritico a grana medio - fine di colore verdastro a causa del contenuto in glauconite, sempre piuttosto abbondante. Questa facies della Pietra leccese, che i cavatori chiamano “piromafo”, si presenta priva di stratificazione, a luoghi interessata da un’intensa bioturbazione che laddove presente impedisce l’osservazione dei caratteri sedimentologici. Frequenti

sono i fossili disposti casualmente e con valve disartico- late, a luoghi fosfatizzate e fra questi si riconoscono in particolare Amusium sp., Flabellipecten sp., Chlamys sp., Neopycnodonte sp.; a luoghi i fossili sono concentrati in livelli discontinui di spessore decimetrico. Meno ricor- renti sono i gasteropodi (eccezion fatta per i pteropodi), i frammenti di echinidi, i coralli, i denti di squalo. Nel complesso, la glauconite è distribuita spazialmente nel sedimento in maniera selettiva. Nell’ambito dei sedimen- ti affioranti, sono intercalati livelli più o meno ricchi del minerale in oggetto e piccole plaghe nelle quali vi è un maggiore accumulo di glauconite stessa; in quest’ultimo caso ai granuli glauconitici sono associati numerosi fos- sili (Fig. 3) e frequenti noduli fosfatici (i fosfati si ritro- vano anche comunemente dispersi nel sedimento e sono sia di natura biogenica che terrigena, di dimensioni varia- bili dal millimetro a qualche centimetro). Il significato stratigrafico-deposizionale della glauconite è da sempre oggetto di differenti interpretazioni ma molti Autori (Amorosi, 1997; Kitamura, 1998; Kelly et al., 1999;

Harris et al., 2000) concordano che la presenza del mine- rale è comunque indicatrice di un basso tasso di sedimen- tazione. Le osservazioni precedenti, in accordo con i cri- teri per la differenziazione tra glauconite di origine autoc- tona e alloctona in Amorosi (1997), mettono in evidenza che i granuli glauconitici delle sezioni analizzate sono stati interessati da selezione idraulica e trasporto. Dallo studio al microscopio si evince, inoltre, che i granuli glauconitici rappresentano, in gran prevalenza, i modelli interni di foraminiferi planctonici tipicamente presenti negli intervalli inferiori della Pietra leccese. Questo ulte- riore dato, oltre alla mancanza di elevate quantità di glau- conite nelle rocce sottostanti del Cretaceo e dell’Oligo- cene, suggerisce quindi una origine parautoctona del minerale.

Sopra al “piromafo” si osserva in genere un interval- lo che potremmo definire di transizione alle Calcareniti di Andrano (Tav. 1). Nel particolare, in questo interval-

Fig. 2 - Vista panoramica di una cava ubicata a Strudà.

– General view of a Strudà quarry.

Fig. 3 - Accumulo di fossili con valve disarticolate nella Pietra Leccese glauconitica.

– Fossils with disjointed valves assembled in nest in the piromafo.

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lo di circa 1 m, si individuano due parti di spessore modesto (pochi decimetri):

- quella inferiore (60 cm) è costituita da una calcare- nite giallastra molto bioturbata, a grana fine, con un leg- gero contenuto in glauconite. Sono presenti, per quanto

in quantità minori rispetto al piromafo, lamellibranchi (Neopycnodonte sp., Amussium sp., Chlamys sp.) e bra- chiopodi (Terebratula sp.); verso l’alto questi fossili diminuiscono di taglia e ad essi si aggiungono modelli di lamellibranchi appartenenti a generi non presenti nel-

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Tav. I - Contatto stratigrafico tra le Calcareniti di Andrano stratificate e la Pietra Leccese bioturbata e massiva (1, 2, 3); particolare dell’intervallo di transizione (4) e delle Calcareniti di Andrano (5, 6) con lamine parallele piane o leggermente ondulate e serpulidi.

– Stratigraphic contact between stratified Andrano Calcarenite and bioturbata massive Pietra Leccese (1, 2, 3); particular of the transitional interval (4) and of Andrano Calcarenite (5, 6) with plain or weakly undulated parallel laminas and serpulid worms.

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l’intervallo sottostante.

- quella superiore (spessore massimo 50 cm), è costi- tuita da una calcarenite marnosa di colore grigio chiaro sulle superfici esposte e con tonalità ocracee in frattura fresca. Fra i fossili, oltre a pettinidi e piccoli brachiopo- di, si riconoscono serpulidi, briozoi, balanidi e piccoli ostreidi. In questo intervallo sommitale la Pietra Leccese presenta una stratificazione a “festoni” incro- ciata a basso angolo (hummocky). Queste strutture (Fig.

4), chiaramente di tipo trattivo, sono il risultato di onde più vigorose, prodotte dalle tempeste. In accordo con i dati paleontologici (presenza di briozoi, balani e serpu- lidi), la stratificazione incrociata evidenzia, rispetto alla Pietra Leccese massiva sottostante, una diminuizione batimetrica perlomeno al di sopra del livello di base delle onde di tempesta con fondali quindi, interessati da frequenti episodi di alta energia idrodinamica.

Le Calcareniti di Andrano poggiano sulla Pietra Lec- cese con contatto graduale e concordante. Alla base que- sta unità è rappresentata da una calcarenite più o meno marnosa, a grana fine, biancastra con rari granuli verda- stri dovuti alla presenza di glauconite, probabilmente rimaneggiata dai livelli della Pietra Leccese sottostante.

Seguono, verso l’alto, calcareniti marnose solo a luoghi ben diagenizzate, di colore dal bianco al giallastro, quasi ovunque in strati di spessore costante da qualche centi- metro a circa 30-40 centimetri. All’interno dei livelli più marnosi sono evidenti lamine parallele piane o debol- mente ondulate.

I fossili sono abbondanti tanto da costituire spesso vere e proprie “lumachelle”; i più frequenti sono anellidi, ser- pulidi, balanidi e briozoi, gasteropodi turricolati, lamelli- branchi (Chlamys sp., Cardium sp., Ostrea sp., Modiola sp.) nonché brachiopodi e alghe (Fig. 5).

DATI DEL SOTTOSUOLO

Nel corso delle ricerche è stato possibile assistere alla perforazione di due pozzi ubicati nei pressi di Pisignano e della strada Cavallino - Lizzanello (Fig. 1);

sono state così rilevate con grande dettaglio le rispetti- ve stratigrafie e effettuate delle campionature.

- Nel Pozzo Pisignano 1 la successione stratigrafica ricostruita (Fig. 10) é caratterizzata da -230 m (fondo pozzo) a -190 m da un calcare bianco con sfumature grigie e rosate, a grana molto fine e a frattura concoide, riferibile probabilmente al substrato del Cretaceo;

segue in alto un intervallo di circa 10 m costituito da argille residuali di colore variabile dal rosso all’ocraceo sino al brunastro con presenza di pisoliti bauxitiche. A -176 m è presente una breccia con matrice calcareniti- ca grigio-rosata; gli elementi sono costituiti da clasti a spigoli vivi biancastri e verdastri, il tutto in assetto cao- tico. Questo livello brecciato costituisce il letto strati- grafico della Pietra leccese, rappresentata per uno spes- sore di 46 m, da una calcarenite grigio-verdastra a grana fine con rari noduli fosfatici e macrofossili spar- si sormontata geometricamente dai sedimenti delle Calcareniti di Andrano. Le Calcareniti di Andrano sono rappresentate da -130 m a -40 m da una calcarenite bianco grigiastra, in alcuni intervalli marnosa, solita- mente a grana fine, con fossili (in particolare anellidi e gasteropodi). A -44 m dal piano campagna é presente una argilla verdastra seguita sino a -40 m da una calca- renite grigio chiara a grana fine ricchissima in gastero- podi (Cerithium sp.) e lamellibranchi a guscio liscio di ambiente salmastro.

- Il pozzo Pisignano 2, profondo 160 m (Fig. 11), è caratterizzato sino a -128 m, da un calcare verde scuro con sfumature nocciola e grigie, a grana fine, attribui- bile probabilmente ai sedimenti del Cretaceo. Segue in alto un intervallo di un paio di metri di argilla rossastra e quindi la Pietra Leccese che per i primi 8 m è costi- tuita da una calcarenite verde scura per presenza di glauconite, con rari noduli fosfatici e fossili sparsi (in particolare pettinidi). La Pietra Leccese sovrastante è rappresentata da una calcarenite bianco giallastra a grana fine con contenuto in glauconite crescente verso l’alto per uno spessore di una trentina di metri. Le Calcareniti di Andrano sono state attraversate nei primi 85 m dal piano campagna e consistono in calcareniti

Fig. 4 - Stratificazione incrociata a basso angolo nei livelli sommi- tali della Pietra Leccese.

– Low angle cross stratification in the upper levels of the Pietra Leccese.

Fig. 5 - Calcareniti di Andrano ricche in alghe.

– Andrano Calcarenite faces rich in algae.

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biancastre, a grana medio-fine, in alcune parti marnose e semicoerenti; nella parte più alta (da -32 m a -43 m) si presentano compatte e ben diagenizzate, molto ricche in gasteropodi (Cerithium sp.) e piccoli Cardium sp.. In particolare tra -46.5 m e -48.5 m è presente un interval- lo costituito da una argilla terrosa rossastra.

BIOSTRATIGRAFIA

Allo scopo di inquadrare bio-cronostratigraficamente i sedimenti miocenici dell’area sono state condotte delle analisi micropaleontologiche con i foraminiferi plancto- nici. Lo schema zonale usato è quello di Foresi et al. (in

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Fig. 6 - Tavola di distribuzione delle specie riconosciute nella sezione A1.

– Distribution chart of the species identified in the A1 section.

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Bossio et al., 2002) ottenuto dall’integrazione di quello di Iaccarino & Salvatorini (1982) leggermente modifica- to da Iaccarino (1985), con quelli di Foresi et al. (1998) e Sprovieri et al. (2002).

Sono state campionate tre cave (la cava di sez. A è stata campionata in corrispondenza di due pareti), due delle quali (sez. A,B) ricoprono un intervallo sedimentario equivalente vuoi dal punto di vista litologico, vuoi da quello micropaleontologico se si eccettua per l’assenza delle Calcareniti di Andrano nella seconda sezione; nella terza la Pietra Leccese è rappresentata con uno spessore inferiore; le quattro sezioni (Fig. 6 - 9), facilmente corre- labili, vengono quindi trattate insieme.

I campioni (SS10-11, 30-32) rappresentativi della Pietra leccese, glauconitica sin dalla base delle esposizio-

ni di cava, sono caratterizzati da un’associazione domina- ta da taxa quali Globigerinoides obliquus obliquus, G.

quadrilobatus, Neogloboquadrina acostaensis, Globoro- talia gr. scitula, G. gr. menardii, G. lenguaensis, Orbulina universa, O. suturalis, Globigerina bulloides, Globo- turborotalita decoraperta; nei soprastanti campioni (SS 12-17, 24-25, 33-35, 92-95) a questi taxa si aggiunge la presenza di Globigerinoides obliquus extremus. La parte stratigraficamente più alta della Pietra Leccese glauconi- tica (SS 18-19, 26, 36-37) è inoltre caratterizzata da Globorotalia suterae.

I campioni (SS 20-23, 27-28, 38-39, 96-98) relativi all’intervallo sovrastante, di transizione alle Calcareniti di Andrano, mostrano un’associazione a foraminiferi planc- tonici meno ricca della precedente, sia come numero di

Fig. 7 - Tavola di distribuzione delle specie riconosciute nella sezione A2.

– Distribution chart of the species identified in the A2 section.

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specie che come numero di esemplari per ogni specie.

Importante in ogni caso, la determinazione di Globoro- talia conomiozea (rara).

L’associazione riscontrata nei campioni (SS 29, 99), rappresentativi delle Calcareniti di Andrano, è ancora più povera delle precedenti e dominata da abbondanti esem- plari di Orbulina universa, O. suturalis e O. bilobata;

sono stati determinati, fra gli altri, Neogloboquadrina

acostaensis con avvolgimento delle camere sinistrorso e G. conomiozea.

Quindi, in base alle associazioni determinate, la Pietra Leccese glauconitica si può riferire all’intervallo biostra- tigrafico Zona Neogloboquadrina acostaensis - Zona a Globorotalia suterae (corrispondente al Tortoniano) mentre, la facies di passaggio alle Calcareniti di Andrano, è attribuibile alla Zona Globorotalia conomio-

Fig. 8 - Tavola di distribuzione delle specie riconosciute nella sezione B.

– Distribution chart of the species identified in the B section.

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Fig. 9 - Tavola di distribuzione delle specie riconosciute nella sezione C.

– Distribution chart of the species identified in the C section.

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zea (marker zonale) corrispondente al Messiniano; nella sezione B la Pietra Leccese ha uno spessore inferiore e questa osservazione è confermata dai dati micropaleon- tologici per l’assenza di Globorotalia suterae, in ciò evi- denziando una lacuna nella successione (corrispondente al Tortoniano sommitale). Le Calcareniti di Andrano sono anch’esse riferibili alla Zona a Globorotalia cono-

miozea per la presenza, oltre che del marker zonale, di Neogloboquadrina acostaensis con avvolgimento delle camere ancora sinistrorso.

Come è stato già detto la Pietra Leccese e le Calcareni- ti di Andrano sono state attraversate in corrispondenza di due carotaggi ubicati nei pressi di Pisignano.

Le analisi micropaleontologiche dei campioni rappre-

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Fig. 10 - Tavola di distribuzione delle specie riconosciute nella sezione “Pozzo Pisignano 1”.

– Distribution chart of the species identified in the “Pisignano 1 well” section.

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sentativi della porzione stratigraficamente più bassa della Pietra Leccese (PM 6-9) nel pozzo “Pisignano 1” (Fig.10) hanno evidenziato la presenza di un’associazione domi- nata da taxa quali Globorotalia acrostoma, G. prae- scitula, Paragloborotalia siakensis, Globigerinoides tri- lobus, Globoquadrina langhiana ..., e l’assenza di esem- plari appartenenti ai generi Catapsydrax e Praeorbulina;

tale associazione è quindi riferibile alla Zona a G. trilo- bus; il successivo campione (PM 11) è caratterizzato, fra gli altri, da taxa quali Globigerinoides obliquus extremus, G. obl. obliquus, Neogloboquadrina acostaensis con avvolgimento delle camere sinistrorso, G. gr. menardii e Globigerina bulloides che indicano una sicura apparte- nenza dell’intervallo analizzato alla Zona a Globigeri- noides extremus.

Il contenuto in foraminiferi planctonici dei campioni

analizzati ha permesso di effettuare sicure attribuzioni bio-cronostratigrafiche. La Pietra Leccese è risultata estendersi dalla Zona a Globigerinoides trilobus alla Zona a Globigerinoides extremus e quindi, in termini cro- nostratigrafici, dal Burdigaliano “inoltrato” fino al Tortoniano. La successione è interessata però da una lacu- na molto ampia comprendente il Langhiano, il Serra- valliano e parte del Tortoniano (fra i campioni che docu- mentano questa lacuna vi è un intervallo stratigrafico di circa 10 m che non è stato possibile campionare ma che comunque non può ricoprire l’intera lacuna).

Le Calcareniti di Andrano sono attribuibili, finchè pre- senti i foraminiferi planctonici, alla Zona Globorotalia conomiozea e quindi riferibili cronostratigraficamente al Messiniano inferiore. Tuttavia, in accordo con Bossio et al. (1987, 1991) non si può escludere che i campioni più

Fig. 11 - Tavola di distribuzione delle specie riconosciute nella sezione “Pozzo Pisignano 2”.

– Distribution chart of the species identified in the “Pisignano 2 well” section.

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Fig. 12 - Bio - cronostratigrafia delle sezioni studiate.

– Bio - chronostratigraphy of the studied sections.

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alti, risultati privi di foraminiferi planctonici, possano appartenere alla “Barren Zone”, sempre però del Messi- niano. Va fatto notare che non è stato possibile documen- tare l’intervallo di transizione forse a causa di perdite di carotaggio.

La seconda carota (Fig. 11) è stata estratta dal pozzo Pisignano 2 (Fig. 1 per l’ubicazione). Anche in questo caso lo studio micropaleontologico ha messo in evidenza perlomeno due lacune; la prima relativa agli interi piani Langhiano e Serravalliano (al passaggio Pietra lecce- se/Pietra Leccese glauconitica) e la seconda nella porzio- ne stratigraficamente più alta della Pietra Leccese e com- prendente la parte sommitale del Tortoniano.

In particolare, un primo cambio nelle associazione a foraminiferi planctonici è visibile dalle analisi dei lavati relativi ai campioni CC 40 (Pietra Leccese tipica) e CC 39 (Pietra Leccese glauconitica); si passa infatti da un’asso- ciazione con frequenti elementi appartenenti a Globo- quadrina langhiana, Globorotalia praescitula, Para- globorotalia siakensis e Globigerina praebulloides che permettono per la Pietra Leccese tipica un’attribuzione alla Zona a Globigerinoides trilobus (anche per l’assenza di esemplari appartenenti al genere Praeorbulina) ad associazioni dominate da taxa quali Globigerinoides obli- quus tipico, Neogloboquadrina acostaensis con avvolgi- mento delle camere destrorso, N. continuosa, Globigeri- na decoraperta ... che consentono di riferire l’intervallo rappresentato dai campioni CC 39-36 alla Zona Neo- globoquadrina acostaensis e quindi cronostratigrafica- mente al Tortoniano. I successivi campioni sono riferibili alla Zona a Globigerinoides extremus per la presenza del marker zonale.

Purtroppo lo stato di conservazione degli esemplari rin- venuti nelle analisi dei successivi campioni, rappresenta- tivi della parte più alta della Pietra Leccese nonché delle Calcareniti di Andrano, non ne ha permesso una sicura attribuzione bio-cronostratigrafica; ciò nonostante, la determinazione di Globorotalia conomiozea sin dal cam- pione basale dell’intervallo in questione, permette di rife- rire questi sedimenti perlomeno al Messiniano inferiore.

CONCLUSIONI

Lo studio dei foraminiferi planctonici della Pietra Leccese e delle Calcareniti di Andrano dell’area di Strudà ha consentito di dare un contributo alla bio-cronostrati- grafia dei sedimenti miocenici salentini.

Nell’area studiata la Pietra Leccese è nella sua facies tipica di calcarenite giallo paglina prevalentemente nel sottosuolo. L’esame dei foraminiferi planctonici di due carote di perforazioni ubicate nell’area di studio ha per-

messo di riferire la Pietra Leccese tipica alla Zona a Glo- bigerinoides trilobus del Burdigaliano.

In affioramento la Pietra Leccese è contraddistinta da glauconite più o meno abbondante. La presenza del mine- rale, costituente i modelli interni dei foraminiferi tipici dell’unità, è legata all’azione di correnti di fondo; queste ultime hanno rallentato il tasso di sedimentazione e cau- sato lacune anche di notevole entità. Nell’area di Strudà, infatti, la Pietra Leccese glauconitica si estende bio-cro- nostratigraficamente dalla Zona a Neogloboquadrina acostaensis alla Zona a Globorotalia conomiozea (dal Tortoniano al Messiniano). Una consistente lacuna nella sedimentazione della durata di circa sei milioni di anni e comprendente tutto il Langhiano ed il Serravalliano, si rinviene quindi al limite tra la Pietra Leccese in facies tipica e quella glauconitica. Altre lacune, di entità diffe- rente anche su sezioni molto vicine tra loro, sono docu- mentate all’interno dei sedimenti glauconitici tortoniani.

Le Calcareniti di Andrano poggiano, tramite l’interpo- sizione di un intervallo di transizione, con passaggio gra- duale e concordante sulla Pietra leccese. Questi depositi, indicativi chiaramente di un trend regressivo nella sedi- mentazione, sono esclusivi della Zona a Globorotalia conomiozea (Messiniano inferiore). Intervalli costituiti da argille residuali ed altri carbonatici caratterizzati da asso- ciazioni fossilifere di acque dolci e/o salmastre rinvenuti al tetto della più recente delle unità mioceniche mettono bene in evidenza come l’ambiente di sedimentazione delle Calcareniti di Andrano sia andato modificandosi verso il continentale.

I risultati ottenuti quindi, confermano e premettono di dettagliare ulteriormente il quadro stratigrafico e dinami- co emerso dagli studi più recenti (Balenzano et al., 1994, 1997, 2002; Barbera et al., 1993; Bossio et al., 1986, 1988a-c, 1991, 1992, 1994, 1999, 2002; Foresi et al., 2002; Margiotta, 2004; Margiotta et al., 2002, 2004;

Mazzei 1994) per i sedimenti miocenici salentini.

La Pietra Leccese costituisce la fase trasgressiva che ha inizio nel Miocene Inferiore (Burdigaliano) e fine nel Miocene Superiore (Messiniano) del ciclo miocenico. La notevole estensione cronologica non è supportata da un adeguato spessore dei sedimenti (massimo 100 m nell’a- rea di studio) per la presenza di lacune variabili per esten- sione areale e temporale che si rinvengono nella facies glauconitica. Le Calcareniti di Andrano rappresentano la fase regressiva del ciclo miocenico che chiude nel Messiniano inferiore pre-evaporitico per l’emersione della Penisola salentina.

RINGRAZIAMENTI - Un particolare ringraziamento al Prof.

Salvatorini per avere costantemente seguito ed incentivato la ricerca. Si ringrazia inoltre il Prof. Ricchetti per le proficue dis- cussioni e gli utili suggerimenti.

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MARGIOTTA S.

14 Geologica Romana 39 (2006), 1-14

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Accettato per la stampa: Giugno 2006

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