CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI CRISI – Etiopia 2016 SCHEDA ETIOPIA – LVIA
Volontari richiesti : N 2
SEDE DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: SHASHAMANE INTRODUZIONE
FOCSIV è la più grande Federazione italiana di ONG che da oltre 40 anni lavora nei sud del mondo realizzando progetti di cooperazione internazionale. Punto fermo di tutti gli interventi è stato ed è quello di contribuire, attraverso il lavoro di partenariato e la promozione dell’autosviluppo al superamento di quelle condizioni di ingiustizia che potenzialmente sarebbero potute essere, sono o sono state fonte di conflitti e di maggiori ingiustizie, costruendo percorsi di pace. Per dare continuità al lavoro di prevenzione dei conflitti (intesi nel senso sopra descritto), volendo offrire la possibilità ai giovani italiani di sperimentarsi come operatori privilegiati della solidarietà internazionale, FOCSIV in collaborazione con l’Associazione Papa Giovanni XXIII, la Caritas Italiana e il GAVCI ha ripresentato nel febbraio del 2007, all’UNSC il progetto madre “Caschi Bianchi” che intende collocare la progettualità relativa al servizio civile all’estero come intervento di costruzione di processi pace nelle aree di crisi e di conflitto (armato, sociale, economico, religioso, culturale, etnico..) con mezzi e metodi non armati e nonviolenti attraverso l’implementazione di progetti di sviluppo tenendo presente che i conflitti trovano terreno fertile dove la povertà è di casa, i diritti umani non sono tutelati, i processi decisionali non sono democratici e partecipati ed alcune comunità sono emarginate. Il presente progetto di servizio civile vuole essere un ulteriore testimonianza dell’impegno della Federazione nella costruzione della pace nel mondo e vuol far sperimentare concretamente ai giovani in servizio civile che la migliore terapia per la costruzione di una società pacificata è lottare contro la povertà, la fame, l’esclusione sociale, il degrado ambientale; che le conflittualità possono essere dipanate attraverso percorsi di negoziazione, mediazione, di riconoscimento della positività dell’altro.
DESCRIZIONE DEL CONTESTO SOCIO POLITICO ED ECONOMICO DEL PAESE DOVE SI REALIZZA IL PROGETTO:
ETIOPIA
La Repubblica Democratica Federale d'Etiopia è uno stato dell'Africa orientale che vanta un'identità plurimillenaria, tanto che è considerata il più antico stato del continente. Unica fra gli stati africani, la monarchia etiope conservò la sua indipendenza durante tutto il periodo coloniale, fatta eccezione per l'occupazione italiana (1936-1941). Il Paese, infatti, ha suscitato gli appetiti espansionistici dell’Italia, soprattutto dopo l’apertura del canale di Suez che ha reso strategico il controllo del Mar Rosso. Solo in seguito alla dura sconfitta durante la battaglia di Adua, il governo italiano ha riconosciuto l’indipendenza dell’Etiopia. La politica estera etiope è stata dominata dalla tensione con la vicina Eritrea: il conflitto sul confine tra i due Paesi, terminato solo nel 2000 col trattato d'Algeri, ha provocato la morte di più di 70.000 persone e non può dirsi ancora superato, visto che permangono disaccordi sulla demarcazione del confine.
L’Etiopia tuttavia ha recentemente rifiutato l’arbitrato di una commissione indipendente che aveva assegnato alcuni territori contesi all’Eritrea, e attualmente il confine tra i due paesi è costantemente monitorato da una missione. Ulteriore testimonianza del conflitto è ancora la presenza sul territorio di un numero considerevole di vari tipi di ordigni non esplosi e mine antiuomo ed anticarro. Da non sottovalutare per l’equilibrio nazionale sono anche le rivendicazioni delle varie comunità che abitano il paese: la ribellione endemica nella regione di Gambella, al confine con il Sudan; i frequenti scontri armati nei pressi del confine somalo; e le rivendicazioni delle comunità Afar e Oromo. Nel biennio 1984-1985 il paese è stato colpito da una carestia di vastissime proporzioni che ha portato alla morte 1 milione di persone. Stremato da golpe sanguinosi, rivolte, siccità su larga scala, dal problema dei rifugiati ed infine dalla ritirata dei protettori sovietici, il regime venne deposto da una coalizione di forze ribelli, il FRDPE nel 1991. Nel 1993 venne proclamata l’indipendenza dell’Eritrea, mentre l’EPRDF (Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front) con a capo Meles Zenawi vara una nuova Costituzione e organizza una serie di elezioni da cui il partito esce vincitore. Zenawi viene eletto primo ministro nel 1995 e verrà confermato alla carica anche alle consultazioni del 2000. Le elezioni della primavera 2005 invece di consolidare il potere dell’EPRDF si sono rivelate un boomerang. I numerosi brogli che hanno caratterizzato le consultazioni e i successivi scontri di piazza, che hanno provocato centinaia di vittime, hanno mostrato come la questione dei diritti civili e politici nel Paese sia ancora preoccupante. Nel 2010 le elezioni politiche sono state nuovamente vinte dal partito del primo ministro
Zenawi, nonostante le accuse di brogli e abusi mosse anche in questa occasione dalle opposizioni. Il 20 agosto 2012 Zenawi morì in seguito ad una grave infezione. Oggi il primo ministro è Haile Mariam Desalegn, in precedenza già vice primo ministro e Ministro degli Affari Esteri dal 2010 al 2012.
A causa della guerra prolungata con l’Eritrea, l’Etiopia si trova a dover dipendere quasi interamente dal porto di Gibuti per le esportazioni e le importazioni. Ciò nonostante i dati indicati dalla Banca Mondiale, indicano che il Paese ha mantenuto un tasso di crescita del PIL significativo dal 2009 al 2014, compreso tra l’8,7 e il 12,6%. Negli ultimi quattro anni, il Paese infatti ha registrato un tasso di crescita medio dell’11% annuo. Alla forte crescita del PIL ha fatto seguito quella dell’inflazione media annuale. Il tasso di inflazione registrato nel 2015 è dell’8,3% ancora altro, nonostante la notevole riduzione rispetto al 2012, stimato al 22,9%.
Ad ogni modo, il settore trainante dell’economia etiope è ancora l’agricoltura, che rappresenta il 48,4% del PIL e che è fortemente arretrata e dipendente dalle variabili precipitazioni, le quali possono dare un ottimo raccolto o, come molto spesso accade, provocare siccità e carestie spaventose. È in crescita anche il fenomeno del land grabbing, strettamente legato agli sgomberi forzati e all’uso eccessivo della forza da parte di polizia e militari e che produce numerosi problemi ambientali (erosione del suolo, deforestazione, perdita di biodiversità, desertificazione). Il risultato è che quasi ogni anno il paese deve dipendere dagli aiuti internazionali per sfamare la popolazione (4,6 milioni di abitanti necessitano annualmente d’assistenza alimentare, cosa che rende il Paese uno dei più insicuri del mondo a livello alimentare). L’Etiopia infatti si colloca al 173o posto della classifica UNDP 2014 con un indice di sviluppo umano pari a 0.435 ed il 29,6%
della popolazione vive infatti ancora sotto la soglia di povertà: la maggioranza della popolazione ha un ridottissimo introito economico e c’è una notevole scarsità di cibo.
Il livello educativo è basso, specialmente tra la popolazione femminile: il 41,5% della popolazione è analfabeta (tra cui il 59,9% delle donne). Si registra inoltre un notevole incremento demografico della popolazione. Infatti, il tasso di fecondità è tra i più alti nella classifica mondiale: 4,6 è il numero medio di figli partoriti da una donna, con un indice di natalità pari al 33,5%.
Dal punto di vista sanitario l’Etiopia è scarsamente servita da ospedali, nonostante siano presenti molte malattie infettive, in occidente facilmente prevenibili e curabili. Il sistema sanitario del paese non è infatti ancora in grado di rispondere quantitativamente e qualitativamente al bisogno della popolazione. I servizi sanitari sono mal distribuiti, con una capacità di risposta insufficiente alla richiesta della popolazione e localizzati principalmente nelle città. Inoltre l’accesso a queste strutture è proibito ai poveri provenienti da zone rurali del Paese, solo il 24% della popolazione ha accesso a servizi sanitari adeguati. Inoltre, solo il 52% ha accesso all’acqua potabile. Una delle conseguenze riguarda la categoria più a rischio: i bambini. Il 29,2% è sottopeso con un tasso di mortalità infantile elevatissimo: 53,37 morti ogni 1,000 nascite (fonte:
Central Intelligence Agency).
Inoltre sono ancora piuttosto frequenti le violazioni dei diritti umani. Le vittime sono spesso donne, che subiscono abusi, violenze, discriminazioni, mutilazioni genitali e molto spesso non hanno la possibilità di agire le vie legali per vergogna o ignoranza. Anche i bambini sono una categoria a forte rischio. Oltre agli abusi sessuali e accesso all’istruzione, un dato allarmante in Etiopia è il lavoro minorile che coinvolge più di 10 milioni di bambini, ovvero più del 10% della popolazione (stimata, nel 2015, in circa 94 milioni).
Infine, anche la libertà di stampa è limitata tanto che il Freedom of the press rankings (Rapporto 2015) colloca il Paese al 142° posto su scala mondiale, in una classifica di 197 Paesi.
Di seguito si riportano le esperienze maturate dalle singole organizzazioni che opereranno nel Paese con il presente progetto e una breve presentazione dei rispettivi partner:
DESCRIZIONE DELLE ONG E DEI PARTNER TERRITORIALI CHE COLLABORANO CON LE ONG:
LVIA
LVIA - Associazione di Solidarietà e di Cooperazione Internazionale è nata nel 1966 con l'obiettivo di operare per lo sviluppo umano e contro le disuguaglianze mondiali. Presente in Africa da oltre 40 anni, al fianco delle popolazioni locali, la LVIA realizza programmi di sviluppo che valorizzano l’impegno, le capacità e le risorse delle comunità, con l'obiettivo di sradicare la povertà e creare le condizioni economiche, sociali e ambientali necessarie al pieno sviluppo delle potenzialità umane. LVIA ha iniziato la sua attività in Etiopia nel 1972 con interventi idrici nella Woreda di Meki e ha gradualmente ampliato la sua zona d’intervento nelle regioni Oromya e SNNPRS, con progetti integrati, idrici, di sviluppo rurale e capacity building. Dal 1995 lavora anche nella Liben Zone, Somali Region con interventi prima di riabilitazione sociale dei rifugiati somali a Moyale, e poi di riduzione dei rischi collegati alle siccità e di sicurezza alimentare, attraverso riabilitazioni di
punti acqua tradizionali e moderni, promozione della salute animale e supporto alle attività rurali. Nel 2001- 02 con fondi Echo e dell’Ambasciata Italiana, Lvia è stata impegnata in un progetto di post emergenza con una campagna di trivellazione, a seguito della siccità del 2000. Nel 2002 ha iniziato a lavorare anche nella Zona Borana – Oromya Region e da allora ha condotto la maggior parte degli interventi in entrambe le regioni contemporaneamente, Somali e Oromya, sostenendo un equo accesso alle risorse naturali e favorendo la diminuzione della pressione sociali su di esse, e di conseguenza dei conflitti ad esse legati. In particolare, opera nelle Southern Nation attraverso l’implementazione di programmi di emergenza nel settore idrico e dal 2005 mediante un articolato intervento di sicurezza alimentare in Alaba e Shahego Wereda, e il supporto logistico di un nuovo ufficio di appoggio in Bonosha-Shashego Wereda. Sempre nell’area, dal 2006 è iniziato un progetto pilota di eco-turismo, in partenariato con le realtà associative locali coinvolte nella produzione del caffè. Lvia ha condotto progetti di sicurezza alimentare finanziati dall’Unione Europea, di sostegno alle livelihoods pastorali con fondi OFDA e USAID, di riduzione del rischio e di preparazione all’emergenza climatica con fondi Echo e UE, di lotta all’AWD e di igiene e salute con fondi UN-OCHA.
Dal 1° giugno 2014 ha iniziato un progetto finanziato dal MAE italiano della durata di 3 anni che si propone di contribuire al miglioramento delle condizioni socioeconomiche delle popolazioni rurali di 6 woredas delle Regioni SNNPRS e Oromya (Etiopia), attraverso la promozione del settore agricolo locale, in modo tale che l’agricoltura di sussistenza attuale possa fare un passo significativo verso l’agricoltura moderna, con maggiori produttività e produzione, redditi superiori per i contadini, un più forte legame con il mercato, servizi alla produzione adeguati e una pianificazione locale partecipata, che possa valorizzare il ruolo dei produttori e quello delle autorità pubbliche competenti per il settore agricolo. Tutto ciò nell’ottica di aumentare il contributo dell’agricoltura all’economia del Paese. Il primo obiettivo specifico è di contribuire a rafforzare le capacità produttive e di commercializzazione dei prodotti agricoli dei piccoli agricoltori delle due Regioni coinvolte, incrementando produttività, produzione e accesso ai mercati, a monte e a valle del ciclo produttivo.
Il target prioritario di questo obiettivo sono i piccoli produttori locali, che hanno la possibilità di migliorare le proprie performance e alimentare un percorso virtuoso di crescita dell’economia agricola. Il secondo obiettivo specifico mira al miglioramento della governance della filiera agricola locale, attraverso una maggiore collaborazione tra attori pubblici e privati che operano nel quadro del settore agricolo. In questo caso il target si allarga alle autorità locali e agli altri attori della filiera, visto che un maggiore coordinamento e più forti sinergie tra questi soggetti sono condizioni imprescindibili per la crescita del settore.
Partner
Partner del progetto sono le Regioni Oromya e Southern Nations Nationalities and People’s Region (SNNPRS), in particolare gli uffici regionali dell’agricoltura delle 2 Regioni in cui si realizza l’intervento, ovvero: l’Ufficio Regionale dell’Agricoltura della Regione Oromya (BoA Oromya), con sede ad Addis Abeba;
l’Ufficio Regionale dell’Agricoltura della SNNPRS (BoA SNNPRS), con sede ad Awassa, entrambi costituiti dopo la riorganizzazione amministrativa del Paese nel 1994, si tratta di organi governativi di rappresentanza decentrata nonché di uffici tecnici per lo sviluppo del settore agricolo a livello regionale. L’ufficio regionale della Oromya ha una esperienza di collaborazione con la Cooperazione Italiana in progetti agricoli, in particolare sulla promozione di alcune filiere agricole. Invece, l’ufficio regionale delle SNNPRS ha già avuto in precedenza rapporti con la LVIA per la realizzazione di progetti di sviluppo agricolo finanziati dalla Unione Europea nelle stesse zone di intervento. In quanto enti locali, detengono tutte le competenze per contribuire in modo efficace alla realizzazione del progetto e a garantire la sostenibilità degli interventi che verranno realizzati.
Tutti i soggetti implicati dal progetto (autorità locali partner, ma anche le Iddirs, le cooperative e i magazzini destinatari dell’azione), sono stati coinvolti attivamente durante la fase di identificazione e formulazione della presente iniziativa. Diversi incontri sono stati realizzati dal personale della LVIA in Etiopia con i rappresentanti dei BoA delle Regioni Oromya e SNNPRS, delle cooperative e dei magazzini al fine di raccogliere e sistematizzare le problematiche maggiori, identificando le risposte a tali bisogni. Questi incontri specifici si sono inseriti all’interno di un percorso più ampio di collaborazione che dura da diversi anni, grazie ai progetti che la LVIA ha realizzato sul tema della sicurezza alimentare in quest’area (UE, Caritas Italiana).
NUMERO ORE DI SERVIZIO SETTIMANALI DEI VOLONTARI: 35 GIORNI DI SERVIZIO A SETTIMANA DEI VOLONTARI: 5
MESI DI PERMANENZA ALL’ESTERO:
I volontari in servizio civile permarranno all’estero mediamente dieci (10) mesi.
EVENTUALI PARTICOLARI OBBLIGHI DEI VOLONTARI DURANTE IL PERIODO DI SERVIZIO:
Ai volontari in servizio, su tutte le sedi, si richiede:
elevato spirito di adattabilità;
flessibilità oraria;
eventuale svolgimento del servizio anche durante alcuni fine settimana;
attenersi alle disposizioni impartite dai responsabili dei propri organismi e dei partner locali di riferimento, osservando attentamente le indicazioni soprattutto in materia di prevenzione dei rischi sociali, ambientali e di tutela della salute;
comunicare al proprio responsabile in loco qualsiasi tipo di spostamento al di la quelli già programmati e previsti dal progetto;
partecipazione a situazioni di vita comunitaria;
rispettare i termini degli accordi con le controparti locali;
partecipare a incontri/eventi di sensibilizzazione e di testimonianza ai temi della solidarietà internazionale al termine della permanenza all’estero;
scrivere almeno tre (3) articoli sull’esperienza di servizio e/o sull’analisi delle problematiche settoriali locali, da pubblicare sul sito “Antenne di Pace”, portale della Rete Caschi Bianchi;
partecipare ad un modulo di formazione comunitaria e residenziale prima della partenza per l’estero.
partecipare alla valutazione finale progettuale
Inoltre, per le sedi di attuazione di seguito riportate, si elencano i seguenti obblighi aggiuntivi:
Disponibilità alla vita comunitaria con altro personale, nel rispetto della privacy di ognuno, ma con momenti di vita comune (organizzazione della spesa, spostamenti ecc).
PARTICOLARI CONDIZIONI DI RISCHIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO:
Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari in servizio civile impiegati nel progetto sono soggetti alle seguenti condizioni di rischio:
Rischi politici e di ordine pubblico:
L’Etiopia è un Paese relativamente stabile. Si sconsiglia qualsiasi tipo di viaggio nelle zone limitrofe alla Somalia e in particolare nella regione dei Somali, dove spesso si verificano scontri tra esercito regolare e gruppi di opposizione armata. Dalla fine del 2012 l’Etiopia dispiega un contingente militare in territorio somalo in funzione antiterrorismo. Tale esposizione nell’area più instabile della regione eleva il livello della minaccia dell’estremismo islamico (Al Shabaab), a cui sembrerebbe riconducibile l’esplosione accidentale di un ordigno avvenuta ad Addis Abeba il 13 ottobre 2013. Nel corso di una conferenza stampa trasmessa alla locale televisione il 5 novembre 2013, le Autorita’ di sicurezza hanno elevato il rischio terrorismo nel Paese.
Il Paese è oggetto di minaccia collegata all’azione del terrorismo internazionale di matrice islamica, diretta contro gli interessi occidentali. Nella zona di Dolo Ado, al confine con la Somalia, è stato ripetutamente segnalato il rischio di sequestri a danni di cittadini occidentali. La zona al confine con l’Eritrea (Afar/Dancalia e zone confinarie del Tigrai) è considerata a tutt’oggi ad alto rischio, ed i viaggi in tale area sono fortemente sconsigliati. Nella regione della Dancalia/Afar attualmente la situazione sul terreno appare tranquilla ma resta pericolosa, per le tensioni tribali, l’attrito tra Etiopia ed Eritrea ed il rischio di mine. Si sconsigliano inoltre viaggi nella regione di Gambella inclusa l’area urbana della città omonima e nell’area rurale ed urbana di Jimma. La zona è peraltro interessata al momento da un flusso crescente di rifugiati sudsudanesi, in fuga dalla guerra civile e dalla conseguente, drammatica situazione umanitaria in Sud Sudan. Va evidenziato come in alcune aree, in particolare nella regione di Amhara (città di Wollo, Degan, Dessie, Gojam, Gerba) si siano verificati in passato episodi di tensione tra la comunità musulmana e le forze governative etiopi. Inoltre, nella località di Shashamane, si sono registrati ultimamente alcuni furti a danno di turisti ed è quindi opportuno prestare particolare attenzione ai propri oggetti personali. In altre regioni, quali Gambela, Afar, Ogaden, si registra la presenza di gruppi armati antigovernativi con finalità separatiste.
Si possono verificare fenomeni di micro criminalità in contesti urbani. La capitale Addis Abeba risulta essere abbastanza sicura, anche se talvolta si sono registrati episodi di criminalità comune (scippi, rapine) soprattutto nella zona del mercato, dove peraltro sorgono luoghi di culto islamici (moschee di Bilal-Benin ed Anwar) la cui area si consiglia di evitare, specialmente in occasione della preghiera del venerdì. Alcune rapine si sono verificate anche nelle ore diurne ed in quartieri centrali.
Si consiglia inoltre di evitare escursioni solitarie alla Valle dell’Omo, in particolare nella zona ad ovest del fiume Omo, abitata da gruppi tribali spesso in lotta fra loro.
Rischi sanitari:
I rischi sanitari sono quelli tipici dei climi tropicali; le malattie più diffuse sono: le malattie parassitarie quali salmonella, ameba, giardiasi etc.; le malattie infettive quali colera, epatite A, meningite, tifo, febbre gialla, TBC; l’AIDS.
La malaria, che non è diffusa nelle regioni più elevate dell'altopiano, è endemica nel resto del Paese. E’
obbligatoria la profilassi antimalarica qualora ci si rechi in zone fuori della capitale e al di sotto dei 2400 metri. Si segnala che, nel corso del 2010, le Autorità locali hanno dato notizia che in Addis Abeba ed in altre aree del Paese si è registrata la presenza di casi di “Acute Watery Diarrhoea”, sindrome che corrisponde alla diagnosi di colera.
ACCORGIMENTI ADOTTATI PER GARANTIRE I LIVELLI MINIMI DI SICUREZZA E DI TUTELA DEI VOLONTARI:
Considerazioni e accorgimenti Generali Rischi per la sicurezza
Unità di crisi - Ministero Affari Esteri
Per permettere al Ministero degli Affari Esteri, ed in particolare all'Unità di Crisi, nell'eventualità che si verifichino situazioni di grave emergenza, di rintracciare i volontari con la massima tempestività consentita e di pianificare con maggiore celerità interventi di evacuazione e soccorso, gli stessi saranno registrati sul sito "Dove siamo nel mondo", prima della partenza per l’estero.
Ambasciate/consolati
Sarà cura delle controparti locali, in collaborazione con la sede italiana, dare comunicazione scritta alle Rappresentanze Italiane Locali (Ambasciate e Consolati), dell’inizio servizio e del periodo di permanenza nel paese dei volontari, ed ogni eventuale spostamento, nonché del referente della sicurezza dell’associazione. Inoltre, nei paesi dove questo è possibile, i volontari saranno presentati alle autorità consolari o diplomatiche italiane. Sarà cura delle controparti locali aggiornare costantemente l’autorità consolare/diplomatica italiana sugli eventuali rientri e/o spostamenti dei volontari.
Di seguito vengono elencate alcune precauzioni indispensabili per aumentare la tutela degli operatori:
Tenersi costantemente aggiornati sugli sviluppi delle eventuali crisi nel paese e sui suoi possibili sblocchi
Tenersi in contatto con l’Ambasciata ed informare di eventuali cambi di indirizzo / spostamenti all0interno e all’esterno del Paese, nonché cambi di recapito
Seguire attentamente le direttive impartite dalle Autorità Locali
Curare di essere costantemente reperibili
Limitare al massimo le uscite di casa, in particolare nelle ore notturne
Mantenere un atteggiamento orientato alla massima prudenza durante tutti gli spostamenti, evitando dove possibile la partecipazione a manifestazioni e assembramenti
Non portare con sé documenti in originali ma solo fotocopie
consultare sempre il referente locale in caso di incertezza o indecisione sulle norme di sicurezza da porre in atto (es: visite non previste a istituzioni governative e/o religiose)
Nel caso di spostamenti in automobile l’ente e/o il partner locale verifica la piena efficienza del mezzo e se necessario effettuare scorte di carburante
Nel caso la situazione lo renda necessario, lente e/o il partner locale, predisporrà eventuali sistemi di protezione supplementari agli accessi alle abitazioni dei volontari.
Di seguito si elencano gli accorgimenti specifici adottati dall’Ente per garantire i livelli minimi di sicurezza e tutela dei volontari:
Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione a rischi Politici e di ordine pubblico
RISCHIO ACCORGIMENTO
GUERRIGLIA ai volontari verrà vietato qualunque spostamento non autorizzato dalla sede di servizio e ogni loro azione sarà limitata alla sede accreditata di servizio ed al rispettivo ambito territoriale di intervento, laddove ritenuto sicuro;
l’Ente identifica eventuali sedi alternative in cui spostare volontari in caso quella accreditata non sia ritenuta sufficientemente sicura, in accordo con l’Ufficio Nazionale per il servizio Civile;
i volontari dovranno operare assolutamente a stretto contatto con gli OLP e con il personale di riferimento del partner locale di progetto.
MICROCRIMINALIT À
ogni spostamento locale del volontario/a sarà pianificato con gli operatori responsabili;
ai volontari saranno sconsigliati spostamenti in orari notturni e in zone isolate della città.
i volontari saranno invitati a non circolare da soli e a non portare con sé oggetti di valore (Ipad, macchine fotografiche,...) o grossi quantitativi di denaro;
i volontari saranno invitati a dotarsi di fotocopie dei propri documenti personali ed a custodire in luogo sicuro gli originali.
MANIFESTAZIONI DI PROTESTA
Ai volontari saranno sconsigliati spostamenti extraurbani di qualunque genere nelle aree a rischio, sia su mezzi pubblici che privati;
Ai volontari è richiesto di tenere un atteggiamento di equidistanza tra le varie posizioni politiche espresse.
Ai volontari sarà sconsigliata la partecipazione diretta autonoma a qualsiasi tipo di manifestazione politica o di protesta o l'esposizione in luogo pubblico di opinione pubbliche.
E’ tuttavia consigliato ai volontari il mantenimento di un’elevata soglia di attenzione e l’adozione di misure di cautela, evitando luoghi di eventuali manifestazioni pubbliche e di assembramento.
E’ buona norma monitorare costantemente la situazione di sicurezza tramite fonti di stampa, emittenti radiotelevisive ed internet. Si raccomanda, inoltre di mantenere comportamenti consoni alla sensibilità del luogo.
Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione a rischi sanitari :
RISCHIO ACCORGIMENTO
PROFILASSI E VACCINAZIONI
prima della partenza durante la formazione vengono consigliate ed eseguite le necessarie vaccinazioni prescritte e/o consigliate dall’OMS per la permanenza nel paese sede di servizio; all’arrivo nel paese d’invio inoltre vengono fornite dall’OLP tutte le informazioni necessarie sulle norme igienico/sanitarie da seguire per tutta la durata del servizio
CENTRI DI ASSISTENZA MEDICA
Ad Addis Abeba sono presenti diverse strutture sanitarie facilmente raggiungibili in automobile o con mezzi pubblici. Tra le tante si ricordano il Teklehaimanot Higher Clinic, il Balcha Hospital, il ICON Center for Special Surgery, il Pioneer Diagnostic Center Pvt.LtdCo. e il Geta Higher Clinic. Shashamane dista 250 km a Addis Abeba
PARTICOLARI CONDIZIONI DI DISAGIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO:
Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari impiegati all’estero nelle sedi del presente progetto sono soggetti alle seguenti condizioni di disagio:
il disagio di ritrovarsi immersi in una realtà diversa da quella conosciuta e non avere le giuste coordinate per comprenderla, per capire come relazionarsi e comportarsi sia nei confronti delle controparti locali che delle istituzioni locali;
il disagio di dover utilizzare quotidianamente particolari accorgimenti sanitari resi necessari dal vivere in territori in cui sono presenti patologie endemiche (malaria, aids e/o tubercolosi, ..)
il disagio di ritrovarsi in territori in cui le condizioni climatiche possono, in certe situazioni, ostacolare o/e ritardare le attività previste dal progetto
il disagio di vivere in territori dove le comunicazioni telefoniche ed il collegamento internet non è sempre continuo ed assicurato.
Inoltre, per le sedi di attuazione di seguito riportate, si elencano i dettagli delle condizioni di disagio aggiuntivi:
Il disagio legato ai frequenti momenti di isolamento della linea telefonica e alle saltuarie interruzioni della corrente elettrica e dell’acqua corrente.
DESCRIZIONE SEDE
DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE:
ETIOPIA – SHASHAMANE (LVIA)
La Woreda di Shashemene si estende nella parte settentrionale della Rift Valley e confina a Sud Ovest con la città di Awasa, capitale della SNNPR. Amministrativamente è suddivisa in 44 Kebele (34 rurali e 7 urbane) delle quali 15 si trovano nei bassipiani dove si registrano indisponibilità cicliche di acqua potabile e la popolazione rimane cronicamente vulnerabile alle epidemie dovute alle inadeguate condizioni alimentari, igieniche e sanitarie. La popolazione rurale è stimata in 267,317 unità con un tasso di crescita annuo del 2.9%. La densità media (447 persone per km quadrato) rimane nettamente al di sopra dei valori medi per la Zona di riferimento (182 ppk2 per la West Arsi Zone). Secondo i dati forniti dalla Livelihood Integration Unit (LIU) del 2008, Shashemene rientra nel profilo “Arsi bale wheat, barley and potato”, in quanto la popolazione rurale è dedita ad un’agricoltura di sostentamento principalmente basata sulla coltivazione di frumento, orzo e legumi e sull’allevamento di bovini e ovini. La scarsa distribuzione di sistemi di irrigazione rende la produzione agricola altamente dipendente dalle due stagioni delle piogge (Gonna and Bonna) ed espone i nuclei familiari più vulnerabili a crisi alimentari cicliche. La woreda di Shashemene è stata classificata come priorità 1 nella lista dei distretti più colpiti dalla crisi alimentare a luglio 2011.
Essendo situata lungo la Rift Valley, l'area presenta caratteristiche geomorfologiche particolari, che caratterizzano le risorse idriche potenziali. In effetti, la complessa stratigrafia risultante dalle evoluzioni geologiche profonde della Rift Valley ha portato alla dissoluzione di importanti quantità di fluoro con pesanti effetti sulla salute umana. Per questo motivo le trivellazioni profonde, che hanno rischi intrinseci di riuscita ed alti costi di investimento iniziali, sono ulteriormente frenate dalla possibilità di captare un acquifero contenenti dosi elevate di fluoro disciolto. La situazione igienico-sanitaria che deriva dal quadro descritto è estremamente precaria: frequenti sono le malattie legate all’acqua, in particolare la diarrea, che può assumere carattere di epidemia di AWD (Acute Watery Diarrhoea), com’è successo nel 2006.
Shashamane è il capoluogo della Regione Oromia e si trova a circa 30 km dal confine con la Regione SNNPRS. Si presenta quindi come la località ideale per poter seguire correttamente le attività che vengono realizzate dall’organizzazione nelle due Regioni.
Nel territorio di Shashamane LVIA interviene nel settore Sicurezza Alimentare.
SICUREZZA ALIMENTARE
L’economia etiope si fonda principalmente sul settore primario, che contribuisce al 48% del PIL, al 90% delle esportazioni (trainate soprattutto dal caffè) ed occupa l’85% della popolazione attiva. Nonostante le potenzialità, legate in particolare alle condizioni naturali e all’interesse dello Stato per il settore, sono numerosi i problemi che affliggono i produttori e i pastori dell’area d’intervento: l’aleatorietà e la dipendenza dalle precipitazioni, l’inadeguato sistema fondiario, la scarsa disponibilità di sementi di qualità, l’uso di tecniche rudimentali di produzione, la scarsa informazione sulle condizioni di mercato, la mancanza di servizi alla produzione agricola e dell’allevamento, la debole capacità istituzionale delle organizzazioni di base (Fonte: sito FAO).
Lo sviluppo del settore agricolo e il sostegno all'agricoltura familiare appartengono alle attuali preoccupazioni politiche del Governo Etiope. Nell’ambito degli impegni presi sugli Obiettivi di Sviluppo per il Millennio l'Etiopia ha infatti sottoscritto il PASDEP (Plan for Accelerated and Sustained Development to End Poverty).
Nel 2009 l’Etiopia ha anche aderito al CAADP - Comprehensive Africa Agriculture Development Programme, nell’ambito dell’UA/NEPAD, che prevede l’impegno del Governo ad investire annualmente il 10% della spesa pubblica nel settore agricolo. Infine, va riconosciuto il ruolo centrale che l’agricoltura riveste nel quadro del Growth Transformation Plan (GTP) 2010-2015 e dell’Ethiopia’s Agricultural Sector Policy and Investment Framework (PIF) 2010-2020. La sfida resta aperta per quanto riguarda l’applicazione di tali politiche e direttive, che richiede una partecipazione progressiva da parte degli attori istituzionali locali, nonché della società civile.
L’Agricoltura resta comunque il perno economico della regione, come nel resto dell’Etiopia, e fornisce la sussistenza per il 90% della popolazione. In aggiunta alla produzione di cereali per il consumo, l’Oromia contribuisce alle esportazioni di beni come caffè e pellami. Lo sviluppo dei servizi di base (elettricità, acqua, strade, scuole e assistenza sanitaria) è limitato. Gli agricoltori dell’area in cui interviene il progetto vivono principalmente di un’agricoltura di sussistenza e sono esclusi dalle transazioni commerciali e da ogni forma di credito. La loro situazione si è aggravata in seguito all’aumento dell’inflazione in Etiopia legata alla crisi mondiale dell’ultimo decennio; il loro potere di acquisto su sementi e fertilizzante oggi è praticamente nullo.
I fattori che incidono sulla scarsa produttività/produzione dei contadini della Regione riguardano principalmente la scarsa diffusione dell’utilizzo del compost (che incide sulla qualità del suolo), lo scarso
utilizzo di sementi migliorate (ed un circuito di produzione e diffusione delle medesime poco efficace), l’eccessivo ricorso a sementi derivanti dalla produzione dell’anno precedente (che hanno una capacità di sviluppo necessariamente ridotta), l’uso di fertilizzanti e prodotti fitosanitari quasi inesistente, ma anche fattori organizzativo/istituzionali tra i quali spiccano la modesta performance delle cooperative e dei magazzini presenti nell’area, che vengono gestiti in maniera scarsamente efficace ed efficiente, nonché la scarsa collaborazione tra cooperative, magazzini e altri attori del settore agricolo locale, che valorizza poco le sinergie potenziali presenti.
I seguenti indicatori permetteranno di valutare il raggiungimento degli obiettivi specifici del progetto promosso dalla Lvia:
120 ha di campi ricevono l’apporto di compost e migliorano la loro produttività del 10%;
6.000 produttori sono formati su principi e tecniche di produzione biologica, praticandole;
800 agricoltori locali producono sementi migliorate, aumentando del 25% la disponibilità di sementi di qualità nella zona d’intervento del progetto;
la disponibilità di input di qualità per la produzione nella zona d’intervento del progetto aumenta del 20%;
le organizzazioni di produttori target raggiungono un livello di piena autonomia dal punto di vista organizzativo e gestionale;
le organizzazioni di produttori e i magazzini di servizi alla produzione danno vita a un sistema di collaborazione permanente ed efficace.
SERVIZI ANALOGHI E DELLA RELATIVA OFFERTA PRESENTE NEL CONTESTO DI RIFERIMENTO Per quanto riguarda la sinergia concreta con altre iniziative nell’area, il progetto si svolge nella stessa area in cui la Lvia interviene attualmente grazie alla linea di finanziamento MAE AID 9386 III fase, che sta contribuendo alla ricostruzione del sistema idrico e al miglioramento delle condizioni igieniche locali. Una volta completata quest’iniziativa, appare altamente coerente un’azione, quella che proponiamo oggi, che investa sullo sviluppo del settore agricolo, condizione necessaria per la crescita dell’economia complessiva delle aree interessate. Inoltre, il progetto cercherà di capitalizzare le esperienze realizzate nella zona dalla FAO (progetto di sviluppo economico attraverso la commercializzazione di prodotti agricoli in aree con un alto potenziale di mercato) e dalla Cooperazione Italiana stessa (Filiere Agricole in Oromia).
Non ci sono attualmente, a nostra conoscenza, altri interventi analoghi nel medesimo settore nell’area geografica in cui si realizza il progetto.
Nel settore Sicurezza Alimentare LVIA interviene nel territorio di Shashamane con i seguenti destinatari diretti e beneficiari.
Destinatari diretti:
6.000 produttori dell’area di Shashamane, che beneficeranno delle attività agricole promosse dal progetto. In particolare, il progetto intende operare a favore di 30 cooperative (entità più strutturate e riconosciute legalmente) e 30 Iddirs (associazioni tradizionali). Si tratta in entrambi i casi di organizzazioni comunitarie (più organizzate, nel caso delle cooperative), caratterizzate dai forti legami esistenti tra i membri, che si organizzano per rispondere in modo solidale e mutualista alle difficoltà economiche e sociali delle località interessate. Composte da contadini che praticano principalmente un’agricoltura di sussistenza, queste entità svolgono anche attività d’interesse comunitario (sistemazione di spazi comuni, organizzazione di attività socioculturali, ecc.) ricoprendo un importante ruolo di “collante sociale”.
Beneficiari indiretti:
circa 30.000 persone abitanti nell’area di Shashamane, ovverosia le famiglie dei destinatari diretti dell’iniziativa. Si tratta di popolazioni vulnerabili, che praticano principalmente un’agricoltura di sussistenza ciclicamente penalizzata da scarsità di piogge.
OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO DI IMPIEGO:
ETIOPIA – SHASHAMANE (LVIA) Obiettivo 1
120 ha di campi ricevono l’apporto di compost e migliorano la loro produttività del 10%
Obiettivo 2
6.000 produttori sono formati su principi e tecniche di produzione biologica, praticandole Obiettivo 3
Circa 800 agricoltori locali producono sementi migliorate, aumentando del 25% la disponibilità di sementi di qualità nella zona d’intervento del progetto
Obiettivo 4
La disponibilità di input di qualità per la produzione nella zona d’intervento del progetto aumenta del 20%
Obiettivo 5
Le organizzazioni di produttori target raggiungono un livello di piena autonomia dal punto di vista organizzativo e gestionale
Obiettivo 6
Le organizzazioni di produttori e i magazzini di servizi alla produzione danno vita a un sistema di collaborazione permanente ed efficace
DESCRIZIONE DEL PROGETTO:
Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi ETIOPIA – SHASHAMANE (LVIA)
Azione 1. Aumentare la produttività delle colture attraverso una migliore gestione dei servizi agricoli.
1. 3 cicli di formazione di 5 giorni ciascuno sulle tecniche di compostaggio a beneficio per 120 produttori
2. Costruzione di 120 fosse per il compostaggio a favore di 6.000 produttori 3. Costruzione di 5 sistemi anti-erosivi per i 6.000 produttori
4. Distribuzione ai produttori di attrezzi (pale, carriole) per la costruzione delle 120 fosse di compostaggio
5. 3 cicli di formazione di 5 giorni ciascuno a beneficio di 250 produttori appartenenti a 30 cooperative sulle tecniche di produzione agricola - biologica (sulle principali varietà diffuse localmente)
6. Costruzione di 2 nuovi magazzini per lo stoccaggio e la vendita di prodotti per l’agricoltura (input, attrezzi agricoli, ecc.) e di prodotti agricoli finiti, che verranno utilizzati da circa 1.500 produttori (destinatari diretti)
Azione 2. Rafforzare le capacità di gestione delle cooperative e dei magazzini
1. 3 cicli di formazione di 5 giorni ciascuno a favore degli organi di gestione e del personale dei magazzini
2. Monitoraggio permanente del lavoro degli organi di gestione e del personale di organizzazioni di produttori e magazzini.
3. Rafforzamento delle relazioni istituzionali e operative tra i 2 magazzini, attraverso almeno 4 viaggi di scambio
4. Rafforzamento delle relazioni istituzionali e operative tra le cooperative coinvolte
Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste, con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette attività
1 coordinatore progetto specializzato in sicurezza alimentare e settore idrico – tutte le attività
2 tecnici agronomi – azione 1
2 socio economisti – azione 2
6 animatori rurali – azioni 1 e 2
1 amministratore – tutte le attività
1 autista – tutte le attività
Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto:
I volontari/e in servizio civile n°1-2 saranno di supporto nelle seguenti attività:
Supporto logistico e contenutistico alla realizzazione delle formazioni sulle tecniche agricole
Supporto logistico e contenutistico alla realizzazione delle formazioni sulle tecniche di compostaggio
Supporto logistico alle formazioni sulla gestione dei magazzini
Supporto alla realizzazione della distribuzione del materiale agricolo
Supporto all’accompagnamento dei produttori coinvolti, dal punto di vista tecnico e gestionale
Supporto logistico e contenutistico alla realizzazione delle formazioni sulla gestione delle organizzazioni di produttori
Supporto logistico e contenutistico al monitoraggio del lavoro degli organi di gestione di cooperative e magazzini, nonché al rafforzamento delle relazioni tra i diversi soggetti coinvolti nel progetto REQUISITI:
Si ritiene di dover suddividere tra generici, che tutti i candidati devono possedere, e specifici, inerenti aspetti tecnici connessi alle singole sedi e alle singole attività che i Volontari andranno ad implementare, preferibilmente i seguenti requisiti:
Generici:
Esperienza nel mondo del volontariato;
Conoscenza della Federazione o di uno degli Organismi ad essa associati e delle attività da questi promossi;
Competenze informatiche di base e di Internet;
Specifici:
Shashamane (LVIA) Volontario 1
Preferibile laurea in ingegneria ambientale o economia
Buona conoscenza della lingua inglese
Preferibile conoscenza del software ArcGIS per la mappatura delle risorse naturali.
Volontario 2
Preferibile laurea in agronomia tropicale o agraria
Buona conoscenza della lingua inglese
DOVE INVIARE LA CANDIDATURA
tramite posta “raccomandata A/R”: la candidatura dovrà pervenire direttamente all’indirizzo sotto riportato.(Nota Bene: non farà fede il timbro postale di invio, ma la data di ricezione in sede delle domande)
ENTE CITTA’ INDIRIZZO TELEFONO SITO
LVIA Cuneo
VIA MONSIGNOR D. PEANO 8B – 12100 CUNEO
0171.6969751 www.lvia.it
tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) di cui è titolare l'interessato, allegando la documentazione richiesta in formato pdf, a [email protected] e avendo cura di specificare nell'oggetto il paese e il titolo del progetto (es. CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI CRISI – Est Europa 2016 - Albania - CELIM).
Nota Bene: per inviare la candidatura via PEC
è necessario possedere un indirizzo PEC di invio (non funziona da una mail normale),
non è possibile utilizzare indirizzi di pec gratuiti con la desinenza "postacertificata.gov.it", utili al solo dialogo con gli Enti pubblici.