CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI CRISI – ETIOPIA 2016
SCHEDA ETIOPIA – CVM (116130) Volontari richiesti : N 2
SEDE DI REALIZZAZIONE DEL PROGETTO: BONGA – ZONA KAFFA INTRODUZIONE
FOCSIV è la più grande Federazione italiana di ONG che da oltre 40 anni lavora nei sud del mondo realizzando progetti di cooperazione internazionale. Punto fermo di tutti gli interventi è stato ed è quello di contribuire, attraverso il lavoro di partenariato e la promozione dell’autosviluppo al superamento di quelle condizioni di ingiustizia che potenzialmente sarebbero potute essere, sono o sono state fonte di conflitti e di maggiori ingiustizie, costruendo percorsi di pace. Per dare continuità al lavoro di prevenzione dei conflitti (intesi nel senso sopra descritto), volendo offrire la possibilità ai giovani italiani di sperimentarsi come operatori privilegiati della solidarietà internazionale, FOCSIV in collaborazione con l’Associazione Papa Giovanni XXIII, la Caritas Italiana e il GAVCI ha ripresentato nel febbraio del 2007, all’UNSC il progetto madre “Caschi Bianchi” che intende collocare la progettualità relativa al servizio civile all’estero come intervento di costruzione di processi pace nelle aree di crisi e di conflitto (armato, sociale, economico, religioso, culturale, etnico..) con mezzi e metodi non armati e nonviolenti attraverso l’implementazione di progetti di sviluppo tenendo presente che i conflitti trovano terreno fertile dove la povertà è di casa, i diritti umani non sono tutelati, i processi decisionali non sono democratici e partecipati ed alcune comunità sono emarginate. Il presente progetto di servizio civile vuole essere un ulteriore testimonianza dell’impegno della Federazione nella costruzione della pace nel mondo e vuol far sperimentare concretamente ai giovani in servizio civile che la migliore terapia per la costruzione di una società pacificata è lottare contro la povertà, la fame, l’esclusione sociale, il degrado ambientale; che le conflittualità possono essere dipanate attraverso percorsi di negoziazione, mediazione, di riconoscimento della positività dell’altro.
DESCRIZIONE DEL CONTESTO SOCIO POLITICO ED ECONOMICO DEL PAESE DOVE SI REALIZZA IL PROGETTO:
ETIOPIA
La Repubblica Democratica Federale d'Etiopia è uno stato dell'Africa orientale che vanta un'identità plurimillenaria, tanto che è considerata il più antico stato del continente. Unica fra gli stati africani, la monarchia etiope conservò la sua indipendenza durante tutto il periodo coloniale, fatta eccezione per l'occupazione italiana (1936-1941). Il Paese, infatti, ha suscitato gli appetiti espansionistici dell’Italia, soprattutto dopo l’apertura del canale di Suez che ha reso strategico il controllo del Mar Rosso. Solo in seguito alla dura sconfitta durante la battaglia di Adua, il governo italiano ha riconosciuto l’indipendenza dell’Etiopia. La politica estera etiope è stata dominata dalla tensione con la vicina Eritrea: il conflitto sul confine tra i due Paesi, terminato solo nel 2000 col trattato d'Algeri, ha provocato la morte di più di 70.000 persone e non può dirsi ancora superato, visto che permangono disaccordi sulla demarcazione del confine.
L’Etiopia tuttavia ha recentemente rifiutato l’arbitrato di una commissione indipendente che aveva assegnato alcuni territori contesi all’Eritrea, e attualmente il confine tra i due paesi è costantemente monitorato da una missione. Ulteriore testimonianza del conflitto è ancora la presenza sul territorio di un numero considerevole di vari tipi di ordigni non esplosi e mine antiuomo ed anticarro. Da non sottovalutare per l’equilibrio nazionale sono anche le rivendicazioni delle varie comunità che abitano il paese: la ribellione endemica nella regione di Gambella, al confine con il Sudan; i frequenti scontri armati nei pressi del confine somalo; e le rivendicazioni delle comunità Afar e Oromo. Nel biennio 1984-1985 il paese è stato colpito da una carestia di vastissime proporzioni che ha portato alla morte 1 milione di persone. Stremato da golpe sanguinosi, rivolte, siccità su larga scala, dal problema dei rifugiati ed infine dalla ritirata dei protettori sovietici, il regime venne deposto da una coalizione di forze ribelli, il FRDPE nel 1991. Nel 1993 venne proclamata l’indipendenza dell’Eritrea, mentre l’EPRDF (Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front) con a capo Meles Zenawi vara una nuova Costituzione e organizza una serie di elezioni da cui il partito esce vincitore. Zenawi viene eletto primo ministro nel 1995 e verrà confermato alla carica anche alle consultazioni del 2000. Le elezioni della primavera 2005 invece di consolidare il potere dell’EPRDF si sono rivelate un boomerang. I numerosi brogli che hanno caratterizzato le consultazioni e i successivi scontri di piazza, che hanno provocato
centinaia di vittime, hanno mostrato come la questione dei diritti civili e politici nel Paese sia ancora preoccupante. Nel 2010 le elezioni politiche sono state nuovamente vinte dal partito del primo ministro Zenawi, nonostante le accuse di brogli e abusi mosse anche in questa occasione dalle opposizioni. Il 20 agosto 2012 Zenawi morì in seguito ad una grave infezione. Oggi il primo ministro è Haile Mariam Desalegn, in precedenza già vice primo ministro e Ministro degli Affari Esteri dal 2010 al 2012.
A causa della guerra prolungata con l’Eritrea, l’Etiopia si trova a dover dipendere quasi interamente dal porto di Gibuti per le esportazioni e le importazioni. Ciò nonostante i dati indicati dalla Banca Mondiale, indicano che il Paese ha mantenuto un tasso di crescita del PIL significativo dal 2009 al 2014, compreso tra l’8,7 e il 12,6%. Negli ultimi quattro anni, il Paese infatti ha registrato un tasso di crescita medio dell’11% annuo. Alla forte crescita del PIL ha fatto seguito quella dell’inflazione media annuale. Il tasso di inflazione registrato nel 2015 è dell’8,3% ancora altro, nonostante la notevole riduzione rispetto al 2012, stimato al 22,9%.
Ad ogni modo, il settore trainante dell’economia etiope è ancora l’agricoltura, che rappresenta il 48,4% del PIL e che è fortemente arretrata e dipendente dalle variabili precipitazioni, le quali possono dare un ottimo raccolto o, come molto spesso accade, provocare siccità e carestie spaventose. È in crescita anche il fenomeno del land grabbing, strettamente legato agli sgomberi forzati e all’uso eccessivo della forza da parte di polizia e militari e che produce numerosi problemi ambientali (erosione del suolo, deforestazione, perdita di biodiversità, desertificazione). Il risultato è che quasi ogni anno il paese deve dipendere dagli aiuti internazionali per sfamare la popolazione (4,6 milioni di abitanti necessitano annualmente d’assistenza alimentare, cosa che rende il Paese uno dei più insicuri del mondo a livello alimentare). L’Etiopia infatti si colloca al 173o posto della classifica UNDP 2014 con un indice di sviluppo umano pari a 0.435 ed il 29,6%
della popolazione vive infatti ancora sotto la soglia di povertà: la maggioranza della popolazione ha un ridottissimo introito economico e c’è una notevole scarsità di cibo.
Il livello educativo è basso, specialmente tra la popolazione femminile: il 41,5% della popolazione è analfabeta (tra cui il 59,9% delle donne). Si registra inoltre un notevole incremento demografico della popolazione. Infatti, il tasso di fecondità è tra i più alti nella classifica mondiale: 4,6 è il numero medio di figli partoriti da una donna, con un indice di natalità pari al 33,5%.
Dal punto di vista sanitario l’Etiopia è scarsamente servita da ospedali, nonostante siano presenti molte malattie infettive, in occidente facilmente prevenibili e curabili. Il sistema sanitario del paese non è infatti ancora in grado di rispondere quantitativamente e qualitativamente al bisogno della popolazione. I servizi sanitari sono mal distribuiti, con una capacità di risposta insufficiente alla richiesta della popolazione e localizzati principalmente nelle città. Inoltre l’accesso a queste strutture è proibito ai poveri provenienti da zone rurali del Paese, solo il 24% della popolazione ha accesso a servizi sanitari adeguati. Inoltre, solo il 52% ha accesso all’acqua potabile. Una delle conseguenze riguarda la categoria più a rischio: i bambini. Il 29,2% è sottopeso con un tasso di mortalità infantile elevatissimo: 53,37 morti ogni 1,000 nascite (fonte:
Central Intelligence Agency).
Inoltre sono ancora piuttosto frequenti le violazioni dei diritti umani. Le vittime sono spesso donne, che subiscono abusi, violenze, discriminazioni, mutilazioni genitali e molto spesso non hanno la possibilità di agire le vie legali per vergogna o ignoranza. Anche i bambini sono una categoria a forte rischio. Oltre agli abusi sessuali e accesso all’istruzione, un dato allarmante in Etiopia è il lavoro minorile che coinvolge più di 10 milioni di bambini, ovvero più del 10% della popolazione (stimata, nel 2015, in circa 94 milioni).
Infine, anche la libertà di stampa è limitata tanto che il Freedom of the press rankings (Rapporto 2015) colloca il Paese al 142° posto su scala mondiale, in una classifica di 197 Paesi.
Di seguito si riportano le esperienze maturate dalle singole organizzazioni che opereranno nel Paese con il presente progetto e una breve presentazione dei rispettivi partner:
DESCRIZIONE DELLE ONG E DEI PARTNER TERRITORIALI CHE COLLABORANO CON LE ONG:
CVM Da 35 anni CVM è impegnato in Etiopia in attività volte all’approvvigionamento idrico, promozione dell'igiene, alla lotta contro l’AIDS, supporto alle donne, cura degli orfani e ragazzi di strada. Le forme globali di ingiustizia e di emarginazione continuano ad esistere e ad opprimere interi popoli. Lo “sviluppo di tutto l’uomo e di tutti gli uomini” rimane il fine ultimo che CVM vuole perseguire. In Africa la fame, l’AIDS, la mancanza di beni essenziali quali il cibo, l’acqua pulita, un’abitazione dignitosa, l’istruzione ed altro, privano uomini e donne della possibilità di una vita normale e della loro dignità di persone. La scarsità di risorse essenziali (cibo/acqua) sono fonte di tensione di conflitti fra gruppi ed etnie. Per questa ragione tutti i progetti prevedono un ampio coinvolgimento della popolazione locale e delle comunità beneficiarie. Nella
convinzione che la valorizzazione delle potenzialità locali sia la strada più giusta per la ricerca di un cambiamento, l’organico del CVM in loco è prevalentemente costituito da personale locale sia nei ruoli direttivi che operativi. Nel 1980 CVM avvia l’implementazione del primo progetto idrico nella zona del Wolayta. Nel corso del tempo CVM ha continuato a promuovere progetti nello stesso settore ed ha acquisito una profonda conoscenza del contesto territoriale e sociale e di collaborazione con gli uffici locali competenti. Alla fine degli anni ’90, progetti WASH hanno interessato altre zone della Regione Southern Nations Nationalities and Peoples e successivamente le Regioni dell’ Oromia e del Benishangul Gumuz. Dal 1994 CVM conduce progetti di prevenzione e controllo del virus dell’ HIV/AIDS nelle Regioni dell’Amhara.
Dal 2008 tutti i progetti hanno sviluppato un raggio specifico d’azione rivolto ai gruppi più vulnerabili della società, promuovendo quindi la difesa dei diritti dei bambini orfani, la formazione e la scolarizzazione delle ragazze, creazione di gruppi di auto-mutuo-aiuto di donne sieropositive e microcredito. Dal 2005 realizza progetti di impiego di servizio civile organizzando una stretta collaborazione tra volontari e personale locale su tutti i settori d’intervento.
Partner
Nella sede di Bonga CVM ha come partner Ethiopian Catholic Church Apostolic Prefecture of Jimma- Bonga Catholic Secretariat (ECC- JBCS)
La prefettura Apostolica di Jimma- Bonga fu fondata nel giugno 1994. Tuttavia, l’ufficio sociale e di coordinamento allo sviluppo è stato ufficialmente costituito nel 2000, secondo i regolamenti e la legge del governo etiope. La Prefettura Apostolica di Jimma-Bonga, è un'organizzazione religiosa, che riunisce 5 Congregazioni, che lavorano al suo interno. La Congregazione Lazzarista, alla quale la Prefettura è affidata, consta di 8 membri. La Diocesi può, inoltre, contare sull’ausilio di 14 volontari e di un totale di 150 impiegati che lavorano nel programma sociale e di sviluppo. In oltre 10 anni di esistenza, la Prefettura Apostolica di Jimma- Bonga ha lavorato, e continua ad operare, in collaborazione con partner internazionali e locali nell’ambito della sanità, educazione, promozione delle donne, servizi sociali, e altri programmi promossi dalle comunità locali sulla sicurezza del cibo e sullo sviluppo integrato. La Prefettura ha già avuto occasione di implementare progetti in partenariato con CVM ed in collaborazione con associazioni per lo sviluppo formate all’interno delle comunità, sono stati implementati sistemi gravitazionali in alcuni villaggi, inseriti come parte del programma sanitario, in aree operative del Segretariato Cattolico di Jimma- Bonga (JBCS).
NUMERO ORE DI SERVIZIO SETTIMANALI DEI VOLONTARI: 35 GIORNI DI SERVIZIO A SETTIMANA DEI VOLONTARI: 5
MESI DI PERMANENZA ALL’ESTERO:
I volontari in servizio civile permarranno all’estero mediamente dieci (10) mesi.
EVENTUALI PARTICOLARI OBBLIGHI DEI VOLONTARI DURANTE IL PERIODO DI SERVIZIO:
Ai volontari in servizio, su tutte le sedi, si richiede:
¾ elevato spirito di adattabilità;
¾ flessibilità oraria;
¾ eventuale svolgimento del servizio anche durante alcuni fine settimana;
¾ attenersi alle disposizioni impartite dai responsabili dei propri organismi e dei partner locali di riferimento, osservando attentamente le indicazioni soprattutto in materia di prevenzione dei rischi sociali, ambientali e di tutela della salute;
¾ comunicare al proprio responsabile in loco qualsiasi tipo di spostamento al di la quelli già programmati e previsti dal progetto;
¾ partecipazione a situazioni di vita comunitaria;
¾ rispettare i termini degli accordi con le controparti locali;
¾ partecipare a incontri/eventi di sensibilizzazione e di testimonianza ai temi della solidarietà internazionale al termine della permanenza all’estero;
¾ scrivere almeno tre (3) articoli sull’esperienza di servizio e/o sull’analisi delle problematiche settoriali locali, da pubblicare sul sito “Antenne di Pace”, portale della Rete Caschi Bianchi;
¾ partecipare ad un modulo di formazione comunitaria e residenziale prima della partenza per l’estero.
¾ partecipare alla valutazione finale progettuale
PARTICOLARI CONDIZIONI DI RISCHIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO:
BONGA (CVM)
Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari in servizio civile impiegati nel progetto sono soggetti alle seguenti condizioni di rischio:
Rischi politici e di ordine pubblico:
L’Etiopia è un Paese relativamente stabile. Si sconsiglia qualsiasi tipo di viaggio nelle zone limitrofe alla Somalia e in particolare nella regione dei Somali, dove spesso si verificano scontri tra esercito regolare e gruppi di opposizione armata. Dalla fine del 2012 l’Etiopia dispiega un contingente militare in territorio somalo in funzione antiterrorismo. Tale esposizione nell’area più instabile della regione eleva il livello della minaccia dell’estremismo islamico (Al Shabaab), a cui sembrerebbe riconducibile l’esplosione accidentale di un ordigno avvenuta ad Addis Abeba il 13 ottobre 2013. Nel corso di una conferenza stampa trasmessa alla locale televisione il 5 novembre 2013, le Autorita’ di sicurezza hanno elevato il rischio terrorismo nel Paese.
Il Paese è oggetto di minaccia collegata all’azione del terrorismo internazionale di matrice islamica, diretta contro gli interessi occidentali. Nella zona di Dolo Ado, al confine con la Somalia, è stato ripetutamente segnalato il rischio di sequestri a danni di cittadini occidentali. La zona al confine con l’Eritrea (Afar/Dancalia e zone confinarie del Tigrai) è considerata a tutt’oggi ad alto rischio, ed i viaggi in tale area sono fortemente sconsigliati. Nella regione della Dancalia/Afar attualmente la situazione sul terreno appare tranquilla ma resta pericolosa, per le tensioni tribali, l’attrito tra Etiopia ed Eritrea ed il rischio di mine.
Si sconsigliano inoltre viaggi nella regione di Gambella inclusa l’area urbana della città omonima e nell’area rurale ed urbana di Jimma. La zona è peraltro interessata al momento da un flusso crescente di rifugiati sudsudanesi, in fuga dalla guerra civile e dalla conseguente, drammatica situazione umanitaria in Sud Sudan. Va evidenziato come in alcune aree, in particolare nella regione di Amhara (città di Wollo, Degan, Dessie, Gojam, Gerba) si siano verificati in passato episodi di tensione tra la comunità musulmana e le forze governative etiopi. Inoltre, nella località di Shashamane, si sono registrati ultimamente alcuni furti a danno di turisti ed è quindi opportuno prestare particolare attenzione ai propri oggetti personali. In altre regioni, quali Gambela, Afar, Ogaden, si registra la presenza di gruppi armati antigovernativi con finalità separatiste.
Si possono verificare fenomeni di micro criminalità in contesti urbani. La capitale Addis Abeba risulta essere abbastanza sicura, anche se talvolta si sono registrati episodi di criminalità comune (scippi, rapine) soprattutto nella zona del mercato, dove peraltro sorgono luoghi di culto islamici (moschee di Bilal-Benin ed Anwar) la cui area si consiglia di evitare, specialmente in occasione della preghiera del venerdì. Alcune rapine si sono verificate anche nelle ore diurne ed in quartieri centrali.
Si consiglia inoltre di evitare escursioni solitarie alla Valle dell’Omo, in particolare nella zona ad ovest del fiume Omo, abitata da gruppi tribali spesso in lotta fra loro.
Rischi sanitari:
I rischi sanitari sono quelli tipici dei climi tropicali; le malattie più diffuse sono: le malattie parassitarie quali salmonella, ameba, giardiasi etc.; le malattie infettive quali colera, epatite A, meningite, tifo, febbre gialla, TBC; l’AIDS.
La malaria, che non è diffusa nelle regioni più elevate dell'altopiano, è endemica nel resto del Paese. E’
obbligatoria la profilassi antimalarica qualora ci si rechi in zone fuori della capitale e al di sotto dei 2400 metri. Si segnala che, nel corso del 2010, le Autorità locali hanno dato notizia che in Addis Abeba ed in altre aree del Paese si è registrata la presenza di casi di “Acute Watery Diarrhoea”, sindrome che corrisponde alla diagnosi di colera.
ACCORGIMENTI ADOTTATI PER GARANTIRE I LIVELLI MINIMI DI SICUREZZA E DI TUTELA DEI VOLONTARI:
Considerazioni e accorgimenti Generali Rischi per la sicurezza
¾ Unità di crisi - Ministero Affari Esteri
Per permettere al Ministero degli Affari Esteri, ed in particolare all'Unità di Crisi, nell'eventualità che si verifichino situazioni di grave emergenza, di rintracciare i volontari con la massima tempestività consentita e di pianificare con maggiore celerità interventi di evacuazione e soccorso, gli stessi saranno registrati sul sito "Dove siamo nel mondo", prima della partenza per l’estero.
¾ Ambasciate/consolati
Sarà cura delle controparti locali, in collaborazione con la sede italiana, dare comunicazione scritta alle Rappresentanze Italiane Locali (Ambasciate e Consolati), dell’inizio servizio e del periodo di permanenza nel paese dei volontari, ed ogni eventuale spostamento, nonché del referente della sicurezza dell’associazione. Inoltre, nei paesi dove questo è possibile, i volontari saranno presentati alle autorità consolari o diplomatiche italiane. Sarà cura delle controparti locali aggiornare costantemente l’autorità consolare/diplomatica italiana sugli eventuali rientri e/o spostamenti dei volontari.
Di seguito vengono elencate alcune precauzioni indispensabili per aumentare la tutela degli operatori:
¾ Tenersi costantemente aggiornati sugli sviluppi delle eventuali crisi nel paese e sui suoi possibili sblocchi
¾ Tenersi in contatto con l’Ambasciata ed informare di eventuali cambi di indirizzo / spostamenti all0interno e all’esterno del Paese, nonché cambi di recapito
¾ Seguire attentamente le direttive impartite dalle Autorità Locali
¾ Curare di essere costantemente reperibili
¾ Limitare al massimo le uscite di casa, in particolare nelle ore notturne
¾ Mantenere un atteggiamento orientato alla massima prudenza durante tutti gli spostamenti, evitando dove possibile la partecipazione a manifestazioni e assembramenti
¾ Non portare con sé documenti in originali ma solo fotocopie
¾ consultare sempre il referente locale in caso di incertezza o indecisione sulle norme di sicurezza da porre in atto (es: visite non previste a istituzioni governative e/o religiose)
¾ Nel caso di spostamenti in automobile l’ente e/o il partner locale verifica la piena efficienza del mezzo e se necessario effettuare scorte di carburante
¾ Nel caso la situazione lo renda necessario, lente e/o il partner locale, predisporrà eventuali sistemi di protezione supplementari agli accessi alle abitazioni dei volontari.
Di seguito si elencano gli accorgimenti specifici adottati dall’Ente per garantire i livelli minimi di sicurezza e tutela dei volontari:
Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione a rischi Politici e di ordine pubblico
RISCHIO ACCORGIMENTO
ATTI TERRORISTICI
¾ E’ consigliato evitare luoghi affollati, eventuali manifestazioni pubbliche e di assembramento.
¾ Comuncare alle Rappresentanze Diplomatiche d'Italia nel Paese d'invio dei volontari, la loro residenza abituale e il tipo di progetto in cui saranno impiegati;
¾ Contattare le Autorità Nazionali Italiane (inserendo i nomi dei volontari SCN nel sito https://www.dovesiamonelmondo.it ) per permettere loro di pianificare interventi di assistenza.
¾ Contattare le rappresentanze consolari Italiane in loco o l'Unità di Crisi presso la Farnesina per fornire ed ottenere aggiornamenti adeguati e puntuali rispetto alla situazione dei volontari eventualmente interessati dagli atti.
MANIFESTAZIONI DI PROTESTA
¾ Ai volontari saranno sconsigliati spostamenti extraurbani di qualunque genere nelle aree a rischio, sia su mezzi pubblici che privati;
¾ Ai volontari è richiesto di tenere un atteggiamento di equidistanza tra le varie posizioni politiche espresse.
¾ Ai volontari sarà sconsigliata la partecipazione diretta autonoma a qualsiasi tipo di manifestazione politica o di protesta o l'esposizione in luogo pubblico di opinione pubbliche.
¾ E’ tuttavia consigliato ai volontari il mantenimento di un’elevata soglia di attenzione e l’adozione di misure di cautela, evitando luoghi
di eventuali manifestazioni pubbliche e di assembramento.
¾ E’ buona norma monitorare costantemente la situazione di sicurezza tramite fonti di stampa, emittenti radiotelevisive ed internet. Si raccomanda, inoltre di mantenere comportamenti consoni alla sensibilità del luogo.
MICROCRIMINALITA’
¾ Ogni spostamento locale del volontario/a sarà pianificato con gli operatori responsabili;
¾ Ai volontari saranno sconsigliati spostamenti in orari notturni e in zone isolate della città.
¾ I volontari saranno invitati a non circolare da soli e a non portare con sé oggetti di valore (Ipad, macchine fotografiche....) o grossi quantitativi di denaro.
¾ I volontari saranno invitati a dotarsi di fotocopie dei propri documenti personali ed a custodire in luogo sicuro gli originali.
¾ E' consigliato il mantenimento di un'elevata soglia di attenzione e l'adozione di misure di cautela, mantenendo comportamenti consoni alla sensibilità del luogo.
¾ Si consiglia di non allontanarsi dalle vie principali, prestando attenzioni negli spostamenti a piedi (non consigliato l'uso di borse/borselli) ed evitando trasferimento sia in auto che a piedi nelle ore notturne.
Per garantire livelli minimi di tutela e sicurezza dei volontari in relazione a rischi sanitari:
RISCHIO ACCORGIMENTO
PROFILASSI E VACCINAZIONI
¾ Prima della partenza vengono consigliate ed eseguite le necessarie vaccinazioni prescritte e/o consigliate dall'OMS per la permanenza nel paese sede di servizio; all'arrivo nel paese d'invio vengono fornite dall'OLP tutte le informazioni necessarie sulle norme igienico/sanitarie da seguire per tutta la durata del servizio.
¾ Attraverso le Ambasciate e/o i Consolati Italiani le conoscenze delle controparti locali, vengono individuati medici e presidi sanitari a cui rivolgersi in caso di necessità.
¾ In caso di spostamenti in aree malariche si solleciterà l'utilizzo di adeguate profilassi e procedure per prevenire il contagio.
¾ Si raccomanderà inoltre di: bere acqua e bibite in bottiglia, senza l'aggiunta di ghiaccio, evitare cibi crudi, lavare le verdure con prodotti quali amuchina e steridrolo;
CENTRI DI ASSISTENZA MEDICA
¾ I volontari risiederanno nella città di Bonga dove sono presenti 1 ospedale (Gebre Tsadik Shwo Hospital) 1 dispensari, (Bonga Health center) e 4 cliniche (Andracha Clinic, Kiduse Michel Clinic, Fana Clinic, Bonga Clinic). Sia l'ufficio del CVM che la casa dei volontari, sono ben collegati ed hanno facile accesso in pochi minuti al raggiungimento di tali centri.
PARTICOLARI CONDIZIONI DI DISAGIO PER I VOLONTARI CONNESSE ALLA REALIZZAZIONE DEL PROGETTO:
Nello svolgimento del proprio servizio, i volontari impiegati all’estero nelle sedi del presente progetto sono soggetti alle seguenti condizioni di disagio:
¾ il disagio di ritrovarsi immersi in una realtà diversa da quella conosciuta e non avere le giuste coordinate per comprenderla, per capire come relazionarsi e comportarsi sia nei confronti delle controparti locali che delle istituzioni locali;
¾ il disagio di dover utilizzare quotidianamente particolari accorgimenti sanitari resi necessari dal vivere in territori in cui sono presenti patologie endemiche (malaria, aids e/o tubercolosi, ..)
¾ il disagio di ritrovarsi in territori in cui le condizioni climatiche possono, in certe situazioni, ostacolare o/e ritardare le attività previste dal progetto
¾ il disagio di vivere in territori dove le comunicazioni telefoniche ed il collegamento internet non è sempre continuo ed assicurato.
Inoltre, per le sedi di attuazione di seguito riportate, si elencano i dettagli delle condizioni di disagio aggiuntivi:
Bonga (CVM)
¾ Disagio causato dalla difficoltà di reperire strutture abitative adeguate agli standard di vita europei
¾ Disagio causato dalla presenza di irregolarità nelle forniture di energia elettrica e di acqua
¾ Disagio causato dalla carenza di mezzi logistici e la necessità di spostarsi, per lavoro e per motivi personali, con mezzi pubblici
¾ Disagio causato dalla carenza della disponibilità e recettività di strumenti informatici e di comunicazione
¾ Disagio causato dalla difficoltà di comunicazione dovuta alla scarsa conoscenza dell’inglese da parte della popolazione locale
DESCRIZIONE SEDE
DESCRIZIONE DEL CONTESTO TERRITORIALE:
ETIOPIA - BONGA – ZONA KAFFA (CVM)
L’area di progetto si trova nella zona di Kaffa, appartenente alla regione SNNPRS (Southern Nations Nationalities and Peoples Regional State) situata nel sud dell’Etiopia. La zona è composta da 11 Woreda e si estende su circa 8.383,84 km2 con una popolazione di
880,251 abitanti (M: 434,508 - F: 445,743). La zona di Kaffa è un’area prevalentemente collinare e montuosa le cui temperature raggiungono i 26° C e non scendono al di sotto dei 12° C, la stagione delle piogge va da Maggio ad Ottobre. L’economia della zona di interesse si basa prevalentemente su coltivazioni cerealicole e allevamento di bestiame. La coltivazione del caffè ricopre un ruolo di primo piano nella Kaffa Zone, soprattutto per scopi commerciali.
Nell’area di riferimento non ci sono strade asfaltate e gli spostamenti sono garantiti da strade in ghiaia.
La città di Bonga è il centro amministrativo della zona di Kaffa e si trova a 1.714 metri sul livello del mare.
Secondo il censimento del 2007 Bonga conta 20.858 abitanti di cui 10.736 uomini e 10.122 donne.
Nella capitale si riversano tutti gli studenti dalle aree circostanti per frequentare le scuole secondarie e preparatorie. La maggior parte degli abitanti è di religione Cristiano Ortodossa (72,53%), mentre il secondo gruppo più numeroso è quello dei musulmani (11,17%) a seguire i protestanti (9,85%).
La città è anche un grande snodo commerciale, ove si svolge uno dei più grandi mercati della zona dove è possibile trovare i prodotti tradizioni che, oltre al caffè, sono il miele ed il cardamomo.
In ogni Woreda c'è un poliambulatorio e 20 presidi sanitari. Mentre c'è un ospedale nella città di Bonga ed a Jimma che si trova a 102 km di distanza.
Nel territorio di Bonga - Zona di Kaffa CVM interviene nel settore Diritti Umani e Sviluppo Sociale
DESCRIZIONE DEL CONTESTO SETTORIALE:
DIRITTI UMANI E SVILUPPO SOCIALE
Nella zona Kaffa, vive una minoranza della popolazione locale, chiamata Menja che corrisponde a circa il 10% della popolazione totale (880.251).
I Menja vengono isolati dal resto della popolazione, sono vittime di atti discriminatori da tempi storici. Sulle loro condizioni discriminatorie non sono state condotte ricerche, mentre sono state fatte delle analisi sulle conseguenze che subiscono. Nella ricerca condotta dal partner CVM, la Chiesa Cattolica della diocesi di Jimma-Bonga emerge che La Woreda di Adiyo, una delle due Woreda di intervento, non riceve assistenza ne da ONG ne dalla Chiesa Cattolica.
L'amministrazione locale sta sottovalutando la situazione per cui si ha un buco legislativo e l'assenza di specifiche politiche nazionali e azioni strategiche verso le minoranze.
Poiché non esiste una formale distinzione nella fornitura di servizi o all'accesso alle risorse l'applicazione delle politiche non è equa. L'assenza di dati aggregati e l'assenza di Menja in occupazione di posti pubblici può essere cuasa della mancanza di conoscenza della dimensione del problema.
L'isolamento dei Menja si ripercuote anche sulla sfera economica. Spesso i Menja ed i loro figli non vanno a scuola o abbandonando gli studi presto. Tra le principale ragioni ci sono la distanza per raggiungere le scuole superiori, i costi per affittare una stanza e per vivere fuori casa e il basso reddito dei genitori. Spesso i bambini vengono tenuti a casa per svolgere delle mansioni domestiche. La situazione per le figlie femmine, è anche peggiore, a causa del carico di lavoro domestico. Per la paura di stupri o violenze non vengono mandati a scuola.
I Menja si occupando principalmente della vendita di legna e carbone nei centri cittadini. La loro attività commerciale impatta anche sulla deforestazione. La legislatura che protegge le foreste sta progressivamente escludendo i Menja dalla loro principale fonte di entrata, senza alternative. Oggi, molti Menja sono coinvolti nell'agricoltura ad un livello di sussistenza.
Una profonda e radicata attitudine discriminatoria esiste tra la popolazione locale verso i Menja. Le forme più comuni di discriminazione di cui sono vittime i Menja sono: esclusione dai servizi e luoghi di incontro, non sono benvenuti in luoghi pubblici come ristoranti o bar, se entrano in luoghi pubblici vengono invitati ad uscire ed di utilizzare utensili propri. Lo scambio di visite tra i Menja ed il resto della popolazione (Gomero) è pressoché nulla e non prevede affatto la stretta di mano. Matrimoni misti sono considerati taboo e i bambini dei Menja sono spaventati di giocare con bambini di altri clan. Le percezioni più comuni riguardano le loro abitudini alimentari, la loro religione, la loro dimora (la foresta), modo di vestire e di igiene personale.
SERVIZI ANALOGHI E DELLA RELATIVA OFFERTA PRESENTE NEL CONTESTO DI RIFERIMENTO La Diocesi di Jimma-Bonga, una delle 12 diocesi della Chiesa Cattolica d'Etiopia, opera in 4 zone della parte sud occidentale del Paese. Nel Vicariato, la Chiesa, realizza diverse attività di sviluppo a favore di diversi gruppi etnici e tribù. Nella zona del Kaffa si adoperano in favore del gruppo di minoranza, i Menji, con l'obiettivo di contribuire a migliorare le loro condizioni di vita attraverso la formazione ed il rafforzamento di capacità, dimostrazioni pratiche e input di materiale per uno sviluppo agricolo. Nelle varie fasi delle attività è prevista la partecipazione ed il coinvolgimento di amministratori locali ma non è attualmente esistente una politica ad hoc in supporto del gruppo dei Menja.
Nel settore Diritti Umani e Sviluppo Sociale CVM interviene nel territorio della Zona Kaffa a Bonga con i seguenti beneficiari diretti e beneficiari indiretti:
I destinatari diretti sono:
¾ 342 membri della società civile verranno coinvolti in incontri su discriminatori, integrazioni e questioni etiche;
¾ 77 rappresentanti amministrativi locali verranno aggiornati sulla situazione del contesto e coordinati per un intervento multisettoriale a favore dei Menja;
¾ 40 insegnanti e 30 educatori verranno raggiunti con formazione su supporto psicologico ed integrazione;
¾ 150 adulti Menja seguiranno i corsi di alfabetizzazione;
¾ 250 studenti seguiranno corsi pre scolastici, corsi per educatori alla pari e costituiranno club scolastici;
¾ 60 educatori alla pari;
¾ 30 formatori adulti promuoveranno l'alfabetizzazione tra adulti e verranno monitorati;
¾ 8 studentesse Menja di scuola superiore riceveranno supporto scolastico;
¾ 15 animatori di comunità verranno formati per promuovere questioni etiche;
¾ 28 leader influenti che saranno sensibilizzati su diritti, discriminazione, uguaglianza e pregiudizi;
I beneficiari indiretti sono:
¾ 3.750 membri della società civile raggiunti da educatori, animatori e formatori. Il rapporto 1:50 per i formatori ed educatori secondo la media della ricaduta del proprio lavoro di formazione,
¾ 1.800 gli studenti e ragazzi raggiunti dagli educatori alla pari.
¾ 3.200 studenti degli insegnati che lavoreranno per l'integrazioni nelle scuole.
¾ 2.340 familiari di adulti e studenti, secondo la media 1:5 dei componenti famigliari della zona.
OBIETTIVI SPECIFICI DEL PROGETTO DI IMPIEGO:
ETIOPIA - BONGA – ZONA KAFFA (CVM) Obiettivo 1
¾ Rafforzare le capacità di 119 rappresentanti delle autorità locali a supporto delle minoranze per facilitare l'accesso a servizi per le minoranze del luogo.
¾ Promuovere la giustizia sociale e la realizzazione di eventi per la promozione dei diritti umani dei Menja
Obiettivo 2
¾ Fronteggiare l’isolamento dei Menja promuovere percorsi di istruzione pre-scolastica e formazione professionale nelle aree rurali di Bonga
DESCRIZIONE DEL PROGETTO:
Complesso delle attività previste per il raggiungimento degli obiettivi ETIOPIA - BONGA – ZONA KAFFA (CVM)
Azione 1 - Formazione di rappresentanti di settori competenti e società civile.
1. Organizzazione e conduzione di una ricerca annuale nella Zona di intervento per raccolta dati sulla valutazione ed esclusione dei Menja per monitorare i gap esistente negli uffici pubblici e a far emergere le condizioni reali di questo popolo.
2. Organizzazione e realizzazione di un laboratorio di 1 giorno per la presentazione dei risultati della ricerca annuale a 42 partecipanti tra: rappresentanti della società civile ed amministratori di Zona.
3. Organizzazione e realizzazione di 2 seminari tematici da 2 giorni nei quali 49 rappresentanti degli uffici a livello di Woreda prenderanno coscienza della situazione reale dei Menja e coordineranno un intervento multisettoriale per proteggerli e migliorare il loro accesso ai servizi. I risultati delle indagini già condotte saranno presentati e discussi durante gli incontri.
4. Organizzazione e realizzazione di 1 laboratorio tematico di 3 giorni per 28 rappresentanti degli uffici amministrativi di Zona e Woreda ed esponenti di spicco della società civile sul diritto universale all'accesso alla terra, acqua e risorse naturali.
5. Organizzazione e realizzazione di 2 corsi di formazione da 6 giorni per 40 insegnanti a livello di kebele su supporto psicologico ed integrazione per impedire il processo di esclusione ed abbandono scolastico dei Menja e limitare il basso livello di auto isolamento e bassa autostima dei Menja.
Azione 2 - Capacity building dei Menja
1. Organizzazione e realizzazione di 6 corsi di alfabetizzazione (numeri, alfabeto, agricoltura, alimentazione, igiene e salute) a 150 rappresentanti di adulti della comunità di minoranze per ridurre l'isolamento ed un basso livello economico e sociale dei Menja.
2. Organizzazione e realizzazione di un programma pre-scolastico volto a 250 bambini/ragazzi per garantire una maggiore integrazione negli anni scolastici avvenire ed un minore abbandono scolastico.
3. Organizzazione e realizzazione di 1 corso di formazione per 30 persone che promuoveranno l'alfabetizzazione del popolo adulto per l'area di progetto
4. Monitoraggio e valutazione delle attività e della formazione svolta dai 30 formatori selezionati e formati.
5. Organizzazione, selezione e supporto scolastico ad 8 studentesse Menja delle scuole superiori affinché possano proseguire negli studi. Permettendo così anche ai Menja di raggiungere un livello di istruzione più alto che generalmente non raggiungono, sopratutto le ragazze. L'abbandono scolastico è causa di ostacolo per la crescita personale delle ragazze e limitante per le loro prospettive future.
6. Monitoraggio, raccolta dati e valutazione dell'andamento scolastico delle 8 studentesse Menja supportate a livello scolastico.
Azione 3 - Innalzare le capacità degli addetti di settore nell'affrontare casi discriminatori e conseguenze.
1. Organizzazione e produzione di 1 Festival di spettacoli teatrali realizzati dai Club teatrali per sensibilizzare la popolazione su diritti, discriminazione, uguaglianza e pregiudizi per ridurre l'isolamento e i maltrattamenti verso i Menja.
2. Organizzazione di incontri nelle scuole per sensibilizzare sul tema e selezione di 60 ragazzi per costituire 5 club scolastici, composti da 60 educatori alla pari che organizzeranno 30 incontri di sensibilizzazione e informazione per i loro coetanei.
3. Organizzazione e realizzazione di incontro con gruppi di discussione di 15 formatori di animatori (CA) che promuoveranno le questioni etiche in altrettanti villaggi e gruppi.
4. Organizzazione e realizzazione di 10 eventi ed occasioni per promuovere incontri di conversazioni a livello comunitario su atti discriminatori, integrazioni e questioni etiche, con il coinvolgimento complessivo di 300 persone.
5. Organizzazione e realizzazione di 2 corsi di formazione per 30 educatori che promuoveranno temi riguardo la parità dei diritti, integrazione e cooperazione tra tutta la popolazione della zona del Kaffa 6. Organizzazione di un seminario da 2 giorni con 28 leader influenti che saranno sensibilizzati su
diritti, discriminazione, uguaglianza e pregiudizi e sarà richiesto il loro contributo per avviare un processo di cambiamento culturale nei confronti del popolo Menja. Ogni anno si incontreranno per discutere dei progressi, problemi e strategie.
Risorse umane complessive necessarie per l’espletamento delle attività previste, con la specifica delle professionalità impegnate e la loro attinenza con le predette attività
¾ N.1 Coordinatore generale delle attività (Azioni 1, 2, 3)
¾ N. 1 Facilitatore esperto per corsi di formazione e seminari (Azioni 1, 2, 3)
¾ N. 1 Esperto in diritti delle minoranze e legislazione locale (Azioni 1)
¾ N. 1 Esperto di educazione ed istruzione (Azioni 2, 3)
¾ N.1 Ricercatore (Azione 1)
¾ N. 2 Raccoglitore dati (Azione 1)
¾ N.1 Amministratore contabile (Azioni 1, 2, 3)
¾ N.1 Segretaria/contabile (Azioni 1, 2, 3)
¾ N.1 Autista/Meccanico (Azioni 1, 2, 3)
Ruolo ed attività previste per i volontari nell’ambito del progetto:
ETIOPIA - BONGA – ZONA KAFFA (CVM)
Il volontario/a in servizio civile n°1 sarà di supporto nelle seguenti attività:
¾ Collaborazione nell' organizzazione e conduzione di una ricerca annuale nella Zona di intervento per raccolta dati sulla valutazione ed esclusione dei Menja per monitorare i gap esistente negli uffici pubblici e a far emergere le condizioni reali di questo popolo.
¾ Supporto nell'organizzazione e realizzazione di un laboratorio di 1 giorno per la presentazione dei risultati della ricerca annuale a 42 partecipanti tra: rappresentanti della società civile ed amministratori di Zona.
¾ Affiancamento nell'organizzazione e realizzazione di 2 seminari tematici da 2 giorni per 9 rappresentanti degli uffici a livello di Woreda.
¾ Partecipazione nell'organizzazione e realizzazione di 1 laboratorio tematico di 3 giorni per 28 rappresentanti degli uffici amministrativi di Zona e Woreda ed esponenti di spicco della società civile sul diritto universale all'accesso alla terra, acqua e risorse naturali.
¾ Supporto nell'organizzazione e realizzazione di 2 corsi di formazione da 6 giorni per 40 insegnanti a livello di kebele su supporto psicologico ed integrazione.
¾ Partecipazione all'organizzazione e produzione di 1 Festival di spettacoli teatrali realizzati dai Club teatrali per sensibilizzare la popolazione su diritti, discriminazione, uguaglianza e pregiudizi per ridurre l'isolamento e i maltrattamenti verso i Menja.
¾ Supporto alla selezione, organizzazione e sensibilizzazione nelle scuole per costituire 5 club scolastici, composti da 60 educatori alla pari che organizzeranno 30 incontri di sensibilizzazione e informazione per i loro coetanei.
¾ Affiancamento all'organizzazione e realizzazione di incontro con gruppi di discussione di 15 formatori di animatori (CA) che promuoveranno le questioni etiche in altrettanti villaggi e gruppi
Il volontario/a in servizio civile n°2 sarà di supporto nelle seguenti attività:
¾ Supporto nell'organizzazione e realizzazione di 6 corsi di alfabetizzazione (numeri, alfabeto, agricoltura, alimentazione, igiene e salute) a 150 rappresentanti di adulti della comunità di Menja.
¾ Affiancamento all'organizzazione e realizzazione di un programma pre-scolastico volto a 250 bambini/ragazzi.
¾ Sostegno all'organizzazione e realizzazione di corsi di formazione per 30 persone che promuoveranno l'alfabetizzazione del popolo adulto per l'area di progetto
¾ Affiancamento al monitoraggio e valutazione delle attività e della formazione svolta dai 30 formatori selezionati e formati.
¾ Partecipazione all'organizzazione, selezione e supporto scolastico ad 8 studentesse Menja delle scuole superiori.
¾ Affiancamento al monitoraggio, raccolta dati e valutazione dell'andamento scolastico delle 8 studentesse Menja supportate a livello scolastico.
¾ Supporto all'organizzazione e realizzazione di 10 eventi ed occasioni per promuovere incontri di conversazioni a livello comunitario su atti discriminatori, integrazioni e questioni etiche.
¾ Collaborazione all'organizzazione e realizzazione di corsi di formazione per 30 educatori alla pari che promuoveranno temi riguardo la parità dei diritti, integrazione e cooperazione tra tutta la popolazione della zona del Kaffa.
¾ Affiancamento all'organizzazione di un seminario da 2 giorni con 28 leader influenti che saranno sensibilizzati su diritti, discriminazione, uguaglianza e pregiudizi.
REQUISITI:
Si ritiene di dover suddividere tra generici, che tutti i candidati devono possedere, e specifici, inerenti aspetti tecnici connessi alle singole sedi e alle singole attività che i Volontari andranno ad implementare, preferibilmente i seguenti requisiti:
Generici:
¾ Esperienza nel mondo del volontariato;
¾ Conoscenza della Federazione o di uno degli Organismi ad essa associati e delle attività da questi promossi;
¾ Competenze informatiche di base e di Internet;
Specifici:
BONGA – ZONA KAFFA (CVM) Volontario/a n 1
¾ Laurea in ambito socio-educativo come scienze della formazione, educazione, comunicazione, psicologia, antropologia o equipollenti con esclusione di Scienze Politiche in quanto tale titolo di studio non accettato dal Governo Etiope
¾ Buona conoscenza della lingua inglese scritta e parlata Volontario/a n 2
¾ Laurea in ambito socio-educativo come scienze della formazione, educazione, comunicazione, psicologia o equipollenti con esclusione di Scienze Politiche in quanto tale titolo di studio non accettato dal Governo Etiope
¾ Buona conoscenza della lingua inglese, scritta e parlata
DOVE INVIARE LA CANDIDATURA
¾ tramite posta “raccomandata A/R”: la candidatura dovrà pervenire direttamente all’indirizzo sotto riportato.(Nota Bene: non farà fede il timbro postale di invio, ma la data di ricezione in sede delle domande)
ENTE CITTA’ INDIRIZZO TELEFONO SITO CVM Porto San Giorgio
(FM)
Viale delle Regioni,
6- 63822 0734 - 674832 www.cvm.an.it
¾ tramite Posta Elettronica Certificata (PEC) di cui è titolare l'interessato, allegando la documentazione richiesta in formato pdf, a
[email protected]
e avendo cura di specificare nell'oggetto il paese e il titolo del progetto (es. CASCHI BIANCHI: INTERVENTI UMANITARI IN AREE DI CRISI – Est Europa 2016 - Albania - CELIM).Nota Bene: per inviare la candidatura via PEC
• è necessario possedere un indirizzo PEC di invio (non funziona da una mail normale),
• non è possibile utilizzare indirizzi di pec gratuiti con la desinenza "postacertificata.gov.it", utili al solo dialogo con gli Enti pubblici.