3.4 Maternità nelle arti visive: le artiste cinesi contemporanee e le loro opere dal 1989
3.4.2 Limiti e assenze
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che con i lavori di Sun Yuan e Peng Yu, nei quali figurano sia l’utilizzo di feti sia la connessione resa attraverso la trasfusione di sangue nell’opera Body Link (2000) e con delle semplici linee rosse nelle opere di Zhang (Fok 2013, 152-153).
Figura 36 Zhang Xiaogang 张晓刚 (1958-), Bloodline: Red Baby, 144.5 x 154 cm, 1993, olio su tela, Hanart TZ Gallery, Hong Kong.
Figura 37 Peng Yu (1972-) e Sun Yuan (1974-), Body Link (2000), fotografia della performance.
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ampliare i confini della ricerca artiste nate e/o cresciute al di fuori dalla Cina continentale. Tra queste vi sono Patty Chang con The Milk Dept (2021) e Annie Wang con The Mother as the Creator (2001- 2020). Le ansie, le difficoltà e i cambiamenti nelle esperienze della maternità attuale sono temi che ritornano in entrambe le opere. Il progetto di Chang vede la rappresentazione di donne a seno nudo mentre usano un tiralatte, con alle spalle dei paesaggi molto diversi tra loro, mentre esprimono le loro paure nel periodo che stanno attraversando, la maternità. La voce delle donne sarebbe quindi sempre connessa al latte materno, prima voce dell’amore e fonte del potere femminile (Dekel 2013, 126). È interessante che la curatrice Mendes-Flohr in “Mother/Artist: Breaking out of the Silence” (1999) paragoni il latte materno alla creatività artistica delle artiste, sempre in tensione tra maternità, possibile o reale, e arte, di cui si teme che le energie artistiche e creative si esauriscano, proprio come il latte materno (Dekel 2013, 134). Nel lavoro documentale di Wang, invece, si parte dal presupposto che la donna sia principalmente una madre «condannata nei limiti e all’identità che la società ha imposto» (Fuggetti 2019): l’artista ha scattato delle foto di famiglia ogni anno a lei e a suo figlio. In questo modo ha mostrato come tutti gli elementi della vita - compresi i cambiamenti e gli stadi di crescita - si fondano e creino nuove prospettive da cui osservare la maternità (Fuggetti 2019).
Un’analisi di queste opere e di queste artiste probabilmente, avrebbe dovuto prendere in considerazione le correnti di femminismo sviluppatesi a Hong Kong, Macao e Taiwan, al di fuori della Cina continentale, dove storia, politica e cultura hanno caratteristiche differenti dalla Repubblica Popolare cinese. Chen (2011, 6), infatti, sottolinea come il femminismo sia variato a seconda delle diverse condizioni politiche, anche all’interno della stessa Cina. Le immigrate cinesi di seconda generazione o le donne asiatiche americane sono diverse dalle donne cinesi che non hanno mai lasciato la RPC, Taiwan, Hong Kong, Macao o altre parti del regno culturale cinese. Allo stesso tempo, però, è altrettanto importante essere consapevoli che le donne della RPC non sono esattamente uguali alle donne di Taiwan, Hong Kong, Macao e di altre parti del mondo culturale cinese (Chen 2011, 6).
Inoltre, i limiti e le assenze riscontrate all’interno di questa ricerca sono stati l’esclusione dell’infertilità come declinazione della maternità, in quanto interpretata come desiderio di maternità, ma non realizzazione della stessa. Tanto quanto la gravidanza e la rappresentazione del corpo nudo gravido, anche l’infertilità ha ispirato molti lavori delle artiste. Ne sono un esempio le opere di Tao Aimin e Xiao Lu. Tao nel 2015 realizzò la performance Ova, nella quale era seduta per terra e circondata da centinaia di uova di gallina. Nel corso della performance l’artista scriveva con un pennello e inchiostro di calligrafia singoli caratteri, in Nüshu.46 L’artista spiegò successivamente che,
46 Il termine nüshu identifica l’antica calligrafia femminile, usata prevalentemente nella prefettura di Jiangyong, nel villaggio Puwei (provincia dello Hunan) e nei loro dintorni. Creato in tempi antichi e di forma romboidale, era usata esclusivamente dalle donne per scambiarsi messaggi all’insaputa degli uomini (Falcini 2020.,11).
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quando era rimasta incinta, aveva tenuto un diario e aveva interpretato negativamente il sogno in cui aveva visto un cesto pieno di uova rotte. Poco dopo la sua gravidanza si era interrotta e, in seguito a ciò, decise di realizzare Ova, (fig. 38) in cui riscriveva le parole del suo diario (Kareztky, Zhang 2020, 22).
Figure 38 Tao Aimin 陶艾民 (1974-), Ova, 2015, foto della performance.
Oltre a Tao, anche Xiao Lu, già vista in precedenza per l’installazione e la performance del 1989 ha continuato a realizzare performance e video come strumento di narrazione. In particolare, ha raccontato «il ruolo della donna all’interno della società Cinese contemporanea esplorando tematiche legate al matrimonio e alla maternità». Nel 2006, ha creato Sperm (fig. 39), un documentario nel quale l’artista ha raccontato la sua ricerca di un donatore di sperma dopo la separazione dal partner, l’artista Tang Song (1960-). In Cina, alle donne nubili è consentita la fecondazione in vitro né alcun tipo di trattamento per la fertilità. L’opera tratta quindi una questione sociale fortemente legata alle dinamiche culturali che ancora determinano la concezione di madre e donna nubile e, di conseguenza, il modo in cui sono viste e trattate le donne single che vorrebbero avere figli (Fatticcioni 2021).
Figura 39 Xiao Lu 肖鲁 (1962-), Sperm (2006), fotografia dell’artista e di parte del progetto filmato.
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Alcuni esempi, che possono avere dei punti di connessione con il progetto Sperm (2006) di Xiao Lu – molto più ambizioso e trasgressivo di quanto poi non si sia rilevato nella sua realizzazione – sono le opere di Fan Popo (1985-), che tratta di tematiche e diritti LGBTQIA+ e femminismo e il lavoro web-based, POP! The First Human Male Pregnancy (2000-) di Lee Mingwei (1964-) - nato a Taipei, vive attualmente a New York - e del sino-americano Virgil Wong (1973-).
Allo stesso tempo, sarebbe interessante prendere in considerazione anche la possibilità di una maternità determinata dall’appartenenza alla grande nazione cinese. In passato, infatti, oltre a venire insegnato a venerare e rispettare la patria, il messaggio centrale era che la patria fosse equivalente o quanto meno paragonabile alla propria madre. Oltre alla terra, anche il Fiume Yangtze è stato considerato madre. Già a partire da Ling Qichao e successivamente con l’instaurazione della prima repubblica nel 1912, quando Sun Yat-sen spinse sull’amore per la madrepatria. Allo stesso modo, un’analisi e un confronto dei ritratti familiari degli artisti e la «rappresentazione delle storie materne»
(Liss 2009, XIX) che coinvolga elementi come la storia e la memoria (Wu, Phillips 2004) e la prospettiva maschile sarebbero stati sicuramente interessanti. Allo stesso tempo, credo che il rischio sarebbe stato, da un lato, riportare l’attenzione e lo guardo su una produzione maschile che ha già visto innumerevoli studi, togliendo il focus sulla produzione di femminile; dall’altro, tentare un confronto e un’analisi di troppi artisti e opere con intenzioni e tematiche tanto eterogenee che non avrebbe probabilmente trovato il giusto respiro all’interno di questo genere di elaborato.
Infine, trovo interessante notare la presenza, o meno, di elementi ricorrenti. Partendo dai contesti storici, sociali, culturali e politici, ma anche tenendo in considerazione la generazione, anche artistica, in cui si è nati, cresciuti, si è iniziato a realizzare opere. Oltre a ciò, è innegabile che il sesso e genere di appartenenza abbiano una forte ascendenza. Facendo un rapido confronto tra la produzione maschile e femminile riguardante la maternità in Cina, sicuramente determinata dal singolo punto di vista, ma anche dal tipo di sguardo utilizzato, è interessante vedere come la famiglia, l’eredità lasciata e da tramandare, la patria, i figli stessi siano argomenti centrali. Nelle opere di artisti che trattano il tema della storia e della memoria individuali e collettive manca sempre una rappresentazione della madre, come anche un’attenzione, un’intimità riguardante l’argomento materno. Alcuni esempi sono i lavori di Shao Yinong e Mu Chen, Family registration (2000), Zhang Xiaogang con la serie Bloodline (1995-), Wang Jinsong con Standard Family (1996). Tra le poche eccezioni vi sono Gu Wenda 谷文达 (1955-) con Oedipus refound #2: the enigma of birth (1993) e le serie di fotografie di Coca Jianyong Dai (1976-), fotografo cinese che immortala la fidanzata Judy Zhu (2008-2015), anche
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quando in attesa del figlio, e Cheng Huanfa (1994-) che fa lo stesso con la sua serie The Days with Zhiyu (2013-).
3.5 Lo stato delle artiste nel mondo dell’arte: mercato dell’arte, mostre internazionale, studi e