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I. 1.1. 50 anni di inserimento 7

II.2.5. Stili di apprendimento 60

Si è detto che la componente evolutiva dei Disturbi Specifici di Apprendimento comporta la loro manifestazione come ritardo e/o atipia del processo di sviluppo, definito sulla base dell’età anagrafica e della media degli alunni o degli studenti presenti nella classe. Alcune ricerche hanno inoltre messo in evidenza il fatto che ai DSA si accompagnino stili di apprendimento e altre caratteristiche cognitive specifiche, che è importante riconoscere per la predisposizione di una didattica personalizzata efficace;30 tutti gli individui, infatti, hanno modalità e strategie estremamente personali di apprendere ed elaborare le informazioni.

È opportuno dunque analizzare nel dettaglio cosa si intenda con “stile di apprendimento”: con questo termine si indica la tendenza personale a preferire un certo modo di apprendere e studiare; coinvolge non solo aspetti cognitivi, ma anche sociali, affettivi, caratteriali e culturali.

29 Ibidem.

30 Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento, 2011, p. 5.

La teoria a cui si fa qui riferimento31 prende avvio dall’ipotesi che ci siano delle interazioni tra fattori di natura completamente diversa quando ogni allievo si avvicina allo studio; questi fattori, poi, determinerebbero modalità di apprendimento assolutamente originali. In quest’ottica multifattoriale non è più pensabile cercare di classificare i diversi stili, delineando profili cognitivi rigidi e generali; ha invece più importanza indagare nel dettaglio i molteplici fattori che li determinano, che sono di natura diversa: percettivi, cognitivi, sociali e caratteriali.

1. La dimensione percettiva: prima ancora che i processi cognitivi per analizzare e poi memorizzare le informazioni vengano attivati, si riscontrano differenze relative alle modalità di raccolta delle informazioni dall’ambiente.

Vi sono infatti persone che adottano:

Strategie percettive globali: esse permettono di fare un confronto con le conoscenze pregresse e l’input ricevuto, lavorando sulle somiglianze e sulla semplificazione dello stesso. Uno studente che adotta questo tipo di strategie considererà la classe, l’insegnante e i compagni come sostegni funzionali e generalmente sarà ben disposto verso la cooperazione e l’interazione.

Strategie percettive analitiche: esse permettono all’allievo di comparare ciò che già conosce con le nuove informazioni, facendo leva però su differenze e contrasti. Uno studente di questo tipo preferirà il lavoro individuale e soffermarsi sui dettagli.

2. La dimensione processuale: l’apprendimento avviene se, una volta raccolte le informazioni, esse vengono anche processate. Lo scolaro deve quindi attivare

31 M. DALOISO, I fondamenti neuropsicologici dell’educazione linguistica, Venezia, Libreria Editrice Cafoscarina, 2009, pp. 83-88.

strategie cognitive mirate per elaborare profondamente il materiale raccolto.

Si distinguono:

Stili ideativi: in essi l’apprendimento si basa sulla progettazione di possibili percorsi a livello mentale. Coloro i quali adottano questo stile sono in genere più riflessivi, convinti che si impari capendo e riflettendo e che la teoria preceda la pratica;

Stili sistematici: basati sull’analisi sequenziale di ogni singola variabile; chi utilizza questo stile ipotizza diverse soluzioni fino al raggiungimento di quella che ha più probabilità di essere corretta, crede che si possa imparare partendo dalla parte per poi arrivare al tutto e privilegia attività strutturate nelle quali i passi da compiere sono ben delineati;

Stili esecutivi: in questo caso l’apprendimento si basa sull’azione, sul tentativo; uno studente che adotta questo stile preferisce imparare attraverso la pratica ed è più a suo agio nelle attività cooperative e dinamiche;

Stili intuitivi: essi determinano un tipo di apprendimento che si basa sull’analisi contemporanea di tutte le variabili; gli studenti intuitivi creeranno un’ipotesi di soluzione al compito che poi cercheranno di confermare o smentire; partiranno dal tutto fino alla parte e desumeranno il maggior numero di dati dal contesto.

3. La dimensione personale: il ruolo che il contesto sociale svolge nell’apprendimento ha cominciato a essere evidenziato a partire dagli anni Ottanta, quando molti studiosi capirono la sua importanza. Lo stile di

apprendimento linguistico di una persona può assumere connotazioni socio- relazionali precise; le principali categorie da tenere in considerazione sono dunque:

Competizione/collaborazione: il fattore di motivazione all’apprendimento può essere di carattere competitivo o collaborativo:

nel primo caso sarà legato dunque alla necessità di emergere nel gruppo-classe e di lavorare individualmente; nel secondo caso sarà connesso al bisogno di lavorare con gli altri e di condividere esperienze;

Intrasoggettività/intersoggettività: sono categorie legate alla percezione di sé in relazione all’ambiente. Un allievo intrasoggettivo tende ad auto-analizzarsi, auto-valutarsi; uno studente intersoggettivo, al contrario, preferirà socializzare, conoscere l’altro e apprendere attraverso la condivisione delle conoscenze;

Indipendenza/dipendenza: un allievo può manifestare il desiderio di essere autonomo e indipendente nel rapporto con la classe, l’insegnante e il compito, preferendo lavorare da solo; oppure, al contrario, potrebbe vedere l’insegnante come autorità, tendendo a seguire pedissequamente le sue indicazioni.

4. La dimensione di rapporto con il sapere: ogni persona sceglie di azionare determinate strategie cognitive anche in relazione al proprio rapporto con ciò che si appresta a imparare. Gli allievi possono dunque adottare:

Uno stile innovativo, che li porta ad andare oltre ciò che gli è stato assegnato, rielaborando in maniera personale i contenuti;

Uno stile conservativo, che si fonda sull’accumulo di nozioni, concetti e lessico, limitandosi però al loro riutilizzo sterile, senza una vera rielaborazione di ciò che è stato appreso.

Uno stile riflessivo/intuitivo, che, a livello caratteriale, gioca un ruolo fondamentale rispetto al compito da svolgere. Esistono infatti studenti impulsivi, che prediligono attività rapide e varie, e studenti riflessivi che invece preferiscono avere a disposizione tutto il tempo necessario per svolgere l’attività tranquillamente.

In conclusione, un insegnante che tenga conto dello stile di apprendimenti dei suoi studenti porterà loro più facilmente a raggiungere gli obiettivi educativi e didattici. Ciò è rilevante per l’argomento trattato: se la costruzione dell’attività didattica a partire da un determinato stile di apprendimento favorisce in generale tutti gli studenti, nel caso di un alunno con DSA fare riferimento agli stili di apprendimento e alle diverse strategie che lo caratterizzano diventa un elemento imprescindibile per il suo successo scolastico.

È ovvio comunque che, prima ancora di osservare gli allievi, la prima azione che tutti i docenti dovrebbero compiere consiste nel riflettere sul proprio stile di apprendimento personale. L’insegnante dovrà attuare quindi una riflessione meta-didattica, ossia interrogarsi su come il suo stile di apprendimento influenzi alcune scelte didattiche quotidiane. Ciò è di fondamentale importanza per rendersi conto di come molte scelte didattiche possano essere frutto di esperienze personali e di tecniche sperimentate in qualità di allievi, che possono aver funzionato per se stessi, ma non per questo possono essere generalizzate.32

32 Ivi, pp.90-91.