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ὡς / ἅτε con il participio

5. La sintassi delle subordinate

5.3 Valore causale

5.3.1 ὡς / ἅτε con il participio

Una prima osservazione è quella relativa alla preferenza per la forma esplicita o implicita di resa della causale. Tra le forme implicite utilizzate all’interno delle Imagines troviamo il participio preceduto da ὡς o ἅτε e l’infinito sostantivato preceduto da preposizione. Filostrato utilizza le congiunzioni ὡς e ἅτε per introdurre il participio con valore causale220. In merito all’uso di ὡς, nell’ambito della discussione sulle proposizioni finali, abbiamo rilevato la tendenza filostratea a connettere l’utilizzo di una determinata congiunzione con uno stesso modo verbale: si tratta di una preferenza per la creazione di sintagmi ricorrenti, che l’autore manifesta non senza alcune eccezioni. Gli scrittori atticisti fanno ricorso molto raramente all’utilizzo di ὡς con il modo indicativo per esprimere il valore causale, nonostante questa struttura fosse diffusa nel greco classico221 e sostanzialmente scomparsa nella κοινή. Schmid, tuttavia, propone alcuni esempi proprio per Filostrato222. Essi destano, però, qualche dubbio:

220 Si tratta di uno dei pochi riferimenti di SCHMID 1896 (p. 89) alla resa del valore causale. 221 Si veda in merito quanto riportato in KÜHNER-GERTH 1904, p. 460.

222 La presenza di quest’uso di ὡς è connessa, secondo SCHMID 1896 (p. 566), all’esempio della prosa di

118 I 19, 4

κατηρεφῆ δὲ τὴν ναῦν ἀμπέλῳ καὶ κιττῷ φαίνεσθαι καὶ βότρυς ὑπὲρ αὐτῆς αἰωρεῖσθαι θαῦμα μέν, θαυμασιωτέρα δὲ ἡ πηγὴ τοῦ οἴνου, ὡς κοίλη αὐτὸν ἡ ναῦς ἐκδίδοται καὶ ἀντλεῖται.

È una meraviglia che la nave si mostri coperta di vite ed edera e che i grappoli pendano su di essa, ma ancora più straordinaria è la fonte di vino, come la nave concava lo versa e svuota la stiva.

Ci troviamo nell’imago riguardante il mito di Dioniso e dei pirati Tirreni e Filostrato procede a una dettagliata descrizione della nave che trasporta il dio. Diversamente da quanto ipotizzato da Schmid, il valore causale della frase non sembra immediato e meglio si adatta al passo l’idea di interpretare la congiunzione con senso modale, ben attestato nelle Imagines con l’indicativo223.

La preferenza di Filostrato, dunque, ricade su una forma che prevede l’uso del participio, sia con ὡς che con ἅτε. La differenza tra queste forme224 è identificata solitamente nel valore soggettivo/oggettivo che esse conferiscono alla causale che introducono: ὡς accompagna un participio che esprime una causa riferibile al soggetto della proposizione reggente e che non implica che questa causa coincida con il pensiero di chi parla o scrive; al contrario ἅτε viene utilizzato per una causa non legata al soggetto dell’azione, ma spesso al pensiero di chi parla o scrive225. Come notato in relazione alle subordinate finali, spesso il greco di Filostrato sembra non avere percezione di alcune distinzioni funzionali, com’è naturale attendersi quando si recuperano strutture grammaticali poco familiari. Gli esempi di quest’uso del participio causale, pur esigui nelle Imagines e nel resto del corpus, sembrano dare conferma della sostanziale identità con cui le due forme entrano nella scrittura di Filostrato.

223 Si noti che tale interpretazione è quella seguita dai più recenti traduttori del testo (Schönberger,

Schilardi, Abbondanza, Lombardo).

224 Un’analisi approfondita e completa sulla resa del valore causale in greco è quella di RIJKSBARON 1976

(p. 151 ss.) che, in riferimento alla funzione di ὡς e ἅτε, approfondisce e rivede la distinzione funzionale tra le due congiunzioni già suggerita da Goodwin.

119 Osserviamo due esempi in cui il participio è introdotto da ὡς:

I 2, 5

ἡ γὰρ τῶν ἀνθέων ἐλευθερία παραιτεῖται τὴν χεῖρα ὡς μαραίνουσαν αὐτὰ πρὸ τοῦ χρόνου.

La libertà dei fiori rifiuta il tocco della mano, perché li fa appassire prima del tempo.

I 6, 2

οὐδὲ ἐστεφάνωνται τὰς κεφαλὰς ὡς ἀποχρώσης αὐτοῖς τῆς κόμης.

Gli Eroti non si coronano il capo, poiché gli basta la chioma.

Il primo esempio, ripreso dall’imago dedicata a Komos, personificazione della festa, si riferisce alla descrizione di alcuni fiori, composti in corone sul capo di coloro che partecipano al rito di Komos. I fiori hanno perso la loro naturale freschezza poiché nell’impeto della festa le corone sono state rassettate. Il participio non è concordato con il soggetto della principale, dunque ci aspetteremmo la preferenza per ἅτε, ma Filostrato ricorre a ὡς. Similmente, nel secondo caso, la presenza del participio assoluto mette ancor più in evidenza come la causa da esso espressa non possa essere riconducibile al soggetto della reggente. Ci si può domandare se l’opposizione soggettività/oggettività sia da connettere non tanto al punto di vista del soggetto della proposizione, quanto a quello dell’autore rispetto alla presentazione di ciò che descrive: mentre alcuni elementi sono presentati come oggettivamente presenti nei dipinti, altre informazioni, come quelle degli esempi appena discussi, appartengono invece al livello interpretativo. Il confronto con una delle due occorrenze di ἅτε sembra escludere anche questa ipotesi, poiché non solo il participio è congiunto al soggetto della reggente, ma il livello informativo dell’espressione è simile a quello visto per ὡς:

120 II 15, 4

ἀλλὰ νῦν ἐκπεπλῆχθαί μοι δοκεῖ καὶ τὸ τοῦ Λυγκέως ὄμμα τὴν προσβολὴν τοῦ φάσματος, ὑφ' οὗ καὶ οἱ πεντήκοντα σχασάμενοι τὴν εἰρεσίαν· Ἡρακλῆς μὲν ἄτρεπτος μένει τοῦ θεάματος, ἅτε δὴ πολλοῖς ὁμοίοις ἐντυχών.

Ma ora mi sembra che l’impeto della visione, per la quale cinquanta uomini hanno abbandonato i remi, abbia colpito anche l’occhio di Linceo; Eracle rimane impassibile allo spettacolo, poiché si è imbattuto in molte scene simili.

La nave degli Argonauti, diretta nella Colchide, incontra sul suo percorso Glauco Pontico: Filostrato descrive qui lo sgomento dei marinai alla vista della creatura che emerge dalle onde, un senso di smarrimento da cui solo Eracle sembra immune. Anche in questo caso l’espressione causale si configura come una valutazione che coincide con il punto di vista dell’autore e il suo soggetto è lo stesso della sovraordinata. Possiamo concludere dunque che le due forme, la cui ricorrenza nelle Imagines è piuttosto scarsa, sono utilizzate da Filostrato senza alcuna significativa distinzione funzionale.

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