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4. Una sintassi ‘emotiva’

4.4 Concordanze

Fino a che punto la sintassi può essere costruita con l’intento mimetico di riprodurre la naturale vivacità della lingua colloquiale? Dalla lingua delle Imagines emerge un ulteriore spunto di riflessione, dato dal ricorso alla constructio ad sensum e dalla presenza di alcuni casi di concordanze ‘faticose’. Si tratta certamente di un fenomeno molto più contenuto e marginale, ma comunque interessante ai fini dell’analisi sintattica del testo. Prendiamo in considerazione il caso del sostantivo γύναιον, partendo dal brano discusso nel paragrafo precedente:

I 11, 4

τὰ δὲ ἐπὶ τῇ ὄχθῃ γύναια, αἳ οὔπω δένδρα, φασὶ τὰς Ἡλιάδας ἐπὶ τῷ ἀδελφῷ μεταφῦναι καὶ εἰς δένδρα λῆξαι δάκρυά τε ἀφιέναι.

Le donne sulla riva, che ancora non sono alberi, si dice siano le Eliadi che si trasformano a causa del fratello, diventano alberi e lasciano scorrere il pianto.

L’autore, parlando delle Eliadi, le indica con il sostantivo neutro τὰ γύναια, ma immediatamente dopo le richiama logicamente con il relativo femminile: una concordanza grammaticalmente imperfetta, ma perfettamente giustificabile sul piano logico. L’uso si ripete nell’imago successiva, quando Filostrato deve concordare con il sostantivo due participi congiunti, che troviamo ancora al femminile:

I 12, 4

τὸ δὲ γύναιον ἀπὸ τῆς οἰκίας οἷον ἐκ περιωπῆς ὁρᾷ ταῦτα καὶ γελᾷ κατὰ τοῦ κώμου, χλιδῶσα εἰς τοὺς ἐρῶντας ὡς οὐ πλεῖν μόνον, ἀλλὰ καὶ νεῖν ἀναγκάζουσα.

67 La donna guarda questi avvenimenti dalla casa come da un punto di vedetta e ride della compagnia, inorgogliendosi per gli amanti poiché li costringe non solo a remare, ma anche a nuotare.

A questo si aggiunga che poco prima, nella stessa imago, troviamo ancora un caso di concordanza con un participio, ma questa volta grammaticalmente corretto142:

I 12, 4

ἡ δὲ ἐφεξῆς οἰκία, χηρεύει τι γύναιον ἐξεληλυθὸς τοῦ ἄστεος δι' ὄχλον νέων· ἁρπάσεσθαι γὰρ αὐτὸ ἔφασαν καὶ ἀφειδῶς ἐκώμαζον καὶ δώροις ἐπείρων.

La casa vicino, ci vive da vedova una donna che si è allontanata dalla città a causa del fastidio di alcuni giovani: dicevano infatti di volerla rapire e si davano alle feste senza riguardo e la tentavano con doni.

Simili costruzioni, com’è facile aspettarsi, si trovano anche per casi di concordanza nel numero con nomi collettivi, che ricorrono in più occasioni all’interno delle Imagines. Si tratta certamente di un fenomeno dalla genesi abbastanza banale e di uso decisamente comune, tuttavia non trascurabile nel quadro generale della lingua filostratea:

I 12, 10

ὁ δὲ τῶν ἁλιέων δῆμος ἡδεῖς καὶ ξανθοὶ τὴν χρόαν ὑπὸ τοῦ θέρεσθαι.

Il gruppo dei pescatori è lieto e ambrato nella carnagione perché bruciato dal sole.

II 7, 3

καὶ ἡ στρατιὰ πενθεῖ τὸ μειράκιον περιεστῶτες αὐτῷ θρήνῳ ἅμα, πήξαντες δὲ τὰς αἰχμὰς εἰς τοὔδαφος ἐναλλάττουσι τὼ πόδε

L’esercito piange il giovane, disposti tutti insieme intorno a lui per il lamento funebre, conficcate le lance nel terreno, incrociano i piedi.

142 Non si tratta tra l’altro dell’unica occorrenza di γύναιον correttamente concordato al neutro; ulteriori

68 In qualche caso questo tipo di concordanza ha indotto qualche editore a scegliere varianti che normalizzassero il testo:

II 22, 1

[οἱ Πυγμαῖοι] καὶ γὰρ σπείρουσι καὶ θερίζουσι καὶ πυγμαίῳ ζεύγει ἐφεστᾶσι, λέγονται δὲ καὶ πελέκει χρήσασθαι ἐπὶ τὸν ἄσταχυν ἡγούμενοι αὐτοὺς δένδρα εἶναι.

αὐτὸν m2 Par. 1696

I Pigmei infatti seminano e mietono e impongono il giogo a cavalli pigmei, si dice anche che usino la scure per la messe, considerando quelle come fossero alberi.

La variante è una correzione della seconda mano che opera sul manoscritto. Mentre gli ultimi editori moderni l’hanno considerata una banalizzazione, Kayser l’ha invece accolta nel testo.

In altre occasioni errate letture e congetture di dubbia utilità sono state generate dalla confusione nella concordanza prodotta dall’incomprensione della sintassi filostratea. Prendiamo, ad esempio, il caso di questo passo, tratto dall’imago dedicata alla figura di Antiloco:

II 7, 1 Τὸν Ἀχιλλέα ἐρᾶν τοῦ Ἀντιλόχου πεφώρακας οἶμαι παρ’ Ὁμήρῳ, νεώτατον τοῦ Ἑλληνικοῦ ὁρῶν τὸν Ἀντίλοχον καὶ τὸ ἡμιτάλαντον τοῦ χρυσοῦ ἐννοῶν τὸ ἐπὶ τῷ ἀγῶνι. καὶ ἀπαγγέλλει τῷ Ἀχιλλεῖ κεῖσθαι τὸν Πάτροκλον σοφισαμένου τοῦ Μενέλεω παραμυθίαν ὁμοῦ τῇ ἀγγελίᾳ, μεταβλέψαντος Ἀχιλλέως εἰς παιδικά, καὶ θρηνεῖ ἐρωμένου ἐπὶ τῷ πένθει καὶ συνέχει τὼ χεῖρε, μὴ ἀποκτείνῃ ἑαυτόν, ὁ δ’ οἶμαι καὶ ἁπτομένῳ χαίρει καὶ δακρύοντι. αὐτὰ μὲν οὖν Ὁμήρου γραφαί, τὸ δὲ τοῦ ζωγράφου δρᾶμα [...]

69 Credo che tu abbia scoperto in Omero che Achille amava Antiloco vedendo che Antiloco era il più giovane dello schieramento greco, e considerando il mezzo talento d’oro, avuto per la gara. Lui annuncia ad Achille che Patroclo giace morto, perché Menelao ha escogitato questa consolazione nello stesso momento dell’annuncio, mentre Achille volge lo sguardo verso il giovane; il ragazzo piange per il lamento dell’innamorato e gli prende le mani, perché quello non si uccida; ed egli, credo, si rallegra per il contatto e per il pianto. Queste vicende sono le immagini di Omero143, la storia del pittore, invece […]

Nell’ultima affermazione di Filostrato la forma αὐτὰ, attestata in modo coerente da tutta la tradizione, ha generato un certo fastidio in Jacobs per la presunta incongruenza di genere che egli ha ritenuto di dover correggere, normalizzando il testo con la presenza di un αὗται che tuttavia risulta ben poco coerente con il contesto. La presenza del neutro plurale è da considerarsi normale, poiché la concordanza della parte nominale γραφαί con il soggetto αὐτά, utilizzato con valore anaforico in riferimento a quanto elencato nel periodo precedente, risulta ampiamente attestata nell’uso filostrateo144. La seconda frase infatti introduce il δρᾶμα del pittore, che l’autore inizia a descrivere subito dopo.

Nel caso seguente, invece, il problema di concordanza è più complesso da giustificare e la tradizione manoscritta presenta una variante che tenta di normalizzare un testo che evidentemente già per i lettori antichi risultava di difficile comprensione:

I 19, 4 ἡ δὲ τοῦ Διονύσου ναῦς τὰ μὲν ἄλλα πυραμίδι εἴκασται, φολιδωτὴ δὲ ὁρᾶται τὸ ἐς πρύμναν κυμβάλων αὐτῇ παραλλὰξ ἐνηρμοσμένων, ἵν', εἰ καὶ Σάτυροί ποτε ὑπὸ οἴνου καθεύδοιεν, ὁ Διόνυσος μὴ ἀψοφητὶ πλέοι, τὴν δὲ πρῷραν ἐς χρυσῆν πάρδαλιν εἴκασταί τε καὶ ἐξῆκται. φιλία δὲ τῷ Διονύσῳ πρὸς τὸ ζῷον, ἐπειδὴ θερμότατον τῶν ζῴων ἐστὶ καὶ πηδᾷ κοῦφα καὶ ἴσα εὐάδι. ὁρᾷς γοῦν καὶ αὐτὸ τὸ θηρίον, συμπλεούσας τῷ Διονύσῳ καὶ πηδώσας ἐπὶ τοὺς Τυρρηνοὺς μήπω κελεύοντος. πέτρᾳ μοι διείκασται ω πυραμίδι εἴκασται Kalinka συμπλέον … πηδῶν recc.

143 Filostrato fa riferimento a diversi passi omerici. In merito al premio aggiuntivo concesso da Achille ad

Antiloco in occasione della vittoria nella corsa durante i giochi in onore di Patroclo: Hom. Od. XXIII 795 ss.; per l’ambasceria con cui Antiloco comunica ad Achille la morte di Patroclo e teme poi che egli si uccida per il dolore: Od. XVIII 17 ss.

70 La nave di Dioniso, per il resto, è simile a una piramide, ma nella prua sembra coperta di squame, poiché a quella sono adattati irregolarmente dei cembali, perché se mai i Satiri si addormentassero a causa del vino, Dioniso non navighi senza frastuono, la poppa invece ritrae una pantera dorata. Dioniso ama questo animale poiché è il più passionale e salta agilmente e in modo simile a una baccante. Guarda anche la bestia stessa, quelle che navigano con Dioniso e saltano sui Tirreni, anche se il dio non lo ha ordinato.

I due participi συμπλεούσας e πηδώσας non sono concordati affatto con il termine a cui sembrano riferiti, τὸ θηρίον. Il passo, evidentemente corrotto anche nella prima parte, non consente soluzioni che non portino a intervenire sul testo. Se la presenza del femminile potrebbe essere giustificata dal precedente uso di πάρδαλις, sembra impossibile giustificare l’uso del plurale. Kalinka-Schönberger, difendendo la tradizione contro i tentativi di normalizzazione dei recentiores, si limitano a constatare la difficoltà del testo e l’impossibilità di pervenire a una soluzione soddisfacente145.

Al di là dei problemi filologici, è evidente che in queste concordanze il piano logico prevale su quello strettamente grammaticale: coerentemente con il quadro linguistico delineato fino a questo punto, possiamo riconoscere in tutte queste piccole deviazioni dalla rigida norma grammaticale una diffusa tendenza dell’autore all’utilizzo di forme che possono essere accostate a quelle della lingua colloquiale. Se è molto difficile ipotizzare che Filostrato possa avere volontariamente inserito all’interno del testo queste concordanze con intento mimetico, suggestiva è l’idea che l’autore, avendo in mente di voler imitare le strutture della comunicazione orale, si sia lasciato andare a una scrittura non sempre attentamente sorvegliata.

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