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Un caso particolare di ordo verborum: l’iperbato

4. Una sintassi ‘emotiva’

4.6 Un caso particolare di ordo verborum: l’iperbato

Abbiamo visto che Filostrato dimostra una certa preferenza per alcune tipologie di struttura delle frasi indipendenti, ma anche la tendenza a variare spesso l’ordine dei costituenti, sia per ragioni puramente stilistiche, come ad esempio il desiderio di creare effetti, costruire o rompere simmetrie, che per esigenze pragmatiche derivate da necessità informativo-affettive, per mettere in risalto un elemento particolare del testo. Una delle tecniche più efficaci e diffuse per rendere il testo stilisticamente elaborato e costruire una sintassi marcata è il ricorso all’iperbato160. A differenza di quanto visto in precedenza, i casi di iperbato costituiscono un’evidente deviazione dalla ‘normalità’ dell’ordine con cui si dovrebbero presentare gli elementi della frase. Nella sua analisi della Wortstellung filostratea, Schmid elenca una serie di tipologie di questo fenomeno presenti nelle opere del corpus dell’autore, ma non per tutte indica esempi tratti dalle Imagines161. Dalla selezione dei passi presi in esame per l’analisi precedente il numero di iperbati presenti non sembra così significativo (14 casi su circa 130 linee di testo), ma troviamo comunque alcuni esempi interessanti. La tipologia di iperbato più diffusa è

160 Per quanto riguarda una valutazione della funzione dell’iperbato possiamo fare riferimento all’analisi

di DEVINE-STEPHENS 2000. La complessa trattazione dei due autori giunge a una classificazione delle

diverse forme di iperbato e ne motiva l’utilizzo riconducendolo a esigenze di pragmatica della comunicazione.

161SCHMID 1896, p. 516 ss. Come in altre occasioni, l’autore correda alcuni casi con abbondanti esempi,

mentre altre volte riporta solo pochi casi. Non è facile dunque capire se si tratta solo di passi scelti a titolo esemplificativo o se essi costituiscano tutti i luoghi individuati da Schmid in relazione alla tipologia di iperbato presentata.

82 quella creata dalla separazione di sostantivo e aggettivo162, spesso per l’interposizione di una forma verbale:

I 29, 1

οἶμαί σε, ὦ παῖ, μὴ ἀνήκοον εἶναι τοῦ Περσέως, ὅν φασιν Ἀτλαντικὸν ἀποκτεῖναι κῆτος ἐν Αἰθιοπίᾳ.

Credo, ragazzo, che tu non sia ignaro della storia di Perseo, che dicono abbia ucciso il mostro Atlantico in Etiopia.

Anche in questo caso può essere individuata nel testo una ben precisa funzione pragmatica, poiché lo spostamento dell’aggettivo davanti al verbo isola questo elemento, facendolo diventare il focus della frase163: l’autore vuole sottolineare con particolare enfasi che Perseo non ha ucciso un mostro qualsiasi, ma proprio quello Ἀτλαντικόν. In questo caso a essere anticipato è l’aggettivo, ma non mancano casi in cui viene anticipato il sostantivo e l’aggettivo costituisce il secondo elemento dell’iperbato:

I 17, 1

πέπτωκε δὲ συντριβὲν τὸ ἅρμα τέχνῃ Μυρτίλου, τὸ δὲ ἵππων σύγκειται τεττάρων.

Il carro si è rovesciato fracassandosi per l’astuzia di Mirtilo, è composto da quattro cavalli.

In questo caso il focus rimane sempre sull’aggettivo, ma si tratta di un focus più debole poiché collocato non all’inizio ma alla fine della frase164. Che il centro informativo

162Schmid(Ibid. pp. 516-7) cita come esempi di questa forma di iperbato i seguenti casi: I 2, 5 θῆλυν

ἐνδῦναι στολὴν; 10, 2 λαγαροὺς περιβέβληται κύκλους; 19, 3 τὸν μάχιμον πλεῖ τρόπον; 29, 1 Ἀτλαντικὸν ἀποκτεῖναι κῆτος; II 1, 1 διδάσκαλος αὐτὰς ἄγει σοφὴ καὶ οὐδὲ ἔξωρος; 2, 3 μῆλα ἀπὸ τοῦ κόλπου ὀρέγων αὐτῷ καλὰ καὶ εὐώδη; 6, 2 εἰς τὸν τῶν ὀλβίων πέμπεται χῶρον αὐτῇ κόνει; 15, 2 χρυσοῦν ἀπόκειταί τι ἐν Κόλχοις κώδιον κριοῦ ἀρχαίου.

163DEVINE-STEPHENS 2000, p. 9: «In the simplest form of hyperbaton, the modifier, instead of being-

placed in its regular position next to the noun, is placed at the beginning of the phrase […] this is a structurally defined position exploited for a pragmatic function, namely focus marking».

164 Nell’analisi di DEVINE-STEPHENS 2000, sono distinte sostanzialmente due tipologie principali di

iperbato: quella in cui l’aggettivo viene spostato davanti al verbo (Y1) e quella in cui viene a trovarsi

83 dell’enunciato sia proprio il numero dei cavalli lo conferma l’immediato contesto della frase:

τουτὶ γὰρ ἐς μὲν τὰ πολεμικὰ οὔπω ἐθαρσεῖτο, οἱ δὲ ἀγῶνες ἐγίνωσκόν τε αὐτὸ καὶ ἐτίμων· καὶ οἱ Λυδοὶ δὲ φιλιππότατοι ὄντες ἐπὶ μὲν Πέλοπος τέθριπποί τε ἦσαν [καὶ] ἤδη ἁρματῖται, μετὰ ταῦτα δὲ τετραρρύμου τε ἥψαντο καὶ λέγονται πρῶτοι τοὺς ὀκτὼ σχεῖν.

Infatti non si aveva il coraggio di usarlo per le azioni di guerra, ma per le gare lo si conosceva ed era tenuto in considerazione; i Lidi, grandissimi amanti dei cavalli, al tempo di Pelope erano soliti usare carri a quattro cavalli, in seguito applicarono al carro quattro timoni e dicono di essere stati i primi ad avere quelli a otto cavalli.

L’informazione più rilevante è proprio il numero dei cavalli aggiogati al carro, perché è questo che segna la straordinarietà del coraggio di Enomao.

Una seconda tipologia di iperbato che troviamo con una certa frequenza nel testo preso in analisi è quella che porta alla separazione, anche in questo caso generalmente per mezzo di un verbo, di due elementi coordinati da καί165:

II 18, 1

πεποίηται δὲ αὐτοὺς καὶ ποιμένας τὰ πρόβατα βόσκουσα, ποτόν τε τὸ γάλα τούτων ἡγοῦνται καὶ ὄψον166.

[La terra] li ha resi anche pastori, nutrendo le greggi, e ne usano il latte come bevanda e cibo.

88: «In Y1 hyperbaton, the Y1 adjective typically has strong focus and the Y2 noun is tail material,

whereas in one type of Y2 hyperbaton, for instance, the Y1 noun can be a topic and the Y2 adjective a

weak focus».

165 Anche questa tipologia di iperbato è codificata da DEVINE-STEPHENS 2000, p. 115 ss.

166 Il periodo presenta un esempio di costruzione paratattica decisamente faticosa; l’autore non utilizza

una subordinata relativa e inserisce un’espressione (ποτόν τε τὸ γάλα τούτων ἡγοῦνται καὶ ὄψον) il cui soggetto si ricava logicamente dalla frase precedente.

84 I 2, 4

ὁ στέφανος δὲ τῶν ῥόδων ἐπαινείσθω μέν, ἀλλὰ μὴ ἀπὸ τοῦ εἴδους· ξανθοῖς γὰρ καὶ κυανοῖς, εἰ τύχοι, χρώμασιν ἀπομιμεῖσθαι τὰς τῶν ἀνθέων εἰκόνας οὐ μέγας ὁ ἆθλος. ἀλλ’ ἐπαινεῖν χρὴ τὸ χαῦνον τοῦ στεφάνου καὶ ἁπαλόν.

La corona di rose dev’essere lodata, ma non per l’aspetto - non è una grande impresa imitare le immagini dei fiori, se capita, con colori gialli e azzurri - bisogna lodare invece la delicatezza e la morbidezza della corona.

A conferma di quanto detto all’inizio, possiamo affermare che la scelta di fare ricorso ad alterazioni nell’ordine delle parole caratterizza il testo delle Imagines, sia che l’autore ricorra all’iperbato sia che vari la disposizione dei costituenti della frase. Rimane da chiarire il motivo che spinge Filostrato all’utilizzo di queste disposizioni sintattiche. Se possiamo riconoscere che il ricorso a figure come l’iperbato era pratica diffusa tra gli scrittori atticisti167, non possiamo non considerare che l’utilizzo di tali figure di ordine, come dimostrato in precedenza, ricopra una precisa funzione pragmatica ed emotiva, conferendo spesso vivacità al procedere dell’ekphrasis. Abbiamo ricordato più volte come la sintassi di Filostrato punti generalmente alla semplicità e tenda in modo significativo alla paratassi; la ricerca della ἀφέλεια, tuttavia, risulta spesso faticosa e affettata anche per il continuo ricorso a strutture come i nominativi pendentes, le brevi frasi incidentali e le alterazioni dell’ordo verborum, che finiscono per conferire al testo un senso di fatica e, a volte, di oscurità.

Per concludere, riprendiamo il confronto con l’uso dei nominativi-titolo incontrati nel capitolo precedente, per rendere palese come il meccanismo utilizzato dall’autore sia simile:

167 È naturale che il quadro presentato in queste pagine escluda il confronto con la poesia, dove la

presenza dell’iperbato è ben attestata: il contesto metrico, infatti, è un parametro che condiziona in modo significativo le scelte relative all’ordo verborum. Per quanto riguarda la diffusione dell’iperbato nella prosa, HORROCKS 2010 sostiene che si tratti di un elemento stilistico che caratterizza la scrittura degli atticisti, benché presente anche nei livelli più elevati della κοινή, (p. 140): «This tendency to place the verb next- to - last, thereby creating a discontinuity between the elements of its complement structure (hyperbaton), was a classical stylistic option and one which became highly characteristic of Atticist writing, even infiltrating the higher levels of the Koine».

85 II 4, 2

τροχοὶ δ' ἅρματος ὁ μὲν ἐξήρμοσται τὰς κνήμας ὑπὸ τοῦ συγκλιθῆναι τὸ ἅρμα ἐς αὐτόν, ὁ δ' ἐκλελοιπὼς τὸν ἄξονα φέρεται καθ' ἑαυτὸν στροβούσης αὐτὸν ἔτι τῆς δίνης.

Le ruote del carro, una ha le razze sconnesse poiché il carro si è piegato su di essa, una staccatasi dall’asse continua ad andare da sola, poiché il suo stesso girare ancora la spinge.

Nel caso dei nominativi-titolo come quello utilizzato nell’esempio, Filostrato isola una porzione del dipinto che costituisce il theme del successivo elenco. In modo simile, come abbiamo potuto osservare, l’enfasi posta su un particolare elemento del testo attraverso l’alterazione dell’usuale procedere dell’ordo verborum cerca di conferire alla descrizione la stessa emotività del parlato, anche se con un impatto certamente meno forte sulla struttura sintattica.

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