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4. Commento traduttologico

4.1 Analisi del prototesto

4.1.1 Contenuto cognitivo

4.1.1.4 民主政治: Democrazia

Quello della "democrazia" non è un concetto nuovo in Cina. Si tratta di un'idea che ha avuto diversi significati per persone diverse in tempi e posti diversi (Dahl 1998: 3), dal momento che lo stesso termine minzhu 民主 appare, anche dal punto di vista etimologico, multisfaccettato. Lo stesso carattere min 民, infatti, inteso come termine dall'accezione collettiva, può essere inserito all'interno di un discorso di classe o, al contrario, essere inteso in senso liberale e individuale. Il carattere zhu 主, invece, può indicare il signore o il primo, in contrasto con il secondo. Inoltre, se è vero che il termine minzhu 民主 rappresenta l'esatta traduzione cinese del concetto occidentale di "democrazia", è anche vero che già dall'epoca pre-confuciana e confuciana un altro era il concetto diffuso, ovvero quello di minben 民本 (Zhao 2001: 22-23). Quest'ultimo mette innanzitutto in luce la necessità di governare per il benessere della popolazione, concetto espresso nei Dialoghi di Confucio, prima, e negli scritti di Mencio e di Jia Yi, poi. In particolare, per Mencio, l'idea di minben 民本 include anche quella di baomin 保 民, ovvero l'idea di proteggere il popolo dalla povertà e dall'instabilità (Nuyen 2000: 140). Più tardi, lo slogan della democrazia è alla base della riforma del Cento Giorni della tarda epoca Qing prima, del primo governo repubblicano di Sun Yatsen e del Movimento del Quattro Maggio del 1919, poi. E persino la Rivoluzione culturale fu condotta nel nome della democrazia di massa (Zhao 2001: 22). Si tratta, quindi, di un concetto estremamente importante nella politica cinese, sebbene esso presenti delle peculiarità che lo differenziano profondamente dalla democrazia intesa in senso occidentale, al punto che alcuni studiosi sono arrivati a sostenere l'impossibilità di instaurazione di un governo democratico in Cina. Qui, la forma base della democrazia è la dittatura democratica del popolo, definizione inclusa anche da Mao nella Costituzione della Repubblica Popolare Cinese. In questo caso, però, il termine dittatura non viene usato con accezione negativa, in quanto premessa fondamentale per lo sviluppo di tale concetto è che il Partito e lo stato democraticamente rappresentano la popolazione e agiscono a nome di quest'ultima, dal momento che posseggono e hanno il diritto di usare poteri dittatoriali contro le forze reazionarie. Essi, cioè, forniscono diritti democratici alla popolazione ed esercitano la dittatura contro i nemici di quest'ultima. Si può dedurre, quindi, che i mezzi dittatoriali vengono visti come un male necessario

86 affinché il governo riesca a mantenere la propria supremazia. Come affermava Jiang Zemin, l'essenza della dittatura democratica è la democrazia popolare. Con questa definizione, che può di primo acchito apparire ridondante, si vuole effettuare una distinzione tra le democrazie liberali e la democrazia con caratteristiche cinesi. La democrazia con caratteristiche cinesi, infatti, racchiude in sé l'idea delle forze antagoniste (didui shili 敌对势力) e di contraddizione tra il popolo e i suoi nemici (diwo maodun 敌我矛盾), nonostante i concetti di lotta di classe e di rivoluzione sociale siano stati messi in secondo piano dopo il 1978.9 Data l'enorme differenza tra il concetto di democrazia liberale e il concetto di democrazia con caratteristiche cinesi, alcuni studiosi sono arrivati a sostenere la teoria dell'incompatibilità tra l'idea occidentale di democrazia e l'idea cinese di democrazia. Alcuni, come Samuel Huntington, vedono la locuzione "democrazia confuciana" come una contraddizione in termini, dal momento che la filosofia confuciana enfatizza "il gruppo sull'individuo, l'autorità sulla libertà, i doveri sui diritti, nonché l'ordine e il rispetto per la gerarchia; mentre non fornisce alcuna legittimazione per istituzioni sociali autonome" (Huntington 1991: 24). Andrew Nathan, nella sua opera China's Transition, è più ottimista, ma, allo stesso tempo, concorde nell'affermare che il confucianesimo ostacola lo sviluppo della democrazia, poiché esso è antitetico all'individuo e ai diritti individuali, entrambi elementi di fondamentale importanza negli stati democratici. Le motivazioni sono diverse. Innanzitutto, l'idea di libertà democratica è in conflitto con molti concetti confuciani, mentre l'idea di "diritto" è in contrasto con l'idea confuciana di ren 仁. Ren 仁, infatti, richiede l'autocontrollo da parte dell'individuo, richiede che l'individuo rispetti i suoi doveri e le sue responsabilità e, soprattutto, richiede all'individuo assoluta lealtà al potere. Ne consegue che chiunque possieda ren 仁 non può operare in piena autonomia personale e, quindi, manca di vera e propria libertà. In secondo luogo, la stessa idea di uguaglianza sembrerebbe essere in conflitto con il confucianesimo. Quest'ultimo, infatti estremamente rigido sui ruoli sociali, si fonda sulla dottrina dei tre legami, ovvero sull'idea che il figlio debba essere obbediente ai genitori, la moglie al marito, il suddito al sovrano. E già l'idea stessa del junzi 君子 mette in luce la sostanziale disuguaglianza sociale tra i membri della società. Tuttavia, non tutti gli studiosi sembrano essere

9 Hu Wei 2011, “Understanding Democracy in China: An Overview”

87 concordi con tali riflessioni. Secondo alcuni, infatti, bisogna notare come l'attenzione dei confuciani per le responsabilità non possa in alcun modo essere considerata come prova dell'assenza di diritti. Essi sostengono che anche nella famiglia confuciana dovesse esserci un sistema di diritti, dal momento che Bell afferma che già in epoca Han il popolo aveva il diritto di nascondere i crimini della famiglia e di non testimoniare davanti alla corte contro i membri della propria famiglia (Bell 1999: 463). Probabilmente, l'idea secondo cui nel confucianesimo sarebbe assente la nozione di diritto deriva dal fatto che tale concetto appare sempre strettamente legato al contesto sociale. Per quanto riguarda l'idea di uguaglianza, bisogna innanzitutto mettere in evidenza che ne esistono due diverse dimensioni. La prima, che può essere definita "orizzontale", prevede che persone uguali vengano trattate nello stesso modo; mentre la seconda, che viene definita "uguaglianza verticale", afferma che persone con status diversi vengano trattate in modo diverso. In questa seconda dimensione verticale, il confucianesimo è conforme al concetto dell'uguaglianza. Per quanto riguarda il pluralismo, basti pensare alla campagna dei Cento fiori per capire come il confucianesimo non lo rinneghi affatto e, viceversa, basta notare che, generalmente, anche le democrazie più avanzate, si sono mosse e sviluppate verso una forma basata essenzialmente su due Partiti per comprendere che anche le democrazie occidentali non disdegnano affatto l'unità (Nuyen 2000: 131-144).