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Abilità cognitive

1.2 Abilità relazionali per rimuovere gli ostacoli alla comunicazione

1.2.1. Abilità cognitive

Consideriamo che le abilità legate agli aspetti cognitivi individuali e alle percezioni possono dipendere da:

Apertura mentale e transitività

L'esperienza interculturale costituisce un contesto che in molte occasioni può sollecitare la comprensione di aspetti sconosciuti e poco prevedibili, per questo l'apertura mentale è fondamentale. Osserva Nanni:

«L'educazione interculturale non è semplicemente educare alla conoscenza delle differenze culturali, quanto piuttosto porre in essere una mente interculturale, cioè una mente capace di transitività, capace di passare da una modalità all'altra di conoscenza, da un punto di vista all'altro, capace insomma di decentrarsi.» (2005: 53)

Nella CI siamo quindi sempre esposti a pensieri divergenti, non facilmente assimilabili alle nostre idee al nostro modo di pensare.

Riflettere sulle differenze interculturali ci permette anche di approfondire la conoscenza della propria lingua e cultura:

«Interagire linguisticamente e culturalmente significa operare una riflessione anche sulla propria lingua e cultura rispetto alla lingua e cultura dei paesi di cui si studiano le lingue. Questa capacità di rapportarsi agli altri implica una pluralità di visioni che permettono il superamento di stereotipi [...] e il decentramento del proprio punto di vista senza che si abbia un filtro di difesa.» (Benucci, 2005: 68)

L'apertura mentale permette quindi una riflessione metalinguistica e quello che prima era quasi un modo automatico e assoluto di comunicare diventa uno dei tanto modi di comunicare; quello che prima rappresentava un solo modo di ragionare e una sola logica permette l'utilizzo di una pluralità di soluzioni pertinenti.

Relativizzare

quella degli altri appartengono al campo del relativo. Albarea (2002: 119) constata che «ogni cultura è relativa al suo ambiente fisico, biologico, sociale, al suo passato, alle sue credenze, ai suoi valori di riferimento». Tutte le culture sono importanti e nessuna può essere giudicata come inferiore o superiore. Nella CI bisogna quindi saper costruire un'interazione alla pari, tenendo conto della diversità cultuale di ciascun partecipante.

Balboni e Caon ci invitano a riflettere su quello che è fondamentale per la vita e su quello che possiamo invece cambiare il modo di pensare. Gli autori distinguono tra:

«Cultura (way of life) e Civiltà (way of thinking), ovvero tra le 'risposte di cultura ai bisogni della natura' (come, ad esempio, vestirsi, mangiare, ripararsi dagli agenti climatici, i quali di solito non danno problemi interculturali) e i 'valori irrinunciabili' (come, ad esempio, la pena di morte, l'infibulazione, il lavoro minorile, i quali invece possono porre problemi) che definiscono l'identità del singolo al di là dell'appartenenza culturale.» (2015: 150)

I valori collegati alla 'civiltà' (way of thinking) fanno parte del nostro software mentale e determinano la nostra visione sul mondo. Di fronte a una realtà diversa sarebbe opportuno riflettere su tutte le prospettive e dubitare di un'unica verità.

Osservare per comprendere

La competenza interculturale è in stretta relazione con la capacità di osservare e di comprendere i valori culturali dell'altro. Osserva Caon e Balboni (2015: 147) «Ognuno, infatti, porta con sé esperienze pregresse, idee, proiezioni, concezioni estetiche, valori che condizionano lo sguardo nel momento del contatto.» Diventa quindi fondamentale imparare a osservare in maniera oggettiva avviando un processo di decentramento e

straniamento dalle proprie categorie culturali, dagli stereotipi e dai pregiudizi.

Per riuscire a decentrarsi «occorre riuscire a interpretare l’evento comunicativo da una posizione ‘terza’, differente sia da quella propria sia da quella dell’interlocutore: è come se si dovesse osservare sé stessi dall’esterno e parlare di sé in terza persona» (Caon e Balboni, 2015: 148). Il processo di straniamento invece «prevede un distacco emotivo rispetto alla situazione osservata. Anche in questo caso, occorre non lasciarsi condizionare da pensieri e soprattutto da emozioni nel momento del dialogo» (Caon e Balboni, 2015: 148).

Per riuscire ad osservare in terza persona, avendo anche un distacco emotivo, è fondamentale essere coscienti dei filtri culturali che involontariamente ostacolano la comunicazione. Tale abilità permetterà inoltre di rendere consapevoli di ciò che era nascosto e seguiva delle regole tacite. Sarà importante condividere le proprie osservazioni con il proprio interlocutore per chiedere più informazioni su eventuali gesti, comportamenti ecc.

Capacità di ascolto

Per riuscire ad allargare la nostra prospettiva sul mondo e a comprendere la diversità è fondamentale sviluppare la capacità di ascolto. Il ruolo dell'ascolto è sottolineato anche da Giaccardi (2005: 281): «Non ci può essere comunicazione, né tanto meno la possibilità di risolvere i conflitti, se non c'è ascolto dell'altro e se non si è disposti a rivedere la propria posizione.»

L’ascolto potrebbe permettere di svelare alcuni impliciti culturali oppure spiegare le ragioni di quello che ci sembra irragionevole. Secondo

Mezzadri l’ascolto che si innesca con le conoscenze linguistiche, la competenza comunicativa, i processi cognitivi e le strategie coinvolte, permette di:

«utilizzare conoscenze pregresse, inferire, anticipare i contenuti, immaginare, decodificare i suoni, individuare il tipo di testo, individuare ciò che è importante nel testo, utilizzare stimoli visivi, collegare a ciò che viene detto il modo in cui viene formulato il testo, cogliere e valutare la ridondanza del discorso, abbinare al discorso aspetti non linguistici e paralinguistici, fare attenzione all’intonazione, all’accento, al tono della voce di chi parla, fare attenzione a parole conosciute, selezionare, includere o escludere l’informazione, cogliere rapidamente le informazioni necessarie, memorizzare e così via.» (2003: 115)

Grazie alla ricezione e all’ascolto il destinatario è facilitato a decifrare il linguaggio ma anche a individuare gli impliciti culturali. La capacità di ascolto permetterà al destinatario di dare una risposta, oppure di chiedere chiarimenti su quello che non è riuscito a comprendere.

Sospendere il giudizio

Uno dei meccanismi che riguarda la sfera cognitiva, ma tocca sicuramente anche quella affettiva, è il pregiudizio. Albarea (2002: 95) evidenzia che «per pregiudizio si intende un atteggiamento sfavorevole nei confronti di persone o di gruppi di persone, dovuto a scarsità di informazione o da testimonianze infondate.» Il pregiudizio, quindi 'il giudicare a priori' dipende molto spesso dalla mancata consapevolezza di non sapere quello che viene giudicato. Il rimedio consiste nella ricerca della conoscenza che per definizione è un giudizio fondato. A tale scopo è opportuno cercare delle occasioni di confronto e cercare di esplorare.