differenze interculturali. Secondo Bonaiuto (2010: 40) «L'aspetto esteriore può essere considerato una forma del linguaggio non verbale poiché fornisce importanti informazioni sugli individui, influenza la formazione delle impressioni e prevede l'autopresentazione.»
Il vestiario, soggetto ai continui mutamenti della moda, comprende oltre agli abiti, anche il trucco, l'acconciatura, gli accessori, gli oggetti posseduti, i segnali di status symbol.
Per mezzo delle percezioni degli informatori italiani, ci siamo proposti di indagare circa il vestiario della cultura romena. Per indagare sui colori e sulle tonalità più frequentemente utilizzati dai romeni abbiamo chiesto agli informatori italiani: «Nell'abbigliamento maschile, ci sono dei colori che sono più presenti oppure sono ammessi tutti?»
Le risposte più usuali sono state: «purtroppo una cosa che ho notato è che vengono usati sempre colori molto scuri, sembra quasi che l'utilizzo di colori un po' sgargianti nell'uomo non sia ammesso, magari non è accettato da tutti»; «non ho mai visto un uomo vestito di bianco, e quindi usano colori come grigio»; «sempre scuri», «secondo me loro evitano i colori vistosi», ecc.
Come segnalano anche gli informatori italiani, la tendenza maschile in Ro/Md è quella di utilizzare colori come il nero, blu o grigio tendenti allo scuro.
In riferimento al vestiario femminile gli informatori notano: «la donna invece si veste come vuole, molto più libera, viene accettata comunque si presenta»; «eh le donne qua sono tutte fotomodelle, se non si vestono bene loro»; «no la donna è molto, la donna al livello medio mi piace, è elegante»; «diciamo che c'è una differenza sostanziale tra come si veste una donna e come si veste un uomo, adesso i giovani si vestono molto meglio, la donna ha gusto e ha possibilità di scelta, per cui diciamo hanno
gusto, eleganza, portamento», ecc.
Si evince quindi che in riferimento all'abbigliamento femminile è stata percepita tanta libertà di scelta sia del tipo di abbigliamento che dei colori. Per indagare sull'abbigliamento nell'ambito formale abbiamo chiesto agli informatori italiani: «In Ro/Md, nell'ambito formale, la giacca e l'abito sono obbligatori?» Le risposte più frequenti sono state: «prima, tre quattro anni fa si usava, erano tutti in giacca, l'abito nero era obbligatorio, adesso è più flessibile, si stanno tutti riorganizzando»; «negli incontri formali? La giacca, quando stiamo in un incontro formale loro vogliono essere eleganti»; «dipende dagli ambiti lavorativi no, al lavoro usano molto giacca e cravatta, gli uomini sono molto eleganti quando lavorano nelle banche, nelle società, molto più degli italiani; gli italiani si vestono alla buona no, le donne tengono molto ad essere molto eleganti sì», ecc.
Alla domanda: «Nelle occasioni formali, oltre all'abito, è accettabile indossare jeans, scarpe casual, camicia a manica corta?», le risposte più frequenti sono state: «nelle occasioni formali no»; «no, assolutamente»; «non mi sembra»; «forse non tanto se le occasioni sono formali», «hanno molto il senso dell'apparire nei luoghi pubblici, quindi no, preferiscono essere formali ed eleganti», ecc.
È evidente quindi la tendenza dei romeni di indossare, in ambito formale, l'abito oppure almeno la giacca e la cravatta e di evitare l'abbigliamento sportivo oppure casual.
Infine abbiamo voluto indagare circa l'utilizzo degli status symbol da parte dei romeni. Alla domanda: «Il potere e la ricchezza si esprime tramite: un esagerato uso di gioielli, tecnologie, auto di lusso, case, altri simboli particolari» le risposte più frequenti sono state: «auto di lusso, auto di lusso»; «l'automobile, anche i gioielli, sì»; «no, qui secondo me ci sono
certi status symbol che sono molto importanti, soprattutto la macchina»; «eh macchine, macchine»; «macchine, anche chi non se lo può permettere»; «sono abituati a sfoggiare beni di lusso, sì, sì, auto, basta vedere sta città, è una cosa assolutamente evidente questa»; «direi che è più una cosa di quante cose si hanno, è una cosa di visibilità», ecc.
Rileviamo quindi che in Ro/Md non si usano simboli particolari, ma persiste la tendenza ad acquistare beni di lusso, soprattutto la macchina.
Abbiamo cercato di evidenziare che il non verbale non può essere evitato, dato che non siamo mai totalmente consapevoli della pluralità di messaggi che trasmettiamo con il nostro comportamento e prima ancora di parlare abbiamo già comunicato una serie di messaggi attraverso il nostro abbigliamento, la postura, la posizione nello spazio, la distanza dalle altre persone, ecc.
Nel tentativo di offrire una panoramica su alcuni aspetti contrastivi nella comunicazione tra italiani e romeni abbiamo notato che in alcune occasioni un utilizzo «non abituale» del linguaggio non verbale può portare a ricadere in percezioni ed interpretazioni errate.
Nella comunicazione interculturale bisogna sicuramente imparare ad aspettarci alle differenze nelle forme non verbali e in altri aspetti culturali. La conoscenza del linguaggio non verbale, del suo significato e delle espressioni verbali a cui corrisponde può infatti aiutare a raggiungere una migliore competenza comunicativa e a sviluppare una maggiore comprensione e tolleranza verso i propri interlocutori.
Capitolo 5
Problemi di comunicazione interculturale dovuti ai valori
culturali di fondo
Nella comunicazione interculturale non solo le regole della comunicazione sono diverse, ma varia anche l'esperienza ed i valori culturali ai quali siamo abituati. Osservano Balboni e Caon (2015: 93) «il concetto di 'software mentale', costituito dai valori della cultura di appartenenza, che non è sempre compatibile con quello degli interlocutori, così come non tutti i software di sistema sono compatibili da computer a computer.» In tali contesti d'interazione il successo/insuccesso della comunicazione dipende molto dal 'software mentale' di ciascun parlante e dall'emergere della diversità culturale.
Il background culturale ci accompagna quindi in tutti i contesti e come ben evidenzia Giaccardi:
«I valori culturali di fondo sono ideali a cui un certo gruppo sociale aspira e a cui fa riferimento quando deve formulare giudizi, prendere decisioni, orientare l'azione (la libertà, la dignità, l'onestà, l'uguaglianza), in quanto parte della cultura, anche i valori presentano una pluralità di dimensioni. I valori «stanno a cuore» presentano una dimensione selettiva, dal momento che funzionano come criteri per scegliere come agire.» (2005: 26)
Quello che per alcune culture rappresenta un valore positivo ed accettabile per altre potrebbe essere negativo e da evitare. Hofstede (2010) ha proposto un approccio all'analisi dei valori monitorando delle persone provenienti da varie culture. Lo studioso ha individuato quattro dimensioni «che esprimono un ideale continuum di cui vengono tratteggiate le
caratteristiche estreme: individualismo, collettivismo; distanza gerarchica (alta e bassa); controllo dell'incertezza (alto e basso) mascolinità, femminilità»24 (in Castiglioni, 2007: 90). Nella ricerca di Hofstede si delinea la grande varietà di modelli culturali e quanto differenti possano essere i valori culturali tra di loro.
Come osservano Balboni e Caon:
«molto spesso siamo inconsapevoli non solo dei software mentali altrui, ma anche di alcuni valori di fondo della nostra cultura: ci paiono naturali, indiscutibili, li abbiamo respirati insieme all'aria crescendo, fanno parte di noi, quindi non li mettiamo realmente in discussione.» (2015: 93)
Tale inconsapevolezza, relativa non solo ai valori culturali ma anche ai tratti del carattere del parlante, allo stato emotivo e al setting fisico, nella comunicazione interculturale può generare situazioni disagevoli o addirittura fraintendimenti tra i partecipanti.
Riferendosi alla relazione tra individui e i valori culturali Hall evidenzia: «Gran parte della cultura giace nascosta nell'inconscio, fuori dal controllo della volontà, costituendo l'ordito e la trama dell'umana esistenza. Anche quando piccoli frammenti di questo tessuto segreto vengono portati alla consapevolezza, sarà pur sempre difficile modificarli, non solo perché si manifestano in esperienze estremamente personali, ma soprattutto perché stanno alla base della cultura, e le persone non possono agire e interagire in un qualsiasi modo significativo, se non servendosi del tramite della cultura.» (1968: 234)
Ci proponiamo di mettere in evidenza alcuni aspetti dei valori culturali di fondo, nonché i conseguenti potenziali problemi di comunicazione interculturale tra italiani e romeni. Numerosi sono gli aspetti che possono caratterizzare i valori culturali di fondo, in questa sede però metteremo in
24 Individualismo/collettivismo - con riferimento ai legami sociali e all'ipotesi di autosufficienza; distanza gerarchica - riferendosi all'ipotesi della differenza di status; controllo dell'incertezza mascolinità, facendo riferimento alla differenza di sesso e al controllo e tolleranza/ intolleranza dell'incertezza.
evidenza solo quelli di maggiore rilevanza per i romeni e che in seguito alla nostra ricerca risultano maggiormente in contrasto con i valori culturali italiani.