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Accezioni processuali (oggetto nullo indefinito)

Capitolo II. Le alternanze transitivo / intransitivo

3. Alternanze non ergative

3.2. Presenza / assenza dell’oggetto

3.2.2. Oggetto non recuperabile dal contesto

3.2.2.1. Accezioni processuali (oggetto nullo indefinito)

In questa categoria rientrano usi in cui la variante intransitiva sembra sottintendere un oggetto indefinito, generico, tipo “qualcosa”. Fillmore 1986 usa infatti la denominazione Indefinite Null Complement (INC), ripresa per l’italiano da Lo Duca

86 “[...] we must conclude that DNC phenomena are not explainable by semantic facts” (Fillmore 1986, p.

104). Tuttavia, analizzando i significati dei verbi che non consentono i DNC, Fillmore nota anche che, tendenzialmente, il ruolo semantico di paziente (o tema) sembra non ricorrere tra i DNC. Ciò permetterebbe quantomeno di escludere tutti i verbi di cambiamento di stato, quali break, create, destroy,

move ecc. Queste osservazioni si possono estendere solo parzialmente alla lingua italiana. Se, infatti, alla

traduzione, una certa omogeneità di comportamento sembra plausibile, vi sono anche verbi di cambiamento di stato che smentiscono questa asserzione, come dimostra l’esempio riportato supra (Hai

2000 (“oggetto nullo indefinito” - ONI). Levin 1993 parla invece di Unspecified object

alteration.

Claudio sta disegnando un paesaggio. Claudio sta disegnando.

La versione intransitiva si differenzia da quella transitiva perché in essa viene descritto il processo in atto, senza specificazione alcuna dell’oggetto su cui si compie. In questa classe rientrano, da un punto di azionale, verbi continuativi (activity, secondo la terminologia di Vendler), che di per sé esprimono semplicemente dei processi, delle attività. Come fa notare Bertinetto 2001 (p. 29), “ciò che li rende telici in determinati contesti è la presenza di un compl. oggetto che li determina, ossia li finalizza al raggiungimento di un preciso scopo”. Nell’uso transitivo, infatti, questi verbi diventano

risultativi (accomplishments, nella terminologia di Vendler).

Non ci soffermeremo, in questa sede, sulle varie ipotesi di derivazione delle due forme. Diremo solo che, mentre la citazione di Bertinetto lascia intendere una primarietà della forma intransitiva su quella transitiva87, della forma atelica su quella telica, altri linguisti parlano di “cancellazione” dell’oggetto, lasciando intendere che il processo avvenga in direzione inversa88.

Oltre alle accezioni semelfattive, tale tipo di omissione dell’oggetto, si verifica con le stesse modalità anche quando il verbo assume significato (aspettuale) abituale89:

Claudio disegna paesaggi tutte le sere. Claudio disegna tutte le sere.

Lehrer 1970 opera una particolareggiata suddivisione sulla base della tipologia di oggetto omesso e delle possibilità di pronominalizzazione. Escludendo gli oggetti nulli

87 Jezek 2003 sembra in un primo momento (p. 73) accogliere una prospettiva analoga, ipotizzando una

“espansione valenziale opzionale” dalla struttura monovalente a quella bivalente, ma più avanti nel testo (pp. 97 e sgg.) sembra invece propendere per l’ipotesi della “cancellazione”.

88 Così, ad esempio, Lehrer 1970 (deletable objects) e Allerton 1975, che usa, in proposito il termine

deletion, “cancellazione”, ma precisa: “The deletion <i.e. indefinite> thus has a quite different status from

the contextual deletion […]. Indefinite deletion seems to apply to verbs whose activity may be viewed as self-sufficient without an object.” Sulle ipotesi derivazionali, v. anche Lo Duca 2000, p. 237.

89 Nell’ottica azionale che abbiamo scelto, gli abituali vanno distinti dagli attitudinali, cui spesso sono

associati. Gli abituali non perdono, infatti, la caratteristica di processo (ripetuto), al contrario degli attitudinali, che modificano l’aktionsart verbale, diventando stativi permanenti, e pertanto non processuali. Sugli attitudinali, v. infra al par. 3.2.2.2, lettera b. Sull’aspetto abituale e sulle differenze tra abituali e attitudinali cfr. Bertinetto 1986, p. 139 e sgg.

recuperabili dal contesto - che abbiamo già trattato al paragrafo 3.2.1 – la studiosa individua tre tipologie. Le prime due implicano un oggetto il cui status semantico è piuttosto specifico e non è traducibile semplicemente con “qualcosa”.

a. Oggetti altamente specificati semanticamente.

Spesso l’oggetto omesso coincide con le restrizioni di selezione del verbo: danzare (una

danza), cantare (una canzone), ascoltare (suoni).

In questa categoria la Lehrer fa rientrare anche i cosiddetti “intransitivi con oggetto interno”. Anche Lo Duca 2000 (p. 228), che vi include anche i verba dicendi con specificazione modale (borbottare, brontolare, declamare, mormorare ecc.), nota le interessanti somiglianze tra questa categoria di verbi e i verbi intransitivi che possono assumere il complemento oggetto interno, come vivere (la vita).

Secondo la classificazione della Lehrer, vi rientrano anche verbi il cui oggetto è altamente specificato, ma solo in determinati contesti; per l’italiano, potremmo citare il verbo aprire (la partita), in alcuni giochi di carte come il poker oppure schiacciare (la

palla), nella pallavolo90.

Possiamo inserire qui anche alcuni usi specifici di verbi che assumono un significato particolare in determinati campi semantici: bere (alcolici), forare / bucare (una

gomma), parcheggiare (un veicolo).

Come fa notare Jezek 2003, talvolta il significato specifico può essere attivato dal tipo di soggetto:

Gianni ha smesso di bere (alcolici).

La mia vecchia macchina beve sempre di più (benzina).

Vi sono poi verbi il cui significato si è arricchito di quello dell’oggetto, al punto da renderne inutile l’espressione superficiale91: apparecchiare (la tavola), sniffare

(cocaina)92.

90 Lehrer 1970 (p. 238) cita i verbi throw, bat, catch, hit (ball) nel linguaggio del baseball.

91 Lo Duca 2000, seguita da Jezek 2003, fa rientrare questi usi nel tipo “verbi con oggetto nullo definito”.

Seguendo Marello 1996 e Allerton 1975, preferiamo non generare ambiguità con quelli che abbiamo visto essere stati definiti da Fillmore Definite Null Complements. Per quanto definito sia l’oggetto, in questi casi, infatti, esso si riferisce all’intera classe di oggetti di un tipo (ad es. alla categoria “tavola” per il verbo apparecchiare) e non allo specifico oggetto deittico o anaforico. Così Allerton 1975 (p. 217): “however particular or semantically specialized it <i.e. the object implied> is, it does not have the feature

b. Verbi che ammettono 2 o più oggetti possibili, ma sempre altamente specifici. In questi casi, l’oggetto omesso non coincide esattamente con le restrizioni di selezione del verbo: chiedere (domande, favori), cucire (vestiti, tende ecc.), masticare (gomme,

tabacco, cibo), perdere (soldi, competizioni) ecc.

Si veda, ad esempio, la seguente coppia di frasi93:

A me piace cantare canzoni. A te cosa piace cantare? A me piace cucire i vestiti. A te cosa piace cucire?

Mentre nel primo caso è piuttosto arduo pensare ad una risposta plausibile, perché sembra impossibile cantare qualcosa che non sia una canzone, nel secondo è sempre possibile dare una risposta tipo:

A me piace cucire le tende.

c. Verbi che ammettono l’omissione di un oggetto minimamente specificato a livello semantico e corrispondente grosso modo a “qualcosa”.

Rientrano in questo gruppo verbi come interrompere o rubare.

Tale classificazione, effettuata sulla base delle tipologie di oggetto nullo, è in realtà dipendente dal significato del verbo: meno polisemico è il verbo, minore sarà la quantità di oggetti possibili; più specifico è il significato (se unico), minore sarà il numero di contesti - e quindi la tipologia di argomenti - cui potrà adattarsi.

CONTEXTUALLY DEFINITE.” In questi casi, infatti, l’oggetto non è sostituibile con un pronome definito. Cfr. Lehrer 1970 sulle differenti possibilità di pronominalizzazione nei due usi.

92 Marello 1996 (p. 43) ricorda la vicenda etimologica del verbo salpare, un tempo transitivo. Jezek 2003

(p. 99), invece, in polemica con questa visione, preferisce parlare di “solidarietà lessicali” tra verbo e oggetto, intese come “il fenomeno per cui uno dei termini (tavola), funziona come tratto distintivo del secondo (apparecchiare). In quest’ottica, l’omissione dell’oggetto, anziché essere interpretato come frutto di un’incorporazione, riguarderebbe la cancellazione di un elemento i cui tratti semantici sono già contenuti nella semantica lessicale del V”. La vicenda etimologica di salpare sembra però confermare l’ipotesi dell’incorporazione.