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Capitolo I. Struttura e Alternanza argomentale

3. Classificazioni dei verbi italiani e alternanze argomentali

3.3. Giampaolo Salvi

Giampaolo Salvi, nel capitolo intitolato “La frase semplice” (Salvi 2001) della Grande

grammatica italiana di consultazione (Renzi et al. 2001), classifica i tipi di frase

nucleare suddividendole in due macrocategorie a seconda che il verbo sia o meno inaccusativo. Per i verbi inaccusativi la struttura base è [SVV…], per i verbi non

inaccusativi la struttura base è SN [SVV…]. In linea con la teoria di Burzio 1986, il

soggetto dei verbi inaccusativi viene considerato un oggetto sottostante e quindi interno al sintagma verbale, a differenza del soggetto dei verbi non inaccusativi che è esterno. Vengono individuate dunque 8 classi per i verbi inaccusativi (classi A1 – A8) e 9 per i verbi non inaccusativi (classi B0 – B8), per un totale di 17 classi verbali.

La classificazione di Salvi comprende anche i complementi frasali, ma, a differenza della precedente, non distingue i sintagmi preposizionali a seconda della preposizione introduttiva e non contiene informazioni relative alle restrizioni di selezione, limitandosi alle caratteristiche formali. Le osservazioni sulle proprietà distribuzionali di Elia et al. 1981 sono comunque tenute presenti da Salvi, se non nella classificazione, almeno in fase descrittiva (in particolare, nella descrizione della classe dei verbi transitivi bivalenziali51).

Le classi sono individuate esclusivamente rispetto alla loro configurazione sintattica (superficiale): “premettiamo che un verbo può appartenere a più di una classe: per es. i verbi ergativi appartengono sempre a una delle classi del gruppo A [verbi inaccusativi] e allo stesso tempo alla classe corrispondente del gruppo B [verbi non inaccusativi]”. Secondo questa premessa uno specifico verbo rientrerà dunque in tutte le classi corrispondenti alle strutture consentite. Altre forme di alternanza che comportino l’espressione alternativa di uno o più argomenti vengono ascritte sotto la dicitura

generale di “verbo che possiede costruzioni diverse”52. Tali sono, ad esempio, i verbi

caricare e mancare negli esempi seguenti53:

1a) Giovanni ha caricato le casse sul camion. 1b) Giovanni ha caricato Piero di libri. 2a) Paolo manca di preparazione adeguata. 2b) A Paolo manca la preparazione adeguata.

Nell’esempio seguente, invece, mancare “è un altro verbo, come è evidente dal significato diverso”:

3) Paolo ha mancato il bersaglio.

L’espressione opzionale di un argomento viene trattata in relazione alla nozione di nuclearità. Gli elementi nucleari sono definiti come argomenti del verbo (o valenze) e le loro caratteristiche (ossia i criteri di identificazione) vengono descritti molto dettagliatamente54. Non elencheremo tutte le caratteristiche individuate da Giampaolo Salvi, ma ci soffermeremo solo su due dei criteri elencati: il criterio nozionale (o semantico), che individua gli argomenti del verbo nei partecipanti all’evento, e l’obbligatorietà. Citando lo stesso esempio apportato dall’autore, in due frasi come

a) Piero sta mangiando la minestra. b) Il bambino sta mangiando.

c’è chiaramente contrasto tra il criterio semantico, che richiederebbe l’espressione del complemento oggetto (come in a) e il criterio dell’obbligatorietà, visto che la frase b è perfettamente grammaticale e autosufficiente. Eppure, “non si deve concludere che il compl. oggetto non è un argomento di mangiare; mangiare in realtà può avere due costruzioni”, una a due argomenti, una ad un solo argomento, “è una proprietà dei singoli verbi ammettere o meno simili alternanze.”

Subito dopo lo stesso autore accenna alla possibilità di interpretare la mancanza di complemento oggetto come un caso di ellissi, almeno nei casi in cui un complemento possa essere sottinteso (ed escludendo, dunque, i casi in cui il verbo indica non un’azione concreta, ma una disposizione, un’abilità a compiere una certa attività55).

52 Salvi 2001, p. 41.

53 Riporto fedelmente gli esempi forniti da Salvi, ibid. 54 Ibid., pp. 40-43.

I verbi di questo tipo vengono inseriti nella classe B2 (struttura SN V SN) che, per l’appunto, comprende “i verbi che reggono solo un compl. oggetto (spesso facoltativo)”. Il quadro che risulta da questa trattazione delle alternanze argomentali è frammentario56 e confuso.

Riassumendo:

1. Le alternanze che implicano una diversa espressione superficiale di uno stesso argomento vengono trattate nelle modalità seguenti:

1a. l’alternanza ergativa dà adito all’inclusione del verbo a due classi diverse, quella intransitiva di tipo A (verbi inaccusativi), quella transitiva di tipo B (verbi non inaccusativi);

1b. le altre alternanze sono considerate costruzioni diverse dello stesso verbo (v. supra gli esempi relativi ai verbi caricare e mancare), ma non viene specificato se ciò comporti o meno l’inclusione in 2 classi diverse, anche se sembra legittimo inferire dalle considerazioni espresse al punto precedente, che, anche in questo caso, il verbo sia suscettibile di doppia classificazione;

2. Le alternanze che implicano l’espressione opzionale di un argomento vengono trattate come:

2a. due costruzioni diverse dello stesso verbo, 2b. casi di ellissi.

Le due interpretazioni vengono presentate entrambe in alternativa. Anche se apparentemente non sono in contrasto, in realtà ciascuna delle due implica una presa di posizione ben differente: mentre parlare di costruzioni diverse non implica a rigore nessuna gerarchia e le due costruzioni possono essere considerate parallele, parlare di ellissi (o di argomento “sottinteso”), al contrario, implica per definizione un rapporto di derivazione di una struttura (ellittica) da un’altra (completa). D’altra parte, come si è visto, nel caso in cui il verbo esprima significato attitudinale, la mancanza del complemento oggetto non può e non deve essere considerata effetto di ellissi. E allora come considerare questi casi, dato che la costruzione monoargomentale sembra essere determinata proprio dal componente semantico [+attitudinalità]? E’ questa una proprietà

56 Né, d’altra parte, potremmo attenderci che una grammatica, per quanto completa e dettagliata com’è la

Grande grammatica di consultazione, sia la sede più adatta alla trattazione sistematica delle alternanze

idiosincratica, come la possibilità di sottintendere il complemento oggetto, oppure è una possibilità aperta a tutti i verbi (transitivi)?

3. Per le alternanze che presuppongono un diverso significato del verbo (v. supra l’esempio del verbo mancare), bisogna considerare una doppia entrata lessicale, ciascuna con la propria struttura argomentale.

La stessa concezione delle classi, in effetti, è piuttosto fumosa. Esse vengono infatti presentate, da un lato, come “tipi [sintattici] di frase nucleare”, dall’altro, si dice che un verbo vi può appartenere, presupponendo che si possano definire anche come classi

lessicali di verbi.

Infine, cosa vuol dire “costruzione”? E qual è la differenza tra costruzione e classe (intesa come “tipo di frase nucleare”)?

Nella trattazione, inoltre, non sono presenti osservazioni relative alla connessione tra struttura argomentale e selezione di essa in base al contesto o a fattori semantici; d’altra parte crediamo che una grammatica non possa (non debba?) addentrarsi troppo in una questione complessa come quella dell’alternanza argomentale. Ciononostante, limitandoci alle questioni terminologiche e all’efficacia descrittiva, abbiamo constatato notevoli incongruenze.