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Capitolo I. Struttura e Alternanza argomentale

3. Classificazioni dei verbi italiani e alternanze argomentali

3.4. Elisabetta Jezek

Un approccio simile a quello adottato da Beth Levin nella classificazione dei verbi su base lessicale è stato adottato per i verbi italiani da Jezek 2003.

L’assunto teorico dichiarato è che “la sintassi sia rappresentativa degli elementi del significato” (p. 10), e che quindi, come in Levin 1993, sia possibile, partendo proprio dalle strutture sintattiche, isolare elementi semantici (in generale) o azionali (in particolare) rilevanti per le configurazioni sintattiche di un verbo.

I parametri adottati da Elisabetta Jezek sono però più circoscritti: l’autrice non svolge, infatti, un lavoro sistematico su tutte le alternanze argomentali possibili per i verbi italiani, come fa Beth Levin per i verbi inglesi, ma si concentra su tre parametri: transitività, pronominalità e ausiliare, gli ultimi due utili a distinguere i tre tipi morfologici di verbi intransitivi in italiano. Ne derivano 4 tipologie fondamentali: verbi transitivi (TR), verbi intransitivi che selezionano l’ausiliare avere (INTR AV), verbi

intransitivi che selezionano l’ausiliare essere (INTR ES) e verbi intransitivi che presentano la marca pronominale (INTR PRON), che ovviamente si coniugano con l’ausiliare essere. Dalla combinazione di questi tipi fondamentali, risultano 15 classi verbali di cui quattro non alternanti e le altre con più di una configurazione argomentale possibile.

Il lavoro di Jezek 2003, a nostro avviso, presenta due forti limiti, uno esterno e uno interno. Il primo riguarda il materiale su cui si fondano le osservazioni dell’autrice: i dati morfo-sintattici (transitività, pronominalità, ausiliare) relativi ai lemmi verbali riportati in appendice al testo57 come campione rappresentativo di ciascuna classe58,

sono stati estratti da un data-base lessicale della lingua italiana realizzato presso l’Università di Amsterdam; è lecito dunque aspettarsi (come spesso accade e come vedremo in effetti nel corso del presente lavoro per alcuni dei verbi selezionati) che dati empirici, ‘reali’, potrebbero dare adito ad una classificazione diversa dello stesso verbo59. Se lo scopo del lavoro è rintracciare le componenti semantiche comuni a verbi che condividono le stesse caratteristiche sintattiche, è chiaro che un’errata classificazione potrebbe condurre ad errate conclusioni circa le caratteristiche semantiche condivise.

Il secondo limite riguarda invece proprio il criterio utilizzato. Nelle classi che contemplano più di una configurazione si ritrovano verbi propriamente alternanti unitamente a verbi che modificano radicalmente il proprio significato a seconda della configurazione. Per fare un esempio, nella classe 10 di Jezek 2003 (V TR / INTR ES) troviamo sia verbi ad alternanza ergativa (affondare, diminuire, guarire60), che condividono una variazione analoga del significato al variare della configurazione

57 Jezek 2003, pp. 189-204.

58 Segnaliamo che gli elenchi contengono alcune imprecisioni. Per fare qualche esempio, i verbi luccicare

e zampillare sono riportati 2 volte, nella classe 2 (V SOLO INTR AV) e nella classe 5 (V INTR AV / INTR ES) e si possono riscontrare altri doppioni di questo tipo; il verbo aumentare è inserito sia nella classe 9 (V TR / INTR AV) sia nella classe 10 (V TR / INTR ES), ma dovrebbe essere riportato nell’elenco della classe 12 (V TR / INTR AV / INTR ES).

59 Secondo la classificazione di Jezek 2003 un verbo rientra in una e una sola classe eventualmente

alternante, ad es. TR / INTR AV / INTR ES (classe 12). Per fare un esempio, nell’elenco dei verbi solo transitivi, la classe più numerosa, figura il verbo tollerare; tuttavia, anche intuitivamente, è possibile immaginare contesti in cui sia ammissibile un uso intransitivo dello stesso: Ora non posso più tollerare.

(mentre il significato ‘nucleare’ del verbo rimane costante), sia verbi polisemici come

giungere, evadere, importare le cui variazioni di significato al variare della

configurazione sono assolutamente idiosincratiche61. Tentare di trovare delle componenti semantiche comuni in verbi così eterogenei sarebbe piuttosto arduo, oltre che metodologicamente scorretto. In effetti, l’autrice si limita a segnalare, nella descrizione di alcune classi, che un certo sotto-gruppo di verbi modifica il proprio significato, attribuendo alla ‘classe’ una proprietà che invece è idiosincratica, del singolo verbo e trasversale alle ‘classi’ individuate semplicisticamente sulla base dei tre parametri su esposti. Le osservazioni più interessanti che emergono dal testo pertanto finiscono per imperniarsi per lo più sui verbi ad alternanza più ‘classici’, quelli più citati nella tradizione di studi sull’argomento, mentre gran parte dei verbi elencati nelle stesse liste fornite dall’autrice le smentiscono.

Nonostante questi limiti, Jezek 2003 costituisce il primo tentativo di classificazione dei verbi italiani su base sintattico-semantica in un’ottica lessicalista. Le conclusioni più notevoli sono relative all’individuazione di alcune tendenze, utili alla caratterizzazione della doppia inaccusatività (semplice e pronominale) e delle due tipologie fondamentali di alternanze TR / INTR in italiano su base azionale.

Riporto la tabella di Jezek 2003, p. 181:

Classe Sem. lessicale/Aktionsart Tipo di evento Esempi

INTR AV [+Ag][-tel] Processo nuotare

INTR ES [-Ag][+tel][+comp.tot./grad.] Transizione cadere, aumentare

INTR PRON [-Ag][+tel][+comp.tot.][+ris.] Transizione ammalarsi

dove [Ag] = Agentivo, [tel] = telico, [comp. tot.] = compimento totale, [comp. grad.] = compimento graduale, [ris.] = risultativo.

61 Ess. Il parroco ha giunto le mani per pregare. – Il parroco è giunto in chiesa alle 7; I malviventi hanno

Secondo la teoria sviluppata da E. Jezek, gli inaccusativi pronominali, a differenza degli inaccusativi semplici tenderebbero ad esprimere transizioni con un focus particolare sul risultato62.

A partire dalle caratteristiche individuate, l’autrice poi ipotizza che l’intransitività - come nell’ipotesi sulla transitività sviluppata da Hopper e Thompson 1980 – possa essere descritta nei termini di un gradiente e considerata una proprietà scalare con parametri definiti su base azionale/eventiva:

Evento [+proc] Evento [+tel] Evento [+tel][+ris]

INTR AV INTR ES INTR PRON

Un’altra generalizzazione è possibile estrarre per due tipi di alternanza TR / INTR: le alternanze TR / INERG (ossia intransitivo con ausiliare avere) sono caratteristiche di verbi di attività, con l’unica differenza che, nella variante transitiva, viene specificato l’oggetto su cui tale attività si esercita; le alternanze TR / INACC (ossia intransitivo con ausiliare essere, semplice o pronominale) sono caratteristiche di verbi di cambiamento: la variante transitiva presenta il punto di vista dell’istigatore del cambiamento, quella intransitiva presenta invece il cambiamento dal punto di vista dell’oggetto del cambiamento stesso.

Nell’indagine effettuata dalla Jezek, infine, molta importanza viene accordata anche alle variabili composizionali, che spesso provocano slittamenti nella semantica azionale del verbo, nonché nelle proprietà di sottocategorizzazione.

62 Questa teoria prende le mosse dall’analisi semantica di verbi incrementativi (aumentare, seccarsi) - il

cui statuto azionale e semantico particolare è descritto in Bertinetto e Squartini 1995 – e dalle differenze di significato riscontrate tra le due forme morfosintattiche INTR ES e INTR PRON, in verbi che presentano entrambe le opzioni. La stessa interpretazione viene fornita in Sorace 2000, pp. 872-3. Non ci soffermeremo su questo punto (trattato estesamente in Jezek 2003, cap. VI), dal momento che esula dagli obiettivi del presente lavoro.