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Sezione 3 Domande per gli intermediari e gli agenti costituenti il campo letterario

6.9 L’acquisizione di opere straniere

Accenniamo qui per completezza di trattazione all’acquisizione, da parte delle case editrici, di opere straniere. Si tratta di un processo molto diverso da quello che riguarda la scoperta di inediti italiani, ma è interessante delinearlo per chiarire tutti i riferimenti fatti da diversi intervistati al mercato anglosassone.

Per quel che riguarda la ricerca di opere straniere, c’è una certa corrispondenza fra dimensione della casa editrice ed orientamento strategico, con i piccoli che cercano di presidiare nicchie molto ben definite, mentre i grandi che inseguono i titoli più promettenti fra quelli appena usciti sui mercati stranieri. I grandi editori possono contare sul lavoro di scout letterari: “Mondadori è stata la prima casa editrice nel mondo a dotarsi di scout, cioè c'è una signora americana ma di origini italiane, si chiama Maria Campbell, che a partire dagli anni ‘80 si offerse […] di svolgere le funzioni di scouting, cioè di fare un'attività di acquisizione di informazioni e di segnalazioni in maniera da anticipare le altre case editrici e avere la possibilità di acquisire più rapidamente e prima di loro tutta una serie di cose […]. Noi che facciamo gli editor o comunque i responsabili editoriali, e quindi siamo responsabili dell'acquisizione dei titoli, ogni venerdì riceviamo da lei una mail, una cosa che si chiama

highlights in cui ci sono le segnalazioni delle cose più importanti in termini di nuovi

manoscritti, dattiloscritti o addirittura proposal... il libro spesso e volentieri non lo compri già finito, lo compri in una fase molto molto antecedente. Per cui è importante avere qualcuno che anticipa i tempi e la possibilità di leggere manoscritti prima ancora che vengano non solo pubblicati negli Stati Uniti, ma prima ancora che vengano addirittura acquisiti i diritti negli Stati Uniti.215”

L’altra occasione in cui le grandi case editrici negoziano i diritti delle opere straniere sono le Fiere, fra tutte quella di Francoforte, in cui gli agenti letterari stranieri presentano e mettono all’asta i diritti delle loro opere più promettenti: “I canali per cui ci arrivano [i libri]? per quanto riguarda la narrativa straniera lo risolviamo in fretta, perché o sono gli agenti che propongono delle cose, o siamo noi a chiederle direttamente a loro in base a cataloghi che riceviamo alle fiere.216” Di conseguenza, almeno per un grande editore, “direi che per l'angloamericano,

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Intervista a Edoardo Brugnatelli, editor Mondadori

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proprio non esiste che uno trovi uno scrittore da solo. Questo accadeva forse ancora nella prima metà degli anni ’90.217” Conseguentemente, i titoli più di richiamo scatenano delle aste, che possono essere risolte con diversi tipi di offerte.218 Solamente i più grandi editori possono affrontarle e, comunque, anche per loro, arrivare per primi su un titolo può significare un cospicuo risparmio.

Per le case editrici più piccole il discorso è ben diverso: “chiaramente, per un editore un po’ più piccolo, che non può servirsi degli scout, credo che i criteri siano un po’ più fai da te.. Un’altra cosa.219” In questo caso un importante canale è ancora rappresentato dagli agenti letterari, ma “quello che ci presentano gli agenti stranieri, è sempre la seconda o terza scelta. Il titolo forte, o la prima submission, diciamo... viene inviato in prima lettura all’editore che può garantire degli anticipi più alti.220” E del resto è diverso anche ciò che una piccola casa editrice cerca: “tra l'altro, gli agenti tendono anche a promuovere le novità del catalogo, mentre […] da sempre noi, più che pubblicare il super nuovo, magari riscopriamo cose che erano... […] cose che gli agenti non vengano a proporti, titoli di backlist.221” La conseguenza è che molto spesso le piccole case editrici pubblicano titoli che siano già stati pubblicati all’estero, e non solo se hanno avuto fortuna: “per quanto riguarda l'estero si tratta ovviamente di roba edita. Non ci è mai capitato di pubblicare noi per primi qualcosa che […] non avesse già un editore in altri paesi” e anche “la maggior parte dei nostri libri ha comunque avuto un certo tipo di vita e una pubblicazione anche all’estero, anche se le vendite ci interessano relativamente, perché non è un discorso automatico che il successo all’estero sia uguale al successo in Italia.222” Di conseguenza, per i piccoli editori attivi nella ricerca di libri stranieri, diventa fondamentale il ruolo di intermediari stranieri o la ricerca in prima persona di titoli interessanti: “diciamo che l'attività di ricerca la compiamo noi, soprattutto io e Cassini [l’editore], che siamo i due che da sempre padroneggiano meglio l'inglese, leggiamo correntemente in lingua straniera. […] negli anni noi, anche in maniera artigianale, abbiamo cercato nuovi autori guardando cosa usciva negli Stati Uniti. Sia andando negli Stati Uniti e guardando proprio per librerie, sia su Internet, leggendo blog, siti dedicati alle novità […] e quindi instaurare un rapporto personale di fiducia e di amicizia con gli autori è utile anche per questo, perché poi ti consigliano le loro letture, i loro interessi.. […] Quindi si creano dei circoli di scambio di idee.223” Infine, specie per gli autori stranieri, va detto che, molto spesso, le piccole case editrici tendono ad avere una maggiore politica di autore, pubblicando diverse opere dello stesso scrittore, mentre i grandi tendono ad avere una politica di titolo. Di conseguenza è più facile per le piccole editrice sviluppare nel tempo rapporti più forti con i propri (pochi) autori stranieri.

L’impressione che si ha, comunque, è che il mercato anglosassone sia ad uno stadio evolutivo più avanzato di quello italiano: molte delle dinamiche che, ora, si riscontrano nel sistema di produzione editoriale italiano, le si poteva osservare nel mercato anglosassone

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Intervista ad Alberto Rollo, direttore editoriale Feltrinelli

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Esiste un novero di possibili offerte molto ampio e complesso. Ad esempio, una casa editrice può fare un offerta per avere in visione esclusiva un manoscritto, oppure spendere di meno, ma sapere che anche altre potranno averlo in visione. Può offrire una cifra elevata per assicurarsi il manoscritto ancora in fase di scrittura, oppure può attendere, col rischio che si scateni un’asta. E così via.

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Intervista a Joy Terekiev, editor Mondadori

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Intervista a Martina Testa, direttrice editoriale Minimum Fax

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Intervista a Martina Testa, direttrice editoriale Minimum Fax

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Intervista a Gianluca Catalano, direttore commerciale e/o

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qualche lustro fa. Le differenze, comunque, non dipendono solo dalla questione temporale, ma anche da quella dimensionale, con il mercato anglosassone ben più vasto. Di conseguenza non si può pensare di guardare quello oggi là per vedere come sarà domani il campo letterario italiano.

Appendice: due esempi di schede di scheda di lettura

Dopo aver parlato del ruolo dei lettori entro le case editrici, e di come il loro lavoro serva a scremare la massa di opere che vengono proposte agli editori, alleghiamo due schede di lettura, per esemplificare in cosa consistono questi documenti. Non esiste un formato standard di scheda, valido per tutte le case editrici e tutti gli editor.

Una scheda di lettura deve permettere una comunicazione efficace e sintetica fra un editor ed un suo lettore: di conseguenza è realizzata sulla base di accordi e convenzioni specifiche del rapporto lavorativo e di conoscenza personale. Si può comunque dire che ciò che accomuna le schede di lettura è il contenere una sinossi critica del manoscritto, oltre ad un giudizio sullo stesso, corroborato se possibile da citazioni e spiegazioni che lo rendano meno astratto. Il giudizio può essere reso in forma più o meno discorsiva, anche attraverso un elenco puntato, ma è poi riassunto in una valutazione sintetica di pubblicabilità.

Prima scheda di lettura

CCC224

Alessandro HHH Trama

Serafino, ex commercialista sulla cinquantina, e sua moglie Amalia, del quale lui non ha mai apprezzato l’aspetto fisico (entrambi sono abbondantemente soprappeso), stanno fuggendo in macchina. Nel cesto poggiato sul sedile posteriore, ogni tanto vedono muovere la “creatura maligna”.

Con struttura a flash-forward, il libro torna indietro, al tempo in cui i due si sono sposati (e chissà perché, visto che non si piacciono e non si sopportano). Dopo il matrimonio, lasciano i rispettivi lavori e vendono le proprietà che hanno a Cagliari per ritirarsi in una villetta a Scoglio Fiorito, una piccola comunità lontano dalle strade e dal trambusto della vita cittadina. Lui è un uomo ombroso, scorbutico e accidioso, fa di tutto pur di non piacere agli altri, e rende vana ogni speranza della moglie che lo vorrebbe più tollerante e affettuoso; lei, duramente logorata dall’impossibilità di avere un figlio, è completamente assorbita dalla fede cattolica e dalle serate a casa della signorina Mariangela (organizzano “gruppi di ascolto”, ai quali partecipa anche un prete). Ciascuno alle prese con le proprie debolezze psicologiche, vivono in una scialba, diafana serenità.

L’equilibrio sembra rompersi quando Amalia, convinta di esaudire la volontà di Dio, regala il loro gatto – che Serafino considerava il suo unico vero amico (in virtù della sua indole pestifera) – al figlioletto del nipote della signora Mariangela. Serafino, pur restando chiuso nel suo guscio d’indolenza e astio, inizia a odiare tanto il bambino quanto i suoi genitori. Mossa dalle sue ossessioni, anche Amalia comincia a guardare il bambino in modo strano: è convinta che sia indemoniato, e che qualcuno debba estirpare da lui il maligno. La comunità di Scoglio Fiorito prende perciò a dubitare della sanità mentale della donna, teme per la salute del piccolo, e quindi decide di allontanarla dai consueti incontri religiosi.

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Nome dell’autore, titolo del libro ed ogni dettaglio che potesse rendere riconoscibile la scheda sono stati censurati d’accordo con l’Editore

Ormai fuori di testa, Serafino e Amalia rapiscono il bambino, salgono in macchina e fuggono via. Ma alla fine lo restituiranno al giovane padre, che avrà modo di dimostrarsi non meno mediocre di loro.

Punti forti

 Il cinismo di Serafino (cioè dell’autore), che coinvolge tutto, e specialmente la religione cristiana («La verità nel fondo del cuore la sanno tutti. La verità è che non siamo stati invitati a nessuna cena. Ma siamo venuti lo stesso, e mangiamo a scrocco. Fintanto che non se ne accorgono e non ci cacciano») e chi la pratica («Si pensi a quelle vecchie donnine schizofreniche che inorridiscono quando vedono per le strade un capellone barbuto e semi- nudo e corrono subito a pregare Gesù sacrificato sulla croce, barbuto, semi-nudo e coi capelli lunghi, ma biondo e sofferente. Certo non gli mugugnano contro frasi del tipo “e tagliati quei capelli, straccione!”»).

È divertente perché è un bastardo: a tavola si serve per primo, e gode nel togliere a qualcun altro il suo pasticcino; punzecchia continuamente la moglie (per deridere i suoi “gruppi di ascolto”, li chiama “tornei di preghiere”), si diverte a risultare sgradevole (riceve gli ospiti in pigiama e coi capelli scompigliati, se ne va a letto senza salutarli; le poche volte che va al “gruppo di ascolto” si abbuffa di cibo in maniera disgustosa).

 Molto belle le pagine in cui parla di Ghilarza, l’anonimo paesino in cui il protagonista ha trascorso l’adolescenza, proprio al centro dell’isola, avvolto dalla nebbia di un lago artificiale.

Punti deboli

 La difficoltà di identificare il libro. Che storia è questa? Cosa vuole raccontare? Continuo a chiedermelo e l’unica risposta che trovo è ce vuole raccontare la nascita e l’esplosione della follia, anzi delle follie, di un uomo e una donna. Ma non è una risposta forte e pienamente convincente. Anche perché, in ultima analisi, non mi sembra di aver capito qual è l’origine della follia di Amalia: perché a un certo punto si convince che il bambino sia indemoniato? Perché decide di rapirlo?

 La prima parte è un po’ più noiosa, ci mette molto a entrare nel vivo. La storia prende vita soltanto quando inizia a raccontare delle serate di Amalia a casa della signora Mariangela. Con un eventuale taglio, il libro funzionerebbe meglio, ma la consistenza subirebbe un bel colpo. In caso si decida di accogliere la proposta, occorrerebbe senza dubbio una grossa revisione.

Conclusione

Apocalittico e amaro, il libro di HHH dimostra un piglio e una capacità di scrittura senz’altro incoraggianti, oltre ad alcuni interessanti spunti narrativi. Almeno nello stato attuale, tuttavia, non si può ignorare un problema di tenuta; qualora si decidesse di pubblicare il libro, sarebbe senz’altro necessaria una riscrittura (e un ampliamento). La questione, mi pare, sta tutta nelle potenzialità dell’autore, qui espresse non ancora al meglio: conviene puntare subito su un autore giovane e bravo, rischiando però di “bruciarlo” con una storia un po’ difficile?

Seconda scheda di lettura

Tommaso XXX225 YYY ZZZ

Sinossi

È il novembre del 2007 quando il protagonista, di cui non sappiamo il nome, viene lasciato dalla sua ragazza Alba. A diciannove anni, gli ha spiegato lei mentre se ne andava, non si può essere così indolenti e privi di ambizione. Ecco perché adesso sta con un altro: uno che si dà tante arie da intellettuale e magari qualche volta la tratta pure un po’ male, ma che con la sua passione per la letteratura è capace di farla sognare.

Lui, invece, dopo la maturità non ha più voluto far niente. Vive in un palazzo della Roma bene, ma soltanto perché il portiere dello stabile è suo padre, un uomo nato nella miseria della periferia, un uomo convinto che quell’impiego, quella vicinanza ai ricchi, sia il massimo coronamento di una vita di sacrifici. I due non parlano, il padre a dire il vero non apre quasi mai bocca da quando ha perso la moglie, e al massimo spende qualche buona parola per l’altra figlia (la cocca di papà che, scopriremo, fa le orge a base di coca con un gruppo di fighetti in doppiopetto). Il suo unico amico, Giuliano, è un alienato che sta tutto il giorno a guardare partite di calcio sul satellite, perché in fondo per lui il calcio è più importante di tutto, anche dell’amicizia.

Per superare la batosta di Alba, e visto che suo padre non è disposto a pagargli la retta universitaria, trova un lavoro presso una ditta che distribuisce volantini. Un lavoro umile e mal pagato, ma anche un’occasione per incontrare persone che provengono da una Roma diversa da quella in cui è nato e cresciuto (per lo più si tratta di extracomunitari) e per conoscere meglio i tanti quartieri della città. Così nell’estate 2008 capisce di non poter più vivere nel palazzo borghese di piazza Fiume e prende una stanza in affitto nella periferia più degradata, proprio quella da cui tanti anni prima il padre era scappato. Taglia i ponti con tutti e lascia anche il lavoro: si prenderà qualche mese per smaltire il rancore e in autunno si iscriverà a Storia dell’arte, la sua vera inespressa passione.

Il cambiamento radicale ha un effetto immediato. Camminando per il nuovo quartiere, il ragazzo si riempie i polmoni di una Roma che sente più autentica e simile a sé: una Roma fatta di asfalto, sale Snai, palazzine popolari, graffiti sui muri e palestre piene di coatti. Figli di questa parte di città sono Andrea, il suo coinquilino, che da anni si prostituisce con le signore ricche per realizzare il sogno di comprarsi una Ferrari, e Claudio, che va in giro con una pistola e racconta di essere una guardia giurata.

Ma neanche la Roma di Quaresima è una madre amorevole, pure lei chiede dei compromessi. E il protagonista, questa è la drammatica verità, non è pronto ad accettarli. Per questo, così come aveva perso Alba, perde anche la sua nuova ragazza, Marianna, fuggita dalle proprie origini borghesi per abbracciare davvero un’altra filosofia di vita, non come lui che è rimasto a metà del guado. E per questo l’amicizia con Andrea è destinata a incrinarsi: una sera lo porta con sé da una cliente ma all’ultimo momento di tira indietro, dimostrando di non avere abbastanza fame per cambiare. Dulcis in fundo, la stessa passione per l’arte si rivela un fallimento: giunto a Milano per assistere alla sua prima mostra, stramazza a terra e, ore dopo, si risveglia in ospedale dove gli diagnosticano una forma acuta della sindrome di Stendhal.

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Nome dell’autore, titolo del libro ed ogni dettaglio che potesse rendere riconoscibile la scheda sono stati censurati d’accordo con l’Editore

Ecco perché, alla fine, il ragazzo prende l’unica soluzione che gli sembra sensata: prende di nascosto la macchina del padre e imbocca contromano il Raccordo anulare.

L’idea

Roma non è una sola, ce ne sono due. Quella borghese dei palazzi in centro e quella degradata delle periferie. Non ci sono vie di mezzo e se vuoi sopravvivere devi scegliere: devi abbracciare una delle due e diventare come lei.

Giudizio

L’idea che sta alla base di tutto il libro è decisamente buona e nitida, il che lo rende molto efficace dal punto di vista dell’immaginario (luoghi, facce, storie della città forse più complessa d’Italia) e anche di facile e immediata comunicabilità. Il ritratto di Roma ha una matrice letteraria forte – i riferimenti in esergo a Siti, Volponi e Pasolini parlano chiaro – nondimeno riesce a essere preciso e vivido, grazie soprattutto a un’attenzione, sempre più accentuata nel procedere del romanzo, al degrado urbano e umano, e a uno sguardo che non arretra di fronte agli aspetti più disturbanti della vita (depravazioni sessuali, disgusto fisico, manie sociali). E la scrittura di XXX, benché qualche volta sia confusa o appesantita da una sintassi poco fluida, dimostra qualità non comuni: intelligenza, capacità di visione, sensibilità linguistica.

Detto ciò, il libro ha diversi limiti narrativi che talvolta lo rendono noioso o poco focalizzato. Limiti a mio avviso superabili con una revisione attenta e mirata soprattutto alla prima metà del libro. Sintetizzando:

- se, come detto, l’idea è quella di descrivere le due anime di Roma e di raccontare la difficoltà (anzi l’impossibilità) del protagonista di scegliere tra l’una e l’altra, mi pare che nella sostanza ci sia comunque una sproporzione evidente in favore della Roma popolare, cui sono dedicate tre delle quattro parti, mentre l’unica destinata alla descrizione della Roma borghese, la prima, sembra meno efficace e approfondita. L’impressione è che l’autore, a differenza del suo personaggio, abbia operato una scelta: non sarebbe più interessante, invece, mettere sullo stesso piano le due città e lasciare che sia il lettore a scegliere (o a non scegliere, insieme con il protagonista)?

- XXX nasce come autore di racconti e qui, nell’assemblare il suo primo romanzo, dimostra di non essersi ancora affinato nella gestione delle parti e dei personaggi, piuttosto disomogenea e senz’altro da rivedere. Il libro è infatti articolato in blocchi (quattro) troppo squadrati e indipendenti, con personaggi che in alcuni casi sembrano confinati nell’uno o nell’altro blocco: il caso più importante è quello del padre del protagonista, figura emblematica nell’economia del romanzo eppure accantonata dopo il primo quarto di libro. Stessa cosa si potrebbe dire per la sorella o per l’amico calcio-dipendente.

- Le parti 1 e 2 vanno ripensate in vista di una maggior coesione d’insieme. Il primo blocco, in particolare, oltre ai problemi di cui sopra (necessità di approfondire la descrizione della Roma borghese), ha il difetto di essere in qualche misura fuorviante: raccontando quasi esclusivamente la fine della storia d’amore con Alba e le sue conseguenze, fa pensare a un romanzo ombelicale-sentimentale che di fatto poi non c’è (comunque sarebbe stato meno interessante). Il secondo blocco, invece, sembra troppo esile nella trama e nei personaggi.

Conclusione

Una buona scrittura che ha bisogno di trovare ancora una nitidezza, un’idea interessante e semplice da comunicare, una storia che contiene già gli elementi giusti ma va probabilmente ripensata nel suo insieme. Il libro non c’è ancora, ma XXX ce l’ha a portata di mano e non dubito che ci sia già più di un editore pronto a scommetterci.

7 - Processi di

ammissione al

campo letterario:

canali di accesso e

guardiani delle

porte

Abbiamo visto come studiare i criteri di selezione dei romanzi da parte degli editori ci