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Il campo letterario: una cittadella fortificata

Sezione 3 Domande per gli intermediari e gli agenti costituenti il campo letterario

5.1 Il campo letterario: una cittadella fortificata

Abbiamo visto come il campo letterario, nella teorizzazione di Bourdieu, sia costituito dall’insieme di istituzioni ed agenti che svolgono specifici compiti nella produzione, promozione e distribuzione dei libri, intesi come beni simbolici e materiali (Bourdieu, 1977, 1983, 1991): è il campo nel suo complesso a produrre un libro in quanto bene fisico e simbolico e sono le azioni dei soggetti che via via definiscono il campo, da posizioni differenti, che concorrono ad attribuire valore al libro (Santoro, 2002).

Figura 15 - Il Campo letterario, fase di produzione, secondo Bourdieu (adattato da Van Rees et al. 1996)

In particolare, ci interessa la fase di produzione, che ha luogo entro il campo letterario, ovvero il processo che inizia con un aspirante autore, con un manoscritto finito, e termina con la decisione, da parte di una casa editrice, di pubblicarlo. La fase di produzione che avviene entro il campo letterario, così come descritta da Bourdieu, coinvolge un esiguo numero di agenti, collegati da rapporti abbastanza semplici (fig. 15): abbiamo gli autori, scrittori che hanno già pubblicato e che possono o meno (ma questo non avviene in Italia) raccogliersi in associazioni di categoria. Gli autori hanno un rapporto con le case editrici, e questo legame viene mediato dall’opera di agenti letterari e riviste letterarie. Si tratta insomma di un quadro molto comprensibile, ma semplicistico, nonostante quello di Bourdieu sia il più approfondito studio della natura relazionale del campo: la fase di produzione è comunque quella che, di gran lunga, ha ottenuto meno interesse nella ricerca teorica ed empirica (de Nooy 2002). Ciò ha spinto a

chiedere una migliore descrizione degli intermediari culturali, che operano fra aspiranti autori e case editrici (Hirsch, 1972; Negus, 2002).

Che la descrizione del campo letterario italiano che emerge dalla ricerca sia molto più complessa non sorprende: da un lato, infatti, lo studio di Bourdieu comincia ad essere datato. Dall’altro, invece, una descrizione del campo letterario italiano e degli agenti che lo compongono, semplicemente, in letteratura non esiste: ma non si può prescindere dal descrivere chi sono gli agenti che costituiscono il campo letterario, se si vuole capire come intervengono nella produzione materiale e simbolica. La ricerca permette quindi di passare ad una descrizione ben più sofisticata, anche se non altrettanto di immediata comprensione, quale quella rappresentata nella figura 16.

Spieghiamola meglio: molti sono agenti ed istituzioni che formano il campo letterario, e che vedremo in dettaglio nel prossimo paragrafo. Ad una prima descrizione, possiamo vedere come il campo letterario sia una sorta di cittadella, rappresentata dall’ellisse bianco, chiuso da una linea blu: questa linea è un vero e proprio muro, che separa gli aspiranti autori, che si trovano fuori e che cercano in qualche modo di pubblicare – cioè di essere ammessi al campo letterario – dagli agenti che costituiscono il campo, e che al suo interno operano. Al centro abbiamo le case editrici, di diverse dimensioni, che sono il cuore ed il motore del campo, oltre che l’obiettivo ultimo degli aspiranti scrittori. Le editrici cercano opere ed autori e scelgono cosa pubblicare, sfruttando una serie di relazioni più o meno formali con altri agenti del campo. Fra questi vi sono in primo luogo gli scrittori, che possono aver pubblicato con una o più case editrici, ed aver quindi diversi rapporti, ma che sono anche le figure più conoscibili ed avvicinabili per chi sia ancora fuori dal campo. Conoscibili perché le loro opere sono in tutte le librerie, ed i loro nomi molto più facilmente conosciuti di quelli di chi lavora nelle case editrici, avvicinabili perché in diverse occasioni, come ad esempio, alle presentazioni di libri, si realizza una vera e propria prossimità fisica fra un agente del campo ed un aspirante scrittore, che può spesso cercare di entrare in contatto con l’autore già noto. Vedremo che, per quanto gli scrittori non siano formalmente preposti a selezionare proposte editoriali per le case editrici, questa prossimità fa sì che molto spesso ciò avvenga. E, di conseguenza, capita che, fra i consulenti di cui le case editrici si dotano per selezionare libri, spesso possano esserci anche scrittori.

Gli agenti letterari curano usualmente i rapporti fra case editrici ed autori già noti, seguendo questi ultimi dal punto di vista contrattuale, commerciale e giuridico. Raramente gli agenti letterari svolgono un’opera di valutazione di manoscritti di aspiranti autori. Vi è poi un certo numero di agenti del campo letterario, che sono conosciuti e legittimati entro il campo, in seguito al proprio ruolo culturale, ma che normalmente non svolgono compiti collegati strettamente con la produzione editoriale: si tratta ad esempio di critici, professori universitari, librai, conduttori radiofonici, giornalisti, traduttori ed intellettuali in genere. Si tratta di figure che, in maniera non strutturata né pianificata, possono venire in contatto con aspiranti autori e con i loro manoscritti e che, sfruttando la propria legittimazione culturale e le conoscenze entro il campo, possono suggerire queste opere ad alcune case editrici. Nonostante l’apparente anarchia di questo processo, vedremo come si tratti di uno dei canali più fertili. Esistono anche talent scout, il cui ruolo è proprio quello di scandagliare le opere di aspiranti autori, per presentare poi le migliori alle case editrici, ma si tratta di un fenomeno marginale: i talent scout sono poco diffusi, spesso gli editori non vi si affidano e, comunque, i migliori talent scout finiscono per essere agenti del campo che non hanno questo ruolo come prima occupazione.

Figura 16 - Il campo letterario, fase di produzione, come emerge dalla ricerca

Tutti gli agenti visti fino ad ora agiscono, dal punto di vista delle case editrici, in un’ottica che, in un’analisi di produzione industriale, può essere definita push: i vari agenti del campo letterario, e gli stessi aspiranti scrittori, propongono opere alle case editrici, spingendole verso di loro. Le case editrici non devono fare altro, in questo caso, che selezionare le migliori opere e le migliori fonti attraverso cui riceverle. Non si tratta però di un’opera semplice, data la numerosità delle proposte.

Per questo motivo rivestono grande importanza, per le case editrici, anche altre fonti, che, sempre in un’analisi industriale, potremmo definire pull: a queste si rivolgono le stesse case editrici, con una propensione più attiva, tirando cioè a se proposte che reputano interessanti. Si tratta, in primo luogo, dei quattro ellissi in viola nella figura 16: per prime vediamo le scuole di scrittura, il cui numero è in forte aumento. Vi è poi Esor-Dire, una manifestazione per aspiranti autori, che possono leggere le proprie proposte editoriali davanti ad una platea di editor. Le riviste letterarie, il cui ruolo è cambiato negli ultimi anni, rimangono comunque un importante vetrina, in cui le editrici possono cercare autori prospettici. I premi letterari per inediti, infine, sono un altro modo in cui aspiranti autori possono mettere in mostra i loro manoscritti inediti. Le case editrici presidiano queste porte di accesso al campo letterario attraverso i propri editor e lettori esterni che, spesso, hanno ruoli presso queste istituzioni e manifestazioni: sono infatti spesso loro ad essere gli insegnanti delle scuole di scrittura, i giudici di Esor-Dire, i redattori delle più importanti riviste letterarie, le giurie dei premi letterari. In questo modo le case editrici

dispiegano proprio personale a contatto col mondo esterno al campo letterario. Ma, va detto, più che di una scelta pianificata delle case editrici, si tratta di una conseguenza della configurazione del campo letterario in cui sono i singoli attori, quali editor e scrittori, ad avere per propria scelta più ruoli. Questa molteplicità finisce per avere ricadute positive per le case editrici quasi automaticamente, senza che sia deliberata dalle stesse. Nella figura due le frecce rappresentano i flussi fisici ed informativi di proposte editoriali e manoscritti. Gli aspiranti sommergono gli agenti del campo con un gran numero di autocandidature, rappresentate dalle frecce spesse bianche. All’interno del campo flussi meno consistenti vanno dagli agenti alle case editrici e dalle case editrici alle istituzioni di cui abbiamo detto. Alcune interazioni sono talmente intense e polimorfe che non le si è potute schematizzare con frecce, ma con la sovrapposizione degli ellissi che rappresentano i diversi agenti coinvolti.

Il processo che, attraverso diversi canali, consente di mettere in contatto un aspirante scrittore ed una casa editrice, viene quindi regolato da un mutevole gioco di ruoli messo in atto dagli agenti del campo letterario. A fare da filtro, ed a permettere l’ingresso al campo letterario (aprendo quindi la porta d’accesso), sono quindi non figure formalmente o informalmente preposte, ma tutti gli appartenenti al campo, in momenti diversi e con modalità diverse. Ciò avviene a causa di un dualismo irresolubile, che riguarda il modo in cui editori, editor ed agenti che operano all’interfaccia con gli aspiranti scrittori percepiscono questa massa. Da un lato, infatti, gli aspiranti scrittori sono visti con interesse: sono un indispensabile esercito di scorta di possibili talenti, necessari al gioco competitivo. Dall’altro lato, invece, gli appartenenti al campo letterario sono terrorizzati dal loro numero, quantità ed insistenza. L’accesso al campo letterario viene quindi reso impervio dal dispiegamento di una serie di filtri, che dovrebbero permettere solo ai migliori aspiranti scrittori di accedere. Ma siccome non è possibile introdurre filtri qualitativi certi, vista l’incertezza estetica che caratterizza le opere4, spesso il filtro è rappresentato dal giudizio responsabile di qualcuno che, appartenendo al campo letterario, è riconosciuto come fidabile dagli altri agenti del campo. Ma questo ruolo non è formalizzato né organizzato perché, se si eccettuano alcune pur notevoli eccezioni, è, appunto, temuto e parzialmente schivato da tutti gli agenti del campo. Di conseguenza ci si trova di fronte ad una anarchia organizzata, in cui il sistema funziona meglio ed oltre rispetto ai singoli sforzi organizzativi.

È come se il campo letterario fosse una cittadella fortificata, abitata da un numero esiguo di persone che, in rapporti di collaborazione o concorrenza, comunque mutevoli, tutte si conoscono e si ri-conoscono. La cittadella è separata dall’esterno da fortificazioni su cui si aprono porte di dimensione diversa: davanti alle più grandi e più visibili, si accalca una moltitudine di aspiranti scrittori, che preme per entrare. Vi sono poi porte più piccole, più nascoste, che vengono scoperte solamente da alcuni aspiranti scrittori più avveduti, e qui la calca è minore. All’interno della cittadella si muovono editor, editori, agenti letterari5, redattori e tutti gli appartenenti al campo letterario. Quando qualcuno di questi agenti passa davanti ad

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L’incertezza estetica che caratterizza le opere, e cioè il fatto che sia estremamente difficile – se non impossibile – dare un giudizio di valore univoco ad un’opera, è sia giustificato dalla letteratura, come abbiamo visto, sia evidenziato nel prossimo capitolo, che riguarda la selezione dei manoscritti entro le case editrici.

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Ci rendiamo conto del rischio di confondersi fra “agenti letterari” ed i generici agenti del campo. Per evitare questo fraintendimento, quando ci si vorrà riferire ai primi, si userà sempre l’espressione completa “agenti letterari”. Viceversa, il termine generico agente indicherà qualsiasi attore abbia un ruolo attivo nel campo letterario. L’uso del termine attore è stato scartato perché, appunto, non contiene in maniera forte l’idea dell’azione, che è ciò che fa appartenere attivamente al campo letterario.

una porta, valuta le proposte di chi, da fuori, cerca di entrare, e ne può ammettere qualcuno, che entra sotto la sua responsabilità. Pochissimi, comunque, entrano. Alcune porte sono invece presidiate da guardiani più o meno stabili, che spesso, però, svolgono questo ruolo più per interesse personale, che non per mestiere. E una volta che un aspirante scrittore viene ammesso al campo letterario, è sotto l’attenzione di tutti, non soltanto di chi l’ha fatto entrare. Può essere quindi che, a trarre beneficio dal nuovo ingresso, sia un agente diverso da chi l’ha fatto entrare. Ma sul lungo periodo accadrà il contrario. In sostanza, anche se animati da rapporti spesso competitivi, gli agenti del campo letterario finiscono col mettere in pratica collaborazioni molto profonde. Un altro aspetto veramente peculiare, inoltre, è il mutevole ruolo di intermediazione alle porte di accesso al campo. Fuori metafora, l’appartenenza al campo letterario legittima, agli occhi degli appartenenti al campo, il ruolo di interfaccia e filtro rispetto al mondo esterno.