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Adesione al questionario e profilo del campione coinvolto

TERAPISTA DELLA NEURO E PSICOMOTRICITA’ DELL’ETA’ EVOLUTIVA

5.1 Adesione al questionario e profilo del campione coinvolto

Le risposte pervenute sono state 72, ovvero su una popolazione di 463 professionisti della riabilitazione un campione che ne rappresenta circa il 16%. Sebbene l’ampiezza del campione non ne influenzi la rappresentatività è opportuno indagare i possibili motivi della non elevata affluenza di risposte. La prima causa è imputabile al programma con cui è stato creato il questionario, infatti Google moduli è risultato non compatibile con delle versioni di Internet Explorer non aggiornate che erano presenti in alcune postazioni aziendali; per ovviare al problema nella e-mail che ogni professionista ha ricevuto si segnalava di accedere al link con browser diversi da questo, quali per esempio Google Chrome o Mozilla Firefox, con la possibilità di scaricarli o di accedere in più persone da una stessa postazione su cui fossero già presenti. Il problema quindi era facilmente ovviabile, ma può aver scoraggiato chi non è riuscito ad accedervi subito dopo aver letto la mail, che quindi ha rinunciato a compilare il questionario successivamente. Una seconda motivazione è sicuramente che alcuni professionisti non possiedono un indirizzo di posta elettronica aziendale individuale, ma possono accedere solamente ad indirizzi comuni a tutta l’unità operativa a cui afferiscono, pertanto è possibile che qualcuno non abbia visualizzato la richiesta di adesione o che non si sia sentito direttamente coinvolto. In ultima istanza va detto che la compilazione del questionario non era obbligatoria, che si specificava l’anonimità delle risposte, che vi era la possibilità di controllare l’avvenuta ricezione della mail, ma non la sua lettura e quindi alcune persone possono non essere state interessate a dare il loro contributo al lavoro di un intervistatore di cui non avevano diretta conoscenza.

Relativamente all’età il campione intervistato designa la figura di professionisti che hanno per di più più di 50 anni (37,5%) o tra 30 e 40 anni (31,9%), leggermente meno sono quelli che hanno tra 40 e 50 anni (26,4%), mentre poco è il personale della riabilitazione con meno di 30 anni (4,2%) (grafico 3). Va da sé che l’anzianità di servizio solo per il 13,9% è inferiore ai 6 anni di lavoro presso L’AUSL, i più invece hanno un’anzianità di servizio tra 6 e 15 anni (30,6%) o tra 16 e 25 anni (30,6%), infine il restante 25% degli intervistati è un

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dipendente dell’AUSL da più di 25 anni (grafico 4).

Grafico 3. Età Grafico 4. Anzianità di servizio

Precedentemente, nella tabella 3 relativa ai Profili Professionali di quelli che sarebbero stati i professionisti afferenti al Dipartimento delle delle Professioni Tecnico Sanitarie e della Riabilitazione e della Prevenzione secondo quella che era la situazione del 30 Giugno 2015, contando anche i dipendenti a tempo determinato, la distribuzione dei professionisti risulatava tale: 56,16% Fisioterapisti, 18,79% Logopedisti, 4,10% Terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, 16,63% Educatori Professionali, 2,81% Ortottisti - Assistenti in Oftalmologia, 1,51% Podologi. Fra i profili dei professionisti sanitari della riabilitazione erano assenti quelli di Terapista Occupazionale e di Tecnico della riabilitazione Psichiatrica poiché in nessuna azienda dell’area vasta erano inserite queste figure, tuttavia va fatto notare, ai fini dell’analisi dei risultati del questionario, che nei primi mesi del 2016 sono stati assunti dall’azienda ormai USL Toscana Nord Ovest tre Tecnici della riabilitazione psichiatrica. Dall’analisi delle risposte al questionario emerge un’adesione, per ogni profilo professionale, abbastanza, ma non del tutto, proporzionata alla reale situazione dei riabilitatori presenti in AUSL, difatti il maggior numero di risposte è pervenuto dai fisioterapisti (40,3%), a seguire i più numerosi sono stati i logopedisti (30,6%), gli Educatori Professionali (12,5%), i terapisti della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva (6,9%), gli ortottisti (5,6%), i podologi (2,8%) ed infine i tecnici di riabilitazione psichiatrica (1,4%) (grafico 5).

88 Grafico 5. Adesione al questionario per profili professionali

Nella prima parte del questionario si è voluta indagare anche la soddisfazione lavorativa per comprendere se poteva essere correlata ad un eventuale malcontento verso i cambiamenti portati dalla riforma. In particolare si chiedeva di esprimersi riguardo al grado di autonomia lavorativa (5,6% totalmente soddisfatto, 79,2% abbastanza soddisfatto, 13,9% poco soddisfatto, 1,4% per niente soddisfatto), riguardo al clima in cui ognuno opera (totalmente soddisfatto il 4,2%, abbastanza il 48,6%, poco il 38,9%, per niente l’8,3%) e riguardo al proprio lavoro nella sua globalità (2,8% totalmente soddisfatto, 66,7% abbastanza soddisfatto, 25% poco soddisfatto, 5,6% per niente soddisfatto).

Le risposte date sono state anche motivate, per esempio in merito all’autonomia lavorativa, che appare per di più soddisfacente, è stato detto, da chi ha risposto negativamente “Mi limita la burocrazia lenta e disutile”, “Non è riconosciuto il mio ruolo professionale di fisioterapista, non siamo riconosciuti come professionisti e siamo subordinati alla dirigenza medica; ostacolo principale la figura del fisiatra” o anche “All'interno di una grande realtà aziendale non è sempre possibile attuare il grado di autonomia che sarebbe previsto dal profilo professionale”; mentre da chi ha risposto positivamente le motivazioni sono state: “Nel lavoro di equipe si lavora in piena multi professionalità, il progetto è stilato insieme, ma gli obiettivi terapeutici sono esclusivamente di propria responsabilità”, “Redigo ed elaboro in autonomia gli atti professionali relativi al mio profilo, la maggior parte dei medici/specialisti con cui

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collaboro sono rispettosi della mia competenza e professione e apprezzano i risultati che offre, anche quando le soluzioni da me fornite escono dal consueto modello di presa in carico, soprattutto in situazioni di particolare complessità” o “Sento di avere la fiducia del case manager rispetto alla gestione del progetto riabilitivo che rimane comunque condiviso” o ancora “Lavoriamo in collaborazione con i medici specialisti o di medicina generale che inviano il paziente, ma progettiamo autonomamente il piano riabilitativo”. È interessante segnalare anche una risposta ambigua che denota come un buon grado di autonomia lavorativa posso avere connotazione anche negativa: “L’apporto professionale all’interno dell’equipe multidisciplinare in cui opero è in genere armonizzato e rispettato all’interno del progetto terapeutico riabilitativo, ma l’autonomia professionale con il tempo si è trasformata in solitudine professionale. Data infatti la complessità e l’eterogeneità dei quadri clinici e la contrazione delle risorse umane, l’operatore lavora praticamente da solo poiché i momenti per la discussione multiprofessionale e la pianificazione congiunta degli interventi/obiettivi sono minimi.”

A proposito del clima lavorativo, che comunque nella metà dei casi appare buono, l’insoddisfazione sembra derivare soprattutto dai carichi di lavoro conseguenti alla carenza di risorse o alla necessità di portare avanti obblighi di tipo amministrativo- buracratico oltre che sanitario; ad esempio troviamo chi afferma “Il regime di lavoro degli ultimi tempi non mi fa lavorare serenamente: il numero dei casi da seguire è troppo elevato e gli adempimenti per fare un buon lavoro sono impossibili, inoltre il carico di lavoro è subissato dal lavoro amministrativo che non dovremmo fare e i computer vanno piano non permettendoci di essere rapidi”, “Buon clima, ma carenza di personale”, “Mi piacerebbe più formazione, discussione, collaborazione. Il clima è di generale demotivazione”, “Gli obblighi burocratici e le difficoltà organizzative rendono il clima interno molto pesante” e ancora “Il clima è fortemente conflittuale e c'è pochissimo senso di responsabilità e di appartenenza al servizio”. C’è anche chi lega in maniera diretta l’insoddisfazione per il clima lavorativo ai cambiamenti introdotti con la riforma ammettendo “Nel gruppo lavorativo ci sono sempre alti e bassi nel clima, ma quello che determina la risposta è la sensazione del momento di non aver ancora una guida stabile nel nuovo riassetto organizzativo” o “Le dinamiche interne sono complesse, con grandi conflitti tra dirigenti interni al servizio e tra dirigenti e operatori del comparto senza nessun supporto dal Responsabile del Dipartimento, soprattutto adesso in questa fase di

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cambiamenti”. Non mancano comunque anche commenti molto positivi: “Lavoriamo a stretto contatto in un piccolo poliambulatorio, lontano dai Centri Direzionali; di fronte alla mole di lavoro quotidiana cerchiamo di aiutarci a vicenda, compattando il gruppo sul piano emotivo. La nostra Responsabile è molto attiva, abbiamo seguito diverse iniziative di formazione sul lavoro di gruppo che sembrano poterci aiutare nella comunicazione tra operatori”, “Il rapporto con i colleghi permette un continuo scambio professionale”.

5.2 Conoscenza della legge

Un aspetto fondamentale da capire è quanto i professioni della riabilitazione dell’AUSL Toscana Nord Ovest ritengono di essere informati e quanto lo siano realmente. Ciò che emerge è un grado piuttosto rilevante di disinformazione, infatti alla domanda “Ritiene di essere sufficientemente informato rispetto alle innovazioni introdotte dalla legge?” ben il 70,8% degli intervistati risponde no, contro il 29,2% che dice si ed in effetti le successive domande relative al testo di legge confermano questo dato, talvolta smentendo anche chi ha ritenuto di conoscere sufficientemente la L.R. 28 dicembre 2015, n. 84.

In primo luogo possiamo osservare le risposte degli intervistati riguardo alle cause della promulgazione della legge, che abbiamo visto essere i cambiamenti epidemiologi che hanno portato la sanità a dover affrontare sempre più malattie croniche e disabilità, la crisi economica con la conguente necessità di ottimizzare le risorse consumate dai processi sanitari e la naturale evoluzione delle organizzazioni aziendali, per la quale le aziende sanitarie toscane erano cresciute fino ad un certo livello di performance oltre il quale cominciavano a trovare una limitazione. Sintetizzare quest’ultima causa in una risposta da poter contrassegnare senza entrare nel merito dei modelli classici di crescita e declino delle aziende sarebbe stato complicato, pertanto quest’aspetto non è stato inserito tra le opzioni di risposta alla domanda “Quali tra i seguenti elementi ritiene causa della promulgazione della legge?”. Quasi tutti gli intervistati hanno giustamente individuato come causa la necessità di ridurre i costi (91,7%), solo il 13,9% hanno apportato anche i cambiamenti epidemiologi come causa, il 22,2% ha supposto che una ragione potesse essere la necessità di adeguamento alle politiche sanitarie delle altre regioni e il 27,8% ha ipotizzato che un motivo fosse la riduzione del numero di accessi al servizio pubblico da parte dell’utenza (che invece abbiamo visto nei capitoli precedenti

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non essere vero per la sanità pubblica della Regione Toscana) (grafico 6).

Grafico 6. Cause che secondo gli intervistati hanno portato alla promulgazione della L.R. 84/2015

Per quanto concerne invece i principali cambiamenti che la riforma ha introdotto le opzioni di risposta erano molte. Sappiamo dai capitoli precedenti che vi erano molti propositi di cambiamento all’interno della riforma, ma possiamo riassumere i principali e più dibattuti anche pubblicamente come: riduzione del numero di aziende sanitarie, creazione di enti di supporto per la programmazione di area vasta, istituzione di nuovi dipartimenti, riordino della rete ospedaliera con l’aggregazione dei presidi. Quasi tutti gli intervistati hanno in effetti contrassegnato tra i principali cambiamenti conseguenti alla legge in oggetto la riduzione del numero di aziende USL (83,3%), invece la creazione di enti di supporto per la programmazione di area vasta è stato individuato tra gli elementi di cambiamento solo dal 30,6% dei rispondenti, l’istituzione di nuovi dipartimenti solo dal 45,8%, l’aggregazione in rete dei presidi ospedalieri solo dal 29,2%. C’è stato poi chi ha individuato gli elementi minori di cambiamento: agevolazione nell’accesso al servizio sanitario per l’utenza (12,5%) come potrebbe fare ad esempio l’apertura dei servizi in orari straordinari (che però al momento non è stata avviata), creazione di enti per la valutazione delle tecnologie e degli investimenti sanitari (19,4%), ridefinizione delle responsabilità delle strutture organizzative professionali (45,8%), introduzione dei piani integrati di salute quali strumenti di programmazione socio-sanitaria a livello zonale (19,4%) e creazione di nuovi distretti e dei relativi responsabili (8,3%) (che in effetti è una

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risposta coerente con la proposta insita nella riforma di ridurre il numero di zone-distrette accorpandole, ma che poi non è stata attuata). Ci sono però state anche risposte poco corrette che alimentano l’idea di scarsa informazione: il 13,9% dei riabilitatori che ha compilato il questionario ha individuato tra i cambiamenti la riduzione delle Aziende Ospedaliero-Universitarie, le quali invece continuano ad essere le medesime quattro che erano prima della riforma, il 29,2% pensa poi ad una riduzione del numero di dipendenti delle aziende USL, che in realtà non ha subito alcun taglio per adesso, il 15,3% crede che verrà istituito il fascicolo sanitario elettronico, che in realtà esiste già da anni e dovrebbe semplicemente subire un ampliamento dei dati contenuti, il 45,8% lega la riforma ad una ridefinizione degli obiettivi sanitari regionali, che però sono stati definiti e non più modificati con il Piano sanitario e Sociale Integrato approvato già da parte del Consiglio regionale con Delibera n. 91 del 05 Novembre 2014 e semplicemente accolto nella nuova legge regionale senza subire revisioni, il 6,9% crede anche che avverrano modifiche nei rapporti tra servizio sanitario pubblico ed università , ma in realtà nel testo di legge non si parla di nessun cambiamento dei rapporti con esse, il 6,9% immagina poi la scomparsa del piano attuativo locale che invece continua ad esistere ed anzi si amplia per rispondere agli obiettivi del piano di area vasta, infine ben il 54,2% degli intervistati è convinto che la riforma promuova una riduzione dei budget aziendali (grafico 7), che non solo non è un aspetto direttamente insito nella nuova legge che riguarda tutta la regione Toscana (bensì legato alla programmazione di ogni azienda), ma che dimostra anche una scarsa conoscenza di cosa è realmente il budget, ovvero uno strumento direzionale nel quale trovano espressione in termini monetari gli obiettivi e i piani di azione a breve termine dell’azienda. Essendo consapevoli di tale definizione e della fusione delle ex AUSL in un’unica azienda si dovrebbe pensare piuttosto che il numero di obiettivi da raggiungere e le risorse economiche ad essi assegnati aumenteranno, almeno complessivamente e anche se si pensa, erratamente, al budget come ad un tetto economico in cui far rientrare tutti i servizi erogati dall’ex azienda USL nella sua dimensione prima dell’accorpamento, non è giusto ritenerlo uno dei principali cambiamenti apportati dalla L.R. 84/2015 poiché la programmazione del budget avviene a livello aziendale anche se sulla base di quelli che sono i finanziamenti regionali, ma che non sono trattati nel testo di legge.

93 Grafico 7. Aspetti che secondo gli intervistati costituiscono i principali cambiamenti introdotti dalla L.R. 84/2015

Gli intervistati hanno poi dichiarato che le principali fonti da cui ricevono informazioni riguardo ai cambiamenti in corso sono principalmente intranet (52,8%) e riunioni interne/eventi formativi aziendali (51,4%), in parte anche dai responsabili della propria Unità Operativa (31,9%), dai colleghi (29,2%) e dal dirigente del personale della riabilitazione (29,2%) o anche attraverso ricerche personali (27,8%) effettuate prevalentemente su internet e in piccola parte tramite i responsabili sindacali (13,9%) (grafico 8). Emerge quindi un quadro che si accosta abbastanza ai propositi con cui fin dalle prime riunioni dei gruppi di lavoro dell’AUSL Toscana Nord Ovest si prospettava di diffondere il nuovo modello organizzativo; quadro che tuttavia accostato all’analisi di quanto i professionisti della riabilitazione conoscano la L.R. 84/2015 sembra non essere sufficiente a promuovere un’informazione adeguata.

94 Grafico 8. Principali fonti da cui gli intervistati hanno acquisito informazioni sulla L.R. 84/2015

5.3 Opinioni emerse riguardo ai cambiamenti in atto

Il questionario si conclude con una parte che ci consente di comprendere con quali sentimenti sta venendo accolta la L.R. 84/2015, si tratta quindi di opinioni personali che come tali non possono essere correte o sbagliate, né vogliono in alcun modo esprimersi oggettivamente sulla “benevolenza” della legge e sui reali benefici o meno che ad essa potrenno conseguire.

Per prima cosa si chiede agli intervistati se ritengono che le strategie regionali di cambiamento nell’assetto sanitario siano adeguate a sopperire a quelle che avevano individuato essere le cause della promulgazione della legge ed emerge già un clima di sfiducia: il 56,9% le ritiene poco adeguate, il 16,7% addirittura per niente adeguate, solo il 26,4% abbastanza e nessuno totalmente (grafico 9). Poi si indaga quanto i professionisti interpellati ritengano che le strategie della propria azienda siano coerenti con le direttive regionali e le risposte si ribaltano in maniera positiva con il 66,7% che le ritiene abbastanza coerenti, il 9,7% persino totalmente coerenti e solo i pochi restanti le vedono como poco (22,2%) o per niente coerenti con le indicazioni della Regione (1,4%) (grafico 10). Le risposte si spaccano invece più o meno a metà alla domanda “La sua azienda sta

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gestendo adeguatamente il cambiamento?” dove il 48,6% degli intervistati risponde abbastanza, il 47,2% poco, il 4,2% per niente e nessuno risponde totalmente (grafico 11). Molto significativo è poi che i riabilitatori dell’area vasta nord ovest per di più non riescano ad immaginare che tipo di cambiamento porterà la legge (58,3%), il 27,8% lo ritiene almeno in parte positivo, solo il 4,2% positivo e il 9,7% negativo (grafico 12).

In merito a ciò che i cambiamenti in atto potrebbero favorire il personale della riabilitazione dell’AUSL Toscana Nord Ovest si è mostrato piuttosto convinto di una possibile omogenizzazione delle pratiche assistenziali sul territorio di area vasta (81,9%)

Grafico 9. Adeguatezza delle strategie regionali per

risolvere le cause della promulgazione della L.R.84/2015 secondo gli intervistati

Grafico 10. Coerenza tra strategie aziendali e direttive regionali dettate dalle L.R.84/2015 secondo gli intervistati

Grafico 11. Adeguatezza dell’AUSL nella gestione del cambiamento secondo gli intervistati

Grafico 12. Tipo di cambiamento che la L.R. 84/2015 porterà secondo gli intervistati

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e in parte anche sul territorio regionale toscano (33,3%). Quasi la metà dei rispondenti ritiene anche che possano essere omogeneizzate le pratiche di valutazione delle risorse umane, infrastrutturali e tecnologiche (47,2%), alcuni (15,3%) indicano con “altro” i possibili elementi favoriti dalla riforma come per esempio una migliore gestione del personale in termini di agevolazione delle mobilità volontarie da una zona all'altra della stessa AUSL di area vasta, ma usano la risposta “altro” anche per mettere in luce che non vedono alcun elemento che verrà favorito dalla riforma. Infatti sono ben pochi anche quelli che pensano che possano essere agevolati lo sviluppo di una cultura dell'eccellenza (4,2%), la velocizzazione e l’incrementazione dell’efficacia dei processi decisionali (5,6%) e lo sviluppo professionale (6,9%) (grafico 13). Pertanto non stupisce che anche per quanto riguarda l’introduzione del Dipartimento delle Professioni Tecnico Sanitarie e della Riabilitazione e della Prevenzione gli intervistati abbiano per di più dichiarato di credere poco (59,7%) o per niente (20,8%) che questo possa cambiare il livello di responsabilità, autonomia e opportunità di carriera del proprio profilo lavorativo; solo una piccola fetta di chi ha risposto ritiene che l’introduzione di tale Dipartimento possa cambiare totalmente (4,2%) o abbastanza (15,3%) le proprie responsabilità, autonomie e opportunità di carriera (grafico 14).

97 Grafico 14. Possibilità che il Dipartimento delle Professioni Sanitarie cambi il livello di responsabilità, autonomia e opportunità di carriera del proprio profilo lavorativo secondo gli intervistati

Fra i pareri espressi dagli intervistati anche uno a riguardo del tempo che sarà necessario affinchè i cambiamenti introdotti dalla legge risultino effettivi; dal resoconto dei capitoli precedenti abbiamo infatti avuto modo di constatare che buona parte dei principi della riforma è già stata attuata, oppure è avviata ed in corso di adattamento o in piccola parte si può comunque ritenere conclusa poiché non verrà probabilmente mai attuata (si pensi alla vociferata riduzione delle zone-distretto, rimaste poi invariate). Tale resoconto ci consente di affermare non solo che l’AUSL Toscana Nord Ovest sta agendo in maniera abbastanza conforme alle direttive regionali, ma anche che la riorganizzazione dell’Azienda sarà completata probabilmente in non più di due anni, come afferma in effetti il 33,3% dei dipendenti che hanno aderito al questionario. Nessuno giustamente ha pensato che le modifiche apportate dalle riforma sarebbero divenute effettive in meno di un anno, tuttavia anche in questo caso emerge un clima di sfiducia in quanto la maggioranza dei rispondenti ritiene il cambiamento un processo piuttosto lungo: il 47,2% crede che serviranno dai 2 ai 5 anni di tempo per vedere reali modifiche, il 19,4% pensa addirrittura che ne serviranno più di 5.

Infine è interessante osservare chi, secondo coloro che hanno risposto, saranno i maggiori beneficiari della riforma e chi invece ne risentirà maggiormente. Alla domanda “Secondo lei i maggiori benefici apportati dalla legge saranno a carico di…” il 37,5% ha risposto utenti , l’8,3% ha risposto personale amministrativo, il 5,6% ha indicato il

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personale sanitario e il 48,6% ha scelto altro riferendosi per di più ai dirigenti o non sapendo cosa rispondere (grafico 15). Le motivazioni sono state per esempio che “al momento l'unica percezione tangibile è a livello di posizioni apicali” o, per chi ritiene che i maggiori benefici andranno all’utenza, che un elemento a loro favore sarà “l'omogenizzazione delle pratiche assistenziali e di valutazione del personale” .Alla domanda “Secondo lei le maggiori problematicità andranno a carico di…” il 38,9% ha risposto utenti, il 25% personale amministrativo, il 22,2% personale sanitario e il 13,9% ha risposto altro spesso per indicare più di una di queste categorie (ad esempio sia il