Nei paragrafi precedenti abbiamo visto come sono connotate le rela- zioni tra adulto e adolescente negli scout (cfr. parag. 3.3.1.) e nella scuola (cfr. parag. 3.4.2.).
Ora cercheremo di analizzare brevemente il ruolo del gruppo dei coe- tanei durante l’adolescenza e quali caratteristiche assume nei gruppi scout.
89 Rutter, M. (a cura di) (2002), I disturbi psicosociali dei giovani. Sfide per la preven-
Si utilizza il termine “gruppo dei pari” per indicare generalmente tut- ti i raggruppamenti (aggregati) di adolescenti della stessa fascia d’età (Palmonari, 2001).
All’interno di questa macrocategoria possiamo distinguere tra “grup- pi informali” che identificano
le aggregazioni di adolescenti che si formano in modo spontaneo o naturale, spesso senza perseguire intenzionalmente attività specifiche, dove la coesione del gruppo si fonda sull’intensità della relazione e della comunicazione fra i va- ri membri, nonché sulla condivisione del tempo libero, del divertimento, dell’impegno nei confronti con la realtà90,
e “gruppi formali” che si ritrovano generalmente all’interno di mo- vimenti o associazioni di vario tipo (religioso, sportivo, socioeducativo, culturale, politico), caratterizzati dalla
motivazione a perseguire obiettivi espliciti e la presenza nel gruppo di uno o più adulti con funzioni di promozione e di controllo. […]
Tutti i gruppi formali sono accomunati dal richiamo esplicito a valori di rife- rimento e dalla condivisione dell’impegno a svolgere attività concrete. Essi met- tono a disposizione dei loro membri uno spazio fisico di incontro che rappre- senta un elemento di identificazione simbolica e prevedono la partecipazione alla vita del gruppo di figure adulte (educatori, allenatori, ecc.) che garantisco- no la continuità dello sforzo nel perseguire gli scopi sociali91.
Al di là di queste distinzioni, il gruppo dei pari è stato descritto da M. e C. Sherif (1964) come un momento di aggregazione indispensabile per gi adolescenti, una sorta di “laboratorio sociale” in cui gli individui pos- sono sperimentare scelte e comportamenti autonomi, fuori dal controllo degli adulti, confrontandosi rispetto a valori, concetti di sé e strategie per affrontare i problemi che li accomunano (Palmonari, 1999, 2001).
Possiamo dunque affermare che il gruppo gioca un ruolo essenziale nella crescita dei giovani.
A tal proposito, mentre a scuola il collettivo sembra rivestire spesso un ruolo marginale, a latere delle attività principali quali la lezione fron- tale, l’interrogazione, il compito in classe, il Metodo Scout tiene in gran considerazione l’appartenenza al gruppo.
90 Palmonari, 2001, p. 100. 91 Ivi, p. 102.
Tutte le Branche, infatti, sono organizzate per piccoli gruppi dove, at- traverso l’instaurarsi di relazioni interpersonali, la permanenza dei rap- porti, l’identificazione di tutti i membri con gli obiettivi di riferimento del gruppo, il riconoscimento e la solidarietà tra i singoli, il sentimento di appartenenza che si viene a creare, ha luogo
un processo di trasformazione dei giovani in adulti più consapevoli.
Questa divisione in piccoli gruppi dà dunque ai giovani l’opportunità di scoprire progressivamente ed accettare l’idea della responsabilità e li educa all’indipendenza.
Ciò agevola lo sviluppo del carattere dei giovani e li rende capaci di acqui- stare capacità, fiducia in se stessi, insieme alla lealtà e capacità di cooperare e guidare92.
I ragazzi nei gruppi scout sono incoraggiati a collaborare insieme per il raggiungimento di un risultato, imparano l’uno dall’altro e con l’altro; ognuno di loro sa di avere un ruolo, un incarico e una responsabilità all’interno del gruppo, in un sentimento di interdipendenza reciproca che da una parte rinsalda la coesione e dall’altra la motivazione del sin- golo ad essere efficiente ed efficace per il bene di tutto il gruppo.
In questo processo il ruolo dell’adulto è quello di un facilitatore che aiuta i ragazzi a scoprire le loro potenzialità e ad assumersi responsabili- tà non solo all’interno del gruppo scout ma anche fuori nella vita sociale. A differenza di quello che succede solitamente a scuola, il compito dell’adulto non si identifica nella funzione del controllo, ma si arricchi- sce di una funzione relazionale che si traduce nella condivisione di o- biettivi e attività e nell’apprezzamento e rispetto della personalità dei giovani: «Quando veramente applicato, questo rapporto tra giovani ed adulti appaga un bisogno essenziale della società moderna dato che for- nisce una base per il dialogo e la cooperazione tra generazioni»93.
Concludiamo con le parole di Goussot (2013) che vedeva anche nella scuola la possibilità di incentivare il ruolo del gruppo e della comunità in un’ottica di educazione alla democrazia e di crescita per tutti.
92 Regolamento CNGEI, Allegato n. 1 - Principi fondamentali dello scautismo.
Nuova versione del Bureau Mondiale Montreal 1977, p. 9. Disponibile su: http://www.scoutcomo.it/images/scoutcomo/PrincipiFondamentalidelloScautismo.p df.
il gruppo, il collettivo è il luogo in cui si costruisce la possibilità di crescere e di accedere alle conoscenze. È il luogo in cui s’impara a fare da sé (questo lo dice- va già Pestalozzi nei primi dell’Ottocento) in collaborazione con gli altri; anzi è proprio la possibilità di collaborare con gli altri che ci permette di riconoscerci e di riconoscere l’altro diverso da sé, e quindi di educarci al pluralismo e alla va- rietà.
Socialità e individualità sono i due pilastri di ogni processo formativo eman- cipatorio; il collettivo, la comunità vive se valorizza le differenze e le mette in relazione per comunicare e costruire un ambiente in cui l’apprendimento sia re- ciproco. L’educazione democratica è anche un educarsi alla pace e alla gestione pacifica dei conflitti94.
Parte seconda
Capitolo primo
Origini e prospettive della presente ricerca
1.1. Dai risultati delle indagini precedenti allo studio presente: carat-