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III.7.1 Afro-Italian Nappy Girls

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Argomento della pagina: Comunità

Avatar: Disegno di una ragazza nera, ben curata e coi capelli Nappy e la scritta Black 4 ever

Copertina: La scritta Nappytalia tra due teste di ragazze nappy che indossano orecchini tricolore

Sito Web: http://www.nappytalia.it/nappystore

Descrizione breve: Un punto di incontro per le ragazze Afro in Italia che hanno deciso di riscoprire i loro capelli al naturale.

Descrizione lunga:

Afro-Italian Nappy Girls nasce come una semplice idea rimbalzante nella mia testa dopo aver deciso per il mio BC (Big Chop), ho iniziato ad informarmi sul come trattare e curare i miei capelli Afro al naturale, ma ahimè le uniche informazioni che riuscivo a trovare erano in inglese o francese tramite i video su youtube o chiedendo ad un'amica che due anni prima di me aveva iniziato la sua nappy journey.

Nella rete delle identità

Quindi mi sono detta, perchè non creare un posto dove gli altri dicono la loro ed io imparo senza fare lunghe ed inutili traduzioni che spesso mi impegnavano giorni.

LO SCOPO PRINCIPALE di questa pagina è di unione, condivisione, di suggerimenti, critiche ed accorgimenti utili da poter scambiare tra noi ragazze Nappy, in modo da aiutarci a trattare e mantenere soprattutto sani i nostri capelli Afro al Naturale.

Il gruppo Afro-Italian Nappy Girls, per esempio, è una community che trova anche spazi di condivisione su Rete G2.

In un post relativo al premio vinto come miglior blog agli Africa Italy Excellence Awards 2015, l'amministratrice scrive che la community è:

luogo "dove capelli ed identità si intrecciano" […]

Uno strumento nato per caso, ma ad oggi diventato fondamentale ed importante per molte ragazze e ragazzi di seconda generazione, afroitaliani, mamme con figli misti, africani, italiane con capelli afro e sostenitrici di questo cambiamento...estetico e culturale.

Essere noi stesse, spronare il nostro potenziale, dimostrare che possiamo fare la differenza se solo crediamo fortemente in NOI.

Nappytalia vuole un cambiamento che parte in primis da noi, accettando noi stessi fuori e dentro, per farsi che anche gli altri possano acettarci e vedere le/i vere/i NOI...

In una community di questo tipo la rappresentazione di sé attraverso il corpo e l'immagine è fondamentale, soprattutto in quello che è un “super network” in cui le identità e le relazioni di reciprocità sono sia on che offline e, in questo senso, il mezzo diventa il luogo in cui è possibile giocare plasticamente e dialetticamente le identità disponibili e cangianti in corrispondenza del variare dei contesti e delle funzioni.

III.7.2 Marocchini in Italia et similia

L'attaccamento a un luogo definisce un tipo di identità geografica, nazionale, che supera anche distanze molto grandi. Malgrado l'assenza fisica dal proprio paese, il migrante ne rimane legato anche quando presente in un altro territorio da lungo tempo e cerca, dunque, di ricostruire comunità con coloro che vivono nella sua stessa condizione. Ecco, dunque, il fiorire e il proliferare di gruppi su Facebook che tentano di ricostruire questa doppia appartenenza, o meglio, di riprodurre la comunità trapiantata in un altrove, vicino o lontano. Dunque è il luogo fisico di origine che continua a determinare con importanza centrale i meccanismi di costruzione identitaria, anche legati alla cittadinanza.

A questa tipologia di gruppo appartengono “Marocchini in Italia”, “Giovani marocchini in Italia”, “Tunisini in Italia”, etc.

In questi – numerosi – gruppi si possono riscontrare forme di polilinguismo che vanno dall'uso della lingua del paese d'origine a quella del paese d'accoglienza, ma non mancano forme linguistiche intermedie: si pensi

Nella rete delle identità

all'uso dell'arabo scritto in caratteri latini, con tanto di abbreviazioni, ma anche all'uso delle altre lingue occidentali.

Se sul motore di ricerca interno al social network si cerca “Marocchini in Italia” risultano 36 pagine, anche una 'contraria alla comunità', dal nome

Stop marocchini in Italia.

In uno dei gruppi “Marocchini in Italia” si vede come nessuna conversazione sia strettamente necessaria ma la voglia di farsi presenti semplicemente con un like o con l'espressione di un numero16 è forte in quasi ogni post pubblicato all'interno del gruppo.

In questi gruppi, alcuni dei quali hanno dei cuoricini nel nome, raramente si dà luogo a conversazioni articolate attorno a un tema, ma il contatto è comunque frequentissimo. D'altronde, «Facebook presenta inviti espliciti al dire rapidamente con frasi icastiche […] la rapidità della scrittura indica sia la facilità nello scrivere sia la necessità di esprimersi velocemente, di colmare con la massima rapidità possibile i silenzi e i vuoti: un punto cruciale, che significa la saturazione del discorso, assai più che la cura artigianale per il prodotto del proprio lavoro creativo»17.

Ad ogni modo, anche in questi gruppi si affronta il tema della cittadinanza, pur senza parlarne apertamente: perché il discorso avvenga, basta mettere Mi

16 Stessa modalità di farsi presenti che si è notata nelle pagine personali di preadolescenti e primi adolescenti in cui spesso si aggiorna lo status scrivendo “Vediamo quanti mi piace” senza condividere null'altro.

17 F. Colombo, Il potere socievole, Storia e critica dei social media, Milano, Bruno Mondadori, 2013 p. 20.

piace o un numero nei commenti. La fig. 17 in questo caso è esemplificativa ed è interessante notare come chi abbia lanciato la “discussione” non sia in possesso del documento di cittadinanza italiano, ma solo del permesso di soggiorno – come si evince dal numero sopra l'immagine.

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III.8 Breve restituzione non cronologica di un dialogo