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Nel panorama degli studi antropologici, l'approccio etnografico più usato per indagare i consumi, non solo mediali, delle comunità scelte per la ricerca è costituito dalle interviste in profondità e dall'osservazione partecipante, considerato il limite di “intromissione” del ricercatore nella vita quotidiana delle persone.

Con la diffusione e l'addomesticamento dei cosiddetti nuovi media, in particolare dei social media si aprono nuove possibilità di ricerca sociale che portano a ricodificare metodologie tradizionali. Le autonarrazioni prodotte direttamente dalle persone si moltiplicano e sono interrelate in maniera esponenziale. Tutto il quotidiano sui social network può contribuire a costruire la presentazione di sé per se stessi e per gli altri, funzionando come veri e propri spazi sociali. In base alle impostazioni sulla privacy adottate dai soggetti della ricerca, la presenza del ricercatore si può fare più discreta. «L'utilizzo del materiale online, nelle sue diverse componenti, verbali, sonore e visuali, presenta certamente un vantaggio rispetto alla sola analisi delle interviste, dal momento che permette di ragionare sulla produzione di un codice differente, le cui marche testuali […] possono essere messe in parallelo con quelle derivate dall'analisi delle storie orali»28.

I materiali che costituiscono il corpus principale di questo lavoro esplorativo si affiancano alle osservazioni e alle lunghe e articolate conversazioni,

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interviste in profondità e interviste di gruppo focalizzate condotti offline, a più riprese, durante i tre anni del dottorato e che sostituiscono il sostrato del presente lavoro.

Per quanto riguarda le osservazioni online, il luogo di ricerca privilegiato, lo si ricorda, è stato Facebook, in quanto il social network più utilizzato nel momento in cui si è svolta la ricerca29.

Il corpus online su cui si sono sviluppate le osservazioni è stato, dunque, raccolto attraverso l'osservazione diretta di profili personali, privati e pubblici, pagine e gruppi – sia aperti che chiusi, dai cui amministratori è stata accettata la richiesta di iscrizione.

La scelta di accedere anche alla visione dei contenuti pubblicati e condivisi non solo nei gruppi, ma anche nelle pagine personali di coloro che avevano accettato, diventando “amici”, ha dato la possibilità di rendere il corpus di osservazione su cui riflettere “materiale autentico” perché costruito indipendentemente dalla presenza del ricercatore e secondo stimoli del tutto relativi alla sfera individuale e sociale dei soggetti stessi.

Questo ha offerto l'occasione di vedere come realmente avviene la costruzione e la presentazione di sé attraverso la scelta dei contenuti che si comunicano, siano essi testuali o visivi, prodotti in prima persona o condivisi a partire da altri che li hanno messi in circolazione.

29 Cfr. www.vincos.it (ultima consultazione, 20 aprile 2016).

Ciò che affiora dalle osservazioni condotte è che nel caso di quelle che sono state chiamate “pagine dell'odio” si delinea una relazione in assenza con una eteroidentificazione tendenzialmente negativa, quando non demonizzatrice dell'altro che viene cristallizzato in angusti stereotipi, mentre in quelle chiamate “pro” si delinea una relazione positiva e variegata, in cui entrano in gioco e in dialogo eteroidentificazione e autoidentificazione, contando tra i membri dei gruppi iscritti di diversa nazionalità.

L'osservazione profonda, netnografica, qualitativa di questi contenuti è nettamente prevalsa rispetto al dato quantitativo. Alcuni dati quantitativi sono stati estratti attraverso Netvizz e NCapture e parzialmente elaborati rispettivamente tramite Gephi e NVivo30.

Le comunità osservate, dunque, non si pretendono descrittive in assoluto di quella che è la realtà, ma ne costituiscono una rappresentazione particolareggiata. Va ricordato che il contesto di riferimento è estremamente mutevole e rende impossibile un'analisi statica, se non altro per la rapidità con cui possono avvenire i cambiamenti all'interno della rete (si pensi, ad esempio, ai contenuti che vengono rimossi, modificati, spostati o alle modifiche dei nomi ai gruppi e alle pagine, con conseguente influenza sui membri dei gruppi o sui follower di una pagina).

Nelle pagine che seguono troveranno posto alcuni di quei gruppi e quelle pagine Facebook che tentano di tradurre sul social network un tipo di

30 L'impiego del software NVivo avrebbe meritato un maggiore spazio all'interno della ricerca per analizzare in maniera più organica gli elementi emersi e quasi certamente verrà impiegato per l'approfondimento futuro dello studio.

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relazione positiva e serena. Sia che questa relazione possa essere politicamente e socialmente orientata, sia che essa si rivolga al consumo mediatico per obiettivi di svago e puramente ricreativi, in maniera “corporativa”.

Si procederà, quando possibile, all'analisi attraverso l'elaborazione di dati, affiancata da osservazione netnografica/qualitativa. Si presenta anche una selezione di ‘pagine dell'odio’ numericamente più frequentate rispetto alle pagine di relazione positiva, ma anche meno partecipate attivamente se non con forme di condivisione – spesso passiva – dei link in esse contenuti. Queste pagine sono interessanti perché generano anche una forma di parodia che prende le mosse da chi si nutre di pregiudizi31.

Ancora, le pagine dell'odio non fanno altro che riprodurre vecchi meccanismi in cui la relazione non può tradursi in buona pratica e mettono in scena posizioni di chiusura e di odio verso l'altro. Ci si presenta uniti in blocchi statici verso altri blocchi statici senza minimamente considerare le differenze, per cui gli altri sono tutti uguali nel loro essere diversi dal ‘noi’ che si vuole – più o meno consapevolmente – confermare. I membri di tali gruppi e i seguaci di questa categoria di pagine, in genere, sono politicamente orientati alla destra sociale o al terzoposizionismo.

31 «Ci vuole una buona dose di egocentrismo e di ingenuità per credere che l'uomo sia interamente rifugiato in uno solo dei modi geografici del suo essere, quando, invece, la verità dell’uomo sta nel sistema delle differenze e delle loro comuni proprietà», Lévi-Strauss, C., trad. it. Il pensiero selvaggio, Milano, Il Saggiatore, 1964, p. 271.