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II.5 La visualizzazione dei dati

II.5.3 NVivo

NVivo è un software proprietario per l'analisi qualitativa ed è utile per chi lavora con una grande mole di dati di tipo testuale e iconico. Mediante il plug-in NCapture è possibile importare dati da una pagina web, ma non è possibile catturare da un gruppo chiuso. Per i gruppi aperti, invece, è

consentito acquisire i post coi dati disponibili, a seconda delle impostazioni di privacy usate dagli autori dei post.

Dopo aver caricato i dati, si possono individuare i nodi, classificarli ed eseguire delle query, ossia delle interrogazioni da impiegare, poi, in un vero e proprio rapporto di ricerca. Grazie al software si possono, per esempio, individuare facilmente quali siano le parole ricorrenti ed elaborarli in maniera tabellare o tag word.

III.1 Verso una netnografia delle relazioni interetniche

Nelle società interessate da una nuova rivoluzione industriale, che è una rivoluzione digitale non ancora terminata, l’inserimento nella vita quotidiana dei Social Network Sites, primo tra tutti Facebook, e della rete in generale, dimostra come un processo di addomesticamento sia in atto, rafforzato da un discorso pubblico che crea, a volte, un cortocircuito massmediale. L’incorporazione dei siti di social network è ormai avvenuta: fanno parte del quotidiano della maggior parte popolazione presente in rete che ormai li ha addomesticati rendendoli «più o meno visibili all’interno della routine della vita quotidiana»1.

Superata la tradizionale distinzione tra reale e virtuale, è responsabilità della riflessione socio-antropologica osservare quanto accade su Internet e ragionare su due aspetti cruciali della società contemporanea: i movimenti migratori e i cambiamenti tecnologici che influenzano il rapporto con gli altri e con se stessi. Riflettere sul tema delle identità e delle relazioni interetniche, oggi, non può prescindere da questi due temi. Come ci insegna Appadurai, «i media trasformano il campo della comunicazione di massa perché offrono nuove risorse e nuove discipline per la costruzione di soggetti e di mondi immaginati […] questa relazione mobile e imprevedibile tra

Nella rete delle identità

eventi mass-mediatici e pubblici migranti definisce il nucleo della relazione tra la globalizzazione e il moderno»2.

Se si assume la rete come osservatorio del mondo e si vogliono guardare le relazioni che in essa avvengono, si deve ricordare che ci si trova in uno stato di perenne interconnessione, abitando e vivendo in una realtà “aumentata” in cui alla – pur sempre presente e funzionale, per quanto limitata – logica dicotomica si affianca una logica “circolare e ricomposta” ove le differenze rientrano nell’unità per differenziarla al suo interno3. In questo senso, la rete opera come un dispositivo culturale in cui la narrazione di identità e alterità fluide riveste un ruolo centrale. Considerando l’uomo come Homo narrans, va chiarito come il nuovo luogo in cui narrare cambi o meno ciò che viene narrato e chi narra. In altri termini, è necessario comprendere se e in che modo la narrazione in uno spazio-tempo digitale del proprio vissuto e delle proprie relazioni, interetniche o meno, possa mutarne il contenuto e le relazioni stesse o se, forse, le “aumenti” semplicemente.

Se è vero che nelle società premoderne l’identità dei singoli dipende fortemente dal contesto sociale che la sostanzia e la plasma, altrettanto vero è che nelle società postmoderne l’individuo plasma e sostanzia la propria individualità sì sul contesto sociale ma operando forme di riflessività4 che

2 A. Appadurai, tradi. it. Modernità in polvere, op. cit. p. 16, 18.

3 Cfr. G. Boccia Artieri, Stati di connessione. Pubblici, cittadini e consumatori nella (Social) Network Society, Milano, FrancoAngeli, 2012.

4 Per il concetto di riflessività si veda A. Giddens, trad. it. Le conseguenze della modernità. Fiducia e rischio, sicurezza e pericolo Bologna, il Mulino, 1994.

non erano date nelle società premoderne. E le modalità riflessive si sono sviluppate proprio a partire dall’evoluzione mediale. È indubbio, infatti, che le rivoluzioni tecnologiche prodotte dall’uomo abbiano, giocoforza, provocato dei cambiamenti che si riversano nello stile di vita quotidiano. Come sostiene Giovanni Boccia Artieri, Facebook è quella cosa che vibra in tasca5, non solo un servizio di cui ci si serve ma qualcosa che si usa, più o meno consapevolmente, e che occupa gran parte del tempo, sia quando si è connessi che quando ci si muove, come dire, offline. Capita, infatti, sempre più spesso di sentire – in treno, per strada, a scuola – giovani e adulti parlare di qualcosa che è successo su Facebook e di come quello che accade nel mondo virtuale (si può ancora chiamare così?) abbia profonde ricadute su quello reale in cui agiamo e intratteniamo relazioni. Se è vero che l’uomo è un animale sociale, con la rivoluzione digitale la sua è una socialità “aumentata” in cui abita e vive allo stato “fluttuante’.

Nelle due realtà – tradizionalmente chiamate reali e virtuali – gli uomini si trovano a costruire i loro percorsi identitari. È bene chiarire ancora brevemente cosa si intenda per identità. Lunghi dibattiti interni alle discipline socio-antropologiche sulla questione hanno avuto come esito un cambiamento di prospettiva. Ormai è noto che le identità siano processi e non dati fissi e immutabili; frutto di negoziazioni e mediazioni. Si tratta di

5 Cfr. G. Boccia Artieri, Gli italiani su Facebook: vivere in modo consapevole il senso della propria posizione in rete, https://mediamondo.wordpress.com 28 settembre 2013; Id. Il senso di Facebook per gli italiani, http://www.agendadigitale.eu/ 19 novembre 2013 (ultima consultazione 20 aprile 2016).

Nella rete delle identità

un processo di ridefinizione perenne, sottoposto a mutamenti e trasformazioni che non dipendono esclusivamente dalle scelte di autodefinizione degli individui, ma dal dialogo, dalla negoziazione che i soggetti individuali e collettivi instaurano con coloro che li identificano. Si può affermare, perciò, che tutte le nostre identità siano il risultato dell’interazione di almeno quattro livelli: siamo come siamo, come ci rappresentiamo, come gli altri ci rappresentano e siamo come vorremmo essere6. È proprio dalle relazioni che intercorrono tra questi livelli che scaturisce l’identità di un individuo e/o di un gruppo. L’orizzonte di senso in cui si perimetrano le identità, dunque, è una rete di relazioni.

Come si può notare anche da una rapida ricognizione sui principali motori di ricerca, da alcuni anni la tematica “media e migrazione” attira interessi crescenti da parte di università e istituti di ricerca. Lo dimostrano le pubblicazioni, gli articoli e gli interventi a convegni sull’argomento in crescente aumento. La maggior parte di questi, però, sembra orientata allo studio della percezione pubblica dei migranti e del fenomeno migratorio, nella costruzione di una etero-identificazione, e meno rivolta verso l’uso attivo di media e social media in un processo di auto-identificazione.

Nel recente dibattito socio-antropologico sulle culture migranti, in particolare sulle trasformazioni dell’identità etnica cui vanno incontro i giovani di seconda generazione – (auto)etichettati, talvolta con la sigla 2G –

6 Cfr. A. Buttitta. Dei segni e dei miti. Un'introduzione all'antropologia simbolica , Palermo, Sellerio, 1996.

si evidenzia come la rete abbia un ruolo sempre più centrale rispetto ai media tradizionali, anche per quel che riguarda il processo di integrazione. Si può a ragione parlare di rinegoziazioni dell’identità etnica legata alla creazione di diari online. Se le pagine personali dei giovani, migranti o meno, possono essere paragonate al diario personale e alle lettere agli amici, esse possono anche essere considerate qualcosa di più: Lorenzo Domaneschi, infatti, le paragona alla camera da letto, spazio semi-privato in cui si gioca il passaggio alla vita adulta7.

Contemporaneamente, le pagine pubbliche e i gruppi possono essere considerati da un lato come riviste più o meno specializzate con un pubblico di lettori che scrive in redazione, dall’altro come estensione del bar o del circolo/associazione che si frequenta8.

La differenza fondamentale, però, tra il bar/circolo e la pagina-gruppo su Facebook sta nel fatto che i secondi sono multisituati nel tempo e nello spazio e consentono un’operazione di riflessività non-corporea aumentata rispetto a quella che avverrebbe offline. La non-corporeità consente di muoversi in uno spazio con maggiore leggerezza e disinvoltura. Consente di mettere in atto pratiche comunicative che, forse, non avverrebbero

7 L. Domaneschi, Stanze di vita virtuale. Consumi e identità culturale nelle narrazioni online dei figli dei migranti, in L. Leonini, P. Rebughini (eds), Legami di nuova generazione. Relazioni familiari e pratiche di consumo tra i giovani discendenti di migranti, Bologna, Il Mulino, 2010.

8 Così come il grado di impegno sociale e politico varia al variare dei luoghi fisici, anche online si assiste al mutamento dei discorsi a seconda del luogo in cui si realizzano.

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nell’offline. Nella rete si possono frequentare luoghi, manifestare idee e valori, comunicare esperienze in modi preclusi al di fuori di essa.

La relazione in questo contesto, dunque, è qualcosa di diverso rispetto a quello che avviene nella vita offline? Se si considera Facebook, ad esempio, non si può trascurare come il motto in home page sia «Facebook ti aiuta a connetterti e rimanere in contatto con le persone della tua vita». Cioè, il popolare social network si pone, da subito, come un’estensione del mondo reale in cui continuare i contatti e coltivare le relazioni come si farebbe nella “vita reale”. Ma c’è qualcosa di più. La non-corporeità, l’immaterialità della rete incrementano le relazioni, ossia le amplificano e le potenziano. Su Facebook, frequentemente, si dicono più cose di quelle che si direbbero a un amico al bar, per timore – forse – che qualcuno possa sentire, dimenticando, di fatto, che il pubblico potenzialmente raggiungibile in rete è pari all’intera popolazione connessa alla rete.

Se si rivolge l’attenzione alle cosiddette seconde generazioni nel tentativo di delineare un profilo dei consumi culturali non si può non notare come questi non siano tanto differenti tra loro, anche se, è bene sottolinearlo, il rapporto tra media, globalizzazione e identità è difficilmente schematizzabile in termini assoluti. Osservare il mondo delle relazioni interetniche attraverso le pratiche di consumo culturale digitale potrebbe aprire una finestra più ampia anche su tematiche contigue, quali l’amicizia e i rapporti di genere. Le narrazioni pubblico/private, individuali e collettive che si costruiscono sulle scelte e sui comportamenti di consumo del quotidiano fungono da specchio dello stato di accoglienza, integrazione o rifiuto reciproci in cui ci si ritrova.

In questo panorama rivestono un ruolo di primaria importanza la diffusione di siti di social networking e di gruppi e portali redazionali creati e animati da giovani italo-stranieri, e specificamente dedicati a tematiche inerenti le seconde generazioni e l’intercultura. Tali media meritano di essere esplorati come veri e propri terreni di ricerca che possono aiutare a comprendere meglio i percorsi di costruzione identitaria attraverso processi di auto-rappresentazione.

All’interno dei blog pensati per presentare la propria storia agli altri sono presenti riflessioni mature sulla questione dell’identità ma anche racconti che ne svelano il lungo e travagliato percorso. Spesso i blog sono presenti anche sui social network e condividono i propri contenuti su più piattaforme, sfruttando tutti i meccanismi propri della rete.

III.2 Lo specchio di Narciso. Appunti su narrazione,