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Agatha Christie, la regina del giallo ad enigma

I romanzi e i racconti giall

3.6 Agatha Christie, la regina del giallo ad enigma

Agatha Christie (1890-1976) è una delle scrittrici più famose per quanto riguarda questo genere. Nei suoi gialli possiamo notare che non sono mai presenti scene di violenza, il crimine anche il più efferato avviene in un’ atmosfera di calma e tranquillità, la trama è ambientata, di solito, all’interno del mondo della media borghesia inglese un mondo che la scrittrice conosce molto bene.

Agatha Christie, nei suoi romanzi, non ricorre mai all’uso di mezzi di carattere scientifico come macchine potentissime messe a disposizione della moderna tecnologia che potrebbero, da un lato, aiutare la polizia, e dall’altro rendere la vita difficile ai criminali. I suoi detective sono interessati alla “natura umana” dei personaggi che si basa sulla sua psicologia, sull’osservazione attenta delle loro

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espressioni e del loro comportamento. Infatti, siamo lontani dal romanzo poliziesco di tipo scientifico quale quello di Edgar Allan Poe o di Conan Doyle49. In quest’ottica, dobbiamo leggere due capolavori della scrittrice inglese: Dieci

piccoli indiani e Assassinio sull’Orient Express.

Dieci piccoli indiani (1936) è considerato il capolavoro della Christie; romanzo è

ambientato in un isola dove piano piano moriranno tutti i e dieci i protagonisti, non vi è nessuna via di fuga, e non compare nessun detective che prenda in mano la situazione.

Il colpevole deve essere anche egli sull’isola, proprio da questa semplice osservazione incomincia la “gara” tra il lettore e l’autrice, come già detto in precedenza, per scoprire il criminale.

Tutti i personaggi vengono isolati, sorvegliati e condannati dal momento che arrivano sull’isola e le loro colpe vengono rese pubbliche al lettore, nel corso della narrazione, e poi punite.

Tra i protagonisti vi è un ex poliziotto di nome Blore, ma che non ha la solita funzione di investigatore privato, in quanto anche lui si trasforma in una vittima. Blore è stato chiamato sull’isola per “indagare”:

‹‹… Ho qui le mie credenziali e potete controllarle. Sono un ex ispettore di polizia. Dirigo un’agenzia di investigazioni, a Plymounth. Sono qui in servizio.››

‹‹Chiamato da chi?›› domandò il giudice Wargrave.

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‹‹Da quel tale Owen… Dovevo unirmi agli invitati, fingendomi uno di loro. Avevo i nomi di tutti. Dovevo sorvegliarli.››50

“I dieci piccoli indiani,” quindi, sono intrappolati come dei detenuti in una prigione in cui si è visti dal boia senza poterlo vedere. Si sospettano a vicenda, ma non riescono ad individuare colui che commette gli omicidi, e, il tutto è regolato da una filastrocca che scandisce la morte della prossima vittima.

U. N. Owen è il boia; è colui che invita tutti i protagonisti sull’isola; il suo nome è simile a unknown, vale a dire “sconosciuto”. Il suo potere è illimitato e si concretizza sui dieci personaggi. U.N. Owen, lo scopriremo solo alla fine, non è altro che il giudice Wargrave, in quanto è portatore della legge sulla “terraferma” e perché è abituato a comandare.

Bisogna notare che la scelta del suo cognome non è casuale, infatti Wargrave significa “guerra-tomba,” in quanto incarna il potere e impersonifica la legge. Ѐ stato lui a portare i colpevoli sull’isola, a reclutarli ad uno ad uno e a renderne pubbliche le colpe.51

Il piano del giudice avrà successo, in quanto nessuno sopravviverà sull’isola e lo stesso giudice si suicida.

Prima di suicidarsi, il giudice lascia un testamento dentro ad una bottiglia, il cui scopo è quello di svelare il mistero e scrive:

Provo sempre un piacere sadico nel vedere e nel causare la morte… Fin dall’infanzia, ho provato la voluttà di uccidere. Al tempo

50 Agatha Christie, Dieci piccoli indiani, Mondadori, Milano, 2011, p. 38.

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stesso, era vivo in me un elemento contrastante: un forte senso di giustizia.52

La bottiglia, a cui viene affidato il messaggio, ha il compito di ristabilire l’ordine violato da Wargrave, infatti il messaggio è indirizzato a Scotland Yard e, per una strana coincidenza del destino, finisce nelle mani di un commissario il cui nome è Sir Thomas Legge, e in qualche modo l’ordine è ristabilito.

Assassinio sull’Orient Express (1934) in questo romanzo troviamo l’investigatore

belga Hercule Poirot, creato dalla penna della Christie, a indagare su un omicidio avvenuto su questo famoso treno che collega l’Occidente all’Oriente e viceversa. Poirot, come vedremo, non utilizza nessun tipo di aiuto scientifico, come invece fa Sherlock Holmes, questo proprio per volere dell’autrice che vuole distinguere i due detective.53

Infatti, il treno si ferma bloccato dalla neve tra Vinkovci e Brod, in Jugoslavia, nel vagone letto Istanbul-Calais viene ucciso con dodici pugnalate il milionario americano Samuel Eduard Ratchett.

Le ferite presentate dal cadavere sono diverse le une dalle altre, alcune profonde altre molto lievi, alcune inferte con la mano destra altre con la sinistra.; Poirot si rende subito conto di trovarsi davanti ad un omicidio commesso da più persone .Grazie ad un pezzetto di carta scopre la vera identità della vittima, Cassetti (nella revisione cautelativa della traduzione italiana del 1935, tempo fascista, ribattezzato anonimamente ‹‹un certo O’Hara››), legato al caso Armstrong (rapimento e assassinio di una bambina americana con le conseguenze di altri

52 Agatha Christie, Dieci piccoli indiani, cit., p. 166. 53 Emma Ercoli, Agatha Christie, cit., p. 20.

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morti per malori, disperazione e suicidio per l’impotenza della giustizia ufficiale a colpire il riconosciuto colpevole).

Poirot incomincia a sospettare dei dodici passeggeri presenti nella vagone letto, cerca o meglio di indovinare la realtà dei fatti, in quanto “una persona che ha mentito, nove volte su dieci, colta di sorpresa, questa confesserà,”54infatti riuscirà a collegare tutte le persone presenti nel treno al caso Armstrong.

Poirot sospettando di tutti gli altri passeggeri è come se iniziasse una sorta di partita a dama, come sottolinea Oreste del Buono, curatore dell’edizione

Assassinio sull’Orient Express per la casa editrice Mondadori. In quanto non si

tratta di capire che l’assassino in realtà sono dodici e che tutte le loro mosse come i loro alibi sono confermati gli uni dagli altri. Ma, la partita a dama è giocata fuori dal libro tra l’autrice che cerca di ritardare la verità e il lettore che lotta per arrivare primo. Nella partita giocata nel libro l’investigatore, che lotta per arrivare alla soluzione del caso vince, nella partita giocata fuori dal libro a vincere è l’autrice ed è proprio per questo che è un giallo ben riuscito. 55

L’investigatore, alla fine, pur avendo smascherato il piano dei dodici passeggeri decide di non consegnarli alla polizia e di “inventare” un colpevole che dopo l’omicidio riesce a fuggire.

54 Emma Ercoli, Agatha Christie, cit., p. 20.

55 Cfr. Postfazione di Oreste del Buono in Agatha Christie, Assassinio sull’Orient Express, Mondadori, Milano, 2011, p. 215.

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