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AGRICOLTURA E ZOOTECNIA

Nel documento Consuntivo 2015 (.pdf) (pagine 67-75)

Le condizioni climatiche. Secondo le rilevazioni dell’Agenzia regionale prevenzione e ambiente, l’annata agraria 2014-2015 è stata caratterizzata da un inverno sostanzialmente mite, in particolare gennaio. Il contenuto idrico dei terreni è apparso più che sufficiente fino a maggio, per poi calare nel bimestre successivo, con luglio caratterizzato da siccità e temperature straordinariamente elevate, rese più opprimenti dall’elevato tasso di umidità. In agosto le temperature si riportano su valori prossimi alla norma, mentre le piogge delle prime tre settimane consentono di riportare l’umidità dei terreni su livelli prossimi ai valori del periodo. Settembre è caratterizzato da sbalzi di temperatura (sino a 38 gradi in Romagna) e da precipitazioni non uniformi.

Non sono mancati gli eventi estremi rappresentati dalla tromba d’aria in maggio, che colpisce le valli di Comacchio, e dall’alluvione nel piacentino di settembre. Sempre nello stesso mese si abbattono violentissime e diffuse grandinate dal parmense al ferrarese, con eventi particolarmente intensi e persistenti in vaste aree della bassa modenese. Ottobre fa registrare temperature e precipitazioni quasi nella norma, con un’umidità dei terreni anch’essa prossima alla norma, con valori moderatamente superiori in Romagna e nel ferrarese.

Il risultato economico comunitario. Come evidenziato nel Rapporto dell’Osservatorio Agroalimentare, nel 2015 i redditi agricoli dell’Unione Europea (misurati come valore aggiunto al costo dei fattori dell’attività agricola per unità di lavoro annuali) diminuiscono del 4,3 per cento rispetto al 2014, accentuando la tendenza degli anni precedenti, che vede, tra il 2014 e il 2013, una riduzione dell’1,7 per cento e, tra il 2013 e il 2012, un calo dell’1,3 per cento. I Paesi Membri in aumento sono tredici, tra cui l’Italia, mentre quindici subiscono una contrazione, sebbene in misura molto diversa. Le variazioni positive più rilevanti riguardano Croazia (+21,5 per cento), Lettonia (+14,3), Grecia (+12,1), Francia (+8,8) e Italia (+8,7), che recupera parzialmente la flessione dell’11 per cento accusata nel 2014. Le diminuzioni più pronunciate sono a carico di Germania (-37,6 per cento), Polonia 23,8), Lussemburgo 20,0), Danimarca 19,7), Regno Unito 19,3) e Romania (-19,2).

La diminuzione dei redditi agricoli dell’Unione Europea è il risultato di una flessione in termini reali del 6,0 per cento, a fronte del più contenuto calo degli occupati (-1,8 per cento). Il valore della produzione agricola si riduce in termini nominali del 2,5 per cento e quasi dello stesso tenore è la diminuzione dei consumi intermedi (-2,4 per cento). Il riflusso del valore della produzione è il risultato congiunto della flessione della produzione animale (-5,9 per cento) e di un leggero calo di quella vegetale (-0,3). La diminuzione della produzione animale è dovuta principalmente al calo della produzione lattifera (-14,9 per cento) e suinicola (-8,9), solo in parte compensato dall’incremento della produzione di bovini (4,3 per cento), ovi-caprini (3,2), uova (2,1) e avicoli (1,1). Il moderato calo in valore della produzione vegetale è la sintesi delle rilevanti diminuzioni del valore delle produzioni di barbabietola da zucchero (-26 per cento) e mais (-24,5), oltre ai più sfumati cali di foraggio (-7,6), semi oleosi e oleaginose (-5,3), orzo (-1,8) e grano e farro (-0,6), e degli incrementi di olio di oliva (13,3 per cento), ortaggi freschi (12,1), frutta (7,3) e vino (2,5). La forte riduzione nella produzione di barbabietola da zucchero e di mais è dovuta principalmente alla siccità che ha colpito alcuni Paesi dell’Unione Europea nel corso dell’estate.

Nel 2015 i consumi intermedi dei mezzi tecnici impiegati in agricoltura diminuiscono del 2,4 per cento, e, in particolare, calano soprattutto energia e lubrificanti (-10,1 per cento) e in modo più contenuto i mangimi (-3,7), che riflettono parzialmente la diminuzione dei prezzi di alcuni cereali.

Il risultato economico italiano. Nel corso del 2014 l’Istat ha rivisto in modo completo il sistema di contabilità nazionale e nel 2015 ha completato le revisioni dei conti economici dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, ricostruendo anche la serie storica dal 1980 al 2014.

Le stime provvisorie del 2015 dell’Istat aventi come oggetto l’andamento dei principali aggregati economici della branca agricoltura, silvicoltura e pesca hanno mostrato un netto recupero rispetto

Tavola 4.1 – Produzione lorda vendibile dell’Emilia-Romagna. 2015. Prezzi correnti. (a)(b)

Produzioni in migliaia di tonn. Prezzi in euro al quintale P.L.V. in milioni di euro

Var. Var. Var.

Produzioni vegetali e zootecniche 2014 2015 % 2014 2015 % 2014 2015 %

CEREALI 490,39 481,81 -1,8

Di cui: Frumento tenero (*) 789,9 782,3 -1,0 20,90 20,20 -3,3 165,08 158,02 -4,3

Frumento duro (*) 219,7 357,8 62,8 34,00 28,50 -16,2 74,70 101,97 36,5

Di cui: Patate 255,4 192,2 24,8 13,50 28,00 107,4 34,49 53,81 56,0

Fagioli freschi 32,4 25,9 19,9 30,00 35,00 16,7 9,72 9,08 -6,6

Di cui: Barbabietola da zucchero 2.050,6 1.268,4 -38,1 3,95 3,72 -5,8 81,00 47,18 -41,7

Soia (*) 100,0 100,6 0,6 33,00 34,50 4,5 33,00 34,70 5,2

FORAGGI (in f ieno) 619,9 492,4 -20,6 12,40 9,75 -21,4 76,87 48,01 -37,5

TOTALE COLTIVAZIONI ERBACEE 1.187,35 1.214,82 2,3

ARBOREE 592,00 685,86 15,9

Di cui: Mele 165,7 152,1 -8,2 30,00 40,00 33,3 49,71 60,85 22,4

Pere 471,5 524,2 11,2 47,00 58,00 23,4 221,61 304,03 37,2

Di cui: Carni bovine (peso vivo) 85,2 84,4 -0,9 201,30 201,35 0,0 171,45 169,89 -0,9

Carni suine (peso vivo) 225,2 226,6 0,6 147,30 135,90 -7,7 331,76 307,91 -7,2

(a) Dati provvisori (b) Variazioni percentuali eseguite su valori non arrotondati. (*) produzioni quantitative al netto della produzione sementiera. (1) Prodotto senza baccello.

Fonte: Regione Emilia-Romagna. Direzione generale Agricoltura, caccia e pesca.

alla riduzione dell’anno precedente, con un aumento dell’1,5 per cento del valore della produzione, che ha raggiunto circa 57,7 miliardi di euro a prezzi correnti. La crescita del valore aggiunto è apparsa più elevata (+5,6 per cento), riflettendo, in particolare, la flessione dei costi intermedi (-3,6 per cento), sospinti al ribasso dai pronunciati cali dei costi energetici (-8,0 per cento) e dei mangimi, assieme alle spese varie per il bestiame (-5,8 per cento). Anche nel 2015 è confermata la dinamica positiva delle attività di supporto e secondarie, con incrementi pari rispettivamente allo 0,6 e 1 per cento, quest’ultimo aumento è da ricondurre principalmente alla crescita degli agriturismi.

Se si restringe l’analisi alle produzioni vegetali e animali, caccia e servizi connessi, si ha una crescita del valore della produzione a prezzi correnti dell’1,5 per cento, che ha parzialmente recuperato sulla flessione del 5,0 per cento patita nel 2014. Rispetto al valore medio del quinquennio 2010-2014 si ha una crescita percentuale del 2,8 per cento, che colloca il 2015 tra le annate meglio intonate. In termini di valore aggiunto si ha un incremento del 5,7 per cento, che sale al 7,1 per cento nei confronti del valore medio del quinquennio 2010-2014, a ulteriore conferma del buon esito dell’annata agraria 2014-2015. Anche per le produzioni vegetali e animali, caccia e servizi connessi l’aumento del valore aggiunto è stato favorito dal riflusso dei costi intermedi apparsi in diminuzione del 3,5 per cento. Anche sotto l’aspetto quantitativo ci sono stati progressi, non solo nei confronti del 2014 (+2,0 per cento), ma anche rispetto al valore medio del quinquennio 2010-2014 (+0,3 per cento).

Il risultato economico emiliano-romagnolo. Il valore della produzione. Secondo le stime della Regione Emilia-Romagna – Direzione generale agricoltura, caccia e pesca, nel 2015 il valore della produzione lorda vendibile agricola ammonta a circa 4 miliardi e 162 milioni di euro, con una crescita, a valori correnti, dell’1,9 per cento rispetto al 2014, che corrisponde a un aumento complessivo, in termini monetari, di quasi 80 milioni di euro. A trainare l’incremento sono le produzioni vegetali (+5,6 per cento), riassumendo il moderato aumento delle coltivazioni erbacee (+2,3 per cento) e la più pronunciata crescita di quelle arboree (+9,7 per cento). Segno negativo invece per le produzioni zootecniche (-2,2 per cento), a causa, in particolare, delle rilevanti flessioni di carni suine (-7,2 per cento) e uova (-7,8).

Il valore aggiunto. Le rilevazioni Istat confermano la tendenza moderatamente positiva rilevata dall’Assessorato regionale all’agricoltura. In termini di valore aggiunto ai prezzi di base delle produzioni vegetali e animali, caccia e servizi connessi, c’è una crescita a valori correnti dello 0,8 per cento, che sale al 4,0 per cento se il confronto è eseguito sul valore medio del quinquennio 2010-2014. In linea con l’andamento nazionale, l’aumento del valore aggiunto è favorito dalla flessione dei consumi intermedi (-6,3 per cento), anche in questo caso trainata dal sensibile riflusso dei costi energetici (-8,2 per cento) e dei mangimi, assieme alle spese varie per il bestiame (-6,0).

Il moderato aumento a prezzi correnti del valore aggiunto è maturato in uno scenario produttivo leggermente negativo. Secondo le rilevazioni dell’Istat, la produzione dei prodotti vegetali e animali, caccia e servizi connessi dell’Emilia-Romagna diminuisce in termini reali dello 0,8 per cento e dell’1,0 per cento come valore aggiunto. E’ pertanto la riduzione dei prezzi impliciti dei consumi intermedi (-5,8 per cento) a sostenere la crescita del valore aggiunto.

L’andamento delle quotazioni. Per quanto concerne le produzioni vegetali, i prezzi spuntati dai produttori appaiono prevalentemente in crescita. Tra i cereali, ai prezzi cedenti di frumento tenero (-3,3 per cento), frumento duro (-16,2) e orzo (-2,8), si contrappongono gli aumenti di mais (+8,9 per cento), riso (+2,2) e sorgo (+7,7 per cento). Come si può evincere dalla tavola 4.3, tra le orticole, forti aumenti interessano patate, aglio, cipolle, cocomeri e fragole, mentre i cali sono circoscritti a meloni e zucche e zucchine. I foraggi fanno registrare una nuova caduta delle quotazioni, dopo quella rilevata nel 2014. Nelle piante industriali, la barbabietola da zucchero vive una fase negativa (-5,8 per cento), mentre maggiori soddisfazioni vengono da soia e girasole. In ambito frutticolo gli aumenti sono generalizzati. Quelli più consistenti interessano albicocche e susine, in ripresa dopo il deludente mercato dell’anno precedente. I cali sono circoscritti a loti e ciliegie. Nelle produzioni zootecniche la riduzione del 2,2 per cento del valore della produzione lorda vendibile trae origine

dalla maggioranza degli allevamenti, con prezzi cedenti soprattutto per carni suine e uova e, in misura più contenuta, per pollame e conigli. Carni bovine e ovi-caprine sono rimaste sostanzialmente stabili, mentre cresce moderatamente il prezzo del latte vaccino.

Le rilevazioni Istat nazionali sui prezzi dei prodotti venduti dagli agricoltori registrano un calo medio dello 0,5 per cento rispetto al 2014, sintesi dell’aumento del 2,6 per cento delle produzioni vegetali e della riduzione del 4,7 per cento di allevamenti e prodotti animali. Emerge una tendenza che rispecchia nella sostanza quanto emerso dalle rilevazioni della Regione. La crescita delle produzioni vegetali è trainata da frumento (+2,1 per cento), ortaggi e prodotti orticoli (+7,1 per cento), frutta (+2,5 per cento) e olio d’oliva (+32,3 per cento). Tale forte incremento trae origine dalla crisi produttiva avvenuta in Puglia, la maggiore produttrice di olio extravergine italiano, che diminuendo drasticamente la produzione ha determinato un forte aumento dei prezzi. Il calo dei prodotti zootecnici riguarda tutte le specie e prodotti, in particolare suini (-8,1 per cento) e prodotti animali (-6,4 per cento).

Il Parmigiano-Reggiano, formaggio tipico dell’Emilia-Romagna a denominazione di origine protetta (Dop), nel 2015 fa registrare nelle quattro province emiliane di produzione di Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna e in quella lombarda di Mantova una produzione pari a 3.302.653 forme, con una crescita assai moderata rispetto all’anno precedente (+0,1 per cento). Se restringiamo il campo di osservazione alle sole province emiliano-romagnole si ha un aumento superiore (+0,7 per cento), che sale al 2,6 per cento se si estende il confronto alla produzione media del quinquennio 2010-2014.

La crescita produttiva del comprensorio è determinata dalle zone di pianura e collina (+0,3 per cento), a fronte del leggero calo di quelle montane (-0,2 per cento).

Il leggero aumento produttivo comprensoriale matura in uno scenario di alleggerimento delle giacenze di magazzino, che appaiono in calo del 4,5 per cento rispetto all’analogo periodo del 2014.

Se si considerano le sole scorte di Parmigiano Reggiano di stagionatura superiore ai 18 mesi, si ha un calo tendenziale dell'8,6 per cento. La riduzione delle giacenze di magazzino è consentita dalla buona intonazione delle vendite. Nei punti vendita della sola distribuzione moderna, tra fine 2014 e il 29 novembre 2015, si registra un aumento in volume del 3,1 per cento. Nell'anno terminante il 29 novembre 2015 l'incremento tendenziale è del 3,9 per cento. Il segmento che in termini relativi evidenzia la crescita più consistente è quello del grattugiato e dei formati a più elevato contenuto di servizio.

Sotto l’aspetto mercantile, emerge una situazione meno intonata. Secondo le rilevazioni della Borsa merci di Modena, il prodotto stagionato di minimo 12 mesi e oltre nel 2015 accusa un calo medio del 7,0 per cento rispetto al 2014. Per quello di stagionatura minima di 18 mesi e oltre, la diminuzione sale al 7,8 per cento e praticamente dello stesso tenore è la flessione delle forme di stagionatura minima e oltre di 24 mesi (-7,5 per cento). Il prodotto più pregiato, con un minimo di stagionatura di 30 mesi ha mediamente spuntato 10,49 euro, con una diminuzione del 6,5 per cento.

Occorre tuttavia evidenziare che negli ultimi mesi del 2015, i prezzi hanno ripreso a crescere, specie per quanto concerne il formaggio di più contenuta stagionatura.

E’ proseguito il processo di riduzione del numero di caseifici passati in Emilia-Romagna da 338 a 330. Nel 2000 se ne contavano 534, nel 1990 erano 786. Nel comprensorio la consistenza scende da 363 a 354.

Il Grana Padano in Emilia-Romagna è prodotto nella sola provincia di Piacenza e anche in questo caso è in atto una riduzione tendenziale della consistenza dei caseifici. A fine 2015 quelli attivi sono 21, gli stessi di un anno prima. A fine 2000 erano 33, per scendere, dieci anni dopo, a 24.

Nel 2015 la produzione ammonta a 534.306 forme, con una diminuzione dell’1,8 per cento rispetto al 2014 e dell’1,5 per cento nei confronti del quinquennio 2010-2014. La produzione nazionale diminuisce più lentamente rispetto al 2014 (-0,8 per cento), ma aumenta del 3,8 per cento nei confronti della media del quinquennio 2010-2014.

I prezzi ricalcano la tendenza al ridimensionamento osservata per il Parmigiano-Reggiano. Secondo i dati della Borsa merci di Mantova, nel 2015 il prezzo medio minimo del prodotto di stagionatura di dieci mesi diminuisce del 4,5 per cento rispetto al 2014. Per quello massimo il calo è del 6,1 per cento.

La meccanizzazione agricola. Prosegue il lento declino del parco meccanico. Secondo i dati raccolti dall’Ufficio utenti motori agricoli (U.m.a) della Regione Emilia-Romagna, a fine 2015 le macchine, motori e rimorchi ammontano a 341.858 unità, per una potenza complessiva di poco più di 11 milioni di chilovattori. Rispetto al 2014 c’è una diminuzione dell’1,2 per cento del parco meccanico, che consolida la tendenza regressiva in atto dal 2000, dopo la parentesi di crescita, assai moderata, rilevata nel 2011. Nel 2000 il parco meccanico si articolava su poco meno di 424.000 tra macchine e motori. A fine 1993 si superavano le 470.000 unità. La nuova riduzione della consistenza del parco meccanico è da collegare al costante calo delle imprese agricole e degli addetti, che non si è tuttavia riflesso sulla consistenza degli utenti attivi, che aumentano dai 49.293 del 2014 ai 51.022 del 2015 (+3,5 per cento). Nonostante la crescita, il numero degli utenti riflette la riduzione dell’occupazione agricola. Nel 2001 ammontavano a 68.945.

Le macchine più diffuse, quali le trattrici – rappresentano circa la metà del parco meccanico - sono in calo, passando dalle 173.082 di fine 2014 alle 171.604 di fine 2015 (-0,9 per cento). Nel 2000 se ne contavano 197.705.

Per quanto concerne il nuovo di fabbrica, nel 2015 c’è una flessione del 18,8 per cento rispetto all’anno precedente, che matura in uno scenario di ripresa degli investimenti fissi lordi dell’economia regionale, come emerso dallo scenario di Prometeia, e di crescita del credito agrario, le cui erogazioni, riferite agli investimenti finalizzati all’acquisto di macchine, attrezzature, mezzi di trasporto e prodotti vari rurali, aumentano dell’11,9 per cento rispetto al 2014.

Se guardiamo alle macchine più diffuse, cioè le trattrici - rappresentano quasi la metà delle macchine agricole acquistate nuove di fabbrica – emerge un andamento ancora più negativo di quello generale, con le immatricolazioni che scendono da 1.418 a 1.114 unità (-21,4 per cento), record negativo degli ultimi vent’anni. La caduta delle immatricolazioni appare in contro tendenza rispetto all’aumento dei prestiti concessi dalle banche, ma occorre precisare che i dati del credito riguardano anche prodotti vari rurali, oltre ad attrezzature che molto probabilmente non sono oggetto d’iscrizione presso l’Uma. Occorre insomma cautela nell’analisi dei dati, ma rimane tuttavia un andamento che appare in contro tendenza con la ripresa degli investimenti certificata da Prometeia.

Tavola 4.2– Consistenza delle macchine e motori agricoli dell’Emilia-Romagna. Situazione al 31 dicembre del periodo 2011- 2015.

2011 2012 2013 2014 2015

Generi macchina N. Kw N. Kw N. Kw N. Kw N. Kw

Trattrici 177.741 8.775.050,5 173.314 8.587.697,3 174.318 8.773.569,3 173.082 8.791.402,8 171.604 8.756.110,3

Derivate 500 9.187,1 483 9.055,1 462 8.747,3 446 8.491,9 437 8.315,1

Mietitrebbiatrici e autotrabbiatrici 3.963 486.753,7 3.756 460.605,6 3.834 484.186,3 3.825 488.029,8 3.795 489.910,2

Motoagricole 1.750 25.594,1 1.687 24.717,3 1.606 23.722,7 1.562 23.020,4 1.527 22.583,4

Motocoltivatori 20.067 168.101,5 19.241 161.355,7 17.919 150.351,3 17.152 143.704,3 16.576 138.924,4

Motozappatrici 3.954 18.279,4 3.759 17.343,2 3.537 16.369,6 3.342 15.419,0 3.216 14.852,0

Moto falciatrici 26.599 206.270,4 25.578 198.654,0 24.017 186.896,3 22.716 0,0 22.108 172.866,5

Altre macchine 46.497 1.242.654,9 45.529 1.232.290,2 46.236 1.295.015,0 46.333 870.630,3 46.079 1.337.022,6 Totale m acchine e motori 281.071 10.931.891,6 273.347 10.691.718,4 271.929 10.938.857,8 268.657 10.343.595,7 265.342 10.940.584,5

Apparecchi s enza motore 5.556 68.159,4 5.474 73.891,1 5.557 92.561,0 5.530 100.991,4 5.473 104.638,8

Carrelli portatrattrici 61 - 63 - 58 - 56 - 58

-Rimorchi e affini 73.317 - 71.882 - 72.245 - 71.674 - 70.985

-Totale generale 360.005 - 350.766 - 349.789 - 345.917 - 341.858

-Fonte: elaborazione Centro studi e monitoraggio dell’economia e statistica Unioncamere Emilia-Romagna su dati Uma Emilia-Romagna.

Alla riduzione del parco meccanico si associa il calo del 3,7 per cento delle assegnazioni di carburante, che può essere collegato alla nuova riduzione del parco meccanico. La grande maggioranza delle assegnazioni è costituita da gasolio, che diminuisce del 2,8 per cento rispetto al 2014. Il resto del carburante assegnato è costituito da benzina e gasolio destinato alle serre per la floricoltura. La prima cala del 16,5 per cento, il secondo del 16,6 per cento.

Il commercio estero. In uno scenario di rallentamento del ritmo di crescita del commercio internazionale di merci e servizi (secondo il Fmi +2,8 per cento nel 2015 contro +3,5 per cento del 2014), le esportazioni di prodotti agricoli, animali e della caccia dell’Emilia-Romagna, pari a circa 840 milioni e 218 mila euro, aumentano del 4,6 per cento, in contro tendenza rispetto al deludente andamento del 2014 (-1,8 per cento). L’Europa è il principale mercato di sbocco, con una quota dell’85,7 per cento, (79,0 per cento nell’Unione europea), davanti ad Asia (8,0 per cento) e America (4,0 per cento).

Il principale cliente, la Germania (quota del 29,8 per cento) ha ripreso gli acquisti (+4,7 per cento), recuperando parte della flessione del 6,4 per cento accusata nel 2014. Stessa sorte per la Francia (secondo cliente con un’incidenza del 7,5 per cento), il cui import aumenta del 5,8 per cento, recuperando totalmente sulla diminuzione del 2,5 per cento del 2014.

Da evidenziare la forte crescita degli Stati Uniti (+116,3 per cento) e il “crollo” della Russia, che complice le sanzioni, diminuisce gli acquisti del 76,3 per cento, quasi azzerando la propria quota di mercato rispetto al 2,2 per cento di due anni prima. Tra i mercati “minori” si segnalano i decisi incrementi di Romania (+53,7 per cento), Ungheria (+61,4 per cento) e Bulgaria (+75,4 per cento).

L’occupazione. Secondo le rilevazioni Istat sulle forze di lavoro, nel 2015 l’occupazione del settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca è in aumento dell’1,5 per cento rispetto all’anno precedente (+3,8 per cento in Italia), consolidando la crescita dello 0,4 per cento rilevata nel 2014. L’incidenza sul totale dell’occupazione si attesta al 3,4 per cento, la stessa registrata nel 2014. Nel 2008, ultimo anno con il quale è possibile fare un confronto omogeneo, dopo la revisione delle serie dovuta all’adozione della nuova codifica delle attività Ateco-2007, si aveva una percentuale pari al 3,8 per cento. Nonostante il recupero, la consistenza degli occupati appare inferiore di circa 8.000 unità rispetto a otto anni prima. Tale perdita è in linea con l’andamento nazionale, i cui occupati, tra il 2008 e il 2015, diminuiscono da circa 854.000 a circa 843.000 unità.

Per quanto concerne la posizione professionale, sono gli occupati alle dipendenze a crescere (+4,9 per cento), a fronte della diminuzione dell’1,0 per cento degli occupati autonomi.

L’occupazione indipendente dell’agricoltura, silvicoltura e pesca incide per il 56,1 per cento del totale dell’occupazione emiliano-romagnola, a fronte della media generale del 23,7 per cento. Nel 2008 gli autonomi pesavano per il 70,1 per cento. In termini assoluti mancano all’appello, tra il 2008 e il 2015, circa 15.000 indipendenti. Le cause di tale andamento, comune a quanto avvenuto in Italia, sono per lo più rappresentate dalla mancata sostituzione di chi abbandona l’attività, vuoi per raggiunti limiti di età, vuoi per motivi economici, e dal processo di razionalizzazione che vede sempre meno aziende, ma più ampie sotto l’aspetto della superficie utilizzata, come emerso dall’ultimo Censimento agricolo del 2010.

Sotto l’aspetto del genere, l’occupazione maschile aumenta del 10,6 per cento, a fronte della flessione del 15,9 per cento di quella femminile. Gli addetti autonomi maschili mostrano una maggiore tenuta (+0,9 per cento), rispetto alle donne (-6,6 per cento).

La compagine imprenditoriale. E’ continuata la pluriennale fase calante della consistenza delle imprese. A fine 2015 nel settore delle “Coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, caccia e servizi connessi” quelle attive ammontano a 57.236 rispetto alle 57.987 dell’anno precedente e 67.669 di fine 2009. Nei confronti del 2014 c’è una variazione negativa dell’1,3 per cento (-1,0 per cento in Italia), che sale al 15,4 per cento rispetto al 2009. Sulle cause del nuovo ridimensionamento vale quanto descritto nel paragrafo dedicato all’occupazione. C’è semmai da annotare che il processo di razionalizzazione e concentrazione delle imprese in atto ha avuto come effetto il rafforzamento delle imprese più competitive, in grado di adeguarsi ai cambiamenti in atto

nelle politiche agrarie e alle mutate esigenze del consumo, e la fuoriuscita di quelle inefficienti e fuori mercato, che restano in agricoltura solo per la mancanza di fonti di reddito alternative o per motivazioni che poco hanno a che fare con l’attività d’impresa (ragioni residenziali, hobbistiche, ecc.).

Il flusso d’iscrizioni e cessazioni registrato nel 2015 appare passivo, al netto delle cancellazioni d’ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale, per 875 imprese, tuttavia in alleggerimento rispetto al saldo negativo di 1.710 rilevato nel 2014.

La presenza femminile ha un peso importante, con quasi 13.000 imprese attive, equivalenti al 22,6 per cento del totale, in misura superiore alla quota generale del 20,7 per cento. Anche le imprese femminili risentono della tendenza al ridimensionamento delle attività agricole. Dalle 15.389 imprese attive di fine 2009 si è progressivamente approdati alle 12.929 di fine 2015.

La presenza femminile nelle imprese è prevalentemente esclusiva, con una quota del 93,9 per cento sul totale delle imprese, più elevata della media generale dell’82,1 per cento. Le cariche di titolare sono 11.641 equivalenti al 51,8 per cento del totale, in misura largamente superiore alla media generale del 20,6 per cento.

La presenza straniera è assai limitata. Con tutta probabilità, mancano tra gli immigrati le necessarie competenze per condurre un’azienda agricola, senza tralasciare l’aspetto economico, poiché l’acquisto di aziende o terreni comporta oneri non facilmente sopportabili da persone, che spesso emigrano per bisogno di lavorare e quindi sostanzialmente povere. Le imprese straniere attive del settore delle “coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, ecc.” ammontano ad appena

La presenza straniera è assai limitata. Con tutta probabilità, mancano tra gli immigrati le necessarie competenze per condurre un’azienda agricola, senza tralasciare l’aspetto economico, poiché l’acquisto di aziende o terreni comporta oneri non facilmente sopportabili da persone, che spesso emigrano per bisogno di lavorare e quindi sostanzialmente povere. Le imprese straniere attive del settore delle “coltivazioni agricole e produzione di prodotti animali, ecc.” ammontano ad appena

Nel documento Consuntivo 2015 (.pdf) (pagine 67-75)