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Quelques conditions d’un nouveau mode de vie dans les pays socialistes

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— allargare il comitato di sviluppo all’intero livello provinciale; prevedere eventualmente delle sezioni in altre parti della provincia;

— operare a tutti i livelli con gli elementi più progressisti; rendersi conto che non si può lavorare con tutte le persone e con tutti i gruppi sociali; ren­ dersi conto che ogni sviluppo, ogni cambiamento sociale suscita inevitabil­ mente delle opposizioni; definire l’azione e la condotta in rapporto a degli imperativi morali piuttosto che in rapporto a conformismi sociali schiaccianti, e conservatori di una realtà che deve necessariamente cambiare.

Compiti interni

La messa in atto di un programma di sviluppo comunitario esige che un certo numero di compiti siano realizzati in seno all’organismo stesso di sviluppo e questo sotto l’impulso dei suoi dirigenti a livello più ele­ vato. Mi azzardo a trattare questo soggetto pensando che la mia mis­ sione non potrebbe limitarsi a raccomandazioni di carattere prettamente regionale e che deve risolutamente considerare tutti i fattori che pos­ sono influenzare l’azione (che siano di ordine locale, provinciale o nazionale, interni o esterni).

Io distinguerei, a questo scopo, tre ordini di compiti interni: di forma­ zione, informazione, investigazione.

a) Compiti di formazione. La maggior parte degli animatori dell’Agen­ zia hanno due funzioni: una funzione tecnica ed una di animazione. Ad esse corrispondono due tipi di formazioni: formazione tecnica agri­ cola e per l’animazione ed è di quest’ultima che tratterò qui.

Per la maggior parte degli animatori la formazione all’animazione si è realizzata nella pratica stessa, senza molti apporti di carattere teorico, attraverso il contatto permanente coi produttori e con la popolazione in generale. Malgrado la ricchezza dell’esperienza vissuta attraverso questi contatti quotidiani, molti divulgatori, molti animatori, soffrono della mancanza di orientazioni più generali quanto ai metodi ed agli scopi della loro azione. Piuttosto che fare un quadro critico di questa situa­ zione, consideriamo qualcuno dei compiti concreti che bisognerebbe realizzare, ad una scadenza più o meno lunga, e secondo un programma stabilito in anticipo al livello più elevato e sulla base di studi valutativi dell’azione degli animatori (ai quali studi la nostra inchiesta potrà pure apportare qualche elemento); in termini più precisi, si tratterà di:

sensibilizzare volgarizzatori ed animatori di sviluppo di comunità ai feno­ meni sociali descritti in precedenza: ad esempio, la realtà dei piccoli gruppi, la circolazione delle informazioni a questo livello, l’individuazione dei leaders locali, i problemi legati al lavoro con loro, ecc.;

r ic e r c a so c io lo g ic a e s v il u p p o c o m u n it a r io 183 _ dare nozioni di sociologia rurale e particolarmente sui problemi connessi alla percezione ed agli atteggiamenti verso il tecnico da parte delle popola­ zioni rurali;

— formare al lavoro di gruppo ed all’idea fondamentale che la presenza del tecnico è soltanto effimera e che il gruppo deve assumere a poco a poco da sè le proprie responsabilità ed organizzare le proprie attività, in modo che il tecnico a questo stadio non diventi altro che un consulente esterno, una « ressource person » che si può chiamare in caso di difficolta,

— dotare gli animatori di un certo numero di tecniche sociologiche e psico­ sociologiche (tale sistema metodologico dovrà prima essere semplificato in modo da poter essere manipolato con facilità ed economia di tempo da parte degli animatori);

— iniziare gli animatori alla filosofia ed ai valori dello sviluppo comunitario, alle sue tappe, implicazioni, livelli, prospettive di miglioramento o, al con­ trario, di trasformazione;

— organizzare, per questi diversi compiti, seminari periodici di lavoro, decentralizzati nel paese, di preferenze nei Centri Sperimentali stessi ed ogni volta in una nuova regione;

— organizzare un sistema di comunicazioni facili, per la continuità della formazione, cioè un sistema di informazione.

b) Compiti di informazione. Per ragioni evidenti di costo e di tempo, la formazione degli animatori si realizza quasi sempre nel corso di semi­ nari abbastanza brevi che si svolgono in situazioni un po artificiali, in rapporto alle condizioni concrete che gli animatori troveranno al ter­ mine del seminario e nelle quali dovranno applicare gli insegnamenti ricevuti. Di qui la necessità, se si desidera veramente che questa for­ mazione porti ad effetti a lungo termine, di un «fo llo w -u p », cioè di uno sforzo costante d’informazione da parte degli individui che hanno ricevuto in precedenza la formazione su menzionata. Per una tale informazione permanente mi sembra che occorra.

— organizzare un sistema di informazioni periodiche sotto forma di schede o brevi quaderni di carattere estremamente pratico;

— organizzare, in corrispondenza a questa comunicazione dall alto in basso, un servizio di comunicazioni dal basso in alto sotto forma di rapporti e di questionari non periodici (riempiti dagli animatori e che riferiscano le oro nuove esperienze, il loro desiderio di informazione, le diffico ta concrete c e devono essere trattate nelle schede di informazione successive), insisto su fatto della non periodicità di questi rapporti e sull’esigenza di evitare il pericolo di eccessivi incartamenti, in questo campo;

•— organizzare, ogni volta presso un Centro Sperimentale diverso, brevi e frequenti incontri tra animatori, per la continuazione del processo di forma­ zione-informazione;

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— basare al massimo il processo di formazione-informazione su ricerche so­ ciologiche, economiche, psico-sociologiche concrete ed effettuate, se possibile, nello stesso contesto socio-culturale in cui lavorano gli animatori; e per questo — utilizzare al massimo gli animatori stessi per i compiti di ricerca, allo scopo di ridurre la lacuna che rischia di separare ricercatori ed animatori e, d’altra parte, far beneficiare gli animatori di una utilizzazione pratica degli strumenti di ricerca (si trascura, in genere, il valore pedagogico che rappre­ senta ogni ricerca per coloro che sono intervistati).

c) Compiti di ricerca. Basare la formazione e l’informazione su ricerche concrete, suppone:

— stabilire un piano, ad abbastanza lunga scadenza, dei tipi di intervento che l’organismo di sviluppo si propone di organizzare (divulgazione, sviluppo di comunità, ecc. - vedi sopra);

— riesaminare le ricerche già intraprese in seno all’organismo e nel paese alla luce di questo piano; e in seguito

— precisare le ricerche da effettuare a corto, medio e lungo termine ed i settori, economico, sociologico, ecc., sui quali esse devono portare e gli am­ bienti in cui devono realizzarsi;

— evitare una dispersione delle energie in ricerche che non corrispondano interamente al piano previsto;

— creare un dipartimento o un istituto centralizzato di ricerche socio-econo­ miche e socio-psicologiche che dipenda direttamente dalla direzione cen­ trale per assicurargli una autonomia di lavoro considerevole, ma localizzato presso un Centro Sperimentale all’intemo del paese affinchè sia in contatto diretto con la popolazione rurale;

— collegare questo dipartimento di ricerche alle Università ad Istituti di ri­ cerca specializzati nel paese ed all’estero (informazioni reciproche, ricerche parallele, ecc.);

— prevedere una politica concentrata di scambi di specialisti con università ed istituti del paese e dell’estero.

Co n c l u s i o n e - Ru o l o d e l l’i n c h i e s t a s o c io l o g ic a

I compiti attribuiti allo sviluppo di comunità possono sembrare multi­ pli, se non addirittura insormontabili. E non potrebbe essere altrimenti, se lo sviluppo comunitario non è visto come una panacea per risolvere tutte le difficoltà collegate ad un rapido cambiamento sociale. Lo svi­ luppo comunitario è lontano dall’eliminare i problemi: non è altro che un modo globale di affrontarli. Le lotte ed i conflitti sociaH restano e non potrebbero essere schivati dall’azione comunitaria, come suppone spesso un approccio troppo semplicistico.

r ic e r c a so cio lo g ica e s v il u p p o c o m u n it a r io 185

L ’approccio sociologico non semplifica, d’altra parte, l’azione di coloro che sono alle prese con questi problemi in un programma di sviluppo comunitario, ma può contribuire a mettere in rilievo 1 incatenamento dei fatti sociali e la loro globafità. Ogni fatto sociale è legato ad altri, è totale, per riprendere l’espressione di M. Mauss. E’ questo punto di vista che è stato adottato in questo rapporto per cercare di mostrare le impbcazioni pratiche di un approccio sociologico a certi fenomeni di cambiamento sociale.

Tale approccio sociologico reclama tuttavia il concorso di altre disci­ pline scientifiche, per rispondere veramente alla propria pretesa di ap­ proccio globale dei fenomeni sociali, come lo sviluppo comunitario chiede l’intervento di specialisti di diverse discipline per rispondere a questa pretesa globale, che è pure la sua, a livello pratico. A questo proposito la nostra ricerca potrà mettere in rilievo problemi che meri­ tano l’attenzione di altri specialisti: economisti, ingegneri d’irrigazione, agronomi, ecc. Il nostro studio non sarà veramente terminato che dopo l’intervento di questi specialisti di altre discipline ed un vero piano di sviluppo di comunità non potrà essere stabilito che tenendo conto dei loro contributi.

A questo riguardo si può auspicare che l’Agenzia di sviluppo, che ha contribuito a rendere possibile questa ricerca, realizzi un giorno uno studio di questo genere, organizzando una équipe interdisciplinare, sce­ gliendo per questo una comunità locale più o meno isolata (dove è piu facile controllare un certo numero di variabili). Una prima ricerca socio­ logica della comunità dovrebbe arrivare a formulare un certo numero d iV o b le m i, da studiare poi con l’equipe interdisciplinare. Al termine di questi studi si potrebbe elaborare un piano di sviluppo comunitario ed il tipo preciso dazione di sviluppo, come le tappe e le priorità e gli aiuti esterni necessari per la realizzazione del piano di sviluppo.

Sul piano pratico, uno studio di questo tipo permetterebbe altresì di provare e poi di stabilire quegli strumenti di formazione e di informa­ zione che mi sembrano tanto necessari ai volgarizzatori ed agli anima­ tori di sviluppo di comunità. Partendo da una zona pilota, da un piano pilota e da interventi pilota, i quadri teorici ed i procedimenti pratici stabiliti potrebbero poi venir utilizzati per programmi di sviluppo di comunità in tutto il paese (e probabilmente anche altrove).

Albert Meister

Ecole Pratique des Hautes Etudes (VIème section) - Paris

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