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Rural Community Development in India

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piano originale aveva seri difetti in tre direzioni che avrebbero potuto distruggere l’essenza stessa dello sviluppo di comunità.

Prima di tutto il Dipartimento era stato creato attraverso la donazione di una Fondazione americana e si chiamò un esperto americano perche organizzasse tutto ed istruisse studenti indiani di scienze sociali al lavo­ ro di sviluppo di comunità urbano. In realta e un paradosso che, mentre l’India ha lanciato un ampio programma di sviluppo, i progetti vitali di costruzione, creazione, stimolazione di comunità siano iniziati, alimen­ tati e strutturati da esperti stranieri ed in qualche caso siano anche finanziati da Fondazioni straniere. I nostri governanti non devono di­ menticare che un programma formulato e strutturato da esperti stra­ nieri, che generalmente conoscono poco la nostra storia e possiedono un insieme di valori culturali, economici e politici diversi dai nostri, non può inserirsi validamente nella struttura della nostra società soltanto perchè ha avuto successi in una società diversa. La stessa filosofia di una società ricca, basata sul principio della libera impresa (che è alla base dell’approccio americano allo sviluppo di comunità), ha poca presa su una economia di scarsità che si sforza di costruire un modello socia­ lista di una società basata sugli ideali dello Stato Assistenziale. La filosofia, la tecnica ed i metodi del lavoro con la gente (che si ispirano sempre e necessariamente a dei valori) devono emergere dall ambiente stesso per poter portare risultati fruttuosi.

Inoltre l’esperimento di Delhi avrebbe potuto essere più efficace se le organizzazioni di assistenza, che erano già impegnate in azioni di edu­ cazione di comunità, fossero state interessate all’iniziativa e vi avessero collaborato; sfortunatamente il nuovo Dipartimento le ignoro compieta- mente e continuò a raccogliere i dati fondamentali sui vari quartieri con la nuova « equipe », invece di utilizzare le esperienze di organizzazioni già stabilite. Il Dipartimento ignorò anche il Direttivo dell’Educazione Sociale, altro Dipartimento del Consiglio Municipale, che per vari anni si era impegnato attivamente in attività di educazione di base per gruppi a basso livello di reddito. E’ solo attraverso un coordinamento, sia tra organizzazioni volontarie ed Enti governativi che tra i vari dipar­ timenti comunali, che si possono affrontare efficacemente i problemi fisici, sociali ed economici ed emotivi creati dall’urbanizzazione e dalla industrializzazione, particolarmente in un paese le cui risorse (sia eco­ nomiche che di altro tipo) sono già tanto limitate.

Infine il piano prevedeva la formazione di « clubs » di caseggiati, di consigli di quartiere, di « Consigli cittadini per la salute ed il benes­

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se re », ed anche di una Cassa di Comunità come parte integrante del programma di ri-sviluppo urbano. Come si e visto, in una democrazia le istituzioni locali di auto-governo sono il fondamento dei servizi di assi­ stenza; il governo, basato sui principi dello Stato Assistenziale, è vera­ mente della gente e per la gente e non c’è posto per questi « consigli per la salute ed il benessere » al di fuori delle istituzioni locali di auto­ governo. I « clubs » di caseggiati sono essenziali per stabilire contatti profondi tra individui, gruppi e comunità, ma organizzarli in « Consigli per la salute ed il benessere » è evidentemente in contraddizione con le stesse istituzioni che sono alla base di una democrazia politica ed economica. Il fatto che questi Consigli abbiano potuto avere successo in un altro paese, non è una argomentazione valida. E se gli Enti locali di auto-governo non funzionano bene allora è necessario, piuttosto che duplicarli, rivitalizzarli, ad esempio richiamando una più vasta parte­ cipazione da parte della cittadinanza attraverso comitati consultativi connessi con i vari Dipartimenti municipali e riorganizzando i diparti­ menti stessi (secondo i principi moderni di relazioni umane nella ammi­ nistrazione).

Nonostante i suoi difetti Esperimento di Delhi ha aperto la strada per nuove considerazioni nell’ambito del ri-sviluppo urbano. Indubbiamente progetti-pilota di questo tipo inizieranno in altre grandi citta e gli Enti locali di auto-governo organizzeranno (si spera) Dipartimenti di svilup­

po di comunità urbano. .

Benché l’esistenza di una pianificazione urbana a livello nazionale sia ampiamente riconosciuta e sembri aumentare, se si pensa allo stabilirsi dell’Organizzazione Centrale di Pianificazione Regionale ed Urbana e dell’Istituto Nazionale per la preparazione di pianificatori urbani ciò nonostante ci manca una pianificazione socio-economico-fisica ben strutturata a livello locale, cioè nella città. Se i prò emi 1 n svi uppo non verranno affrontati simultaneamente sui tre fronti, a livello locale, non si riuscirà a promuovere nelle zone urbane una vita di vicinato sana, armoniosa e soddisfacente. Il governo deve passare una legge su la pianificazione che permetta alle istituzioni locali di auto-governo di preparare piani di sviluppo e di ri-sviluppo. Tali piarn devono essere, tuttavia, appoggiati attivamente dai cittadini stessi che saranno moti­ vati ad accettarli ed a creare il clima necessario per una introduzione riuscita di nuovi modi di vita e di altri cambiamenti sociali. Questa preparazione dei cittadini può essere raggiunta attraverso il metodo di sviluppo di comunità al livello locale.

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Lo sviluppo di com unità18; nuovo metodo di lavoro

Il termine sviluppo di comunità e entrato nell uso internazionale per indicare i processi attraverso cui gli sforzi della gente si uniscono a quelli delle autorità governative per migliorare le condizioni economi­ che e sociali delle comunità, per integrarle alla vita della nazione e renderle capaci di contribuire pienamente al progresso nazionale. Si è già messo in rilievo il fatto che in una democrazia basata sugli ideali di uno Stato Assistenziale il governo, a tutti i livelli dell Amministra­ zione, si assume in primo luogo e direttamente la responsabilità di pro­ muovere il benessere di tutti cercando la partecipazione e l’impegno di una comunità più vasta oltre i membri eletti dei corpi legislativi. Questo punto di vista indica due zone di interazione:

1) ruolo del governo nel formulare la politica sociale ed economica di base, 2) partecipazione della gente, indispensabile alla realizzazione di questa poli­ tica a livello locale.

« Le misure prese d’autorità devono portare con se la partecipazione attiva e comprensiva della comunità stessa. Il successo presuppone ob­ biettivi con i quali la popolazione possa facilmente identificarsi » 19. Il concetto di sviluppo di comunità, pur essendo stato largamente usato nella letteratura sociologica e di lavoro sociale resta però elusivo, senza definizioni precise. In realtà è stato considerato diversamente dai vari autori: come un processo, un metodo, un programma, un movimento, e non c’è un significato specifico connesso ad esso.

In sostanza, tuttavia, il metodo di sviluppo di comunità è essenzial­ mente « interessato a cambiare atteggiamenti ed abitudini che sono un ostacolo al miglioramento sociale ed economico, a stimolare atteggia­ menti particolari che possano portare a questi miglioramenti e, piu generalmente, a promuovere una maggior recettività per il cambia­ mento » 20.

18 Per una buona discussione su questo metodo, cfr. : o) T r a in in g fo r S o c ia l W o r k , Third International Survey, United Nations, 1958, Capit. IV sullo sviluppo di comunità ed il servizio sociale; b) C o m m u n ity O r g a n iz a tio n , C o m m u n ity P la n n in g a n d C o m m u n ity D e v e ­ lo p m e n t : S o m e C o m m o n a n d D is tin c tiv e E le m e n ts , Council on Social Work Education, United States, N. Y., 1961; c ) C o m m u n ity D e v e lo p m e n t a n d C o m m u n ity O r g a n iz a tio n , reso­ conto di una riunione di lavoro tenuta a Brandeis University, United States, National Asso­ ciation of Social Workers, N. Y., 1961.

i» United Nation s, T w e n t ie th R e p o r t o f t h e A d m in is t r a t iv e C o m m itte e o n C o -o o rd in a tio n to t h e E c o n o m ic a n d S o c ia l C o u n c il, Annex III, p. 6 (E. 2931).

a) United Nations, R e p o r t o n C o n c e p ts a n d P r in c ip le s o f C o m m u n ity D e v e lo p m e n t,

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E’ un approccio per raggiungere un cambiamento pianificato e 1 inte­ grazione della comunità con la collaborazione e l’appoggio attivo da parte della popolazione stessa. Questo metodo non solo è valido per ri-sviluppare le città ma è la base stessa della democrazia espressa nelle istituzioni politiche, sociali ed economiche.

Hans Nagpaul

Research Programme Committee, National Planning Commission - New Delhi

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