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Alberto Fornasar

PhD in “Dinamiche formative ed educazione alla politica” presso l’U- niversità degli Studi di Bari “Aldo Moro”; esperto in processi multi e interculturali, Professore a Contratto di Pedagogia Sociale e Intercultu- rale, Pedagogia Sperimentale, Programmazione e Valutazione Didatti- ca presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Bari. Membro del Laboratorio di Pedagogia Sperimentale e del Laboratorio di Pedagogia Interculturale della stessa università. Ha una vasta esperienza nel campo della formazione interculturale e nel conte- sto di progetti di cooperazione internazionale. Relatore in diversi con- vegni nazionali ed internazionali. Si occupa di ricerca - con un approc- cio sperimentale - nelle discipline educative e socio-pedagogiche con particolare attenzione all’educazione interculturale, alla cittadinanza ed al dialogo interreligioso; autore di diverse pubblicazioni. Coordinatore del gruppo di ricerca universitario “Religioniindialogo”, membro della SIPED (Società Italiana di Pedagogia) dell’ IAIE (Associazione Interna- zionale di Educazione Interculturale) e della SIREM (Società Italiana di Ricerca sull’Educazione Mediale).

Ragazzi e internet: un tema di riflessione e di dibattito cui è difficile sottrarsi in una società globalizzata e cosmopolita. Genitori, insegnan- ti, educatori operanti nel terzo settore e nell’associazionismo, nonché studiosi di campi disciplinari che vanno dalla sociologia alla pedago- gia, sino alla psicologia non possono eludere le domande che la rapida diffusione della rete e l’appropriazione che ne è stata fatta da parte dei più giovani sollecitano abbondantemente. Come vengono utilizzati questi strumenti dagli adolescenti? Rappresentano reali dispositivi di socializzazione in una dimensione virtuale che poi si traduce su un pia- no di realtà o allontanano il personale e vissuto incontro con l’altro? Vi è la possibilità di una positiva interazione tra le due esperienze? Che differenze intercorrono tra la costruzione della realtà appresa online e quella esperita nella vita reale? Che rapporto intercorre tra comunica- zione e identità? Quanto influenza negativamente l’“adattamento” ad una nuova cultura e a nuovi amici il rimanere costantemente in con- tatto con il Paese di Provenienza, ad esempio, negli adolescenti che Abstract:

sperimentano con Intercultura un anno di vita all’estero o negli studenti esteri che trascorrono un anno nelle nostre scuole? Cosa se ne fanno gli adolescenti di queste nuove possibilità di riorganizzare le loro relazio- ni sociali in contesti spazio – temporali nuovi e mutevoli? La rete può essere un dispositivo di educazione al cosmopolitismo? Questi alcuni degli interrogativi ai quali abbiamo cercato di dare una risposta con la seguente ricerca.

Introduzione

Sulla base di una ricognizione critica della letteratura scientifica e di un’ampia serie di indagini quantitative e qualitative condotte in Euro- pa, di grande interesse appaiono gli indirizzi di ricerca tesi all’analisi degli ambienti digitali online, a partire dalla pratiche quotidiane che i ragazzi vi mettono in atto per apprendere, comunicare con il gruppo dei pari, costruire la propria identità, esercitare i propri diritti di citta- dinanza, “costruire” una mentalità interculturale, sentirsi cittadini del mondo. I new media favoriscono infatti lo sviluppo di un particolare tipo di intelligenza che Gardner ha definito “intelligenza relazionale” la quale si configura come matrice del pensiero interculturale. Questo tipo di intelligenza, infatti, apre a qualcosa di più significa- tivo rispetto alla tolleranza o all’accoglienza. Essa introduce ad un pensiero flessibile, mobile, lontano da ogni forma di irrigidimento, capace di operare all’interno di una cultura polidimensionale, dina- mica, processuale; in altre parole ad una cultura che riconosce come proprio luogo di nascita le differenze. Da queste considerazioni sca- turisce un primo interrogativo: attraverso le tecnologie multimediali impariamo a spostarci da una forma di conoscenza all’altra allenando la mente al viaggio?

La rete web infatti costituisce oggi uno dei luoghi principali dell’in- novazione, volano di un rapido mutamento sociale che finisce facil- mente per apparire inquietante o problematico agli occhi degli adulti. Questa preoccupazione può apparire, al contempo, giusta e sbagliata. Giusta perché rappresenta la consapevolezza di quanto i mezzi di co- municazione (intesi sia come dispositivi simbolici attraverso i quali

viene prodotta e riprodotta su base quotidiana la cultura di una collet- tività, sia come apparati socio-tecnici che ridefiniscono le condizioni dell’interazione personale e delle relazioni sociali) costituiscano una parte considerevole dell’ambiente in cui si sviluppa tanto l’avventu- ra del crescere, quanto la responsabilità di comprendere e sostenere quest’avventura. Sbagliata perché, in una prospettiva storica, non fa altro che aggiornare paure antiche quanto l’avvento dei primi media di massa, dal fumetto al cinema fino alla televisione, applicando più o meno fedelmente gli stessi modelli discorsivi e le medesime argo- mentazioni al ruolo che internet gioca nell’esperienza dei giovani di- menticando sia l’infondatezza o la parzialità di molte di quelle paure, sia le novità introdotte dalla digitalizzazione. Avviene in modo pa- radossale che chi, in una prospettiva educativa, lamentava la sostan- ziale passività del mezzo televisivo a confronto della lettura, oggi manifesti la sua preoccupazione per l’eccesso di interattività della rete. A tale proposito appare importante sostenere un uso di inter- net più ricco e creativo da parte di ragazzi che siano davvero capaci di coglierne tutte le opportunità e, contestualmente, una conoscenza approfondita e documentata delle pratiche quotidiane di navigazione che i ragazzi tra i 16 e i 18 anni mettono in atto, del significato che esse assumono ai loro occhi.

Tutto ciò richiede tipi di ricerca e di indagine complementari: l’ap- proccio quantitativo, in grado di misurare su un vasto campione la reale portata dei fenomeni e quello qualitativo, capace di rendere meglio conto della dimensione soggettiva dell’esperienza di “essere online”.

Tale mutamento sociale ha inciso sulle modalità con cui gli adole- scenti usano i media per tenersi in contatto e comunicare tra di loro e con il mondo intero. Mentre gli accademici e i politici discutono sulle strategie migliori per “massimizzare le opportunità minimiz- zando i rischi”, gli adolescenti affrontano giorno dopo giorno, con entusiasmo questo scenario in mutamento: costantemente immersi nei media, essi li hanno incorporati fisicamente (nelle tasche o nelle orecchie), parte integrante dell’arredamento dei loro spazi, pubblici

o privati. Convivono con le tecnologie della comunicazione dal mo- mento in cui si alzano al mattino e accendono internet, all’istante in cui si addormentano la sera con l’Ipod o il cellulare sotto il cuscino, al punto che non riescono a immaginare di poter vivere diversamen- te. Si direbbe che quasi tutte le esperienze per questa generazione che, non a caso è stata definita always on (sempre connessa) o di- gitale, passino attraverso i media: dallo studio al tempo libero, dal rapporto con gli amici più vicini a quello con gli “altri” più lontani. Indipendentemente dal fatto che la rete sia vista come causa o conse- guenza del mutamento sociale o che se ne accentuino le potenzialità piuttosto che gli aspetti problematici, l’ampiezza degli interrogativi e la quantità dei riferimenti disciplinari sembrano scoraggiare qual- siasi tentativo di restituire in modo sintetico le conoscenze fin qui acquisite. Lo stesso si può dire per quell’ambito di ricerca che si oc- cupa degli adolescenti: la quasi totalità delle domande sul loro conto – come apprendono, come interagiscono, come partecipano, come affrontano il rischio, come costruiscono la realtà nella quale vivono – è stata riformulata nei termini del loro rapporto con la rete. Dalle ricerche internazionali sinora condotte emerge l’importanza delle va- riabili sociali che influenzano le modalità con cui usiamo internet e che ne ridimensionano le ricadute e le implicazioni nell’ambito dello studio, dell’istruzione, della partecipazione sociale e politica, della famiglia e dell’identità. Comprendere l’effettiva realtà dell’uso di internet rappresenta la nuova vera sfida. Come avevano osservato Meyerowitz (1985) e Postman (1983), i mass media hanno permes- so agli adolescenti un inedito accesso al mondo adulto sfumando i confini tra le rispettive esperienze conoscitive. D’altra parte la con- temporanea affermazione della cultura giovanile (i minori di 18 anni rappresentano circa il 20% della popolazione dei paesi sviluppati e il 50% di quelli in via di sviluppo) suggerisce che i ragazzi desiderano sì conoscere, ma ci dice anche che questi sembrano maggiormen- te motivati a sperimentare e mettere alla prova identità e relazioni nell’ambito del gruppo dei pari, spesso inaccessibile allo sguardo de- gli adulti. Per Gergen questo slittamento da una relazione verticale

(intergenerazionale) a una orizzontale (il gruppo dei pari) è ben altra cosa rispetto il processo di democratizzazione descritto da Giddens; esso sfocerebbe piuttosto in una “svalutazione complessiva della di- mensione profonda delle relazioni”, dal momento che gli adolescenti sono sempre più assorbiti dallo sforzo di mantenere una pluralità di rapporti orizzontali con la loro rete di riferimento e sempre meno disposti a sviluppare quei legami ricchi e intensi che caratterizzano le relazioni con il nucleo degli adulti significativi e fisicamente presenti attorno a loro.

Eppure il “nuovo mondo fluttuante” espresso da Gergen sembra con- sentire il tentativo di realizzare autoriflessivamente il proprio proget- to si sé ricorrendo alla rete come ad un nuovo spazio in cui esplorare relazioni sociali e forme di espressività. Drotner (2000) propone tre diversi modi di concepire gli adolescenti come pionieri nell’uso del- le nuove tecnologie della comunicazione, rispettivamente incentrati su innovazione (incarnata, ad esempio, dall’attitudine multitasking, dalla percezione sfumata dei confini tra produzione e consumo e dall’uso creativo delle opportunità che i ragazzi hanno a disposizio- ne, Bruns, 2008), interazione (i ragazzi entrano in relazione gli uni con gli altri all’interno e attraverso i media sviluppando nuove op- portunità in termini di intertestualità, Fornas, 2002) e integrazione (la trasformazione tra interazione primaria “faccia a faccia” e seconda- ria “legata ai mass-media”) nelle diverse forme della comunicazione mediata (Thompson, 1995).

Attraverso i suoi contenuti la rete fornisce prodotti mediali non im- pegnativi, personalizzabili e mobili, in grado di segnare l’adozione di determinati stili di vita e di marcare tempi e spazi della vita quoti- diana dei ragazzi. Nella tarda modernità stanno cambiando non solo le condizioni dell’adolescenza ma anche gli ambienti comunicativi e i contesti in cui si sviluppa e matura l’identità. Quest’ultima è sempre più spesso definita attraverso i segnali mutevoli degli stili di vita che i ragazzi fanno propri e delle pratiche di consumo mediale, piuttosto che attraverso tradizionali indicatori quali età, genere, appartenenza etnica e luogo di nascita. Le scelte di vita sono sempre più spesso go-

vernate da una dialettica di “disintegrazione e reinvenzione” (Elliot, 2002) che, se per certi versi alimenta preoccupazioni diffuse circa l’affermarsi di una me-generation sempre più egocentrica, per altri lascia intuire inedite opportunità strettamente legate all’autorealizza- zione personale e riflessiva degli individui. Ciò che assorbe maggior- mente gli adolescenti di oggi, nella loro vita quotidiana, è la transi- zione psicologica e sociale tra l’ambiente familiare e domestico, in cui affondano le radici, e la partecipazione attiva alle dinamiche del mondo più ampio che li circonda.

Ma al di là di questa ampia possibilità di rimanere sempre in contatto con i propri amici, anche quando sono fisicamente lontani, quali sono le risorse comunicative e identitarie che internet mette a disposizione dei più giovani? Il tema dell’identità – sia offline sia online – pone ovviamente questioni molto complesse. Da una parte alcuni autori tra cui Hall, Giddens, Poster hanno sviluppato una concezione non essenzialista e discorsiva che interpreta l’identità in modo perfor- mativo e plurale, prodotta sulla base delle contingenze contestuali – seppure attraverso la mediazione del gender e della posizione sociale (Walkerdine, Lucey, Melody, 2001); dall’altra gli studiosi dei media (Buckingam, 2008; Slater, 2002, Turkle, 1995) hanno indagato come questa produzione si giochi nel contesto dell’ambiente digitale, at- traverso forme di scrittura eterogenee che comprendono testi scritti, fotografia, video, musica e grafica, e mediante pratiche di contami- nazione, prestito, citazione e ricontestualizzazione proprie sia della cultura convergente, sia delle culture giovanili.

L’adozione delle e-mail e delle chat-room prima e dei programmi di messagistica (Msn, Skype) e dei social network in un secondo mo- mento (Facebook, Twitter) è un fenomeno che quasi è sfuggito alla previsione dei loro produttori. Ciò che spinge la comunicazione onli- ne in mobilità è il bisogno degli adolescenti di rimanere in contatto con i propri pari sempre e ovunque.

Quanto influenza negativamente l’“adattamento” ad una nuova cul- tura e a nuovi amici il rimanere costantemente in contatto con il Pa- ese di Provenienza negli adolescenti che, ad esempio, sperimentano

con Intercultura un anno di vita all’estero o negli studenti esteri che trascorrono un anno nelle nostre scuole? I ricercatori hanno anche imparato che, contrariamente a molte mitologie diffuse, la distinzio- ne tra ragazzi socievoli che interagiscono faccia a faccia e ragazzi solitari e isolati che passano il tempo a chattare con sconosciuti è priva di senso.

Da questo punto di vista l’accesso alle nuove tecnologie della co- municazione non produce necessariamente cerchie sociali più vaste o geograficamente più estese. In particolare ci sono pochi riscontri empirici rispetto alla retorica del “villaggio globale”. Ad ogni modo la rete consente di ampliare la sfera delle proprie relazioni quotidiane e di consolidare quelle che altrimenti sarebbe difficile mantenere, come gli amici che vivono all’estero, i parenti lontani, i conoscenti che si sono trasferiti e gli amici che i ragazzi hanno lasciato per un periodo. La difficoltà del mondo adulto sta spesso nel riuscire a deco- dificare conversazioni simbolicamente inaccessibili e le strategie che gli adolescenti sperimentano per costruire l’identità online diventano sempre più complicate. Indipendentemente dal fatto che si trovino fi- sicamente a Rio de Janeiro, Shanghai, Boston, Oslo o Città del Capo, i nativi digitali sono parte integrante di un movimento globale di ra- gazzi accomunati dal modo con cui si rapportano alle informazioni, alle nuove tecnologie e tra di loro. Un movimento che si alimenta spontaneamente quando questi chattano, trasmettono i propri video più recenti, postano messaggi sui blog e i profili di social network, oppure condividono le ultime novità in campo musicale sulle reti P2P, valicando stati, confini nazionali e continenti. Ma parallelamen- te all’accesso globale alla rete di internet e alla cultura digitale con- divisa i nativi digitali sono anche coinvolti in tradizioni, costumi e valori regionali e locali. Ma come realizzano le proprie opportunità e affrontano le sfide della “città mondo”?