3.4 Nascita della rassegna estiva di spettacoli sul palco del teatro
4.1.1 Alcune considerazioni
Ogni stagione quindi la Fondazione si impegnò ad offrire al pubblico, che negli anni aveva conosciuto questa splendido teatro, una certa varietà di spettacoli. L’organizzazione delle stagioni infatti, fin dall’inaugurazione del palco del teatro, venne garantita dalla Fondazione del Vittoriale nella sua totalità. Non è difficile quindi immaginare quali e quante difficoltà ha dovuto affrontare il personale nel ragionare il cartellone estivo e gestire la rassegna di spettacoli, soprattutto pensando agli anni in cui furono fissati oltre 15 spettacoli.
Il teatro del Vittoriale visse un momento di importante crescita arti- stica ed anche economica durante gli anni Settanta, quando la proposta artistica rispondeva chiaramente alla domanda di quegli anni e quando la prosa richiamava ancora in teatro un gran numero di spettatori, tanto da essere ambito dai grandi artisti. Ma purtroppo la crescita e l’importanza che andava assumendo il palco vista lago non portarono la Fondazione a prendere consapevolezza delle potenzialità di un luogo così suggestivo, che necessitava di essere gestito in modo responsabile da persone con specifiche competenze gestionali e provenienti dal mondo dello spettacolo. Fu così che l’identità che in un qual modo si era creata, rimase ferma ad un punto di stallo e negli anni successivi, seppur il numero degli spettacoli in programma era comunque alto, non si andò a rispondere alla necessità di adeguare le
6Arnaudi Chiara. I primi quarant’anni del teatro del Vittoriale in "Quaderni del
scelte artistiche ai tempi e puntare così ad una continua crescita anche in termini economici.
Elementi riscontrabili durante le stagioni degli anni Novanta saranno infatti:
• la ripetitività delle rappresentazioni;
• la necessità per il personale della Fondazione di dover suddividere il loro tempo tra il lavoro ordinario e quello straordinario del teatro; • l’inevitabile ritardo nella definizione delle proposte di progetto (questo
andrà a creare dissensi tra il personale della Fondazione e a minare l’immagine e la credibilità di un’ente che in quegli anni era ancora finanziato dallo Stato e che a fatica riusciva a dimostrare la pertinenza di contributi a favore delle attività teatrali al Ministero del turismo e dello spettacolo);
Questa situazione spingerà la Fondazione a riporre fiducia in un direttore artistico esterno che potesse utilizzare le sue competenze nel settore al fine di compiere le migliori scelte artistiche e poter offrire, a quello che ormai era conosciuto come Festival del teatro del Vittoriale, margine di crescita.
Negli anni immediatamente precedenti alla decisione di affidare le scelte artistiche della stagione al direttore artistico Paolo Bosisio, la programmazio- ne risultava molto meno trasversale rispetto alla ricca proposta -incentrata su una maggior attività teatrale prosastica- che veniva offerta allo spettatore negli anni Settanta. Negli anni che vanno dal 1994 al 1997 le stagioni che si susseguirono risultarono essere artisticamente statiche: per scelta della Fondazione si mantenne una struttura di cartellone molto simile negli anni, nel quale trovarono posto solo la prosa, che ormai da anni non attirava più il grande pubblico come negli anni precedenti, il balletto e gli spettacoli di operetta.
Con il cambio di presidenza nel 1997 e con il conseguente cambio di esigenze culturali e scelte artistiche che questo implicò (essendo la stagione teatrale ancora sviluppata in tutti i suoi aspetti dal personale della Fonda- zione), la stagione estiva del 1998 si riappropriò di slancio culturale e nella programmazione si ritrovarono generi artistici che negli anni si erano via via dimenticati: il Jazz, la musica folk, la danza contemporanea, i concerti lirici, di musica pop e musical, e l’operetta. Nella stessa stagione venne inoltre messa in atto la prima operazione di marketing per il teatro: si pensò ad un nuovo progetto chiamato “Aperitivo in Musica”, che offriva al pubblico la possibilità di partecipare a serate, organizzate nelle varie parti del parco del Vittoriale, proponendo un’esperienza d’intrattenimento sicuramente diversa.
Sarà solo pochi anni dopo, nel 2000, che la Fondazione deciderà di affidare le stagioni del teatro ad un direttore artistico, al fine di sviluppare un cartellone capace di riportare il teatro del Vittoriale al successo grazie a competenze specifiche che fossero in grado di offrire trasversalità e novità al programma del teatro. Quindi a cavallo tra XX e XXI secolo vi fu un cambiamento importante, dettato dalla necessità di dover guardare al teatro del Vittoriale come ad un’impresa con un forte bisogno di operare in modo virtuoso: la Fondazione decide di chiedere l’aiuto ad un direttore artistico esterno, Paolo Bosisio. Per la prima volta dopo più di quarant’anni vi sarà una persona che dedicherà il suo tempo a ponderare possibili scelte artistiche per la stagione estiva del teatro.
Il lavoro di Bosisio, come si cercherà di dimostrare nel paragrafo succes- sivo, sarà di fondamentale importanza non solo a livello artistico ma anche a livello gestionale; vennero infatti prese decisioni, talvolta anche azzardate, capaci di influenzare non solo il lavoro delle stagioni artistiche da lui dirette ma anche le stagioni successive.
Nelle prossime sezioni si cercherà quindi di tracciare un breve percorso che va dal 2000, anno in cui fu affidata la direzione artistica a Bosisio, al 2010, ultima stagione prima della creazione di Tener-a-mente, evidenziando i principali cambiamenti e sintetizzando i risultati delle varie gestioni.
4.2
2000-2002: direzione artistica esterna
La situazione che vi era negli anni immediatamente precedenti alla nomina di Paolo Bosisio come direttore artistico del teatro del Vittoriale non era affatto ottimista: l’assenza infatti di una figura professionale che potesse dedicare il suo tempo e le sue energie per pensare una stagione teatrale degna di quel palcoscenico rendeva statico un teatro che sarebbe potuto divenire esempio virtuoso di teatro stabile all’aperto in Italia.
La Fondazione, che in quegli anni era presieduta dalla professoressa An- namaria Andreoli, stanziava una cifra a fondo perduto (circa cento milioni di lire) che il personale interno poteva utilizzare per comprare a cachet gli spettacoli che in linea di massima risultavano essere scelte già viste. Il nume- ro degli spettacoli che si riuscivano così a programmare andava dai cinque ai sette a stagione (contro la quindicina degli anni Settanta/Ottanta), si dava poca importanza alla pubblicità e alla promozione e la vendita era affidata ormai da moltissimi anni ad un’agenzia viaggi del posto che probabilmente rendeva disagevole la vendita dei biglietti su più ampio raggio.
La situazione organizzativa del teatro nel momento di arrivo del nuovo direttore artistico esterno era decisamente arretrata in tanti campi; il teatro
era rimasto infatti immobile nel tempo, seppur a livello storico vi furono dei cambiamenti.
Alcuni problemi vennero risolti già nella prima stagione diretta da Bo- sisio. Un primo problema al quale si diede subito soluzione e che a livello gestionale lo si può ritenere molto grave, fu il mancato recupero dell’I- VA; la Fondazione fino a quel momento infatti non aveva recuperato l’IVA, pagandola al 10% su ogni spettacolo senza poi utilizzarla al momento della vendita dei biglietti, andando ad influenzare negativamente l’utile del teatro. Un ulteriore problema che riscontrò Bosisio fu mancata copertura as- sicurativa per gli spettacoli. Il direttore artistico in questo caso si dimostrò capace delle migliori soluzioni gestionali: riuscì a coprire gli spettacoli in modo differenziato in base a quali erano quelli che interessava maggiormente salvaguardare perché più onerosi. In base alle formule secondo le quali gli spettacoli erano stati scelti, che potevano andare dall’acquisto, alla percen- tuale o all’incasso (quindi solo in alcuni casi la direzione era totalmente o parzialmente responsabili dei costi, mentre negli altri il rischio era tutto a carico dell’impresario), si sceglieva quale assicurazione utilizzare (là dove vi era un esborso il teatro quindi si assicurava in toto con una copertura che riguardava il mal tempo e con determinate regolamentazioni da rispettarsi). Ma la difficoltà maggiore in questo cambio di presa di visione da parte della nuova direzione artistica si riscontrò soprattutto nel doversi scontrare con delle abitudini o dei piccoli interessi di parte.