2.Carolyn Korsmeyer e il tentativo di “assaporare” il disgusto
V. Il disgusto in rapporto alla società e alla morale
1. Alcune considerazioni preliminari sul rapporto tra disgusto fisico e disgusto morale
Un esempio che si muove in questa direzione è rappresentato da un articolo di carattere psicologico, intitolato A bad Taste in the Mouth: Gustatory Disgust Influences Moral
Judgment, il quale muove dalla considerazione del disgusto in termini di percezione gustativa,
per mostrare come essa riesca a influenzare il giudizio morale.
The research reported here tasted the effects of taste perception on moral judgements. After consuming a sweet beverage, a bitter baverage, or water, partecipants rated a variety of moral transgressions. Results showed that taste perception significantly affected moral judgements, such the physical disgust (induced via a bitter taste) elicited feelings of moral disgust.254
I partecipanti a questa ricerca erano 57 studenti del Brooklyn College: 41 femmine e 16 maschi. Ognuno di loro è stato assegnato casualmente a una delle tre categorie di bevande (bevanda dolce, bevanda amara e acqua) ed è stato detto loro che lo studio si occupava di
254 AA.VV., A bad Taste in the Mouth: Gustatory Disgust influences Moral Judgement, Aps (associazione per le scienze
psicologiche), 2011. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21307274 P. 295
“La ricerca qui riportata ha saggiato gli effetti della percezione gustativa sui giudizi morali. Dopo aver consumato una bevanda dolce, una bevanda amara oppure acqua, i partecipanti hanno valutato una gamma di trasgressioni morali. I risultati hanno mostrato che la percezione gustativa interessa in modo significativo il giudizio morale, così che il disgusto fisico (indotto attraverso un gusto amaro), suscita sentimenti di disgusto morale.” (trad. mia)
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indagare gli effetti delle interferenze motorie sui processi cognitivi e che, quindi, dovevano bere una bevanda mentre attribuivano dei giudizi morali, per fare in modo che il movimento avvenisse in modo naturale. In realtà, come sappiamo, lo scopo della ricerca era proprio quello di indagare come il sapore di queste bevande influenzasse la formulazione dei giudizi morali. Furono esclusi tre partecipanti, poiché avevano intuito lo scopo della ricerca e i risultati furono ottenuti sui restanti 54: i 15 appartenenti alla categoria della bevanda amara manifestarono una sensibilità al disgusto maggiore rispetto a quelli delle categorie della bevanda dolce e dell’acqua. Così concludono gli studiosi:
This research had three aims: First, we wanted to add to the literature demonstraiting that moral reasoning can be affected by embodied, sensory information. Second, to identify a stronger connection between disgust and morality, we sought to explicitly test the differential effects of taste. Using stimuli with either positive or negative valence (a manipulation novel to morality research), we found that moral judgments are affected by taste, particularly if that taste is disgusting. Finally, drawing from some of the research in political psychology (Inbar, Pizarro, & Bloom, 2009), we aimed to provide further evidence that the moral processing of politically conservative individuals is more strongly affected by disgust than is the moral processing of liberals, a finding also obtained by Haidt and Hersh (2001).255
Questo risultato apre a tutta una serie di questioni pratiche che gli studiosi di questa ricerca esprimono così:
For example, should jurors avoid overly bitter or sweet food as they deliberate a verdict? Could political attitudes and orientations be moderated by particular diets? And do food preferences partly shape moral development? As John Ruskin noted, “Taste is not only a part and index of morality, it is the only morality. The first, and last, and closest trial question to any living creature is ‘What do you
like?’ Tell me what you like, I’ll tell you what you are.256
255 Ibidem, P. 297-298
“Questa ricerca aveva tre scopi: primo, volevamo integrare la letteratura scientifica dimostrando che il ragionamento morale può essere influenzato da una informazione sensibile e incarnata nel corpo. Secondo, per identificare una connessione più forte tra il disgusto e la moralità, abbiamo cercato di testare esplicitamente gli effetti differenziali del gusto. Usando stimoli con valenza sia positiva che negativa (una manipolazione insolita nei riguardi della ricerca sulla moralità), abbiamo scoperto che i giudizi morali sono influenzati dal gusto, particolarmente se quel gusto è disgustoso. Infine, estraendo da alcune delle ricerche di psicologia politica (Inbar, Pizarro, & Bloom, 2009), abbiamo cercato di fornire un’ulteriore evidenza del fatto che il processo morale degli individui politicamente conservatori è molto più fortemente influenzato dal disgusto rispetto al processo morale dei liberali, una scoperta raggiunta anche da Haidt e Huersh (2001).” (trad. mia)
256 Ivi.
“Per esempio, i giurati devono evitare bevande troppo amare o dolci quando devono deliberare un verdetto? Possono gli orientamenti e le attitudini politiche essere moderati da una particolare dieta alimentare? E le preferenze di cibo possono in parte formare lo sviluppo morale? Come ha notato John Ruskin, “Il gusto non è solo una parte e un indice di moralità. La prima e l’ultima e la più stringente questione da porre a ogni creatura vivente è ‘Cosa ti piace?’ Dimmi cosa ti piace e ti dirò chi sei.” (trad. mia)
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Malgrado l’apparente distanza tra disgusto fisico e morale, dunque, esiste tra di loro una corrispondenza. Non si tratta di sostenere una tesi causale deterministica, bensì di evidenziare la correlazione e l’influenza, anche reciproca, tra il disgusto e la disapprovazione morale. Nonostante siano più numerose le testimonianze scientifiche che attestano il modo in cui il disgusto fisico susciti la disapprovazione morale, per le leggi magiche della contaminazione di cui parla Rozin è evidente che il disgusto morale può, a sua volta, suscitare una reazione di disgusto fisico. A riguardo di ciò, così si esprime Rozin: «But there is evidence to suggest that cases of apparent moral disgust are really disgust»257, dal momento che «indirect contact
with people who have committed moral offenses (such as murders) is highly aversive, to about the same extent as similar contact with someone with a serious contagious illness.»258Rozin fa l’esempio del fenomeno del neo nazismo americano: di fronte a un video che ne illustra le idee, gli spettatori sperimentano una sensazione fisiologica simile a quella che si prova di fronte al disgusto propriamente detto, vale a dire un abbassamento dei battiti cardiaci e un nodo alla gola che anticipa il senso di vomito. Allo stesso modo, fa notare ancora Rozin, con il progressivo imporsi, nell’America industrializzata di oggi, di un giudizio morale negativo attribuito all’azione di fumare, sono aumentate le reazioni di disgusto verso le sigarette, il fumo di sigaretta, i mozziconi e i fumatori stessi. Conclude, quindi, Rozin: «This process of conversion of an entity from a preference into a value has been called “moralization” (Rozin 1997). It is often associated with the recruitment of a disgust response to the entity or activity in question.»259
Va notato, inoltre, che, anche se gli stimoli elicitanti il meccanismo repulsivo si sono allontanati dall’ambito puramente sensoriale, invadendo la sfera morale, lo schema comportamentale di base del rigetto orale si è mantenuto. Fanno notare gli studiosi:
257 Rozin e Fallon, Art. cit, P. 762
“Ma c’è una testimonianza che suggerisce che alcuni casi di apparente disgusto morale sono veramente disgusto.”
258 Ibidem, P. 763
“Il contatto indiretto con persone che hanno commesso violazioni morali (come omicidi) è veramente avversivo, quasi nella stessa misura di un simile contatto con qualcuno che ha una malattia contagiosa.”
259 Ivi.
“Questo processo di conversione di una entità dallo stato di preferenza a quello di valore è stata chiamata “moralizzazione” (Rozin 1997). Essa è spesso associata con l’assunzione di una risposta di disgusto verso l’entità o l’attività in questione.” (trad mia)
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Chapman, Kim, Susskind, and Anderson (2009) investigated the physiological overlap between oral and moral disgust. Similar facial motor activity occurred in response to disgust in the gustatory, visual (induced via disgusting pictures), and moral domains: All three types of disgust activated the levator labii muscle of the face, which has evolutionary origins in taste preference. Other studies have more directly provided evidence for activation of partially overlapping brain regions during physical disgust and moral disgust, particularly in temporal and frontal cortices.260
Ecco perché, come afferma Straccari, «nel linguaggio comune le trasgressioni morali “lasciano cattivo gusto in bocca”. […] Non sono solo gli alimenti scaduti a “lasciare l’amaro in bocca”, ma anche comportamenti e gesti che consideriamo immorali o illeciti.»261 E
continua dicendo:
Tutte le forme di disgusto includono una motivazione al fine di evitare, espellere, o comunque spezzare il contatto con l’agente disgustoso, spesso abbinata a un bisogno di lavare, purificare, rimuovere i residui di qualsiasi contatto fisico con tale agente. Questa motivazione è chiaramente adattiva quando si tratta di contaminazione fisica, potenziale veicolo di tossicità e/o malattie, ma sembra essere entrata anche nella nostra vita morale e simbolica, provocando conseguenze sorprendenti.262
Anche Serena Feloj, cercando di fissare il ruolo che il disgusto ricopre nel pensiero kantiano, si muove nella direzione di tracciare i confini e le sovrapposizioni tra il disgusto fisico e il disgusto morale. Per introdurre la propria posizione, la Feloj apre il saggio Dal gusto palatale
alla morale. Il disgusto come sentimento, che abbiamo precedentemente citato proprio in
conclusione del capitolo dedicato a Kant, con una citazione dal Filolette di Sofocle, di cui riporto qui sotto una parte, poiché rappresenta un esempio del disgusto morale che Filolette prova nei confronti di Ulisse, il quale ritorna sull’isola di Lemno, nella quale Filolette era stato abbandonato a causa di un piede ferito con piaghe disgustose e maleodoranti, per farsi consegnare da quest’ultimo le armi di Eracle. Dice Filolette a Ulisse: «Cervello malato, da servo, che subdolo agguato, m’hai teso la rete facendoti scudo di questo ragazzo a me sconosciuto, tanto più in alto di te, pari a me per altezza morale. […] Senti, disgusto degli dèi: com’è, oggi non sono più lo “zoppo”, il “marcio”?»263 Questo passo mette in luce come il
260 Ibidem, P. 296
“Chapman, Kim, Susskind e Anderson (2009) hanno studiato la sovrapposizione fisiologica tra disgusto orale e morale. Una attività motorio-facciale simile si è presentata come risposta al disgusto negli ambiti gustativo, visivo (indotto attraverso immagini disgustose) e morale: tutti e tre i tipi di disgusto hanno attivato il sollevamento del muscolo labiale della faccia, movimento che ha origini evolutive nella preferenza di gusto. Altri studi hanno, più direttamente, fornito l’evidenza dell’attivazione di alcune regioni sovrapposte del cervello durante il disgusto fisico e il disgusto morale, In particolare nelle cortecce temporali e frontali.” (trad. mia)
261 A. Straccari, Op. cit, P. 103 262 Ivi.
263 S. Feloj, Dal gusto palatale alla morale. Il disgusto come sentimento, in Dal gusto al disgusto. L’estetica del pasto,
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disgusto fisico che Ulisse aveva provato nei confronti del piede malamente ferito di Filolette, si sia trasformato in un sentimento di disgusto morale che quest’ultimo prova ora nei confronti dell’azione malvagia di Ulisse. Proprio questa ambivalenza tra fisico e morale, è ciò che caratterizza, come evidenzia la Feloj, il pensiero degli autori tedeschi e in particolare di Kant, il quale, in un passo della Metafisica dei costumi in cui viene espressa l’idea di un’estetica dei costumi, elabora la natura del disgusto morale:
[…] un’estetica dei costumi non è quindi veramente una parte della metafisica dei costumi, pur essendo una rappresentazione soggettiva di questa metafisica stessa: dove i sentimenti, che accompagnano la forza obbligante della legge morale, ne rendono sensibile l’efficacia (per es., il disgusto, l’orrore e simili, che rappresentano in modo sensibile l’avversione morale), e tolgono la prevalenza agli stimoli
puramente sensibili.264
Secondo la Feloj, questo passo attesta come, per Kant, il disgusto cooperi nel realizzare la legge della ragione nel mondo empirico ed elenca, a proposito, le tre funzioni che egli affida al disgusto morale. In primo luogo, il disgusto deve permettere di distinguere le azioni moralmente giuste da quelle sbagliate; in secondo luogo, deve configurarsi come una forma di educazione e civilizzazione che innalza l’uomo al di sopra della sfera animale e in terzo luogo, è un sentimento vitale che evita la noia, la quale conduce al disprezzo di sé. Scrive l’autrice: «Il sentimento di disgusto in Kant “formula un giudizio che è nella stessa misura sensibile, estetico e morale e occupa così, come il sentimento del bello, un punto strategico nel garantire l’unità del sistema kantiano”.»265 Il sentimento di disgusto ha il potere emotivo
e sensibile di farci accedere alle idee della ragione che possono solo essere presupposte dalla filosofia pratica. Come scrive Kant nelle Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime, il disgusto morale «fa quindi “percepire in modo sensibile” “l’avversione morale” ed è parte di un “meccanismo estetico che però indica un senso morale”.»266
La Feloj non manca di evidenziare che, nonostante la trattazione del disgusto morale che caratterizza il ‘700, esso non rinuncia alla sua natura essenzialmente fisica e, infatti, afferma:
In una prospettiva antropologico- pragmatica, il movente morale seguirebbe dunque un movimento (ritmo) del tutto simile a quello applicato nel cibarsi: il disgusto tiene lontani dalle azioni malvagie, dal non riconoscimento della legge morale, tanto quanto allontana dagli alimenti avariati.267
264 Ibidem, P. 140 265 Ibidem, P. 141 266 Ibidem, P. 143 267 Ivi.
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Si tratta proprio del parallelismo a cui faceva riferimento Rozin nell’illustrare in cosa consista il disgusto morale rispetto a quello fisico.