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Alcune osservazioni sulle attribuzioni di valori in assenza di formazione di prezzi di mercato

Nel documento Scritti vari di economia : serie seconda (pagine 95-133)

S O M M A R I O . 1 . Q u a l e s i a i l p r o b l e m a . — 2 . P R O P O S I Z I O N E P R I M A : Le attribuzioni di valore in un bilancio di azienda commer-ciale barino un significato diverso secondo l'ufficio assegnato al bilancio. — 3. Corollario: L'istesso complesso di attività deve ricevere valutazioni diverse in relazione a finalità di-verse. Delle finalità implicite e esplicite. — 4. PROPOSIZIONE SECONDA: In assenza di una finalità diversa esplicita, è im-plicita la finalità di far coincidere il bilancio preventivo con il consuntivo ; ma ciò impone un t r a t t a m e n t o diverso delle valutazioni di società che hanno periodi di gestazione diver-si. Del computo dei dividendi. Dell'unificazione dei metodi

d i v a l u t a z i o n e . — 5 . PROPOSIZIONE TERZA: N o n r e g g o n o l e

regole di valutazione che fanno appello ai prezzi correnti, o a quelli di costo, o a entrambi : le attribuzioni di valore devono essere conformi ai prezzi previsti di effettivo realizzo; ma questi non vanno confusi con prezzi di liquidazione. —

6. PROPOSIZIONE QUARTA : L e r i s e r v e n o n d e b b o n o a l t e r a r e

i prezzi di bilancio : quale sia la loro teoria. La disoccupa-zione delle cose analoga a quella delle p e r s o n e . — 7 . PRO-POSIZIONE QUINTA: della compatibilità e della incompatibilità delle varie finalità dei bilanci; quid, della pluralità dei bilan-ci di una unica azienda. — 8. Le esigenze del nostro Codice rispondono agli interessi dei terzi e del proprietario. — 9. Delle pseudo-valutazioni.

1. I casi nei quali avvengono attribuzioni di va-lori senza che siavi formazione di prezzo su di un mercato sono parecchi. Uno di questi casi, che inte-ressa anche i giuristi, si lia ogni qual volta occorre fare il bilancio di u n a azienda, sovratutto quello di u n a società anonima (1).

Oltre i casi nei quali si hanno attribuzioni di va-lori senza che siavi formazione di prezzo su di un mercato, abbiamo anche casi che costituiscono il fe-nomeno inverso del precedente, cioè sonovi casi i quali assumono le apparenze di casi in cui si abbia che fare con attribuzioni di valori in assenza di for-mazioni di prezzi su di un mercato e clie sono in-vece schietti casi di formazione di prezzo. Tra questi casi di pseudo valutazioni — usiamo questo termine come abbreviazione della frase: « attribuzione di va-lore là dove havvi soltanto apparente assenza di for-mazione di un prezzo su di un m e r c a t o » , — e m e r g e , per importanza pratica, quello in cui una azienda commerciale si forma con capitali che vengono con-tribuiti da vari gruppi di interessati.

Anche questo caso interessa di frequente i giuristi, e, qui pure, nel mentre si presenta anche nelle aziende più semplici, nel momento della loro formazione, il caso è più ovvio, e ha un maggiore interesse pra-tico, nelle società anonime.

Una sottospecie del caso delle pseudo-valutazioni che si hanno nell'atto in cui si forma una società com-merciale si presenta allorché una, società aumenta il proprio capitale sociale. Infatti, l'operazione che

con-(1) In una società anonima si imperniano in soggetti distinti diritti che in aziende più semplici nou si scorgono, perchè si confondono nell'istesso soggetto. Ma sono gli stessi.

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siste nell'alimentare u n capitale sociale è assimila-bile all'operazione che consiste nella fusione di due società: questo atto, a sua volta, può interpretarsi come la formazione di u n a nuova società per p a r t e di due soli gruppi d'interessati : ma, con ciò riveste appunto uno degli aspetti del problema principale. Ci proponiamo di fare alcune considerazioni su al-cuni problemi che le attribuzioni di valore in as-senza di formazione di prezzo di mercato presentano e anche incidentalmente sulle pseudo-valutazioni. Presupponiamo la conoscenza di quanto leggesi su questi argomenti in buoni t r a t t a t i d i . ragioneria e in t r a t t a t i classici di diritto commerciale (1).

(1) Un argomento che coinvolge quello che qui vogliamo di-scutere, cioè quello del miglior modo di redigere i bilanci delle Società anonime, ha di recente richiamato l'interessamento di molte persone di alta competenza per essere stato posto all'or-dine del giorno dell'Istituto internazionale di statistica. Ha quindi dato luogo a rapporti del signor A. NEYMARCK, e ri-sposte ad un questionario per parte del professore JNAMA STERN E G G , d e l s i g n o r K I A E R , d e l s i g n o r B A U D R O STERN , d e l s i g n o r D E C O STERN -D U , d e l s i g n o r P I E R R E -D S S E S S A R S , d e i s i g n o r i H O R S S E N e v a n KETEL e del signor A. SAVIGNV. Inoltre ha interloquito sull'ar-gomento il signor LÉAUTEY di cui le varie opere di ragioneria già dilucidavano il problema. Ma, oltre l'Istituto internazionale di statistica, anche una commissione extraparlamentare Francese, tra la prima occasione in cui l'Istituto internazionale rimase investito del problema e la seconda, venne incaricata dal guardasigilli francese di interessarsi, almeno incidentalmente, del nostro problema, essendo stata chiamata a studiare la ri-forma che poteva convenire il' introdurre nella legislazione delle società per azioni.

Il nostro problema è assai più ristretto del complesso dei problemi affacciatisi alla mente degli scienziati o uomini pra-tici d'affari che hanno interloquito in quel posto dall'

Isti-P e r riuscire brevi quanto è possibile e anche chiari nella formulazione della nostra opinione, daremo ad essa la forma di alcune tesi, o proposizioni, che fa-remo seguire dalla dimostrazione.

2. P r i m a proposizione : II fine, o lo scopo, o l'uffi-cio, che dir si voglia, in vista del quale un bilancio viene redatto, è quello che unicamente ed intieramente attribuisce un significato alle valutazioni che ne costi-tuiscono l'attivo e il passivo.

In altri termini : Un bilancio è u n sistema di sim-boli : il significato dei simsim-boli é dato dal fine del bi-lancio : è paralogistico leggere quei simboli, anziché con la chiave fornita dal fine del bilancio, con cri-terii che sono legittimi, o possono esserlo, in altre loro applicazioni.

Od anche: un bilancio è un sistema di simboli che hanno un significato convenzionale implicito nel line del bilancio: il t r a t t a m e n t o formale di quei simboli non può mai prescindere dal significato originalmente loro a t t r i b u i t o : è paralogistico un trattamento formale che sostituisce nel suo processo u n significato nuovo al significato ricevuto in partenza : l'arrivo diventa un guazzabuglio.

Il paralogismo che si commette non attenendosi nella lettura e nell'intendimento delle cifre di un

bi-tuto internazionale di statistica o nell'altro posto dal guarda-sigilli francese.

Noi ci domandiamo soltanto : 1° Quale cifra esprimente da-naro a corso legale va a t t r i b u i t a alle varie attività e passi-vità di un bilancio di azienda economica privata, quando non v ' è stata formazione di prezzo in stretto senso economico, cioè su di un mercato ? 2° Quale cifra esprimente danaro a corso legale va attribuita alle attività costituenti il primo inventario di una azienda la quale si forma con il concorso di due o più gruppi di interessati ?

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lancio al significato che ricevono dalla finalità del bilancio istesso è identico a quello che commette-rebbe colui il quale, trovandosi di fronte a un sistema di notazioni di logica algoritmica, t r a t t a s s e queste notazioni come se fossero pertinenti a quel sistema algoritmico che costituisce la nostra algebra comune oppure al paralogismo di chi prendesse il simbolismo della chimica e volesse t r a t t a r l o come conviene trat-tare il simbolismo dell'algebra comune, oppure al paralogismo di chi leggesse delle note musicali senza curarsi di avvertire se la chiave è il sol o il fa.

Le finalità di u n bilancio sono generalmente im-plicite e intese in u n solo modo da tutti gli interes-sati. Le circostanze di fatto le rivelano. Ma accade anche che non siano implicite e intuitive.

Suppongasi, ad esempio, una società in liquida-zione. Le attribuzioni di valori alle sue attività sa-ranno dominate dal concetto: che ogni attività vada venduta entro un tempo che è determinato da con-dizioni di fatto, note in ogni caso concreto : saranno queste le deliberazioni prese dai soci in conformità di eventuali convenzioni con creditori, di eventuali disposizioni di legge, di norme statutarie, o anche di operazioni successive alla liquidazione, poiché può una liquidazione essere, anziché una morte, la semina di nuovo germe, la forma più conveniente per u n a fusione, u n a sparizione convenuta contro compenso, u n a delle molteplici operazioni costituti-ve di u n sindacato, ecc. Scopo del bilancio è di rendere noto, fin da ora, ad ogni interessato, e agli effetti di ogni diritto, quale sarà l' esito finanziario della liquidazione. A questo scopo soltanto, ma a questo scopo per intiero, devono corrispondere le at-tribuzioni di valori. Non hanno queste atat-tribuzioni altra funzione ; non hanno altro significato.

I n questo esempio è così evidente — ci sembra — la verità della nostra proposizione, secondo la quale le attribuzioni di valori debbono essere in stretta cor-rispondenza con il fine del bilancio, cioè con ciò clie il bilancio vuole narrare agli interesssati, che gli au-tori i quali formulano, in termini affatto generali, e quasi che fossero adattate a qualunque genero di so-cietà e in qualunque emergenza, o fase, regole di valutazione assolute, per esempio, quella del costo, 0 quella del prezzo corrente, tacciono completamente dei bilanci di liquidazione. Queste loro regole, infatti qualora venissero prese sul serio e applicate, — il che non è, — di quale mai sussidio sarebbero pei credi-tori e per gli azionisti, desiderosi gli uni di sapere se avranno il cento per cento o meno, e gli altri, cosa potrà loro ancora restare, dopo dato il cento per cento ai primi !

Ohi si può figurare un bilancio di liquidazione fatto in base a prezzi di costo, o in base a prezzi cor-renti, o in p a r t e in base agli uni e in parte in base agli altri !! La pratica — ed è pratica logica - con-siste nel registrare valutazioni di realizzo previsto. Queste rispondono alla finalità che informa quei bi-lanci.

Ma se non si trattasse di un bilancio di liquida-zione ?

Regge anche allora la nostra tesi, che è affatto generale.

La finalità più frequentemente implicita in un bi-lancio è il computo dei dividendi. Il bibi-lancio si fa innanzi tutto dai soci per i soci, e questi vogliono sapere cosa hanno guadagnato o perduto. Ma i soci dell'azienda non sono soltanto gli attuali, ma anche 1 futuri, imperocché le società anonime, essendo sone giuridiche, e quindi enti indipendenti dalle

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sone fisiche che attualmente le compongono, rappre-sentano anche gli interessi delle persone fisiche che in avvenire le comporranno. Il dividendo attuale non deve essere nè più piccolo, nè maggiore, dell'utile attuale. Se più piccolo, gli azionisti attuali sono sa-crificati a vantaggio degli azionisti futuri; se maggiore, accade l'inverso. Quindi le valutazioni di bilancio aventi la finalità di determinare il dividendo di com-petenza sono valutazioni informate a un criterio ben definito — e diverso da quello che informerebbe le-gittimamente e razionalmente valutazioni di bilancio che avessero, per esempio, la finalità eli preparare una fusione con altra società, o la partecipazione in u n sindacato, o una operazione di credito con u n a banca, o con il pubblico.

È ovvio, ad es., che per questo ultimo genere di finalità le valutazioni di competenza di un determi-nato anno possono essere affatto irrilevanti e invece legittimi, utili, necessari, non solo i risultati di pa-recchi anni, ma finanche t u t t ' a l t r i criteri nell'esame della situazione finanziaria che non siano quelli for-niti dai saldi del Mastro ! E ciò è t a n t o vero, che prevarranno, come di ragione, criteri di convenienza dei terzi, e non già dei soci !

Se si prescinde da ogni fine in vista del quale un bilancio è redatto, attribuzioni di valore non possono più farsi, e quelle che, come atto del t u t t o

mecca-nico si facessero, non avrebbero alcun significato-, se un senso viene loro dato da chi legge il bilancio, questi ha introdotto esplicitamente, o surrettiziamente, una qualche finalità del bilancio nella loro interpre-tazione. Poniamo, ad esempio, che le unità di un ge-nere di attività, poniamo, titoli di rendita pubbli ca — in un bilancio privo di finalità determinata — figurino per cento lire. Ohe mai vorrà ciò dire 1

Porse che al giorno del bilancio, vendendo quella at-tività t u t t a q u a n t a sul mercato ( per esempio mille lotti di r e n d i t a ) , se ne ricaverà cento? Mai più, a meno che la cifra di cento anziché altra cifra, non sia stata registrata studiatamente come una previ-sione, per quanto mai esatta, di quello che probabil-mente si ricaverebbe dalla vendita, in quel giorno, della massa totale di quel genere di attività. E allora il bilancio era stato redatto con questa finalità, cioè con il significato che ogni sua attività, o certi generi di attività, potevansi liquidare Ine et mine, e nella loro integralità, in conformità dei valori attribuiti alle singole partite.

Oppure, vuoisi intendere, sempre nell'ipotesi che abbiamo fatta dell'assenza di u n a finalità, che il costo eli quelle a t t i v i t à fu di cento? P u ò ciò essere vero in linea di fatto, ma che dice a noi questa no-tizia storica, se il raccontare la storia non è attual-mente la finalità del bilancio ? Non ci dice di certo, e cadremmo in inganno se lo ritenessimo, che il rea-lizzo o immediato e totale, o futuro e graduale sarà di cento ! Se mancò u n fine, si mise una cifra a ca-priccio, oppure si narrò un fatto storico senza nem-meno averlo voluto n a r r a r e : che nesso, allora, con l'avvenire, se l'avvenire finanziario crediamo di poter leggere nel bilancio, — e questa sarebbe, nella specie, una finalità surrettizia, — che nesso con il presente, o con l'avvenire scontato al giorno d'oggi, che pure è u n a forma del presente, se il presente vogliamo rive-lato in quelle cifre, con finalità, di nuovo, nella spe-cie, surrettizia "?

Se un criterio informò la costruzione del bilancio, cioè, le attribuzioni di valori, nessun altro criterio può servire per la sua lettura. Se nessun criterio cosciente, sia pure implicito, informò le valutazioni

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del bilancio, il bilancio manca di ogni senso, e non h a che le apparenze esteriori di n n bilancio (1).

3. L'osservazione clie abbiamo presentata come u n a proposizione fondamentale può sembrare banale. Ma il suo carattere fondamentale apparirà gradatamente, e forse, in u n a certa misura, fin da ora da quest'al-t r a proposizione, che è un corollario della prece-dente.

Il medesimo complesso di diritti costituenti un patri-monio (2), non solo può, ma deve ricevere attribuzioni di valore diverse, a seconda del fine della valutazione : fine di cui lo spostamento agisce come agisce sulla proie-zione di un paesaggio lo spostamento della posiproie-zione dell'osservatore. Ciò vuol dire che, stando all' e-sempio che primo ha fermato la nostra attenzione,

quello di u n bilancio di società che si mette in liquidazione, l'istesso complesso di diritti che costituì

-(1) Quello che diciamo è tanto vero, che spesso si sentono i contabili dichiarare « che un bilancio non lo capisce che chi l ' h a f a t t o » . I contabili che così dicono, dicono bene, se la fina-lità che informò la redazione del bilancio non emerge; in par-ticolare, se la si e voluta nascondere. L a più rigorosa osser-vanza delle regole della partita doppia permette di fare bilanci che non rivelano la situazione finanziaria di una società, perchè

molli rischi non figurano e non devono figurare nel Mastro.

(2) Trattandosi del problema della valutazione delle attività e passività d ' u n a Società, non è forse esatta la definizione che fa consistere il patrimonio nel complesso di tutti i rapporti giuridici di cui essa è titolare, come definiamo qui, come già definimmo in altro scritto e come definisce il VIVANTE (libro II, capo V, § 447, pag. 189). Ma è questione l u n g a e spinosa., che non possiamo discutere per incidente, e siccome le atti-vità che sfuggono con questa definizione di solito non sono una parte molto notevole, è anche più perdonabile trascurarla. Chi s'interessasse alla disputa che ferve in proposito e nel

sce il patrimonio d ' u n a società in liquidazione, avreb-be da ricevere una attribuzione ili valori diversa, se invece costituisse il patrimonio d' una società clie non è in liquidazione (1). Ed infatti, vedremo campo ilei giuristi e in quello degli economisti, può consulta-re J . NEUMANN, Grundlagen dar Vollcsw., Ttibingen, Lanpp,

1889, capo V, pag. 106 e seg.

(1) Ciò è riconosciuto, per esempio, dal VIVANTE, là dovo dice (nota 212 al n. 559, voi. II, capo V, pag. 285, 2A ediz., 1903, Trattato, ecc.) : « Molti scrittori hanno il torto di

pareg-giare i prezzi di bilancio ai prezzi di liquidazione e d' inse-gnare che il patrimonio della Società deve stimarsi come se fosse venduto nel tempo del bilancio. Il valore d ' u n a azienda che continua il proprio esercizio non può in alcun modo cal-colarsi secondo il prezzo ridotto o rovinoso pel vouditore cho anche proverbialmente si dice prezzo di liquidaziono ». Ma,

mentre il VIVANTE qui vede giusto, non pare che vi sia con-dotto dalle ragioni che portano noi all'istesso suo risultato, poiché nel testo al quale si riferisce quella nota, egli sostiene doversi stimare « i beni destinati all'esercizio d'un'azienda por il loro valore d'acquisto, dedotto il deperimento », o che « le merci e i titoli di credito devono stimarsi per il prezzo di

acquisto purché non superi il prezzo corrente alla chiusura del bilancio » : il che, come vedremo, è regola che può essore as-surda quanto quella che egli condanna. Avverto, inoltre, che, quando si tratta di beni soggetti a rapida e saltuaria

deteriora-zione, sia per deperimento naturale, sia per facile

sopravve-nienza di beni equivalenti o surroganti, tecnicamente più per-fetti, conviene precisamente di attenersi a prezzi di liquidazione, se vuoisi che il bilancio rispecchi, nei rispetti di aziende con-correnti, la potenzialità finanziaria dell'azienda. Cosi, ad esem-pio, le aziende che esercitano l'industria della navigazione, o anche quelle che, pur non esercitando in linea principale que-sta industria, hanno una flotta propria, fanno benissimo a met-tere costantemente e ripetutamente le loro navi all'asta, salvo a ricomperarle esse medesime, quando ciò convenga. Ciò pra-ticasi in Inghilterra anche da grandi Case importatrici di the,

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in seguito, là dove indicheremo alcune linee fon-damentali della teoria delle riserve di bilancio (vedi n. 6), che le riserve, tra altre funzioni, hanno quella di essere coefficient i di trasformazione dei va-lori di un'azienda che è in funzionamento, in vava-lori della stessa azienda quando avesse da passare in li-quidazione. M a la nostra proposizione vuole anche dire di più; vuole dire, che l'istesso complesso di di-ritti che costituisce il patrimonio d'una società in li-quidazione, deve ricevere attribuzioni di valori di-verse a seconda delle finalità della liquidazione, quali risultano dalle condizioni in cui avviene, e dai criteri che ne hanno informato l'impresa* Infatti, le attribuzioni di valore di u n bilancio avente questa finalità sono soltanto valori previsti, cioè giudizi di previsione o di probabilità intorno a quel prezzo di mercato che effettivamente ritiensi sarà realizzato

a u n a data epoca futura, sia pure questa, in taluni casi, prossima quanto un istante successivo, in altri, remota di vari anni dall'istante attuale. E vuole pur dire, a fortiori, che le valutazioni dello stesso com-plesso di diritti che costituisce il patrimonio d' u n a Società che è nel pieno esercizio delle sue funzioni fisiologiche, deve riuscire diverso a seconda delle

varia-che hanno navi proprie, e dovrebbe praticarsi, con una gran parte del proprio materiale, dalle ferrovie. Ecco aziende di cui « l'inventario riassume la liquidazione di un esercizio che si rin-nova », ma, ad un tempo pure « l a liquidazione della Società», nella misura in cui il suo attivo è composto di elementi di questo genere. Società che procedono in questo modo alla va-lutazione del loro patrimonio non hanno bisogno di riserve aventi talune delle funzioni che le riserve possono avere, co-me vedrassi nel testo.

zioni che avvengono nelle condizioni determinanti la domanda e l'offerta dei suoi prodotti e la domanda e offerta d'ogni elemento costituente i suoi fattori di produzione. Non è forse ovvio che un'azienda produt-trice di una derrata può avere dei raccolti e degli stocks di cui il valore varia del 25 e del 50 per cento a seconda che u n a crittogama, un'epizoozia, una sic-cità, un t r a t t a t o di commercio, u n a guerra, una crisi commerciale, la scoperta o la distruzione di un sur-rogato, hanno alterato la domanda e offerta"? Non è ciò ovvio per ogni altro genere di azienda ? E se le

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