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quanto s'è visto, è una situazione redatta secundum

Nel documento Scritti vari di economia : serie seconda (pagine 133-137)

quid. Se la legge, o se le convenienze "commerciali, esigono situazioni redatte secondo una pluralità di fini, questi fini possono non essere realizzabili

simul-taneamente in un unico bilancio.

Occorrono allora vari bilanci. E ciascuno sarà con-forme a u n a esigenza, o a più esigenze compatibili tra di loro.

Dal non aver compreso questo nascono centinaia di controversie giudiziarie, insolubili così come ne vengono posti i termini. Non riescono, infatti, periti, avvocati e giudici a comprendere come u n piccolissimo evento può, a brevissima distanza, rendere vero un bilancio brillante successivamente ad un bilancio di-sastroso anch'esso vero, o inversamente, come possa una situazione buona diventare pericolosa, in un ba-leno. Sembra che siavi u n effetto senza causa ade-guata. Eppure, chi mai si meraviglia se vede u n terreno, per ipotesi, assai meno fertile di u n altro nella produzione d ' u n a determinata derrata, superare quest'altro anche di gran lunga, in seguito alla con-cimazione con quell'unica sostanza che ad esso man-cava, tra le sostanze già possedute dal terreno 1 Alla combinazione di fattori di produzione richiesti per la

produzione della derrata in questione non mancava, perchè il terreno fosso perfetto, che un solo elemento ; t u t t i gli altri erano posseduti in quantità abbondante e di qualità superiore : il terreno era sterile, o meno fertile di un altro, che pure ad esso era inferiore in ogni voce, costituente i fattori di produzione ma le possedeva a modo di un campionario completo. Or bene, un'azienda può possedere forza motrice abbon-dante e poco costosa, brevetti eccellenti, macchinari modernissimi, impianti e stabili convenienti, contratti di fornitura abbondante e a prezzi rimuneratori, vi-cinanza ai centri di consumo, eppure essere all'orlo del fallimento per mancanza, poniamo, di capitale circolante. Il suo bilancio, se è escluso che possa ottenere prontamente e a prezzo corrente il capitale circolante, deve riuscire un bilancio in cui le attività possedute si svalutano in quella qualsiasi misura che può essere necessaria per attirare il capitale liquido mancante. È ovvio che, a misura che si esacerba la svalutazione dei fattori posseduti, si migliora il prezzo che viene offerto per il fattore mancante, e che non vi sono altri limiti a- questa svalutazione che questi : da un lato la concorrenza tra i possessori del fattore mancante, e, dall'altro, i prezzi ai quali i singoli fattori posseduti, che non si riesce a completare, possono essere venduti in liquidazione. Il bilancio di questa azienda, se una convenzione le fornisce il capitale circolante, varia in ogni suo elemento, e l'istessa forza motrice, l'istesso brevetto, gl'istessi macchinari gl'istessi stabili possono valere il triplo, il quadruplo, il decuplo. E saranno stati veri entrambi i bilanci. Quale la ragione, che l'ultimo creditore, o colui che rivela un affare, di solito fa un affarone, se non questa, che se un'impresa va bene, il suo intervento non è richiesto, e che se è richiesto, egli,

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portatore di u n bene complementare mancante, pone per condizione la svalutazione di t u t t i quelli che pree-sistono in quella massima misura che la concorrenza di altri portatori dell'istesso elemento mancante gli acconsente e che è sempre ancora più vantaggiosa, per chi la subisce, del fallimento?

E i modi legali con cui procedere sono svariatissimi : credito dato per somma nominale maggiore della reale, credito privilegiato, azioni privilegiate, azioni gratuite, svalutazione del capitale antico, ipervalutazione del nuovo. Il risultato è sempre l'istesso e corrisponde a un interesse di ambo le parti.

Torniamo dunque a dire : i bilanci apparentemente più disparati possono t u t t i essere, come suole dirsi, « degni di fede ». All'incontro, un unico bilancio, sarà « degno di fede » secundum quid, « indegno di f e d e » secundum aliud (1). E se è stato redatto senza

(1) La pluralità dei filli di un bilancio è sentita da tutti. Non ugualmente è avvertita la possibile incompatibilà di questi fini, donde la necessità di vari bilanci ognuno rispondente a u n fine o a un cumulo di fini cospiranti. L a tesi che pongo dilu-cidasi forse maggiormente se la espongo a modo di postille, che metterò in parentesi, a fianco dell'opinione manifestata da chi meritatamente è ritenuto uno dei nostri maggiori cialisti. Scrive il VIVANTE (nel suo Trattato di diritto

commer-ciale, volume II, 2a ediz. del 1903, al capo V. § 3(3, n. 553, pag. 277 e seg.) che : « Il bilancio rappresenta la situazione finanziaria della società ». (È appunto oggetto di disputa cosa sia « la situazione finanziaria » ; se questo sapessimo, le attri-buzioni di valore non sarebbero più litigiose e dubbie : avrem-mo un criterio certo per accettarle o respingerle). « Esso non ha soltanto l'ufficio di dimostrare qual'è questa situazione (a), ma anche di guidare l'opera degli amministratori (b) e dei sin-daci (c) per le vie segnate della legge nel computo dei benefici, art. 176 (d), nella formazione dei fondi destinati alla riserva,

u n a disamina dei vari fini e della loro compatibilità o incompatibilità, sarà uno zibaldone, « indegno di fede » per tutti gli interessati.

Possiamo anche dire che un bilancio, redatto con un qualsiasi criterio, è sempre vero, nel senso che dice quello che dice. Se è fatto in base ai prezzi di costo, dice quello che dicono i prezzi di costo. So è fatto in base ai prezzi di mercato, dice quello che di-cono i prezzi di mercato. Se è fatto in baso ai prezzi di ricavo probabile, dice quello che dicono i prezzi di previsto ricavo. Se è fatto in base a prezzi di liqui-dazione, dice quello che dicono i prezzi di liquida-zione. Se è fatto in vista di una fusione, o trasfor-mazione, dice quello che dicono i prezzi quando quella trasformazione sarà avvenuta. E così (li seguito.

Il punctum saliens non sta nella scelta di un criterio 0 di un altro, ma invece in questo : clic colui, o co-loro, ai quali quel bilancio è destinato, come infor-mazione, non prendano un fischio per un fiasco, o meglio ancora, non siano indotti dal bilancio stesso nella fallacia a dictum secundum quid ad dictum sim-pliciter, o nella fallacia accidentis. In questo sta

l'in-ganno e il danno — quando non siamo in tema di volgare truffa — e a questo è adeguato rimedio se la legge si limita a imporre che siano enunciati esplici-tamente dai redattori del bilancio i criteri informatori delle valutazioni dei singoli capitoli del bilancio e art. 182, (e), nell'estensione delle spese d'impianto art. 181, (/), nel riscatto delle azioni; art. 144, (g), nella ('.missione delle obbligazioni, art. 171 (li) ». (Con le lettere a, li, e . . . h, non poste tra parentesi, abbiamo segnato le serie degli uffici che si vogliono dal bilancio — dall'unico bilancio, secondo intendono 1 più dalla serie dei bilanci simultanei, secondo 6 necessità di cose, 6f ed in quanto gli uffici sono incompatibili).

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questi capitoli riescono numerosi quante sono le cate-gorie in cui la pratica commerciale distingue i beni delle varie aziende. I n breve : purché la legge assista l'interessato nel chiedere e ottenere la formulazione (lei

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