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ALLEGATO N 2 Intervista a G R presso il mio ufficio, Alte Ceccato, 22 giugno 2015.

G.: Io sono nato a Monticello Conte Otto, noi eravamo poveri e la povertà ci ha fatto diventare dei girovaghi. Da Monticello sono andato ad abitare ad isola della Scala, poi Nogara, da Nogara a Creazzo, da Creazzo ad Altavilla Vicentina e poi alla Selva di Montecchio. Poi sono stato sfrattato e mi hanno dato la casa di Ina casa che era solo per i dipendenti.

E: I dipendenti della Ceccato, intende? G.: Sì, esatto!

E: Lei è arrivato ad Alte Ceccato in che anno? G.: Nel 1951.

E: Qua non c'era praticamente nulla, giusto?

G.: La mia casa è stata fatta nel 1949, ma per problemi burocratici, ci hanno dato l'abitabilità nel 1951. E una delle poche fatte in sasso. Poi, a causa della crisi, sono passati a farle con i blocchi di cemento.

Allora Ceccato comprava la terra dai contadini, per incentivare l urbanizzazione, lui la vendeva a prezzo stracciato. Spesso neanche recuperava quello che aveva speso. Il suo scopo era....

E: Urbanizzare?

G.: Sì e assumere. Lui voleva che i dipendenti della Ceccato abitassero qui. E: Quando Lei è andato a lavorare alle Ceccato in quanti eravate?

G.: Questa è una storia lunga... Quando io sono andato a lavorare alla Ceccato, la Ceccato aveva quattro fabbriche più una a Vicenza. La prima in cui sono andato a lavorare, era alle Baracche, dove c'era il comando del sottosegretariato della Marina della Repubblica Sociale Italiana. C'erano 300 baracche, io ho iniziato lì a 16 anni. No perch‘, serve un po di storia, i partigiani di notte, in un incursione, sono andati e li hanno disarmati, è stata un azione spettacolare. Comunque, finita la guerra, allora sembrava che prevalesse il collettivismo, cioè d ispirazione marxista e allora i partigiani si sono prese le baracche e hanno cercato di fare una fabbrica collettiva, però non si sono accorti che non funzionava e allora ha preso in mano Ceccato che ha messo una delle sue amanti, la Ronzan. Allora io ho iniziato lì a 16 anni. Partivo dalla Selva a piedi, venivo a prendere il trenino qua dopo scendevo a San Vitale e da là andavo a piedi. Mi portavo via la minestra, in estate se la mangiavi il giorno dopo era acida. Non c'erano mense, si mangiava

sotto un moraro .

Non eravamo in regola, ci dicevano che se arrivavano i controlli dovevamo scappare e nasconderci in mezzo al granoturco.

E: Allora c'erano i controlli? G.: Sì, più di adesso.

E: Lei ha iniziato a lavorare alla Ceccato a 16 anni, poi si è trasferito ad abitare ad Alte...

G.: Sì, nel 1948 ci sono stati i moti operai e degli scioperi. Ceccato ha cercato, anche durante la Repubblica, di essere equidistante e alla Pellizzari c'erano molti fascisti e finita la guerra gli hanno epurati, ma dal punto di vista professionale erano validi e lui li ha assunti. Silvio Brea, lui è stato quello che ha disegnato le prime case, fatto un disegno unico per tutte le case. Ha assunto lui, dei capi reparto e degli operai che erano compromessi con il fascismo. […]

Appena finita la guerra non era facile trovare lavoro, c'era una crisi più di adesso. Noi dicevamo "mama co xe finìa la guera ghe xe laoro par tuti" perch‘ era tutto distrutto e invece no. Dopo siamo entrati nel Piano Marshall e quelle cose lì… Noi eravamo in miseria, eravamo sei.

E: In sei, in famiglia?

G.: Sì, in famiglia. Quattro figli e i genitori. Eravamo sotto la parrocchia di San Pietro, qui non c'era niente. C'era solo Visonà con la campagna. In via Battaglia c'erano due case. Un giorno è venuto a trovarci il cappellano, ha visto tutta la nostra povertà e si è commosso. Mia mamma gli ha detto : "eco come semo ridoti". Non avevamo terra, andavo a zappare la terra del contadino e ogni cinque sacchi di grano ne avevo uno. Il parroco aveva delle conoscenze e mi ha fatto assumere all'ARSA (Attrezzatura Riparazioni Sollevamento Autoveicoli), prima gestita dai partigiani, ma non sono stati capaci di gestirla e allora l'ha presa in mano Ceccato. Lui aveva degli agganci con Ceccato e allora mi hanno preso lì come garzone. E: Poi Lei è stato trasferito qui ad Alte?

G.: Sì, giusto, giusto. Ho un po divagato. Nel 1948, sono successi questi fatti e allora Ceccato voleva liberarsi di questi "agitatori", chiamiamoli così, e ha chiuso la fabbrica. E quando l'ha riaperta, noi siamo stati i primi ad essere ripresi. Siccome a Ceccato interessava sviluppare le Alte, quindi, quelli che aveva licenziato a Montecchio li ha aiutati a mettersi in proprio qui alle Alte. Zompero, Peripoli, Tovo, sono un infinità… Lui li ha aiutati, dava anche le commesse.

E: Aiutava anche i negozi, giusto?

G.: Sì, perch‘ venisse la fruttivendola. Lei diceva: "ma io non vivo qua..." e allora lui, il fine settimana, comprava tutto quello che le era rimasto in negozio. In modo che lei potesse tenere aperta l'attività. Per legare il paese, perch‘ era un paese eterogeneo, eravamo di varie provenienze...

E: Soprattutto proveniente dai paesi limitrofi.

G.: Sì, allora Ceccato voleva portare la chiesa, è andato dal Vescovo a chiedere il permesso, ma il parroco di San Pietro non voleva perch‘ perdeva una fetta di fedeli. Alla fine l'ha spuntata Ceccato. E mi ricordo che la prima messa l'hanno detta nella cripta dell'attuale chiesa, sotto, hanno fatto venire un padre gesuita di Lonigo. Poi, ha iniziato a incentivare le scuole serali, ci sono andato anch io. Era la scuola Don Giuseppe Smittarello. Lui ha fatto venire una farmacia, il barbiere Scarato, che è stato una figura...

E: Da Verona arriva il barbiere, vero?

G.: Sì, sì. Mi ricordo che hanno fatto mettere una scritta cubitale. E dopo lì ha aperto il bar Ceccato.

G.: Sì. E dopo, Ceccato con Piero sì è messo d accordo... Perch‘ Ceccato voleva fare il crocevia con gli edifici. Se tiri fuori la foto dal libro, ti faccio vedere. Lui voleva fare quattro edifici uguali negli angoli dell'incrocio.

G.: (guardando le foto) Ecco, questa è la mia casa. Qui c'è la piazza, questa è la chiesa, ma è stata fatta dopo. Inizialmente la chiesa era piccolina, era una navata. Infatti, quando Ceccato è morto, che hanno fatto i funerali imponenti, le persone non ci stavano in chiesa.

E: E stata una tragedia. Quando è morto Ceccato, era all'inizio della costruzione di Alte, nel 1956.

G.: Sì, nel '56, all'epifania. Altri dieci anni servivano a quell uomo li, minimo. Lui aveva gettato il seme, era lungimirante. Lui qua già fa vedere il plastico (indica la foto del diorama) di come voleva Alte.

E: Lui aveva previsto molti spazi verdi, no? Cosa che poi non è stata fatta. Ad Alte spazi verdi ce ne sono pochissimi.

G.: Sì.

E: Che personaggio era Ceccato?

G.: Beh, era eclettico, era... lui è stato costretto a prendere la laurea in farmacia, ma non voleva perch‘ lui aveva la vocazione della meccanica e della musica.

E: Infatti, tutte le vie nella parte iniziale di Alte sono dedicate a compositori e inventori, no?

G.: Lui aveva brevettato un apparecchio che girava le pagine dello spartito. Poi aveva la passione del calcio. E allora lui assumeva nella sua ditta calciatori di grido e musicisti. Mi ricordo che l'archivista era un musicista. E tutto per... Poi sai quale è stata la sua sfortuna? che l'amministrazione era contraria.

E: L'amministrazione comunale?

G.: Sì. Perch‘ allora comandava la DC, e non era... Adesso ti viene da ridere, ma all'ora... Ceccato era separato.

E: Era separato ufficialmente?

G.: Lui aveva le sue amanti. Una, la Folco che era a Roma, gli ha fatto avere parecchie commesse dai ministeri. L'ultima, la Ronzan, mi ricordo che... dopo lui aveva fatto anche il cinema dentro in fabbrica. Ed era gratis. Lui veniva con questa qui, la Ronzan, che è ancora viva. Io ne ho ottantaquattro e lei ne avrà più di novanta (di anni). Lei era molto discreta... li prendevi per marito e moglie. Non era uno che si esibiva...

E allora, nel '48 ha chiuso, ci ha ripreso noi. Io sono stato uno di quelli che ha avuto la fortuna di venir qua. E dopo lui ha aiutato degli altri. Prima li ha licenziati e dopo li ha aiutati a "piantarsi". E allora quelli facevano come da indotto. E portava avanti anche la musica e il calcio. Era appassionatissimo di calcio. Sai una cosa? Purtroppo, lui è mancato troppo presto. Qui dopo, ha iniziato a prevalere l'interesse privato.

E: Lui è partito con idee e con il progetto dedicato alla famiglia. Pensava a tutta la famiglia e non solo al dipendente.

G.: Sì, esatto! Anche il medico di fabbrica, lo pagava lui. Siccome erano anni tristi, non sempre aveva i soldi per pagarci la tredicesima (ride), e allora, cosa faceva? Ha aperto una cooperativa, ci dava un libretto e tu andavi a fare gli acquisti e

venivano scalati... Lui non ti dava i soldi, ma ti dava facoltà... E allora incrementava anche il commercio.

Io ho preso anche dei rimproveri da lui. Allora lavoravo in officina, stavamo facendo le pompe per l Argentina e le pompe nell attraversare il mare correvano il rischio di arrugginire per la salsedine, perch‘ andare in Argentina ci impiegavano… e allora dovevamo fare pompare nafta. Insomma un giorno stavo facendo quel lavoro lì, è passato di lì e ha fatto il demonio!

E: Perch‘?

G.: Perch‘ per lui non andava bene. Ha chiamato il capo, perch‘ io ero ancora giovane. E poi, un altra volta, sempre con le pompe, che mi ha visto che stravo forando con il trapano e secondo lui non foravo bene.

E: Com'era la convivenza tra le varie famiglie dato che erano provenienti da vari luoghi? Come si viveva ad Alte?

G.: Beh, c'era uno spirito pionieristico, però che legava. Ceccato, con le sue iniziative, cercare di legare le famiglie.

E: C'era aiuto tra le famiglie?

G.: C'era della solidarietà, ma era una solidarietà che partiva dalla fabbrica. E: La fabbrica era il centro, giusto?

G.: Sì.

E: La sua famiglia come viveva ad Alte?

G.: E allora... lui ci teneva ad incrementare e allora è uscito il piano "Fanfani" delle case per i lavoratori che potevano richiederle con i contribuiti. Ne hanno assegnate due a Montecchio e l amministrazione le voleva fare tutte e due a Montecchio, e lui ha detto no!, una la facciamo alle Alte è riuscito a spuntarla, ed è quella dove abito io. Se passi davanti casa mia c è il gallo con scritto ina-casa. E stato boicottato dall amministrazione perch‘ lui si è candidato, ma voleva candidarsi con la DC e sarebbe stato sicuro di vincere, ma loro non volevano perch‘ lui aveva infranto i canoni… cose che adesso fanno ridere! E allora si è candidato con i Social Democratici e allora faceva parte della minoranza. C era una lotta…Un po quella che c è ancora.

[…]

E: Alte è sempre stata un porto di mare , sono venute persone da ovunque, no? Americani, persone dal sud Italia...

G.: Sì, sono arrivati gli americani, anche quello ha aiutato ad incentivare perch‘ tutti avevano il miraggio di prendere i soldi facili, con l affitto. Però anche gli americani hanno fatto molti danni…

[…]

G.: Il cinema tre volte a settimana, gratis. […]

E: E la famiglia?

G.: Allora io ho vissuto parecchi anni a Milano, però… E: La sua famiglia è rimasta qua?

G.: Sì, le mie sorelle. Una vive qua alle Alte, da sposare anche lei come me… Lei ha 86 anni, io 84. Le altre due sono sposate, una abita ad Arzignano è vedova, e una a Romano e ha 5 figli e 5 nipoti. Quindi, io ho 5 nipoti e 5 pronipoti. Sono il bastone della mia vecchiaia. No, sai perch‘? Anche adesso quando ho bisogno… Per

esempio, l anno scorso sono stato operato, mia nipote ad accompagnarmi, farmi le carte. Ho dei bravi nipoti, non mi posso lamentare. Loro vorrebbero che io andassi ad abitare là a Romano, ma è difficile perch‘ sia radicato qua.

[…]

G.: Però vedi, quando abitavo alla Selva, che era proprio civiltà contadina, per esempio alla sera ti accorgevi che mancava l olio e andavi dalla famiglia vicina che te lo prestava, poi lo rendevi. Lo facevi con lo zucchero, ma qua alle Alte, queste cose qui non succedevano.

ALLEGATO N. 3 - Intervista a P. C., presso il mio ufficio, Alte Ceccato,