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ALLEGATO N 9 Intervista ad A S., presso il mio ufficio, Alte Ceccato, l 8 ottobre 2015.

E: Da quanto tempo sei in Italia? A.: Dal 1987

E: Sei arrivata direttamente alle Alte?

A.: Sì, sì. Perch‘ ci avevo zii, ci avevo mio fratello qua. E: Perch‘ hai deciso di trasferirti in Italia?

A.: Perch‘ finito le scuole, la famiglia era abbastanza in crisi economica. Là aveva cominciato a sentirsi un po aria di guerra, anche se era tre anni prima, però si sentiva perch‘ non c era lavoro. Allora, mio zio mi ha proposto di venire a fare un paio di mesi, oppure, quanto volevo e fare un po di soldini, poi se a me non mi piaceva di tornare indietro. Perch‘ io non volevo venire, sinceramente. era uno po costretta. Anche perch‘ una ragazza che studia, quindi ho finito le superiori… Là c è amici, gli anni più belli, si era ancora con certe fantasie, volevo restare là. E: Alla fine hai deciso di restare qua…

A.: Poi sono venuta qua… era molto difficile. E: Hai avuto difficoltà per integrarti?

A.: No, io questo problema non l ho mai avuto. Non ho mai sentito la differenza, anzi… Mio zio aveva il bar in piazza (San Paolo), conosceva tanti giovani e allora…

E: Parli di piazza San Paolo?

A.: Si! All epoca ero in un bar di giovani, dei ragazzini e lui cercava di mandarmi in giro con sti ragazzini. Perciò, non mi sono mai sentita una cosa fuori dal gruppo, no. Non ho mai avuto problemi di razzismo.

E: Ci sono qua alle Alte?

A.: Per come la vedo io, sì, ma non è neanche razzismo era un po che ce l abbiamo tutti. Perch‘, se vogliamo parlare di questa cosa, c è degli screzi anche tra vicentini e veronesi, tra Arzignano e qua, tra chi abita ad Alte e chi abita a Montecchio. Se vogliamo proprio parlare di razzismo, sì un po all inizio al lavoro, ma dalla gente ignorante, nel senso d ignorante, gente che ha finito la terza media ed è andata a lavorare. Sì, poi senti sti politici che all epoca non era ancora la Lega, però… ci avevano ste idee che lo straniero viene a rubare il lavoro, non è vero perch‘ l epoca mia in questura eravamo 5 persone.

E: Per il permesso di soggiorno?

A.: Sì. Di cui c era un prete che era dalla Croazia e noialtri 4. In arco di un anno eravamo in 100. Poi nel 1990 era proprio la fila perch‘ arrivavano dall est, arrivavano dall Albania, era il boom dell Albania, dei barconi.

E: Tu sei originaria della ex-Juguslavia? A.: Sì, Serbia adesso.

E: Perciò tu sei venuta in Italia attraverso i tuoi parenti.

A.: Sì, poi la lingua l ho imparata quasi subito. Poi nel 1990 ho conosciuto mio marito, che neanche lui è di qua.

E: No?

A.: E pugliese. Infatti, i miei figli non sanno cosa sono (ride). Il mio figlio più grande dice che lui è figlio del mondo. Poi ci siamo innamorati e siamo ancora qua (ride). E: quanti anni hai?

A.: Io c ho 47. E: Tuo marito? A.: Mio marito 51. E: Quanti figli avete? A.: 2

E: Quanti anni hanno? A.: 18 e 12.

E: Com è stata per i tuoi figli frequentare la scuola ad Alte?

A.: Io ho sempre deciso che devo stare alle Alte, e i miei figli devo andare a scuola pubblica e a scuola alle Alte. E inutile che mi faccio il giro del mondo per portarli a scuola. Anche perch‘, se loro non se li beccano gli extracomunitari o stranieri come li vogliamo chiamare, all asilo se li becca, alla elementare, alle medie o alle superiori. Sinceramente, solo per quello più grande il numero (degli stranieri) era ancora abbastanza basso. Però non ha mai avuto problemi n‘ i ragazzi che stavano in classe con mio figlio n‘ mio figlio.

E: Adesso parliamo di una percentuale molto elevata, vero?

A.: Con mia figlia all asilo erano un po più di metà loro (gli stranieri). Lì ho trovato un po di difficoltà, però era un problema di organizzazione della dirigenza (scolastica), non tanto delle maestre. Le maestre sono bravissime, dalla materna fino alle medie. Sono veramente persone in gamba che fanno lavoro perch‘ li piace. All inizio, c era la maestra di mio figlio che si è trovato con due bambini che avevano bisogno di maestre di sostegno in più extracomunitari che non sapevano la lingua ed era difficile seguire, perch‘ devi seguire tre cose differente e non è facile. Si parla di persone, no di oggetti. Mia figlia lo stesso, quando ha incomincià il primo anno ero un po un casino perch‘ chi arrivava un mese, chi arrivava dopo due mesi, chi arrivava dopo tre mesi. Era lì il problema. Ma come integrarsi loro con noialtri o noialtri con loro non ci sono stati problemi.

E: Cos è per te la famiglia? Se dovessi dare una definizione di famiglia. A.: La famiglia… stare nel bene e nel male insieme.

E: Resistere?

A.: (ride) Sì. Io, forse sono un po troppo romantica, ma penso che la prima cosa è l amore. L amore che si può trasmettere ai figli. Io ci tengo tanto alla buona educazione, è questo!

E: E con le vostre famiglie di origine? Tu hai i genitori in Serbia e tuo marito in Puglia, giusto?

A.: Io non ce li ho più. Però i suoi genitori sono in Puglia. E: Riuscite ad avere rapporti frequenti?

A.: Sì.

E: E difficile avere la parentela distante?

A.: Non è facile la coppia mista, per il senso che quello che ti trasmettono i genitori, ti rimane fino alla fine. Le idee. Le idee politiche, idee religiose.

A.: Io sono di religione ortodossa. E: E tuo marito è cattolico? A.: Sì, cattolico.

E: Come avete gestito la vostra differenza di culto religioso?

A.: All inizio, eravamo più o meno tutti e due un po atei, diciamo. Sì, io ho rispettato le sue e lui ha rispettato le mie.

E: E come vi siete sposati?

A.: Noi siamo sposati quando mio figlio aveva 8 mesi, nel 1998. E: Siete stati fidanzati per molto tempo prima di sposarvi, no? A.: Sì, abbiamo convissuto 7 anni.

E: Vi siete sposati in comune?

A.: Sì. Noi siamo riusciti a collegare in pratica sia le tradizioni mie che le tradizioni sue. Sia nel mangiare, sia…

E: Anche nella festività? C è differenza tra cattolici ed ortodossi.

A.: Sì. Va beh, la Pasqua, noi festeggiamo sempre questa cattolica perch‘ siamo qua e i bambini sono battezzati cattolici. Però, una cosa che si usa da me, tipo colorare le uova, quello lo faccio ogni anno. Lo facciamo assieme ai bambini.

E: Tu hai fratelli o sorelle?

A.: Sì, si ce li ho qua. Tranne uno che ce l ho in Svezia.

E: Siete riusciti a trasmette ai vostri figli le vostre usanze, anche se sono diverse. A.: Sì! Una cosa che mi dispiace tanto ed è colpa mia è che non gli ho imparato la mia

lingua.

E: Non la conoscono?

A.: Solo qualche cosa. A parte che io, non avendo più i genitori, non mi attira più andare là. Ce ne andiamo una volta ogni tanto.

E: Con i tuoi fratelli parli italiano o la tua lingua?

A.: No, parlo maggior parte la mia lingua. Però, se ci sono tipo mariti o cose, allora parliamo in italiano.

E: Le tue sorelle sono sposate con italiani? A.: Sì, sì. Ve li abbiamo rubati (ride).

E: Tu alle Alte ti trovi bene? Vedi il tuo futuro qua?

A.: Sì, sì perch‘ quando abbiamo deciso di comprare casa, si c era la possibilità di comprare più grande con gli stessi soldi, però un po fuori ed io ho detto no. Io conosco Alte, ogni angolo e voglio stare alle Alte. I miei figli vanno a scuola qua, non ho mai avuto problemi di nessun tipo.

[…]

A.: Allora, ti voglio dire un altra cosa: tanti sia miei connazionali e ho visto anche il fatto di meridionali che vengono su, non riescono ad integrarsi, ma perch‘? Perch‘ loro vivono sempre la vita che hanno vissuto là. Sì, tieni la cosa tua perch‘ è giusto così, le radici bisogna tenerle. Però accetti quello che ti offre questo posto e ti trovi bene… Perch‘ nella casa tua, puoi praticare tutto quello che ti pare, come cucina, come modo di pensare ed è giusto così. Però, se Alte ti offre questo, perch‘ non accettare non usufruire in quella maniera lì? Perch‘ tu vieni come ospite, non è che Alte ti ha per forza tirato via e ti ha portato qua. Se Alte ti dà queste cose, bisogna prendere queste cose. Poi, quando ti vai giù in vacanza, ti prendi le cose di giù.

E: Tuo marito si è integrato bene ad Alte? Da quanti anni abita qua? A.: Sì. Lui mi sembra che è qua dal 1989.

E: Voi convivevate negli anni 90, è stata una scelta audace per i tempi, giusto? A.: Da parte mia no, perch‘ noi, su sto punto di vista, siamo avanti. A noi Tito ci ha

imparato di essere avanti…

E: Per lui deve essere stato diverso, o no?

A.: Non tanto per lui, quanto per la sua famiglia. Una famiglia del sud, figurati! Nel paesello di mio marito forse eravamo i primi.

E: Siete riusciti ad essere accettati per la vostra scelta?

A.: Sai, poi si è anche giovane, sei rivoluzionario. Sì, era difficile. E: Sei stata accettata dalla famiglia di lui?

A.: Io sono sempre stata un po in disparte, però da quello che ho percepito, non del tutto. Perch‘ c era dei paletti, ero accettata solo come fidanzata e basta.

E: La convivenza non veniva considerata?

A.: Una cosa a parte, che forse un domani sarò diventata la moglie. Però, i parenti che ha qua in provincia di Padova, mi hanno sempre accettato dall inizio. Anche perch‘, avendo anche lui dei parenti in Francia che questa cosa era già fatta… Però, quelli di giù, no! Però, dopo un paio di anni, hanno capito che mio marito vuole me, che sta bene insieme a me.

E: La vedevano come un unione provvisoria e non sancita dal matrimonio?

A.: Sì. Poi ho scoperto, da poco, che all inizio ero quella che si approfittava sai perch‘ straniera. Invece, io personalmente, ho deciso di diventare cittadina italiana nel momento che mi sono sentita. E siamo anche andati a festeggiare. Io, la cittadinanza, l ho fatta dopo 10 anni di matrimonio. Perch‘ mi sono sentita che era ora di diventare parte di questa società.

ALLEGATO N. 10 - Intervista a N. Z., presso l abitazione