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ALLEGATO N 17 Intervista ad A S., presso il mio ufficio, Alte Ceccato, l 11 novembre 2015.

E: Quando è arrivata qua alle Alte? A.: Io avevo quasi 7 anni, nel 1954. E: Perch‘ è venuta ad abitare alle Alte?

A.: Sono venuta qua perch‘ mio padre era carabiniere ed è stato trasferito qua alla stazione di Montecchio Maggiore. Lui è stato trasferito con tutta la famiglia, noi ci siamo spostati dalla Puglia, abbiamo trovato una casa a Montecchio, ma non era adatta per una famiglia con tre figli e dopo 20 giorni ci siamo trasferiti in un altro appartamento, era nuovo, qui ad Alte sopra il forno Golini, di fronte al Cavallino. E: Com era Alte?

A.: Ti dirò… era un agglomerato di case, c era una chiesetta invisibile, tutta strada sterrata, ma tanto sterrata quindi fango quando pioveva. Naturalmente erano tutte casette perch‘ Pietro Ceccato svendeva i terreni e gli operai lavoravano tutta la settimana e il sabato e la domenica si facevano mattone su mattone, si costruivano queste case. Ecco perch‘ le prime case erano veramente in opera in economia, perch‘ erano fatte veramente a fine settimana, si faceva un po alla volta. Dopodich‘ sono cominciate a venire le varie piccole aziende… […] Alla Ceccato c era anche un piccolo laboratorio che loro chiamavano la Mapa, era dove si facevano gli operai specializzati, gli operai andavano a questo corso. Inizialmente le scuole elementari sono state lì vicino, poi successivamente sono state spostate a dove ora c è la scuola materna Pietro Ceccato, lì erano le scuole. E dopodich‘ sono state trasferite in via Archimede.

[…]

E: Lei ha frequentato le scuole elementari ad Alte? A.: Assolutamente sì.

E: I suoi compagni di classe com erano?

A.: Gran parte erano del posto. Naturalmente in quel periodo lì, diciamo che era proprio un porto di mare. Arrivavano da ogni posto.

E: Un po come adesso…

A.: Forse anche di più di adesso. Adesso con l arrivo degli extracomunitari si sente di particolarmente. Prima c è stata l ondata, forse neanche dei meridionali, c è stata quella degli americani, quello sì! Qui parliamo del 1958-1959 con la caserma

Ederle e dopo con la caserma che c era in via della ferriera. Era tutto pieno di americani. Tutte le case nuove che facevano, gli operai che si facevano sta casa. Allora al pian terreno abitavano loro e sopra li affittavano agli americani.

Successivamente la casa che abbiamo cambiato era sopra il cinema. Perch‘ poi hanno costruito il cinema, il cinema Astra. E il primo condominio alto che hanno fatto è stato quello dove ora c è il negozio per bambini, accanto c era il distributore di benzina e poi è stato costruito il condominio Monte Berico. In condominio Monte Berico è stato costruito nel 1961.

Comunque i miei compagni avevano, per la maggior parte, genitori contadini che lavoravano a terra, e poi figli di operai che lavoravano alla Ceccato.

E: Da dove arrivavano queste famiglie?

A.: Soprattutto dal meridione. Infatti, qua abbiamo tanti pugliesi, siciliani e napoletani. Però il fatto che noi siamo venuti qua è stato solo per lavoro, mio padre è stato trasferito qua e di conseguenza la famiglia si è dovuta trasferirsi qua. Le nostre erano tutte classi miste, ragazzi e ragazze. I famosi banchi di legno con la pedana sotto, il calamaio, inchiostro… I banchi aveva i tarli (ride).

E: Cos è la famiglia per lei?

A.: Direi che la famiglia è una cosa determinante, importantissima, molto! Almeno nel mio caso, posso dire che la mia famiglia di origine è stata molto importante. Un padre e una madre, seriosi, non severi. Mio padre un po per il tipo di lavoro che faceva, non si poteva dare confidenza a nessuno. Poi, le mogli dei carabinieri non potevano lavorare, sì ch‘ mia madre…

E: Cos era la fabbrica Ceccato?

A.: Io ho lavorato per la Ceccato quando c era la famiglia Dolcetta. La Ceccato, io quando abitavamo sopra il cinema, vedevo tutto… C erano quasi un migliaio di operai che venivano anche da Recoaro, in inverno arrivavano con le biciclette con le manopole appiccicate al manubrio, infilavano le mani direttamente dentro. Non esisteva la mensa e quando, soprattutto nel periodo estivo, si mettevano lungo la strada seduti sul muretto e mangiavano la pentolina. La sirena che suonava, naturalmente… 7,30 sempre e comunque, la cucca come dicevano loro, era sette e mezza a mezzogiorno e una e mezza alle cinque. La Ceccato ha fatto una cosa impressionante, peccato che ora si vede così (si riferisce allo stabile presente ora). […]

E: Lei è arrivata nel 1954, Pietro Ceccato ancora c era…

A.: Sì, sono stata al suo funerale. Il 6 gennaio, il giorno della befana. Una nevicata tremenda, siamo stati noi con le scuole elementari. Abbiamo seguito il corteo. […] E: In viale stazione, oltre alla farmacia, c erano le sorelle Ramonda?

A.: Sì, in viale stazione, siccome quello era un fabbricato unico, all angolo hai visto pian piano cominciare con questi scatoloni in cui dentro c erano le stoffe. Loro hanno cominciato con un po di teleria e poi con gli scampoli… Mia madre passava, entrava dentro e prendeva lo scampolino 50 lire, 100 lire, e magari veniva fuori il cappottino. Lei era molto brava a cucire e tagliare. Da lì sono partite le sorelle Ramonda.

E: In realtà, loro sono subentrate ad un attività già avviata che era Mamma Gigetta, giusto?

vendevano le pezze come Mamma Gigetta. E: Sono riuscite ad emergere…

A.: Beh, diciamo che erano anche gli anni giusti. C era il boom, qui crescevano le aziende come funghi. […] anche le case, le moto e le automobili. C è stato proprio il boom degli anni 60. Erano gli anni subito il dopoguerra, si poteva solo costruire, non c era niente.

[…]

E: Come vede il futuro di Alte?

A.: Io voglio essere ottimista. Però la vedo molto dura perch‘ non c è più la concezione di andare nel negozietto piccolo, i negozi di una volta non si frequentano più. La gente comunque… Si è fatta già una brutta reputazione le Alte e allora, anche se uno volesse ritornarci… La vedo dura perch‘ non ci sono attività che durano.

[…]

E: Le persone che hanno visto crescere Alte, mi riferiscono che non si sono mai sentite comprese dal comune, Alte è sempre stata una realtà a parte.

A.: Eh si! Con la scusa che c erano tutte queste persone che venivano, andavano, venivano. Non c è mai stata una storia vera e propria come può essere quella di Montecchio. Non c è stato proprio un punto di riferimento, non c erano gli anziani del paese. E stato tutto un aggiungersi continuamente… Una continua costruzione senza un progetto globale, Alte è sempre stata un appendice di Montecchio. E sempre stata di serie B Alte. Nono stante sia stata laboriosa, il lavoro. Era la zona industriale di Alte e comunque sempre di serie B. Montecchio era più di prestigio. E: Qual è la sua attuale situazione familiare?

A.: Adesso, dopo la morte di mio marito, vivo sola. I miei figli sono sposati e hanno la loro famiglia […].

ALLEGATO N. 18 - Intervista a F. F., presso l abitazione