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Alterazioni della memoria in soggetti traumatizzati

Parte I INTRODUZIONE

2. MEMORIA AUTOBIOGRAFICA

2.1. Alterazioni della memoria in soggetti traumatizzati

L’esposizione a traumi può comportare importanti conseguenze anche sulle funzioni cognitive come per esempio compromissioni della memoria. I soggetti traumatizzati riportano disturbi della memoria e fanno esperienza di ricordi intrusivi dell’evento traumatico (Moore, 2008; Schönfeld & Ehlers, 2017). Essi inoltre possono mostrare di ricordare determinati eventi in maniera molto dettagliata e vivida tanto che alcuni autori hanno definito questi ricordi così particolari come flashbulb memories e hanno ipotizzato la presenza di un particolare meccanismo alla base di essi ( Brown & Kulik, 1977). Tale ipotesi è stata messa in dubbio da McCloskey e colleghi (1988), i quali non ritengono vi siano particolari meccanismi alla base delle flashbulb memories, in quanto non presenterebbero caratteristiche diverse dalla memoria non legata a particolari eventi (McCloskey et al., 1988). Dal momento che questi ricordi così vividi e dettagliati sono legati a un esperienza emotiva molto forte

(Brown & Kulik, 1977), un recente studio è andato a indagare un possibile ruolo dell’amigdala in questo processo. In soggetti con epilessia del lobo temporale è emerso un danneggiamento dell’amigdala associato a compromissione nel richiamo delle flashbulb memories (Spanhel et al., 2018). La dimensione emozionale sembra avere un ruolo importante nei processi di codifica, immagazzinamento e recupero dei ricordi, essa infatti può influenzare il modo in cui noi ricostruiamo e riportiamo alla memoria determinati ricordi (Holland & Kensinger, 2010). Il ricordo di eventi con una forte connotazione (eccitazione) emotiva e un forte arousal sono il prodotto di una interazione tra ippocampo e amigdala, a differenza di stimoli negativi senza eccitazione che sono invece supportati dalla corteccia prefrontale (PFC) e dall’ippocampo (Kensinger & Corkin, 2004).

Sono stati ipotizzati due meccanismi alla base di queste alterazioni: da una parte possono essere dovute ad alterazioni neurobiologiche dovute al PTSD, dall’altra se si considerano i deficit di memoria come precedenti al trauma essi possono dimostrarsi fattori di rischio per lo sviluppo del PTSD ( Samuelson, 2011).

Alterazioni della memoria autobiografica sono state riscontrate in soggetti con PTSD (McNally, Lasko, Macklin & Pitman, 1995). In particolare i soggetti con PTSD hanno mostrato più difficoltà nel recupero di specifici ricordi autobiografici rispetto a soggetti traumatizzati senza PTSD (McNally et al., 1995). Alcuni autori hanno evidenziato il fatto che i soggetti traumatizzati tendono a riportare alla memoria eventi del proprio passato in maniera aspecifica, in modo generale e superficiale; tale processo è definito “Overgeneral memory” (OGM) (Williams & Broadbent, 1986). Per la prima volta descritto in un gruppo di pazienti con storia di tentativo di suicidio (Williams & Brodbent, 1986), fu poi individuata anche in soggetti con trauma (de Decker, Hermans, Raes, & Eelen,2003; Schönfeld, Ehlers, Böllinghaus & Rief, 2007) e depressione (Hermans et al., 2004; Kuyken & Brewin, 1995; Williams et al., 1996). Il fenomeno della Overgeneral Memory è stato messo in relazione agli eventi traumatici ed è stata indagata anche l’associazione con sintomi depressivi (Crane et al., 2014; Van Vreeswijk, & De Wilde, 2004; Wessel et al., 2001). Wessel e colleghi (2001) hanno indagato se esista una relazione tra traumi infantili e overgeneral recall in soggetti con disturbo depressivo e d’ansia, dai risultati emerge che non sono tanto gli eventi traumatici infantili o il disturbo d’ansia ad influenzare le performance di memoria, ma è l’episodio depressivo. Alcuni autori hanno inoltre evidenziato come un alterato grado di specificità dei ricordi, come presupposto dalla OGM, a 2 settimane da un aggressione predicesse l’insorgenza di PTSD e di episodi depressivi nei 6 mesi successivi in soggetti con storia di depressione maggiore. Interessante notare come invece non vi fosse relazione tra OGM e episodi di abuso avvenuti durante l’infanzia mentre era presente una correlazione tra OGM e l’evento traumatico più recente (Kleim & Ehlers, 2008).

I soggetti traumatizzati spesso vanno incontro al fenomeno per cui ricordi negativi e disturbanti legati all’evento traumatico tornano alla mente in maniera involontaria e ripetitiva e per questo sono portati a mettere in atto comportamenti di evitamento, come accade nei soggetti con PTSD (Berntsen, 1996). Non ci sono però molte evidenze sui ricordi intrusivi e involontari non legati al trauma. Schönfeld & Ehlers (2017) hanno indagato la presenza di ricordi intrusivi legati al trauma e non legati al trauma in soggetti con e senza PTSD tramite l’utilizzo di un diario in cui i partecipanti registravano i loro ricordi autobiografici. Dai risultati è emerso che i soggetti con PTSD hanno registrato un minor numero di ricordi non legati al trauma, questi erano più generici e spesso riguardavano eventi avvenuti prima del trauma. I ricordi del trauma erano invece più vividi e ricorrenti. Alcuni studi hanno indagato la presenza di alterazioni della memoria autobiografica in bambini e adolescenti esposti ad eventi traumatici ed hanno evidenziato un’effettiva alterazione della memoria autobiografica in questi gruppi di soggetti (Meester, ,Merckelbach, Muris & Wessel, 2000). Studi effettuati sulla memoria sia esplicita che implicita in soggetti con disturbo post- traumatico da stress hanno permesso di comprendere meglio la relazione tra trauma e diversi tipi di memoria (Lanius et al., 2010b). Donne con PTSD che erano state abusate sessualmente presentavano deficit ai test di memoria verbale valutata alla Wechsler Memory Scale-Revised (Bremner er al., 2004). Risultati in linea con quelli descritti erano stati riscontrati anche in soggetti vittime di abusi sessuali e fisici durante l’infanzia, evidenziando peggiori performance di memoria a breve termine rispetto ai controlli (Bremner et al., 1995), e in veterani di guerra con PTSD da combattimento (Yehuda, Keefe, Harvey, & Levengood, 1995). Disturbi di memoria conseguenti a esperienze traumatiche sono stati riscontrati anche in bambini. Bambini e adolescenti con PTSD correlato hanno mostrato performance di memoria peggiori rispetto al gruppo di controllo (Moradi, Doost, Taghavi, Yule, & Dalgleish, 1999). Amir e colleghi (2010) hanno invece indagato la memoria implicita in soggetti con PTSD e senza PTSD evidenziando come i soggetti con PTSD avessero migliori performance di memoria implicita per immagini negative e associate al trauma confrontate alle performance per immagini neutre.

Le alterazioni associate alla memoria autobiografica sono state indagate anche a livello dei correlati neurali. La corteccia prefrontale mediale e ventrolaterale, l’ippocampo e il paraippocampo, la corteccia parietale e il cervelletto sono state individuate come strutture associate alle funzioni della memoria autobiografica (Svoboda, McKinnon & Levine, 2006). Differenze sono state evidenziate nell’attivazione di queste strutture nel recupero di ricordi autobiografici tra bambini e adulti. Sia i bambini che gli adulti hanno evidenziato attivazione dell’ippocampo, corteccia prefrontale, cingolata posteriore e parietale. In particolar modo, gli adulti hanno mostrato una maggior attivazione delle

aree ippocampali e para ippocampale e delle regioni prefrontali e parietali rispetto ai bambini (Bauer, Pathman, Inman, Campanella, & Hamann, 2017).

Relativamente a soggetti che hanno avuto esperienze traumatiche sono state evidenziate alterazioni a livello di strutture come amigdala, ippocampo e corteccia prefrontale (Shin, Rauch, & Pitman, 2006). I soggetti con PTSD hanno mostrato una maggior attivazione di regioni coinvolte nel processo di recupero; in particolar modo presentavano un maggior coinvolgimento dell’amigdala e ippocampo durante la ricostruzione di ricordi negativi, un incremento nell’attivazione della PFC durante il recupero di memorie legate ad emozioni negative (St. Jacques, Botzung, Miles & Rubin, 2011). In relazione a ricordi positivi invece soggetti depressi con esperienze traumatiche pregresse mostrano un riduzione nell’attivazione dell’insula anteriore sinistra e della regione paraippocampale sinistra rispetto a soggetti sani (Parlar, Densmore, Hall, Lanius & McKinnon, 2018).

2.2. Meccanismi dell’oblio e soppressione del ricordo

Sebbene ricordare sia fondamentale, anche dimenticare ha un ruolo importante nel nostro funzionamento (Bjork, Bjork & Anderson, 1998). Le informazioni immagazzinate in memoria ma che non sono più utili potrebbero influire e manipolare il recupero di informazioni successive, questo fenomeno è definito Interferenza Proattiva (Bjork, 1970). Questo ci permette di capire come la nostra capacità di rievocare nuove informazioni sia influenzata da informazioni già immagazzinate in precedenza. Allo stesso tempo però l’apprendimento di nuove informazioni può inficiare la rievocazione di informazioni già presenti in memoria tramite il meccanismo di Interferenza Retroattiva (Baddeley, Eysenck & Anderson, 2009).

Alcuni autori (Anderson, Bjork & Bjork, 1994) hanno studiato il fenomeno per cui ricordare può causare deficit nella rievocazione di ricordi collegati all’informazione recuperata. Questo fenomeno, per cui il recupero causa oblio, è chiamato Retrieval-induced forgetting (“oblio indotto dal recupero”). Anderson e colleghi (1994) hanno studiato questo fenomeno tramite il Retrieval practice paradigm (“paradigma di pratica del recupero”) e hanno evidenziato che l'oblio indotto dal recupero viene osservato quando il recupero selettivo di alcune informazioni causa la dimenticanza di altre informazioni le quali vanno più facilmente incontro a oblio (Anderson et al., 1994). Anderson (2003) ha suggerito che la selettiva rievocazione di alcune informazioni dalla memoria presupponga la soppressione di altre informazioni ed esse correlate (Anderson, 2003).

Se l’evento traumatico ha una connotazione estremamente negativa che comporta un importante investimento emotivo da parte del soggetto che ne fa esperienza, la memoria può andare incontro a fenomeni per cui la capacità di ricordare è alterata. Alla base di questa compromissione possono

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