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Alternanza obbligatoria: un cambio di paradigma

3. La Buona Scuola e il Jobs Act: nuovi assetti normativi e primi risultati

3.3. Alternanza obbligatoria: un cambio di paradigma

della riforma della scuola l’alternanza scuola-lavoro è obbligatoria per 400 ore nell’ultimo triennio degli istituti tecnici e istituti professionali (in passato la media era 90 ore per anno scolastico) e per 200 ore nell’ultimo triennio di tutte le tipologie di liceo (in precedenza non c’era nessun obbligo). Obietti-vo del Legislatore è passare dall’attuale 10% al 100% di studenti delle scuole

superiori coinvolti: a regime, secondo gli uffici statistici MIUR, l’alternanza scuola-lavoro obbligatoria riguarderà circa 1,5 milioni di studenti per ogni triennio. Per rispondere a questa esigenza il finanziamento per l’alternanza scuola-lavoro è stato decuplicato passando da 10 milioni del 2014 ai 100 mi-lioni di euro a decorrere dal 2016 in poi. Come anticipato a più riprese l’articolato sull’alternanza scuola-lavoro della legge n. 107/2015 è spiegato con maggiori dettagli nella guida operativa redatta dal MIUR.

L’articolo 1, comma 33, del testo individua gli obiettivi principali dell’alternanza scuola-lavoro obbligatoria: l’incremento delle opportunità di lavoro e della capacità di orientamento degli studenti di scuola superiore. In questo caso l’alternanza diventa “strumento di strumento” collocandosi nell’ambito di attività di orientamento con il lavoro per il lavoro. Al di là del linguaggio normativo va sottolineata la necessaria collocazione dell’alternanza nei Piani triennali dell’offerta formativa (PTOF) scolastica: la previsione dell’obbligatorietà prevede dunque che tutte le scuole superiori programmino percorsi di alternanza e ne curino lo svolgimento durante il triennio di attività didattiche.

La novità è rilevante perché la costruzione e l’attivazione del PTOF non può più prescindere dal collegamento scuola-lavoro. Un cambio di paradig-ma che entra direttamente nella quotidianità di una scuola.

3.3.1. I luoghi e le modalità dell’alternanza scuola-lavoro – L’articolo 1,

comma 33, prevede che oltre che dalle imprese iscritte presso un Registro speciale per l’alternanza, i percorsi di alternanza possano essere co-programmati e co-gestiti da associazioni; enti pubblici e privati (anche del terzo settore); ordini professionali; musei e istituti pubblici e privati operanti nei settori inerenti il patrimonio culturale, artistico, musicale, ambientale; enti di promozione dello sport riconosciuti dal Coni. In questo caso il legi-slatore tenta di allargare il più possibile il novero di attori dell’extra-scuola in grado di ospitare percorsi di alternanza. Nell’articolo successivo si precisa che è possibile inoltre progettare percorsi di alternanza fuori dall’orario cur-riculare (ad esempio vacanze estive) e all’estero. Come si dirà in seguito l’impresa formativa simulata (IFS) può “coprire” il monte ore obbligatorio per l’alternanza.

L’articolo 1, comma 37, prevede la redazione di una Carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza scuola-lavoro (ancora assente al 20 di-cembre 2015) che prevedrebbe, tra le altre cose, strumenti di valutazione dei percorsi da parte dello studente in alternanza. La Carta sarà predisposta di concerto con il Ministro del lavoro e il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, sentito il forum nazionale delle associazioni

stu-dentesche. Si ravvisa l’assenza di riferimenti all’associazionismo datoriale e dei prestatori di lavoro che potrebbe rendere lacunoso il regolamento. La guida operativa per l’alternanza non dà riferimenti ulteriori.

3.3.2. Il ruolo del dirigente scolastico. I dubbi sul Registro speciale –

Tra i compiti aggiuntivi, rispetto al passato, in carico al dirigente scolastico, l’articolo 1, comma 40, inserisce l’individuazione di imprese ed enti pubblici privati iscritti all’interno del Registro nazionale per l’alternanza scuola-lavoro previsto dal comma successivo e istituito presso le Camere di com-mercio, industria, artigianato e agricoltura.

Il Registro nazionale prevede due aree distinte: un’area aperta in cui chiun-que può consultare gratuitamente l’elenco (con suddivisione territoriale) di imprese ed enti pubblici o privati che sono disponibili a svolgere percorsi di alternanza (con indicato il numero massimo di studenti ospitabili). L’elenco è disponibile sul portale on-line (scuolalavoro.registroimprese.it).

L’altra area, questa volta non aperta, è una sezione speciale del Registro del-le Imprese istituito presso del-le medesime Camere (ex articolo 2188 c.c.) che riguarderà soltanto le imprese (e non gli altri enti, nemmeno privati) con dati anagrafici, sull’attività svolta, sul fatturato, eventuali soci o collaboratori, pa-trimonio netto, sito internet, rapporti con altri operatori della filiera.

Nella pratica, la differenza tra area aperta e area riservata del Registro non è chiara e può creare numerosi fraintendimenti. L’iscrizione all’area aperta (il portale on-line) è infatti gratuita, mentre l’iscrizione all’area riservata com-porta degli oneri di cancelleria che, come ad esempio per la Camera di commercio di Milano, arrivano anche a 214 euro per l’iscrizione.

Se è chiaro, e più volte ripetuto, come nella guida operativa del MIUR, che l’iscrizione al Registro nazionale non è obbligatoria per la partecipazione dell’impresa alle attività di alternanza e che è gratuita l’iscrizione al portale on-line del Registro, non è agevole comprendere a cosa serva l’iscrizione delle sole imprese al Registro speciale riservato. In mancanza di indicazioni normative esplicite, l’ipotesi più plausibile è che il Registro speciale riservato sia inutile e dunque abrogato ipso facto. Infatti la non obbligatorietà dell’iscrizione per attivare i percorsi e la gratuità del portale on-line, insieme, sono garanzie sufficienti per un’impresa che può avviare le attività di alter-nanza semplicemente siglando una convenzione con il dirigente scolastico e, solo qualora avesse bisogno di farsi conoscere, può iscriversi sul portale on-line e rendere pubblica la sua disponibilità. Queste conclusioni rispettano anche la ratio della legge che ha puntato a creare una rete digitale per racco-gliere tutte le candidature da parte degli attori economici.

Va ricordato che l’iscrizione al portale è aperta a tutte le organizzazioni e società iscritte al registro delle imprese (società di capitali, società di perso-ne, imprese individuali e altre forme, agli enti pubblici e privati ed ai profes-sionisti).

Più in generale la previsione di un Registro che nasce sostanzialmente solo per le imprese private (e non ad esempio per gli enti non profit) non aiuta ad avere un quadro generale completo, dettagliato a livello territoriale, delle organizzazioni che manifestano la loro disponibilità per i percorsi di alter-nanza. Lo strumento sembra, dunque, poco “ecumenico” e, complice la non obbligatorietà di iscrizione, non è attraente per le imprese, anche le PMI, che preferiscono rivolgersi alle associazioni di categoria. Basti un esempio: dalla pubblicazione del portale on-line, il 26 luglio 2016, a due mesi dopo, il 26 settembre 2016, le organizzazioni iscritte sono state 292 in tutta Italia, nessuna impresa iscritta nella Provincia di Lecco; nella stessa Provincia e nello stesso periodo, 10 imprese locali del settore meccanico, con il suppor-to di Confindustria Sondrio e Lecco e la Fondazione Badoni, hanno co-progettato percorsi di “alternanza potenziata” sul modello delle migliori best

practices europee. Una conferma del ruolo, difficilmente sostituibile, delle

as-sociazioni industriali.

3.3.3. L’assenza di incentivi: alcune proposte a costo zero – La

previ-sione di maggiori oneri burocratici per le imprese disposte ad attivare per-corsi di alternanza non è bilanciata dalla previsione di incentivi normativi o economici.

Non è ancora chiaro come si intenda destinare i 100 milioni di euro a regi-me previsti per l’alternanza. Un incentivo per le imprese, così coregi-me avviene in Germania dall’approvazione del Piano Hartz del 2003, potrebbe aiutare la partecipazione di aziende private a questi percorsi.

La formula potrebbe essere quella di uno sgravio contributivo da quantifica-re e calcolaquantifica-re per ogni ora di alternanza effettuata, sgravio che l’azienda po-trebbe dedurre direttamente dal proprio monte contributi il mese successivo alla realizzazione delle ore di alternanza. Questa soluzione ovvierebbe l’annoso problema del cuneo fiscale che penalizza fortemente le nostre im-prese nel confronto internazionale.

Altra possibile strada, a costo zero e subito realizzabile, è quella dell’incentivazione normativa: su tutte la riduzione della quota per le assun-zioni obbligatorie (ex articolo 2, decreto del Presidente della Repubblica n. 333/2000) commisurata al numero di studenti in alternanza inseriti in azienda. Ulteriore esempio di incentivo normativo potrebbe essere l’adozione del meccanismo dello “scomputo” sul limite numerico per

l’assunzione con contratto a tempo determinato: limitatamente alla durata della convenzione tra scuola e impresa, e per ogni studente accolto in alter-nanza, l’impresa potrebbe infatti assumere un lavoratore a termine che non si computa nel limite massimo previsto dalla legge.

3.3.4. I risultati a un anno dall’approvazione della riforma – Il 18

otto-bre 2016 il MIUR ha pubblicato in un comunicato stampa i principali risul-tati a circa un anno dall’approvazione della riforma scolastica. L’alternanza è stato uno dei temi monitorati con i seguenti risultati: 36 protocolli d’intesa siglati dal Ministero con imprese, musei, associazioni, e circa 50 accordi si-glati con gli Uffici scolastici regionali.

In generale l’aumento numerico degli studenti in alternanza scuola-lavoro in Italia è stato significativo: dai primi dati emerge che 455.062 studenti di ter-zo anno di scuola secondaria superiore si sono aggiunti ai 273.000 circa dei precedenti cicli di alternanza scuola-lavoro nell’anno scolastico 2015/2016. In tutto sono stati 652.641 gli studenti che hanno svolto un percorso di al-ternanza nel medesimo anno. Le scuole coinvolte sono passate da 2.756 del 2015 a 2.800 a fine anno scolastico 2015/2016. A regime, nel triennio dell’obbligatorietà, saranno 1,5 milioni, secondo le previsioni del MIUR, gli studenti in alternanza in Italia. Le imprese si confermano il primo luogo in cui si svolge l’alternanza obbligatoria in Italia: rappresentano il 36% delle strutture extra-scolastiche (che il MIUR definisce “ospitanti” senza coglier-ne del tutto il ruolo di co-progettaziocoglier-ne). Seguono le biblioteche (12,5%), le amministrazioni pubbliche (8,5%), il mondo non profit (8%). Completano il quadro le associazioni di categoria e gli studi professionali. Nel medesimo giorno, il 18 ottobre, la Cgil ha presentato una sua ricerca, condotta su 180.000 studenti da 203 scuole di 87 Province col contributo di Rete degli studenti medi e Fondazione Di Vittorio, nella quale uno studente su 4 ha dichiarato di fare solo esperienze propedeutiche all’alternanza o comunque non qualificabili come tali.

3.3.5. Le competenze di scuola e imprese per l’alternanza – Nei

docu-menti ufficiali pubblicati dopo l’approvazione della legge n. 107/2015 è possibile individuare le rispettive competenze di scuola e impresa (poco si parla di altri enti ospitanti) per avviare e gestire i percorsi di alternanza. Di seguito un quadro sinottico che permette di riscontrare i principali oneri dei percorsi che per l’impresa riguardino soprattutto il tema della sicurezza e il tutor. Nessun onere invece su trasporto, assicurazione, mensa.

Tabella 2 – Responsabilità degli enti coinvolti nei percorsi di alternanza

Scuola Impresa

Tutor Scolastico (insegnante o

tec-nico di laboratorio) Aziendaledell’azienda o soggetto ester-(dipendente

no)

Sicurezza Formazione generale Formazione specifica. Impresa esente in caso di spe-cifico accordo tra USR e Inail

Assicurazione Obbligatoria e a carico della

scuola Nessun onere

Sorveglianza sanitaria Nessun onere, ma possibile

visita medica a scuola Visita medica obbligatoria do-ve previsto

Trasporto studenti A carico della scuola (es.

servizio navetta) Nessun onere

Mensa Non obbligatoria e a carico

della scuola Nessun onere