• Non ci sono risultati.

Altre leggende di Vysehrad: “Il tesoro della rocca” e “La pietra del diavolo”

4.2 ​ ​Praga​ ​letteraria

5.1.3 Altre leggende di Vysehrad: “Il tesoro della rocca” e “La pietra del diavolo”

Molto spesso Libuse faceva delle profezie osservando la corrente dell'acqua della Moldava. Una volta ebbe una visione funesta. Sognò che presto il paese sarebbe stato colpito dalla miseria, carestia e disperazione. Per impedire tutto ciò, decise di raccogliere una grande quantità d'oro e di nasconderlo per i tempi peggiori. Ordinò di trovare dei luoghi ricchi d'oro e di cominciarvi a scavare. In questo, fu aiutata da una piccola “rana d'oro” in questo modo: dove la rana saltellava voleva dire che c'era l'oro. La principessa mise l'oro trovato in uno scrigno che nascose dentro un nascondiglio segreto all'interno della rocca di Vysehrad. Quando Libuse si sposò con Premysl, gli fece vedere il tesoro, ma nemmeno lui disse mai a nessuno dove si trovava questo misterioso nascondiglio. Così accadde che dopo la loro morte, nessuno venne più a sapere dove si trovava questo tesoro. E ancora oggi, nessuno sa dov'è, però è stata scoperta un'altra profezia che dice che soltanto una volta all'anno e più precisamente il Venerdì Santo, quando si aprono le rocce con i tesori, qualcuno potrebbe riuscire a trovare e prendere il tesoro nella rocca di Vysehrad. Questi, però, una volta preso non potrà mai voltarsi indietro, qualsiasi cosa dovesse succedere. Si dice che una volta ci abbia provato un contadino che trovò la roccia magicamente aperta ed entrò senza esitare nell'oscuro corridoio. Mentre camminava, sentiva delle voci terrificanti e delle grida strazianti alle sue spalle, ma non si girò mai. Quando arrivò nella sala che custodiva una montagna di oro, sentì la voce di suo fratello morto qualche anno prima e si voltò. In quel preciso istante, ci fu un gran botto, il contadino perse i sensi e cadde nel buio. Quando rinvenne, giaceva sull'erba dinanzi alla rocca di Vysehrad,​ ​ma​ ​del​ ​foro​ ​non​ ​vi​ ​era​ ​più​ ​nessuna​ ​traccia.

Qualcuno che crede in questa leggenda ancora oggi ogni anno si reca presso la rocca alla ricerca di questo foro magico e del tesoro, ma a quanto pare​ ​nessuno​ ​è​ ​ancora​ ​riuscito​ ​a​ ​ritrovarlo.

Un'altra leggenda di cui avevamo già accennato nel capitolo III è quella che riguarda​ ​la​ ​così​ ​detta​ ​“Pietra​ ​del​ ​diavolo”.

Nei giardini adiacenti alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo si trova questa pietra spaccata in tre parti che da sempre viene chiamata “Pietra o Colonna del Diavolo”. Molto tempo fa, in quella chiesa viveva un sacerdote che era molto devoto e dedicava tutto il suo tempo alla cura della parrocchia. Quando il diavolo venne a sapere della sua esistenza, decise di voler prendere la sua anima ad ogni costo, poiché più uno è onesto e devoto più la sua anima è preziosa per il diavolo. Una volta, il sacerdote passò vicino ad un'osteria locale dove c'erano i suoi parrocchiani, i quali lo invitarono a sedere con loro per un momento. Gli sembrava stupido rifiutare, così accettò l'invito. I vicini commensali bevevano birra e giocavano a carte e così anche il sacerdote si unì a loro. Non appena egli iniziò a giocare, il diavolo truccò le sue carte e lo fece vincere in continuazione una partita dietro l'altra. Mentre l'osteria stava per chiudere, alcuni signori che avevano perso contro il sacerdote gli chiesero di tornare il giorno successivo per concedere loro una rivincita. Il sacerdote si fece convincere e così il giorno seguente tornò all'osteria. Lì ad attenderlo c'era ancora una volta il diavolo che però stavolta fece perdere al sacerdote tutte le partite e più soldi di quanti non ne avesse vinti il giorno prima. Il sacerdote così iniziò a pensare che dovesse tornare all'osteria anche il giorno dopo per cercare di pareggiare le perdite, ma il diavolo continuò nel suo intento malefico e lo fece perdere sempre. Dopo un po' di tempo il sacerdote era così ossessionato dal gioco che incominciò ad andare a giocare tutte le sere, fin quando una di queste disperato per le continue sconfitte non decise di chiedere aiuto persino al diavolo. Il satanasso non stava aspettando altro, così dal nulla comparve dinanzi al sacerdote e gli offrì di servirlo per tre anni prima di portarlo via con sé all'inferno. Il sacerdote, la cui unica preoccupazione era diventata quella del vincere a carte, accettò l'offerta e da quel momento incominciò ad avere della carte così fortunate da far rimanere senza fiato tutti gli altri giocatori. Ciò accentuò ancor di più la sua mania per il gioco, così non appena terminava di celebrare la messa, si toglieva il paramento e correva all'osteria per giocare. Dopo un po' di tempo la parrocchia cominciò ad andare in rovina, divenne piena di polvere e ragnatele e alla messa andava sempre meno gente. Passò un anno, poi il secondo ed iniziò il terzo. Più si avvicinava il giorno stabilito col diavolo, più il

sacerdote cominciava a pensare alla sua fine. La sera precedente alla scadenza dei tre anni dall'incontro col diavolo, il sacerdote dopo aver celebrato la sua ultima messa, rimase in chiesa. Con gli occhi pieni di lacrime, si inginocchiò davanti all'altare e pregò ardentemente San Pietro affinchè lo aiutasse nella sua tragedia. San Pietro si impietosì di lui e gli consigliò di chiamare il diavolo e di chiedergli di portare la colonna di granito della chiesa di San Pietro a Roma. Se il diavolo fosse riuscito a portarla prima che il sacerdote avesse finito di celebrare la messa del mattino, l'anima del peccatore sarebbe finita all'inferno; se il diavolo, invece, fosse arrivato tardi, il sacerdote si sarebbe salvato dall'oltretomba. Il sacerdote obbedì. Quando gli apparve il diavolo, gli espresse, con voce tremolante, il suo ultimo desiderio. Il diavolo, spavaldo e sicuro di sé, fece un sorriso maligno ed accettò. Volò come un fulmine attraverso il buio della notte e, al rintocco della mezzanotte era già sopra Roma. Si facilitò un po' il suo compito, poiché prese la colonna della prima chiesa romana che vide: era la chiesa di Santa Maria di Trastevere, dove quella colonna risulta mancante ancora oggi. Si mise​ ​la​ ​colonna​ ​sulle​ ​spalle​ ​e​ ​riprese​ ​a​ ​volare.

San Pietro, però, non lo perse mai d'occhio e, quando il diavolo si trovò sopra Venezia, uscì dalle nuvole e gli diede una spinta che fece cadere la colonna in fondo al mare della laguna. Passò molto tempo, prima che il diavolo riuscisse a recuperare la colonna, ma, appena se la rimise sulle spalle, San Pietro gli diede un'altra spinta. Quando tutto ciò si ripetè per la terza volta, a Venezia stava ormai sorgendo il sole. Il diavolo era talmente stanco che arrivò a Vysehrad proprio nel momento in cui la messa del mattino era appena​ ​terminata.​ ​Il​ ​diavolo​ ​si​ ​rese​ ​conto​ ​di​ ​aver​ ​perso.

​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​La​ ​pietra​ ​del​ ​diavolo​ ​di​ ​Vysehrad​ ​​ ​-​ ​Fonte​ ​Autoproduzione

Scaraventò per terra la colonna, che si spaccò in tre pezzi e poi tornò nuovamente all'inferno. E il sacerdote che era stato liberato dalla maledizione? Diventò più buono, non toccò mai più le carte e, ogni volta che passava dinanzi a quell'osteria si girava dall'altra parte per non vederla neanche . 40

5.2​ ​Stare​ ​Mesto​ ​(la​ ​città​ ​vecchia)

Scendendo da Vysehrad, si torna in quello che è il vero e proprio cuore di Praga: la città vecchia. É qui, infatti, che si concentrano non solo le attrazioni principali sia storiche che contemporanee ma è anche il luogo maggiormente frequentato sia dai turisti che dai cittadini cechi. La piazza più nota al suo interno è senza ombra di dubbio quella dell'orologio astronomico, autentico gioiello che rappresenta l'anima della città. Anche su di esso le vicende quantomeno​ ​controverse​ ​e​ ​misteriose​ ​non​ ​mancano.

5.2.1​ ​L'orologio​ ​astronomico

Da quasi seicento anni il trascorrere del tempo viene scandito dall'orologio della città vecchia che si trova sul lato meridionale della torre del municipio. Il semplice orologio originario fu costruito nel 1410 da Nicola da Kadan. Alla 40P.​ ​Bilianova​ ​-​ ​“Povesti​ ​vysehradske”,​ ​Omega,​ ​2013,​ ​Praga

fine del XV secolo, il maestro Hanus da Ruze modificò e migliorò l'orologio in modo tale che fosse considerato un'opera unica ed incomparabile in tutta Europa.

I consiglieri del municipio della città erano proprio orgogliosi di quell'orologio, finché non cominciarono a diffondersi delle voci secondo le quali il maestro Hanus stava ricevendo offerte da altre parti. Infatti, questi era sempre seduto fino a tarda notte nella sua stanza a calcolare e disegnare qualcosa. Cos'altro poteva essere, se non un orologio ulteriormente migliorato e perfezionato destinato a qualche altra città? Così la gloria di Praga sarebbe divenuta sicuramente inferiore e ciò i consiglieri non potevano assolutamente permetterlo. Pensarono a lungo sul come corrompere Hanus da questo intento, ma arrivarono alla conclusione che soldi, giuramenti e accordi non sarebbero valsi a nulla. Uno dei consiglieri più crudeli decise così di prendere una​ ​decisione​ ​drastica.

​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​L’orologio​ ​astronomico​ ​-​ ​Fonte​ ​Autoproduzione

Una sera, mentre il maestro era intento a progettare ulteriori accorgimenti e miglioramenti per l'orologio della città (era questo il reale motivo delle sue lunghe serate di studi) venne assalito nella sua casa da tre losche figure che lo accecarono. Il povero maestro Hanus rimase a letto malato per molti giorni, delirava a causa della febbre e poi cadeva spesso in periodi di lunghi

sonni. La vista non gli ritornò mai più. Nei momenti in cui riusciva a stare un po' meglio trascorreva le giornate a cercare di capire chi avrebbe mai potuto compiere un gesto così orribile contro di lui. Un giorno, un suo aiutante, che si trovava presso il municipio per delle commissioni, ascoltò una conversazione tra due consiglieri che si vantavano dell'accecamento di Hanus come atto necessario per la città, e subito corse a riferire al suo mentore il tutto. Appresa la notizia Hanus d'improvviso cominciò a non sentire più nessun dolore fisico ma solo una grandissima rabbia per come era stato ripagato per la sua opera straordinaria. Così meditò la sua vendetta. Si fece accompagnare dall'aiutante all'orologio con la scusa di voler almeno toccare un'ultima volta con le proprie mani la sua creatura. Giunti sul luogo, il maestro cominciò a toccare delicatamente i componenti dell'orologio, ascoltò i suoni familiari del suo funzionamento, accarezzò il metallo ed il legno, il suo viso si illuminò ed i suoi occhi si gonfiarono di lacrime. Improvvisamente, inserì la mano nel marchingegno e tirò con tutta la sua forza una leva, questa si ruppe, l'orologio iniziò a scricchiolare e ad emettere suoni orribili. Il maestro svenne. L'orologio era completamente danneggiato. Si dice che rimase in questo stato per moltissimi anni, fino a quando non fu trovato qualcuno in grado di ripararlo, ma nel frattempo per tutto quel periodo il silenzio dell'orologio rotto fece un gran rumore nella testa dei​ ​consiglieri​ ​che​ ​si​ ​erano​ ​macchiati​ ​di​ ​quel​ ​reato.

Le storie e leggende che si intrecciano tra loro nella piazza della città vecchia sono tante, tra esse quella riguardante l’ex cattedrale di Tyn è molto particolare.

5.2.2​ ​La​ ​campanella​ ​sulla​ ​torre​ ​della​ ​cattedrale​ ​di​ ​Tyn

Un tempo nella Città Vecchia abitava una ricca e cattiva nobildonna. Maltrattava così tanto la servitù che nessuno riusciva a stare al suo servizio per molto tempo. Una volta assunse una gentile e silenziosa ragazza di campagna, la quale cercò in ogni modo di assecondarla, ma non le servì a nulla dato che la padrona la offendeva e picchiava proprio come tutte le altre. Una sera, mentre la nobildonna si stava preparando per uscire e la serva la

stava aiutando a vestirsi, la campana sulla torre della cattedrale di Tyn cominciò​ ​a​ ​suonare​ ​per​ ​richiamare​ ​i​ ​fedeli​ ​alla​ ​preghiera.

Non appena sentì la campana, la ragazza smise di vestire la padrona e si mise in ginocchio a pregare. La vecchia signora andò su tutte le furie e cominciò ad urlarle contro: “Ti pago per lavorare non per pregare!” e con grande rabbia si avventò contro la malcapitata, la prese per il collo con entrambe le mani e strangolò la ragazza fino a farla morire. Solo in quel momento la donna si rese conto dei gesti crudeli che compiva sulla sua servitù.

​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​Vista​ ​sulla​ ​cattedrale​ ​di​ ​Tyn​ ​-​ ​Fonte​ ​Autoproduzione

La signora venne processata, ma, siccome era ricca, corruppe il giudice e se la cavò senza subire nessuna punizione. Pensava che il suo gesto sarebbe stato presto dimenticato e avrebbe potuto continuare a vivere come prima, solo che ogni volta che sentiva il suono della campana di Tyn le ritornava in mente la ragazza uccisa. La coscienza iniziò a tormentarla così tanto che decise di regalare tutti i suoi beni ai poveri e di entrare in convento per fare vita monastica. Qualche anno prima di morire anch'essa fece fondere una piccola campanella d'oro e la fece appendere accanto alla grande campana nella​ ​torre​ ​di​ ​Tyn,​ ​affinchè​ ​suonasse​ ​in​ ​memoria​ ​della​ ​ragazza​ ​defunta . 41

Nella piazza centrale della Città Vecchia tra i tanti palazzi, ce n'è uno che si erge​ ​maestoso​ ​quasi​ ​come​ ​il​ ​principale​ ​protagonista.

5.2.3​ ​Il​ ​palazzo​ ​Kinsky

Il palazzo Kinsky, in stile rococò, venne edificato nel XVII secolo dai costruttori Ignac Dientzenhofer e Anselmo Lurago per volere del suo primo inquilino,​ ​il​ ​conte​ ​Goltz.

Qualche decennio più tardi, la proprietà passò ai conti Kinsky dal quale ha conservato il nome. Il palazzo attira l'attenzione di ogni visitatore per la sua posizione che lo colloca giusto in mezzo a tante case dall'architettura anonima come per metterne in risalto la sua eccezionalità. Questa particolarità che lo differenzia dagli altri palazzi secondo la leggenda sembra che non sia frutto di una casualità, bensì di un volere ben preciso da parte del​ ​conte​ ​Goltz.

​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​Palazzo​ ​Kinsky​ ​-​ ​Fonte​ ​Autoproduzione

Si narra che i costruttori presentarono al conte i primi progetti del palazzo ed anche come si sarebbe messo in risalto se si fosse discostato in modo evidente dalla fila di case circostanti. Il conte era entusiasta di questa idea. Sapeva, però, che sarebbe stato molto difficile organizzare una cosa simile. Prima di tutto chiese rispettosamente ai consiglieri praghesi il permesso di collocare il palazzo nella piazza, ma loro non vollero sentire nemmeno una simile insolenza. Quindi, si incontrò in gran segreto con tre di loro, perché

sapeva che a questi piacevano molto i soldi. Per un po' li adulò, poi cercò di persuaderli e alla fine, quando aggiunse una grande somma di denaro, ottenne da loro il permesso. L'astuto conte, però, sapeva che la partita non era ancora vinta. Attorno all'edificio fece costruire un recinto molto alto, affinché non si potesse vedere in che punto preciso sarebbero state costruite le fondamenta del palazzo. E così, per molto tempo, nessuno potè rendersi conto che nella costruzione di quell'edificio c'era qualcosa che non andava. Quando, poi, le mura del palazzo superarono il recinto era troppo tardi per cambiare qualcosa. I consiglieri indignati fecero subito convocare il conte in municipio pretendendo una spiegazione ed un'immediata demolizione dell'edificio. Il conte, però, mostrò loro il permesso precedentemente ottenuto ed in quel momento i tre consiglieri che glielo avevano concesso, rabbrividirono dinanzi agli altri. Così, i tre disonesti vennero mandati alla forca.​ ​E​ ​il​ ​palazzo?​ ​Quello​ ​è​ ​ancora​ ​lì​ ​al​ ​suo​ ​posto!