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Se la Piazza dell'Orologio rappresenta il luogo di incontro principale della città, il luogo in assoluto più conosciuto è il Ponte Carlo. Il monumento fu commissionato nel 1357 è lungo 520 metri e fino al 1741 era l'unica strada di attraversamento da una riva all'altra della Moldava. É particolarmente suggestivo all'alba quando le statue dei santi poste ai suoi lati sembrano quasi indicare il cammino, invitando a salire verso il castello che domina la collina e l'intera città. Anche il Ponte Carlo è un luogo ricco oltre che di fascino anche di storie misteriose e a volte anche paradossali che lo riguardano.

​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​Vista​ ​del​ ​Ponte​ ​Carlo​ ​da​ ​Mala​ ​Strana​ ​-​ ​Fonte​ ​Autoproduzione

5.3.1​ ​Il​ ​ponte​ ​di​ ​vino,​ ​uova​ ​e​ ​ricotta

Il primo ponte in pietra che collegasse la città vecchia con l'altra riva della Moldava fu costruito nel 1158, una vera e propria meraviglia a livello mondiale per l'epoca. Era il ponte più lungo d'Europa e venne dedicato a Giuditta, moglie di Vladislao II che ne volle la realizzazione. Tuttavia, durante la grande inondazione del 1342, il ponte di Giuditta venne completamente

distrutto e per Praga ed il suo commercio quella fu una vera e propria catastrofe. Successivamente Carlo IV pose la prima pietra per la costruzione di un nuovo ponte e lo fece seguendo un rituale voluto dagli astronomi della corte che stabilirono il momento esatto in cui cominciare i lavori affinchè il ponte non fosse mai più crollato. I numeri indicati erano così in sequenza: 1-3-5-7-9-7-5-3-1 ovvero tutti i numeri dispari prima a salire e poi a scendere così il momento esatto risultò essere “Anno 1357 mese 9 (settembre) giorno 7​ ​ore​ ​5​ ​e​ ​31​ ​minuti.

Carlo IV affidò la costruzione del ponte a Petr Parler (lo stesso costruttore della cattedrale di San Vito e di cui l'imperatore si fidava ciecamente), per poterlo rendere non solo un'opera grandiosa ma anche e soprattutto stabile. Petr Parler, tuttavia, ebbe una stranissima idea per la messa in opera del ponte​ ​e​ ​cioè​ ​creare​ ​una​ ​sorta​ ​di​ ​cemento​ ​fatto​ ​con​ ​vino​ ​e​ ​uova!

In tutta Praga, però, non vi erano uova a sufficienza e così per ordine di Carlo IV ne vennero ordinate da tutta la Boemia. I carri di legno che trasportavano questo fragile carico venivano raggruppati sulla riva del fiume, dove i muratori rompevano le uova e le mescolavano con la calcina. A Valvary, però, l'ordine del re fu male interpretato e dato che temevano la rottura delle uova durante il tragitto vennero inviate delle uova sode. Gli abitanti del piccolo paesino vicino Praga, vengono ancora oggi derisi dai praghesi; ma non sono i soli, infatti, anche gli abitanti di Unhost sono presi in giro perchè non si sa per quale motivo oltre alle uova portarono anche quantità enormi di ricotta. Ciò nonostante, però, Parler decise di utilizzare anche la ricotta per amalgamare l'impasto del ponte. Così, il Ponte Carlo è probabilmente l'unico ponte al mondo ad essere stato costruito non solo con la pietra, ma anche con il vino delle vigne praghesi, con le uova boeme e con la ricotta di Unhost. Sembra che questa “ricetta” stranissima abbia funzionato, visto che il ponte praghese si trova lì intatto già da sei secoli e mezzo. Forse in fondo non è proprio tutto finzione, si dice che la leggenda sia infatti realtà poiché veramente gusci d’uovo sono stati ritrovati all’interno del​ ​ponte.42

5.3.2​ ​Il​ ​costruttore​ ​del​ ​Ponte​ ​Carlo

Il Ponte Carlo superò senza troppi danni le grandi inondazioni che ogni tanto colpirono Praga, però, si dice che il giorno in cui il sacerdote Giovanni Nepomuceno (poi divenuto santo) fu gettato nella Moldava dal ponte, insieme a lui crollò l'intera arcata dello stesso punto in cui avvenne il misfatto. Nessuno fu in grado di ricostruirlo, poiché tutto ciò che di giorno veniva costruito misteriosamente durante la notte ricrollava. Un giorno un costruttore si mise in testa di riuscire nell'intento ad ogni costo, ma nonostante tutti i suoi sforzi i risultati furono nulli. Una notte, però, gli apparve il diavolo che si propose di aiutarlo, in cambio dell'anima della prima persona che l'avrebbe attraversato. Il costruttore acconsentì e, per non avere sulla coscienza l'anima​ ​di​ ​una​ ​persona​ ​innocente,​ ​decise​ ​di​ ​ingannare​ ​il​ ​diavolo.

Dopo due giorni, risultò evidente che il diavolo avesse mantenuto la sua parola, l'arcata era finalmente solida e non crollava più. Fino al giorno della sua riapertura solenne, nessuno poteva varcare il ponte, così la sera precedente alla cerimonia il costruttore nascose un gallo nella torre del ponte della città vecchia, per poi liberarlo il mattino seguente e quindi fargli attraversare per primo il ponte. Solo che il diavolo fu più furbo di lui. Prese le sembianze di un aiutante di un muratore e, appena il costruttore lasciò di prima mattina la sua casa, andò di corsa da sua moglie e gli disse di correre subito al ponte perché a suo marito era successo un incidente. Alla torre di guardia riconobbero la moglie del costruttore e la fecero attraversare il ponte. Quando, dall'altra riva il costruttore vide sua moglie correre per prima sul ponte, gli si gelò il sangue nelle vene. Si rese conto che il diavolo aveva vinto e che aveva preso l'anima della persona a lui più cara. Ciò che era successo non poteva più essere cambiato e la notte seguente la moglie del costruttore morì e con lei anche il bambino che aveva nel grembo. Si dice che da quel momento l'anima di quel bambino iniziò a volteggiare sopra il ponte e che, ogni tanto, i pedoni che attraversavano il ponte sentivano i suoi sospiri e i suoi starnuti. Finchè un giorno un turista udendo lo starnuto istintivamente disse “Salute” e da quell'istante il bambino rispose “Grazie” e la sua anima venne​ ​liberata​ ​e​ ​volata​ ​in​ ​cielo​ ​per​ ​sempre.

Dall'altra parte del Ponte Carlo si trova Mala Strana ed anche in questo quartiere​ ​le​ ​storie​ ​che​ ​lo​ ​riguardano​ ​non​ ​mancano.

5.4​ ​Le​ ​storie​ ​di​ ​Mala​ ​Strana​ ​e​ ​Ujezd

Sicuramente la più nota ed importante anche dal punto di vista storico è la vicenda che riguarda il Muro della Fame, sulla collina di Petrin. Si narra che durante il regno di Carlo IV ci fu un grande periodo di siccità che causò pessimi raccolti e conseguente mancanza di generi alimentari. Lievitarono vertiginosamente i prezzi delle materie prime fondamentali come la farina e le persone a causa delle ristrettezze economiche erano sempre più costrette a rubare. In poco tempo le carceri cittadine si riempirono e la situazione stava diventando sempre più complicata, così il re decise di chiamare i poveri al castello per sfamarli. Arrivati lì i poveri ebbero una piacevole sorpresa, perchè oltre al cibo il re offrì loro anche un posto di lavoro retribuito a pasti e vestiari. Si trattava della costruzione della nuova fortezza cittadina, che sarebbe dovuta passare per Strahov, attraversare tutta la collina di Petrin e giungere fin giù alla Moldava. La muraglia, ancora oggi ben visibile fu costruita in poco più di due anni e la sua messa in opera sfamò parecchie famiglie povere, così già dall' epoca venne chiamato Muro della Fame anche perchè la sua struttura ricorda per la forma una dentatura che è stata paragonata a quella dei poveri che grazie al Muro ebbero qualcosa da mangiare.

Un'altra leggenda è quella del “monaco con la testa sottobraccio”. Si dice che una volta a Mala Strana vivesse un monaco che amava alla follia giocare ai dadi e che quindi ogni sera si recava all'osteria per placare la sua voglia. Una sera un povero lo raggiunse direttamente nel luogo in cui stava giocando per chiedergli di somministrare l'estrema unzione al fratello morente. Proprio in quel momento il monaco stava perdendo e aveva smania di recuperare. Il tempo passò inesorabile ed il povero continuò ad aspettare il monaco all'uscio finchè non cercò di portar via il chierico con la forza, ma questi lo respinse nuovamente e si rituffò nel gioco. Solo molto tempo dopo rinvenne e col suo cavallo cercò di recarsi di gran corsa dal povero. Durante il tragitto, però, una luce abbagliante gli comparve davanti e fece imbizzarire il cavallo, si trattava dell'anima del povero ormai defunto. Il monaco scivolò dal cavallo ed un'altra carrozza che passava di lì in quel momento gli tranciò la testa. La leggenda vuole che da quel momento durante la notte l'anima del monaco si aggiri per le stradine di Mala Strana con la sua testa sottobraccio gemendo e chiedendo​ ​aiuto.

​ ​​ ​​ ​​Uno​ ​dei​ ​canali​ ​dell’isola​ ​di​ ​Kampa​ ​-​ ​Foto​ ​Autoproduzione

Sull'isola di Kampa, invece, si trova una casa dove dinanzi vi è appeso un quadro che raffigura la Vergine Maria con due rulli di legno appesi ai suoi fianchi. Si dice che il quadro sia stato portato lì da una grossa inondazione,

quando la corrente del fiume straripato lo fece incastrare in un albero di questa casa. Il proprietario della stessa era molto religioso e decise di salvare il quadro, si gettò nel fango e lo recuperò mettendo a repentaglio la propria stessa vita. Il quadro salvato venne appeso nel posto d'onore, ovvero nel frontone della sua casa che si affaccia direttamente sul Ponte Carlo. Si dice che quel quadro non solo abbia portato fortuna al suo nuovo proprietario, ma anche che abbia esaudito molte delle preghiere di quelli che si rivolsero a lui nel momento del bisogno. Si narra che in quella stessa casa lavorasse come serva una ragazza di campagna, la quale ogni giorno adornava il quadro con fiori freschi e prestava attenzione affinchè non si spegnesse la luce eterna che lo illuminava. Un giorno per una disattenzione la mano della ragazza rimase incastrata nella stiratrice. In preda al dolore e al terrore la ragazza invocò la Vergine Maria e miracolosamente proprio in quell'istante il macchinario si spense da solo e la ragazza riuscì a tirar fuori la mano completamente indenne. Proprio per ricordare questo episodio, i proprietari della casa decisero di appendere i due rulli del macchinario accanto​ ​al​ ​quadro​ ​e​ ​ancora​ ​oggi​ ​sono​ ​ben​ ​visibili​ ​alla​ ​via​ ​Na​ ​Kampa​ ​9 . 43 Da Mala Strana attraverso una ripida e panoramica passeggiata si arriva al luogo​ ​più​ ​visitato​ ​di​ ​Praga,​ ​il​ ​quartiere​ ​del​ ​castello.

5.5​ ​Il​ ​castello​ ​di​ ​Praga

Per i cechi Hrad, il castello di Praga è stato fondato nel IX secolo dai principi Premyslidi e via via ampliato e modificato dai successori. Oggi si presenta come un enorme complesso (il più grande della città, 45 ettari) che si estende da ovest ad est dividendosi in tre corti. Nel corso del tempo ha subito quattro grandi ricostruzioni. Molti governanti del paese hanno fatto del castello la propria dimora, ad eccezione dell'ultimo presidente Cecoslovacco nonché primo della sola Repubblica Ceca, Vlacav Havel, che nel 1989 decise di non lasciare la sua casa privata. Questo presidente è stato un personaggio molto importante per la storia ceca, infatti, prima di svolgere il suo ruolo politico era uno dei drammaturghi più famosi del paese. É stato

soprannominato il presidente del popolo e affidandosi al costumista ceco del noto film “Amadeus” ha fatto modificare le uniformi delle guardie ceche per poi istituire il cerimoniale del cambio della guardia (si svolge quasi quotidianamente alle 12). All'interno del castello i luoghi più importanti sono: la Cattedrale di San Vito, la chiesa di San Giorgio e il Vicolo d'oro. La cattedrale e il vicolo d'oro sono il vero e proprio emblema della storia magica e​ ​misteriosa​ ​di​ ​Praga.

​ ​​ ​​Il​ ​castello​ ​di​ ​Praga​ ​-​ ​Fonte​ ​praga.info

​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​​ ​5.5.1​ ​La​ ​cattedrale​ ​di​ ​S.Vito​ ​ed​ ​il​ ​Vicolo​ ​d'oro

Con la sua altezza di 99 metri, la torre della cattedrale di San Vito è la più alta di tutte le torri storiche praghesi. Al suo interno è custodita la più grande campana della Boemia, chiamata Sigismondo (alta 2 metri e pesante 18 tonnellate). Per trasportarla fino al castello, venne utilizzato un carro speciale trainato da 16 coppie di cavalli. Quando, però, provarono ad installare la campana in cima alla torre, questa spezzava sempre le funi che sarebbero dovute servire per issarla. Il re fu molto contrariato dalla vicenda, ma venne in suo soccorso la figlia che chiese di avere il comando delle operazioni essendo convinta di conoscere il modo per sollevare la pesante campana e portarla fin su. La principessa chiamò tutte le sue amiche e si chiuse con loro per un giorno intero all'interno di una sala del castello per studiare il da farsi. Lì si tagliarono tutti i loro lunghi capelli e li intrecciarono con grande maestria riuscendo a produrre una fune molto resistente. Nel frattempo, la principessa

inventò un ingegnoso meccanismo che avrebbe consentito di sollevare la campana sulla torre. Poi elaborò un progetto secondo il quale i carpentieri e fabbri di corte costruirono un macchinario particolare che venne trasportato alla​ ​corte​ ​del​ ​re.

​ ​​ ​​ ​​ ​​La​ ​cattedrale​ ​di​ ​S.Vito​ ​-​ ​Fonte​ ​praga.org

Il giorno prestabilito per la sistemazione della campana, una gran folla si radunò sotto la torre per assistere all'evento. Inizialmente, vedendo solo il macchinario e la fune di capelli, molti dei partecipanti rimasero scettici, ma non appena il marchingegno fu messo all'opera e la campana iniziò sempre più a salire verso l'alto, tutti rimasero sbalorditi. La campana giunse fino al punto in cui degli operai la presero e la collocarono nella torre. Molto presto, la storia del macchinario miracoloso si diffuse per tutto il Paese, così cominciarono ad arrivare a corte architetti ed intellettuali anche esteri per sapere come era stato costruito. La principessa, però, ordinò di smontarlo e di distruggere i suoi pezzi, affinché nessuno potesse venire a conoscenza del suo​ ​segreto.

Uno dei luoghi più interessanti, per gli appassionati del mistero, è senza dubbio il “Vicolo d’Oro” che si trova, alle spalle del monastero di San Giorgio, sotto le mura settentrionali del castello. Un tempo si chiamava “Vicolo degli orefici”​ ​perché​ ​era​ ​abitato​ ​proprio​ ​dagli​ ​artigiani​ ​orafi.

Probabilmente è stato costruito tra la fortificazione romanica e tardo gotica della parte settentrionale del Castello. Infatti, nelle arcate delle mura di difesa, edificate attorno al 1500 da Benedikt Ried, sono state ricavate alcune casette, dietro le quali svetta la parte superiore delle mura di cinta. Per visitarlo occorre molta pazienza, perché nonostante sia strettissimo è sempre affollato e, in alcuni punti, permette il passaggio di una persona alla volta. Nel XVI secolo, qui c’erano le abitazioni di emergenza; sotto il regno di Rodolfo II, invece, il vicolo era abitato dai componenti della guardia del Castello: ventiquattro arcieri, con le numerose famiglie al seguito. Il sovraffollamento costrinse gli abitanti a sfruttare lo spazio al centimetro; le case basse vennero sopraelevate, con piani anche inferiori ad un metro; le case vennero costruite anche sull’altro lato, riducendo la larghezza del Vicolo d’Oro a meno di​ ​un​ ​metro.​ ​Più​ ​tardi,​ ​qui​ ​vissero​ ​anche​ ​i​ ​poveri​ ​e​ ​gli​ ​indigenti.

Dal 1952 al 1955 la via è stata interamente rinnovata con un progetto che le conferisce i vivaci colori che oggi potete vedere. Da quel momento è diventata un luogo pieno di turisti e le piccole case si sono trasformate in birrerie​ ​e​ ​negozi​ ​di​ ​souvenir,​ ​marionette​ ​e​ ​riproduzioni​ ​di​ ​armi​ ​medievali. In quelle case, oltre la storia c’è la leggenda. Nel 1800, inizia a diffondersi la convinzione che al tempo di Rodolfo II non ci fossero nel vicolo semplicemente degli orafi, ma addirittura degli alchimisti. L’imperatore li avrebbe portati lì durante il suo regno per fargli trovare l’elisir di lunga vita e la formula magica per trasformare i metalli poveri in oro. C’è un fondamento a questa credenza, non è tutta leggenda: l’imperatore Rodolfo II era davvero appassionato di arti magiche ed un uomo dalla personalità complessa, da molti considerato un folle. Il sovrano trasferì la capitale dell’impero asburgico dalla detestata Vienna all’ amatissima Praga nel 1583 e vi fondò “un'accademia alchimistica”, chiamando a raccolta nomi eccellenti della sua epoca come due famosi occultisti inglesi: John Dee ed Edward Kelley. Più che a questioni di regno, il sovrano manifestò interesse per la ricerca dell’eternità che, secondo il suo modo di pensare, si sarebbe concretizzata attraverso due cammini paralleli: quello delle Arti e quello delle Scienze, ottenendo​ ​la​ ​famigerata​ ​“Pietra​ ​Filosofale”.

Per smascherare gli imbroglioni che ambivano ad avere un posto di alchimista imperiale, ma che non ne avevano i meriti per esserlo, Rodolfo d’Asburgo si valeva del suo medico personale, Šimon Tadeáš Hájek (o Taddeus Hagecius), e così diversi impostori finirono nelle segrete o, peggio, nella Torre Bianca che sorge nella parte occidentale del vicolo che veniva in parte​ ​utilizzata​ ​come​ ​carcere​ ​e​ ​sala​ ​delle​ ​torture. 44

Riscendendo dal castello si ritorna vicino l'hub e più precisamente nel Josefov (quartiere ebraico). Probabilmente, il quartiere cittadino che ancora oggi è avvolto maggiormente in quell’aria macabra e misteriosa tale da renderlo​ ​magico​ ​e​ ​suggestivo.

5.6​ ​ll​ ​quartiere​ ​ebraico:​ ​Josefov

Il quartiere di Josefov coincide con l'ex ghetto ebraico, dimora fisica, culturale e spirituale degli ebrei praghesi per quasi otto secoli. Molti ebrei abbandonarono il quartiere quando questo venne rinnovato agli inizi del XX secolo ( e decine di migliaia di loro morirono nella shoah). A sopravvivere sono rimaste le sinagoghe ed il cimitero che compongono ancora oggi il quartiere. Le sinagoghe superstiti sono sette (anche se in realtà ne esistono altre due che si trovano rispettivamente nei quartieri di Liben e Smichov); il più antico dei santuari ebraici è la Vecchia-Nuova Sinagoga gotica che si trova in via Maisel. Non si tratta solo della Sinagoga più antica di Praga, infatti, da quando i nazisti distrussero la Sinagoga di Worms essa è divenuta la più antica d'Europa. L'edificio risale al 1270, ha timpani di mattoni ed è circondata da ampliamenti bassi su tre lati. Si racconta che le mura rechino ancora tracce di sangue degli ebrei che qui cercarono rifugio durante il terribile massacro che avvenne durante il regno di Venceslao IV nel quale tutti gli ebrei dal primo all'ultimo vennero uccisi all'interno della Sinagoga. Nella stessa strada è possibile trovare anche la Sinagoga Maisel, costruita nel 1590 e così chiamata in memoria del suo fondatore Mordecai Samuel Maisel,​ ​all'epoca​ ​sindaco​ ​dello​ ​stesso​ ​quartiere​ ​ebraico.

La Sinagoga più grande e nuova è quella spagnola che si erge sulle fondamenta della più antica, la Scuola Vecchia o Altshul. Sia l'esterno che l'interno, con i ricchi stucchi che decorano le pareti e le volte dorate, richiamano molto l'Alhambra spagnola di Granada e, proprio per questa caratteristica, ha preso il nome di Sinagoga spagnola. La sinagoga, in passato chiusa ai non ebrei, è divenuta visitabile, compresa la collezione di oggetti appartenuti ai famosi ebrei cechi dell'illuminismo. Dal 1994 la sinagoga​ ​serve​ ​la​ ​comunità​ ​ebrea​ ​"Bejt​ ​Praha",​ ​di​ ​orientazione​ ​conservativa.

Fondata nel 1479 e situata nelle vicinanze del Cimitero ebraico, la sinagoga Pinkas è una delle più famose di Praga. La sua particolarità sta nel fatto che nelle sue pareti sono iscritti i nomi dei 77.297 ebrei cechi assassinati dai nazisti. Le altre sinagoghe del quartiere sono la Alta del XVI secolo, voluta sempre​ ​da​ ​Mordecai​ ​Maisel​ ​e​ ​la​ ​sinagoga​ ​Klaisen​ ​del​ ​1694 . 45

Un must del quartiere ebraico è senza dubbio il suo cimitero, che oggi conta quasi 12000 lapidi, sebbene come testimonia il Museo Ebraico, il numero di persone che vi sono effettivamente sepolte sia assai superiore. Qui si trova la tomba del rabbino Loew, soprannominato “l'eroe ebreo dei cechi”. Rabbi Judah Loew Ben Bezalel (1525 – 1609) fu un intellettuale molto stimato