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Dal più volte menzionato libre dels estimes si conoscono importanti informazioni sulle case di Castel di Castro e si è appreso quali erano i relativi proprietari nell‟ultimo periodo della dominazione pisana prima del passaggio della città ai nuovi abitanti.

Matteo (o Matzeu) Rogeri (o Roger o Rugeri) era un pisano probabilmente arricchitosi con il commercio come molti altri suoi concittadini. Pochi documenti relativi alle sue abitazioni risalgono al periodo pisano; invece le sue numerose proprietà sono note grazie al documento in cui furono registrate le stime delle case di Castel di Castro, compiute anche dallo stesso Matteo, il quale insieme al valenzano Arnau de Montroig fece parte della commissione che valutò le

abitazioni di Castel di Castro996. Nel 1317 un atto faceva riferimento ad una

traversa di Ruga Marinariorum che prendeva nome dalla “domus de angulo

Mathei Rogerii”997

; la stessa traversa e la casa ad angolo sono menzionate anche

in un documento del 1325998.

Dal registro sopra ricordato si apprende che Rogeri fu espulso e che furono

assegnati ad alcuni catalani i suoi alberch siti in Ruga Marinariorum de super999 e

994 Scheda 152. 995 Vedi infra. 996

CONDE, ARRAGÓ CABAÑAS 1984, p. 13. 997

Scheda 115. 998 Scheda 173. 999

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nell‟altra parte della stessa carrera1000

; inoltre il pisano possedeva in Ruga

Comunale due appartamenti al pian terreno1001, altri stabili nella via

dell‟elefante1002

e nella strada della Fontana1003.

Dalle fonti si apprendono pochi cenni su altri ricchi abitanti di Castel di Castro che non sono ben conosciuti perché non parteciparono alla vita politica del Comune, ma che comunque accumularono ingenti patrimoni immobiliari; essi sono Betto Argomenti (Argumenti), Colo Penna (o Pinna) e Vanni Polla.

Sembra che il primo di essi possedesse un intero isolato nei pressi della cattedrale; infatti forse sono da identificare proprio con Betto e Filippo gli eredi di Mentuccio

Argomenti (Argumenti) che compaiono in numerosi documenti1004 del periodo

pisano; in alcuni atti sono attestati in qualità di proprietari di una casa sita in

“Ruga Marinariorum coram ecclesie Sancte Marie”. Questa era una domus platee o de angulo1005 prospiciente la piazza della cattedrale1006; infatti si sa dal

libre dels estimes che l'edificio era situato tra la chiesa di Santa Maria, la Ruga Marinariorum1007, la strada dei marinai di sopra1008 e la ruha de lo Sancto. Altre

due proprietà1009 degli Argomenti erano vicine alla chiesa, una, definita un

“…xasso ab VI cases..”, sembra appartenesse al solo Betto1010

, il quale fu espulso

per sospetti e le proprietà che possedeva in esclusiva1011 o insieme al fratello

Filippo1012 furono assegnate ai nuovo abitanti.

1000 Scheda 203, paragrafi 162, 206, 207. 1001 Scheda 203, paragrafo 492. 1002 Scheda 203, paragrafi 587, 673. 1003 Scheda 203, paragrafi 735, 743. 1004 Schede 148, 185, 183, 184, 187, 188, 189. 1005 Schede 185, 183, 184, 187, 188, 189. 1006 Schede 187, 188, 189. 1007 Scheda 185. 1008

Scheda 203, paragrafi 113,115. Nel primo dei due paragrafi si afferma che un alberch dei due fratelli era "sosts l‟esgleya", ma aveva ingresso nella strada dei marinai di sopra. Nel secondo paragrafo si afferma che un alberch di proprietà del solo Betto Argomenti era sito nella Ruha

Marinarii de sobre, ma aveva l'ingresso nella strada del Santo.

1009

Scheda 203, paragrafi 154, 155. Precisamente erano nella rua del Xasso de la Esgleya, che Maria Bonaria Urban identifica con l'odierna via Fossario (URBAN 2000, p. 114, nota 42). 1010 Scheda 203, paragrafo 154. 1011 Scheda 203, paragrafi 154, 182, 183, 725. 1012 Scheda 203, paragrafi 155, 180.

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Due degli alberch vicini alla chiesa di cui Betto Argomenti e suo fratello erano proprietari furono assegnati allo stesso catalano Pere de Puigvert o Petri de Podio

Viridi1013; è interessante notare che nel 1331 lo stesso Pere possedeva un altro edificio in Castell de Caller, perché si sa che ottenne il permesso di edificare sopra il porticum di un suo hospicium sito presso la torre del Orifany, la concessione regia riguardava anche l'aggiunta alla stessa struttura di alcune opere di rinforzo1014.

Purtroppo non si hanno informazioni su Colo Penna o Pinna; il pisano espulso per

sospetti aveva nella città numerose abitazioni1015, tra cui una domus sita in Ruga

Marinariorum desuper1016, sede della Curia del Comune almeno nel 1323 e 1324.

Non si conoscono i nomi degli eredi di Vanni Polla, i quali senza dubbio godevano del favore dei conquistatori, perché le loro proprietà non furono valutate

né assegnate ai nuovi abitanti1017.

I sardi

Sandro Petrucci ha calcolato che i sardi proprietari di case in Castel di Castro alla fine del periodo pisano erano il 3-3,5% dei proprietari totali.

La popolazione sarda non era considerata straniera a Castel di Castro, ma sembra

che anche per essi vigesse il divieto di risiedere nella città1018; ebbero sicuramente

una condizione di marginalità “quantitativamente e qualitativamente”1019

, anche

perché i sardi erano esclusi dalle attività commerciali1020, ma potevano svolgere

altri impieghi; spesso infatti lavoravano come artigiani1021. Secondo Pinuccia

Fanca Simbula si creò una classe di “medio-piccoli operatori” autoctoni, con 1013 Scheda 203, paragrafi 113, 155. 1014 Scheda 202. 1015

Schede 91, 154, 156, 157; scheda 203, paragrafi 37, 78, 159, 164, 168, 228, 238, 240, 170, 382, 567.

1016

Schede 154, 156, 157. 1017

Schede 121, 147; scheda 203, paragrafi 18, 90, 120, 149, 366, 602, 753. 1018 PETRUCCI 1989, p. 237. 1019 PETRUCCI 1989, p. 243. 1020 PETRUCCI 1989, p. 240. 1021 PETRUCCI 1989, p. 240.

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interessi comuni ai pisani, con i quali si era avviato un processo di

“rimescolamento etnico”1022

. Ad Iglesias il numero di abitanti di origine autoctona

doveva essere consistente, dato che esisteva una ruga de sardis1023; invece non

sembra che sia esistita una strada o una zona di Castel di Castro riservata ai pochi sardi residenti nella città.

Alla loro scarsa presenza si deve aggiungere il fatto che non è facile identificare i personaggi originari del territorio isolano che possedevano immobili a Cagliari; perché solo gli antroponimi possono rivelare la la loro origine, qualora non sia specificata.

Nei documenti del periodo pisano non è menzionato alcun sardo come proprietario di immobili, tuttavia si possono avanzare delle ipotesi proprio in base all‟onomastica.

Il cognome fa pensare ad origini sarde per Domenico Montigi, il quale nel

13221024 possedeva nell'appendice di Villanova una terra et domo confinante con

un'area con domo terrestri et solario di Betto e Cecco Alliata; nello stesso documento è menzionato come proprietario anche Comita Manca, un taverniere che aveva un'area con casa nel luogo detto Borgonuovo il cui nome di battesimo suggerisce l'origine autoctona.

Anche per altri personaggi è possibile solo supporre la discendenza sarda:

Guantino Matelli1025 nel 1294 aveva insieme a Gobetta da Ripafratta una terra et

domo confinante con una proprietà di Betto Alliata sita in Ruga Mercatorum1026; si può solo ipotizzare che questo personaggio coincida con Guantino di Sardegna, sardo e rifugiato a Bonanno, che aveva uno stabile sito nella stessa strada e

acquistato in seguito dal maggiordomo di mossen Carros1027. Sandro Petrucci

1022 SIMBULA 2004, p. 31. 1023 BOSCOLO 1995. p. 51. 1024 Scheda 148. 1025

Sandro Petrucci ipotizza fosse sardo (PETRUCCI 1989, p. 240). 1026

Scheda 53. 1027

146

ipotizza che fossero sardi anche Pietro Arsoco1028 e il muratore Arsocco (Arzocco)

Manca1029.

Il notaio Nicola de Serra, figlio del sardo Comita, forse era considerato sardo

anche esso1030; nel 1322 possedeva una terra cum domo in Ruga Helefantis dicta

Neapolitaneorum confinante con una proprietà di Betto e Cecco Alliata1031. Dal

libre dels estimes si apprende che vantava anche la proprietà di alcuni immobili di

Castel di Castro assegnati ai nuovi abitanti perché fu espulso per sospetti1032.

Nel registro conservato nell‟Archivio della Corona d‟Aragona si indicano come sardi alcuni proprietari. Uno dei più ricchi era Gonario Camboli, proprietario di

almeno tre alberch, di cui uno a sette piani1033, che ottennero stime molto elevate.

Nel registro non sempre si indica se altri proprietari autoctoni furono espulsi oppure no, tuttavia si può immaginare la loro espulsione dato che le loro proprietà vennero assegnate a uomini catalano aragonesi. Il registro indica che

erano sarts: i fratelli Totobene e Micaluccio1034, Masuto di Sinistrani1035, Barsolo

(Barçolo) Quirro (Squirro)1036, Contasti e suo fratello1037, Cecco1038, Giordi

Nicola1039, Giordi Marello1040, Gonario Camboli, Guantino Camboli1041, Comita

1028 Scheda 203, paragrafo 64. 1029 Scheda 203, paragrafo 604. 1030 PETRUCCI 1989, p. 240, nota 123. 1031 Scheda148. 1032

Un alberch in rua Mercadanta, metà di una casa derrocada in rua Comunal, un alberch in rua

de la Fontana (scheda 203, paragrafi 368, 419, 703).

1033

Aveva un alberch in rua Mercadanta e nella rua del Leoffante possedeva uno stabile di sette piani e un alberch (scheda 203, paragrafi 377, 578, 592).

1034

Avevano un alberch in rua Marinarii de sobre (scheda 203, paragrafo 67). 1035

Aveva un alberch in rua Marinarii de sobre (scheda 203, paragrafo 108). 1036

Aveva metà di un alberch in rua Marinarii, che per metà apparteneva a Betto Argumenti (Scheda 203, paragrafo 182).

1037

Avevano tre alberchs in rua Marinarii che fu acquistato da un catalano (scheda 203, paragrafo 214).

1038

Aveva con Simone Stefano un alberch in rua Mercadanta(scheda 203, paragrafo 334). 1039

In un primo momento non fu espulso, ma furono assegnate a due nuovi abitanti le sue proprietà, un alberch in rua Mercadanta, e uno in rua del Orifany (scheda 203, paragrafi 349, 693).

1040

In un primo momento non fu espulso, in seguito venne cacciato e il suo alberch in rua

Mercadanta fu assegnato dai probi uomini ad un catalano (scheda 203, 350).

1041

Viene chiamato anche Guantino di Sardegna e aveva un alberch in rua Mercadanta acquistato dal maggiordomo di un Carròs, e un altro stabile nella rua Comunal; al momento del ripopolamento stava a Bonanno (scheda 203, paragrafi 257, 505).

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de Sena1042, Comita Cena di Canscellus1043, Filippo Orlando1044, Pietro Gianai1045,

Strena Sosuha1046.

I giudici di Cagliari e d‟Arborea

Si può considerare sardo il giudice di Cagliari e marchese di Massa Giovanni o

Chiano de Lacon Massa, figlio di Guglielmo II1047, il quale prima del 1254 abitava

nella casa di Baudino Quapare1048; lo stesso giudice nel 1256 concesse ai

Genovesi il Castello di Cagliari, ottenendo il permesso di abitare nella stessa città

nella casa di Iacobo Comanome1049.

I giudici avevano divieto di residenza in Castel di Castro1050, ma nel 1261 il

giudice di Arborea, Guglielmo conte di Capraia1051, aveva una casa sita entro le

sue mura, il cui possesso doveva rientrare negli accordi tra il Comune pisano e lo stesso giudice considerato un ottimo alleato. Ancora nel „300 i giudici arborensi

conservavano le proprie case di Castel di Castro1052. Dopo la conquista dei

catalano aragonesi il jutge d‟Arborea possedeva alcune case appartenute a Betto

Caulini in Ruga Mercatorum1053; questa è la prova delle relazioni intercorse tra il

giudice e il gruppo dei burgenses, di cui faceva parte anche lo stesso Betto, che

nel 1324 tentò di consegnare Castel di Castro agli aragonesi1054.

1042

Aveva un alberch in rua Mercadanta (scheda 203, paragrafi 388). 1043

Aveva un alberch in rua Mercadanta, sembra che si possa identificare con il precesente personaggio, di sicuro entrambi in un primo momento non furono espulsi (scheda 203, paragrafo, 396).

1044

Aveva la metà di un alberch che aveva un ingresso in ruha de Sancto, l'altra metà apparteneva agli eredi di Nicola Carau (scheda 203, paragrafo 15).

1045

Aveva un alberch nella strada di cui non si conosce il nome perché il registro è mutilo nella prima parte (scheda 203, paragrafo 52).

1046

Non si trovava in Castel di Castro già prima del ripopolamento e aveva un alberch che aveva l'ingresso in in rua Marinarii de supra (scheda 203, paragrafo 55).

1047 BROOK et alii 1984, p. 346. 1048 Scheda 25. 1049 Scheda 26. 1050 PETRUCCI 1988, p. 125. 1051 Scheda 33. 1052 PETRUCCI 1988, p. 125. 1053 Scheda 203, paragrafi 254, 279, 337. 1054 PETRUCCI 2006, p. 113.

148

I nuovi dominatori rispettarono le proprietà dei parenti del giudice1055; infatti

l‟alberch di suo nipote, Pietro de Sena, sito nella Ruga Marinariorum davanti alla

torre di San Pancrazio non fu assegnato a nessun nuovo abitante1056. Invece non si

si è appreso se avesse rapporti di parentele con il giudice Comita de Sena, un sardo proprietario di uno stabile sito nella strada dei mercanti e assegnato ad un

nuovo abitante1057. Un altro "nebot del jutge d‟Arborea", Mariano de Mirayl, donò

la propria casa baxa sita in Ruga Mercatorum al convento di Santa Margherita in un momento precedente alla compilazione del volume sulla valutazione degli

immobili di Castel di Castro1058.

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