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Il 10 giugno 1326 in una cerimonia solenne i pisani abbandonarono definitivamente Castel di Castro, uscendo dalla porta a mare si diressero verso le cinque navi che li avrebbero riportati a Pisa messe a disposizione dai vincitori. I catalani invece entravano trionfalmente dalla porta di San Pancrazio e issavano il 666 CORDA 2012, p. 521. 667 CORDA 2012, p. 517. 668 DI TUCCI 1925, p. 11.

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loro vessillo sulle torri principali della città669.

Con gli accordi del 9 giugno 1326 le autorità catalano aragonesi scelsero di permettere ai pisani non ribelli di mantenere i propri beni nella città rinominata

Castell de Caller; nell‟agosto dello stesso anno però si decise di considerare

sommariamente sospetti di cospirazione tutti i pisani670, i quali in questo modo

furono allontanati in massa dal centro urbano. La vera ragione che portò

all‟espulsione era quella di evitare future trame contro gli iberici671

.

Chi possedeva una o più abitazioni a Bonayre ottenne la proprietà di quelle del colle di Castello secondo le modalità decise dal governatore generale di Sardegna e Corsica, Bernardo de Boxadors, dai consiglieri e dai probi uomini del Castello e

villa di Bonaria672. Il re fece poche donazioni673; una di esse era rivolta al medico

Grazia Orlandi, medico personale di Ugone II d‟Arborea e medico di fiducia di molte famiglie e di ricchi mercanti pisani fra cui Neri da Riglione.

Con un‟ambasciata dell‟inizio del 1327 Boxadors comunicò all‟infante che erano rimasti nella città pisana una cinquantina di uomini di poco potere politico ed economico, mentre dopo un mese informava che restavano due o tre uomini,

donne, vedove e orfani e i figli di Betto Cavallini674, molto probabilmente i

cosiddetti eredi di Betto Caulini conosciuti da molti documenti675.

Dopo la conquista aragonese le case di Castel di Castro appartenenti a cittadini pisani erano state vendute spontaneamente dai proprietari oppure confiscate dall‟infante in favore di cittadini catalani e aragonesi. La valutazione delle abitazioni era basata su un estimo; questo era stato realizzato da una commissione formata da un cittadino di Valenza, Arnau de Montroig, per tutelare la parte

aragonese e da un pisano, Matzeu de Roger676 il quale doveva vigilare che si

669

CIOPPI 1997. 670

CONDE, ARRAGÓ CABAÑAS 1984, p. 12. 671

CORDA 2012, p. 520 672

Archivio Comunale di Cagliari, Sezione antica, pergamena n° 26. 673 CONDE, ARRAGÓ CABAÑAS 1984, pp. 14-15, nota 19. 674

SCHENA 1993. 675

Vedi infra. 676

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rispettassero gli interessi degli sconfitti. Il compenso per il lavoro della commissione doveva essere pagato per metà dal catalano acquirente e per metà dal pisano espropriato, ma in realtà la somma fu sempre pagata interamente dal

nuovo proprietario677. Le case confiscate dovevano essere pagate anticipatamente

con il denaro dell‟erario, che poi doveva essere recuperato dai proventi della metà

delle imposte pagate sull‟esportazione del grano678. Il 14 luglio 1331 Alfonso

concesse il rimborso ai cittadini di Castell de Caller del prezzo pagato per

l‟acquisto delle case e vietò di possederne più di una679

.

Un registro, il libre del estimes presenta strada per strada ogni casa della città, specificando per ognuna il nome del precedente proprietario pisano e la sua situazione nel momento della compilazione del testo; ovvero si dichiara se il pisano fosse espulso per sospetti oppure se fosse ancora residente nella città. Spesso la condizione del pisano in questione si modificò nel tempo, come si comprende dalle aggiunte successive registrate nel documento.

Per ciascuna struttura è riportato anche il nome del nuovo proprietario e le circostanze con cui entrò in possesso dell‟immobile; cioè si specifica se quest'ultimo fu acquistato o se fu assegnato e in quali modalità ciò avvenne. Infine ogni paragrafo si conclude con l‟indicazione del valore dato alla singola struttura680.

Il volume si apre bruscamente perché il cattivo stato del primo foglio non consente di capire in quale strada fossero ubicate le prime cinquantanove strutture

elencate681. Francesca Bocchi sostiene che in questa prima parte del censimento si

descrivano gli edifici siti su un lato della sezione settentrionale di Ruha

Mercadanta682.

Il registro seguì un preciso percorso compiuto idealmente o materialmente dai suoi compilatori: dal centro della città, cioè la piazza comunale, si è proceduto

677

CONDE, ARRAGÓ CABAÑAS 1984, p. 14. 678

BOSCOLO 1995, p. 59. 679

MURGIA 2001, doc. XXIII, pp. 121-125. 680

CONDE, ARRAGÓ CABAÑAS 1984, p. 37. 681

CONDE, ARRAGÓ CABAÑAS 1984, p. 38. 682

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verso nord elencando gli edifici della parte settentrionale di Ruha Marinarii sino alla torre di San Pancrazio, i primi tre alberchs avevano un‟apertura anche nella

ruha de Sancto683. Questa strada non è nota da altre fonti, ma in un documento del 1327 contenuto in un registro del fondo Cancilleria dell‟Archivio della Corona

d‟Aragona si fa riferimento ad un “quodam carrettorio vocato delo sancto

prossimo alla Ruga Marinariorum684. Il vico citato era situato tra i quattro alberch

di cui si parla nel documento e le mura di Castro Callari; inoltre gli stessi stabili erano delimitati su un altro lato dalla piazza che è chiamata dei Carros. La strada confinava con la cinta muraria costruita sulla sommità della parete a picco del lato

orientale del colle685, probabilmente la via era denominata facendo riferimento al

Sancto della ben nota torre molto vicina, quella di San Pancrazio.

Si può ipotizzare che la strada partisse dalla piazza, che si conosce da un altro documento esaminato, in cui appunto si cita la “platea turris de Sancto

Branchacio” 686 .

Secondo questa interpretazione la strada intitolata al sancto potrebbe corrispondere al proseguimento dell‟attuale via Martini chiamata anche carrer de

la ferreria687, dove nella seconda metà del „300 esisteva già l‟“Ospital de Madona de Santa Llussia”688

. Un'altra interpretazione dello stesso testo vuole che l'attuale via Martini fosse la Rua Marinarii de sobre e che quella de lo Sancto coincida con

via della Speranza689.

Ripartendo dalla piazza i compilatori del registro si sono diretti nella rua

Marinarii de Sobre, della quale sono descritti gli alloggi costruiti su entrambi i lati

della strada, andando verso nord giunsero all‟alberch di Pietro de Sena al “cap

della rua”, sito davanti alla torre di San Pancrazio690; il probabile tragitto 683 Scheda 203, paragrafi 1, 3, 4. 684 SCHEDA 191. 685 SCANO 1922, p. 14. 686 Scheda 211. 687

BOSCOLO 1961a, p. 12, nota 44. 688

BOSCOLO 1961a, p. 61. 689 RASSU 2003, p. 22. 690

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proseguì sino al centro della città giungendo sino a quello di Ner Moxariffo in corrispondenza di una piazza non meglio conosciuta, quella di Lotto

Caccialosta691.

L‟elenco delle strutture continua con quelle site nella rua del Xasso de la Esgleya, forse uno slargo corrispondente al “claustro ecclesie Sancte Marie” dei

documenti di età pisana692.Tra il 1326 e il 1330 la cattedrale era stata completata

con la costruzione della cappella gotica aragonese, considerata la prima creazione

architettonica catalano-aragonese della città693.

La stima degli edifici prosegue con gli alberchs e le case che si trovavano su entrambi i lati del tracciato della parte meridionale della carrera Marinara; non si capisce se in un documento del 1331 con “rua vocata de les Marins” si faccia

riferimento a questa parte della strada o a quella settentrionale694.

Il libre dels estimes descrive ancora le strutture della Ruha Marcadanta; i suoi redattori passarono a Rua Caminal o Cominal, per finire il censimento con le strutture site in entrambi i lati delle strade note come Rua del Leofante o Orifany e

Rua de la Fontana.

Nel marzo 1332 Alfonso IV approvò 695 le assegnazioni fatte e da farsi da parte

del vicario e dei consiglieri a quelle persone giunte per popolare Castell de Caller dalla villa di Bonaria o da altri luoghi. Nella medesima lettera il re ricordava che per “esigenza di giustizia e pe vantaggio del Castello” erano state fatte alcune

concessioni regie di abitazioni696.

Il permesso di abitare nella città fu concesso ai soli catalano aragonesi tranne due eccezioni che riguardano un napoletano e un francese entrambi già abitanti di

Bonayre697; altre concessioni furono riservate alle donne del convento di Santa

691 Scheda 203, paragrafo 138. 692 Vedi supra. 693

URBAN 1997a, p. 134; MARTORELLI 2013, p. 246-247. 694

Scheda 200. 695

LIPPI 1897 docc. 86, 87, 88, pp. 138-139; MURGIA 2001, docc. XXIV, XXV, pp. 126-132. 696

Schede 194, 195, 196. 697

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Margherita, ad un altro napoletano e ad un “maestro carpintero” di Cagliari698.

Una proposta per un ulteriore ripopolamento giunse nel 1328; infatti in quell‟anno le “malattie” affliggevano la comunità catalano aragonese di Castell de Caller; per questo motivo la città si stava spopolando ed era minacciata da un ritorno nella rocca, sembra già in atto, dei pisani; questi fatti erano stati comunicati al re dal governatore di Sardegna Bernardo de Boxadors e confermati dai consiglieri e

probi uomini della città in una lettera del 18 Aprile 1328699. Raimondo de

Montpaò, podestà di Sassari700 con una lettera inviata nello stesso giorno di quella

dei consiglieri suggeriva al re di favorire il ripopolamento con “pobladores

naturales”, cioè sardi701

. Il nuovo ripopolamento non si verificò e la città fu ancora abitata in prevalenza da uomini e donne catalano aragonesi.

Nell‟edilizia privata la tendenza fu quella di conservare l‟esistente; gli immobili dei pisani in cui andarono ad abitare gli aragonesi non furono modificati ma riutilizzati così come erano. Dunque il cambiamento etnico non cambiò la veste edilizia della città702.

698 CONDE, ARRAGÓ CABAÑAS 1984, pp. 24-25. 699 CASULA 1970, n° 19, p. 66. 700 OLLA REPETTO 1969, p. 41. 701 CASULA 1970, n° 19, p. 20. 702 AA. VV. 1989, pp. 275-276.

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CAPITOLO 3

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