In questo capitolo si applica ai dati raccolti nel corso della ricerca una lettura che considera le peculiarità delle abitazioni di Cagliari documentate tra l'XI e il XIV secolo. Il fine è quello di ricavare un quadro di categorie a cui appartenevano le dimore degli abitanti della città. Si cercherà di individuare una correlazione tra i modi di abitare e l‟urbanistica della città; infine si opereranno paragoni con quanto emerso sugli stessi argomenti in relazione ad altre città italiane a continuità di vita, approfondendo il confronto tra le testimonianze di edilizia privata a scopo residenziale a Cagliari e a Pisa; dati gli stretti rapporti politici, economici e culturali che univano le due città.
Suddividere i manufatti architettonici civili in tipologie non è un‟operazione semplice né priva di contraddizioni; infatti bisogna individuare i giusti elementi qualificanti di ciascuna tipologia e non incorrere nell‟errore di considerare rilevanti ai fini della classificazione alcune componenti, strutturali o formali, tecniche o urbanistiche che esaminate isolatamente non qualificano una tipologia. Fabio Redi nello studio sull‟edilizia civile pisana ha deciso di usare come “discriminante tipologica” la dimensione abitativa, cioè il rapporto fra spazio interno e spazio esterno, fra dimensione privata e “dimensione urbana”, il cosiddetto "modo sociale di abitare"1331.
La sua analisi si è basata sulla forma e sulla quantità di aperture verso la strada e sulla presenza di sovrastrutture pensili lignee che consentivano una proiezione
della casa verso l‟esterno1332
.
Per questo lavoro non si è potuto operare un‟analisi puntuale come quella operata da Redi sul rapporto tra spazio interno e spazio sterno; dato che le fonti scritte
impiegate, prevalentemente documentarie, non riportano informazioni
sull‟articolazione interna dell‟abitazione, né sulla presenza di scale interne o
1331
REDI 1991, pp. 171-199. 1332
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esterne; non sono menzionate neanche le aperture in facciata, né esiste una specificazione delle caratteristiche delle sovrastrutture esterne. Inoltre le evidenze materiali sono molto scarse e non è stato possibile realizzare un riscontro in situ di quanto conosciuto attraverso i testi scritti. Infatti a Cagliari come nelle altre città a continuità di vita l‟edilizia comune è scomparsa in seguito a restauri e interventi successivi; in particolare le case sono state spesso inglobate negli edifici posteriori1333.
Per questi motivi si è scelto di analizzare e suddividere le informazioni raccolte con lo spoglio dei documenti basandosi sulle denominazioni e la terminologia usate nei documenti stessi.
Nel corso della ricerca sono emersi gli argomenti rilevanti su cui concentrare l'attenzione e le problematiche da affrontare; ciò è stato possibile grazie agli spunti forniti dai testi normativi e al confronto con l‟edilizia residenziale medievale delle città peninsulari. In particolare il paragone con la penisola è stato realizzato sulla base degli studi che negli ultimi venti anni hanno affrontato il tema dell'edilizia residenziale, i quali sono stati pubblicati in opere monografiche
sull'edilizia di un singolo centro urbano o di una sua parte1334, negli articoli
pubblicati all'interno dei tre volumi di "Case e torri medievali"1335, negli atti dei sei Congressi di Archeologia Medievale e nei numeri della rivista di Archeologia medievale e della rivista di Archeologia dell'Architettura.
1. La terminologia
Il chiarimento e la traduzione del linguaggio usato nelle fonti è molto importante per comprendere appieno le informazioni trasmesse e per analizzare le tipologie di casa rilevate; perciò è d'obbligo una breve digressione sul significato e l‟uso della terminologia. In queste pagine si presenta il frutto dell'interpretazione dei vocaboli che si è resa necessaria per rendere in italiano gli estratti dei documenti analizzati;
1333
DE MINICIS 1995, p. 272. 1334
DE MINICIS, PANI ERMINI 1988; REDI 1991; BALDASSARRI, MILANESE 2004. 1335 Case e torri medievali 1996; Case e torri medievali 2001; Case e torri medievali 2005.
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infatti per ciascuna fonte utilizzata si propone nelle schede in appendice la relativa traduzione dal latino o dal catalano.
Domus
Il vocabolo domus era usato in senso generico per indicare un edificio utilizzato a
scopo abitativo; ciò è documentato anche per altri centri italiani, quali Perugia1336,
Pisa1337, Torino1338 e Verona1339. I pisani introdussero a Cagliari il tipo di casa a
più piani con solai e ballatoi loggia1340 cioè corridoi sporgenti a mensa1341 o
mensola1342.
Hospicium
Un altro termine generico trovato nelle fonti esaminate è hospicium, vocabolo che
indicava in generale l‟abitazione1343, oppure serviva ad individuare un edificio che
includeva più di una casa; infatti in un documento del 13251344 si descrivono i
confini di una proprietà, precisando che questa poteva essere denominata: “..domos seu hospicium..”; perciò si desume che alcune case costituivano l'hospicium.
Da un inventario redatto nel 1320 si viene a conoscenza che l‟Opera del Duomo di
Pisa aveva sei domus1345 ubicate nella medesima area in cui sorgevano già nel
1270 almeno due case appartenenti allo stesso ente ecclesiastico destinate alla locazione, ovvero lo spazio così individuato: “contra plateam domus sex
solariatas et tenent a Ruga Mercatorum usque a Ruga Marinariorum”. Nel 1349 1336 TENERINI 2005, p. 156. 1337 REDI 1991, pp. 265-267. 1338 BENEDETTO BONARDI 1988, pp. 145-146. 1339 VARANINI 1988, p. 180, nota 23. 1340 ARTIZZU 1962, p. XIV. 1341 ROMAGNINO 1982, p. 18. 1342 SOLMI 1904, p. 24. 1343 CADINU 2001, p. 186. 1344 Scheda 186. 1345 Scheda 139.
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l‟Opera possedeva ancora alcune case e un edificio sito in Ruga Mercatorum di
Castel di Castro1346 e nel 13511347 vennero eseguiti alcuni lavori in un hospitium
dell‟Opera sito nella platea della città; è importante sottolineare che in due punti diversi dei documenti si usano come sinonimi i termini hospitium e domus,
quest'ultimo usato al plurale1348.
Anche nel maggio del 13601349 l‟Opera di Santa Maria di Pisa possedeva in Castel
di Castro un hospitium, mentre in un documento del settembre dello stesso anno non si parla di un singolo edificio, ma di un'unica area che includeva sei case
solariatae1350, come è attestato già nel documento del 1320. Nelle fonti perciò compaiono i termini domus e hospicium per indicare un insieme di singole unità abitative contigue forse fuse completamente oppure ancora a sé stanti ma dotate di strutture che le congiungevano.
Sull‟argomento hospicium si può operare un confronto con quanto è documentato per altri centri italiani. Ad esempio a Chieri, piccolo centro urbano della collina torinese, l‟hospicium era una struttura consortile; infatti i gruppi famigliari avevano la consuetudine di costruire in società un sistema abitativo formato da
una o più torri1351, dal palazzo o domus comunis e dalla platea1352. Il palacium e la
torre erano costruiti tenendo conto delle quote, per poi ripartire i diritti di proprietà, erano poi gestiti dal consortile; inoltre chi possedeva la torre poteva
accedervi direttamente dai piani alti della casa comune1353. Le case di un
consortile occupavano spesso un intero isolato, formavano a Chieri come a
Firenze un‟unità urbanistica, che poteva occupare anche un intero quartiere1354
. Dalla documentazione esaminata per la presente ricerca non si è riscontrato che in Castel di Castro o nelle sue appendici esistessero raggruppamenti edilizi di tale
1346
FADDA 2001, p. 30.
1347 FADDA 2001, doc. LXX, pp. 278-279; FADDA 2001, doc. LXXI, pp. 280-281. 1348
FADDA 2001, doc. LXXI, pp. 280- 281. 1349
FADDA 2001, doc. LXXIII, pp. 283- 284. 1350
FADDA 2001, doc. LXXIV, pp. 284-287. 1351 MADDALENA 2005, p. 26. 1352 MADDALENA 2005, p. 31. 1353 MADDALENA 2005, pp. 30-31. 1354 MADDALENA 2005, p. 27.
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portata; tuttavia si apprende da alcuni documenti che alcuni “consortum”
possedevano in comproprietà un terreno1355, un'area con domus1356, una singola
casa1357 e in un caso una “turris”1358. Se per hospicium si intendeva un complesso di proprietà appartenenti a persone legate fra loro da vincoli di vario tipo, allora si può trovare un nesso nell‟uso di questo termine tra il centro piemontese e la città sarda.