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Si è deciso di analizzare i dati forniti dalla documentazione da un punto di vista socioale; perciò sono state studiate tutte le informazioni raccolte sull' edilizia privata soffermandosi sui dati biografici di coloro che possedevano le case di Cagliari o di coloro che vivevano nelle abitazioni. Talvolta partendo da poche notizie o solo da un accenno si sono ricostruite le vicende di un edificio, ripercorrendo la sua storia e quella delle persone ad esso legate; inoltre si sono cercati eventuali collegamenti tra l'origine, la professione, il sesso di proprietari e locatari e l'entità dei beni immobili, le caratteristiche delle costruzioni e la disposizione nel tessuto urbano.

Si ritiene che la nuova disamina delle testimonianze scritte offerta nel capitolo potrà dare anche un contributo alla conoscenza della storia e della società di Cagliari per i secoli XI-XIV. Ad esempio l‟analisi delle fonti ha fornito numerose informazioni sull‟appartenenza delle strutture abitative, contribuendo a creare un quadro della componente etnica e sociale del centro abitato in particolare per il periodo pisano.

Tuttavia lo scenario sociale emerso dallo studio non deve essere considerato esaustivo, perché i proprietari citati nei documenti in genere appartenevano al ceto medio alto e spesso non risiedevano nella città se non per brevi periodi e per

questo motivo affittavano le proprie case ad altre persone703. Dunque è rimasta

esclusa dalla realtà ricostruita la maggior parte dei locatari e il gran numero delle persone umili appartenenti al ceto basso che risiedevano nelle strutture modeste non menzionate nelle fonti.

Il riferimento ad un individuo a Cagliari nel medioevo era l‟unico modo per localizzare un edificio, il nome della persona era espresso in caso genitivo dopo la

703

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parola domus; talvolta si indicava il proprietario, in altri casi chi risiedeva nell'immobile al momento dell‟atto, oppure colui che aveva posseduto la casa o chi vi aveva abitato prima della data del documento. É molto probabile che si utilizzasse il riferimento ai precedenti proprietari o affittuari qualora tali personaggi fossero molto noti nella città e il loro nome garantisse l'identificazione dell'edificio con certezza. In certi casi i proprietari non sono designati con il proprio nome, ma esclusivamente con l‟appellativo “eredi di” seguito dal nome di un famoso abitante della città; un esempio è la domus de angulo che appartenne ai

non meglio precisati eredi di Martino de Canneto704, così come non si conoscono i

nomi degli eredi di Raniero Bindoci705, i quali avevano ricevuto numerose

proprietà in Castel di Castro accumulate dal celebre parente grazie alle sue proficue attività mercantili o finanziarie.

1. IL PERIODO PISANO

È importante concentrare l'attenzione su alcune considerazioni relative alla densità della popolazione; infatti si ritiene che questi dati siano estremamente pertinenti allo studio delle strutture edilizie a funzione residenziale, in quanto il numero di abitanti senza dubbio condizionò le scelte urbanistiche ed edilizie.

Le uniche informazioni note sulla densità della popolazione di Cagliari nel periodo pisano risalgono all‟inizio del XIV.

Il consigliere di Federico III e maestro razionale del regno di Sicilia Corrado Lancia di Castromaynardo inviò nel 1314 al re d‟Aragona Giacomo II una

relazione, tuttora conservata tra le carte dell‟Archivio della Corona d‟Aragona706,

relativa a Castel di Castro e ai suoi dintorni; la fonte, considerata una vera e propria cronaca, descrive accuratamente il complesso fortificato della città, il suo porto e la situazione politica di Pisa e fornisce altre preziose informazioni utili al

704

Schede 62, 84, 90, 93, 114, 122. 705

Schede 86, 88, 111, 133.

110

re catalano per preparare l'assedio a Castel di Castro. La relazione707 è importante

ai fini della presente ricerca perché comunica anche quanti erano gli abitanti della città e del suo hinterland. Infatti il primo capitolo del testo riporta“…sunt in eo

habitancium masnate circa duomila..”, altre veni mila persone vivevano nelle

vicinanze708, “in circuytu Castelli a longe duo miliaria usque ad viginti”. Con le

opportune revisioni, obbligatorie quando si esaminano le rilevazioni demografiche antiche, si può affermare con certezza che la densità di Castel di Castro era molto

elevata, infatti “..Castellus est paucus et strictus respectu habitancium..”709. Le

cifre riferite da Corrado Lancia di Castromaynardo per gli anni precedenti al 1314 sono confermate dal censimento delle “bocche” di Castel Castro, realizzato nell‟ottobre del 1323 quando la città si preparava a resistere al lungo assedio aragonese; i dati della rilevazione sono conosciuti grazie alla lettera che uno dei responsabili del censimento Mone Acciaio scrisse ad un amico, il mercante pisano Ranieri Muscerifo, affinché informasse della situazione le autorità pisane e queste potessero prendere eventuali provvedimenti, dato che le scorte ormai erano

arrivate al limite710. La missiva fu intercettata dagli assedianti catalano aragonesi;

infatti ancora oggi si conserva nell‟archivio della Corona d‟Aragona711

; nella lettera si dichiara che le “bocche” presenti in Castel di Castro erano cinque mila trentasette e altrettante si trovavano nelle appendici, Stampace, Villanova e gli Orti; questi numeri sono considerati attendibili, anche se occorre sottolineare che dalla rilevazione furono probabilmente esclusi degli abitanti di età inferiore ai 2-3 anni e la cosiddetta popolazione “presente”, cioè chi dimorava nella città per motivi d‟affari occasionalmente e per brevi periodi; questi ultimi erano circa seicento persone secondo quanto afferma il governatore Bernardo de Boxadors in una comunicazione spedita al sovrano aragonese dopo la definitiva conquista del

707

SEGNI PULVIRENTI, SPIGA 2003, p. 845. 708

SEGNI PULVIRENTI, SPIGA 2003, p. 846. 709 SEGNI PULVIRENTI, SPIGA 2003, p. 852. 710

ARRIBAS PALU 1952, p. 213. 711

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odierno quartiere di Castello e finalizzata a convincere il re dell‟opportunità di ripopolare la città712.

É da considerare che nel 1323 la popolazione potrebbe essere stata inferiore rispetto a quella normalmente presente nella città, a causa dell‟incombente pericolo di conquista da parte dei catalano aragonesi. Dunque alla fine del dominio pisano Castel di Castro e le sue appendici contavano tra i duemila e i

duemilacinquecento fuochi e circa diecimila abitanti713. I dati sulla città sul colle

sembrano essere confermati dal numero di case, settecento sessantuno, registrate per la valutazione degli immobili quando, dopo l'espulsione di quasi tutti i pisani, il centro urbano fu ripopolato; se si considera che in media sei persone abitavano

in ogni edificio i dati sopra riportati sembrano veritieri714.

Da un confronto sui dati demografici è risultato anche che il numero di fuochi ipotizzato era maggiore a quello registrato alla fine del „400 ed era vicino a quello rilevato per l‟inizio del XVII secolo. Si può pensare che sul numero di abitanti del

periodo pisano ebbe una rilevante incidenza l‟attività mercantile della città715

; in quanto l‟incremento demografico di questo periodo generò anche la formazione di

una classe media urbana, formata da mercanti e proprietari di immobili716.

Un provvedimento preso dopo la conquista catalano aragonese da Bernardo de Boxadors e da Filippo Boyl conferma una forte esigenza di spazi per il gran

numero di abitanti717; infatti le case a più piani della città avevano raggiunto la

stessa altezza delle torri costruite lungo la cinta muraria, perciò nel giugno 1326 fu ordinato di chiudere il lato interno della torre del Leone e di quella dell‟Elefante, perché entrambe erano ormai inutili dal punto di vista militare; invece la torre di San Pancrazio fu chiusa parzialmente, solo in “dues cubertes”, perché era molto più alta degli alberchs della città.

712 LIVI 1984, pp. 64-65. 713 LIVI 1984, pp. 64-67. 714

CONDE, ARRAGÓ CABAÑAS 1984, p. 37, nota 60. 715

LIVI 1984, p. 67. 716

SOLMI 2001, pp. 275-276. 717

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