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Strengths (+) Weaknesses (-)

• Rigore scientifico nelle ricostruzioni • Sviluppo di un’applicazione gratuita de-

dicata alla fruizione dei modelli 3D

• Esplorazione virtuale frammentata • Personaggi resi solo come sagome

• Informazioni non selezionabili per livelli

• Resa visiva accattivante • Attenzione al paesaggio

• Animazione dei luoghi con personaggi • Utilizzo dell’inglese

di approfondimento

• Sito web principale non raggiungibile (al- la data 9/10/2017)

• Sul sito della Fundação Ammaia (http://www.ammaia.pt/default.aspx) non è fatta alcuna menzione alla ricostruzione 3D della città.

• Il sito della Fundação Ammaia è in sola lingua portoghese

Opportunities (+) Threats (-)

• Grazie alla complessa e rigorosa pipeline utilizzata per il quadriennale studio di Ammaia, in particolare per l’utilizzo di dati metrici e l’integrazione della model- lazione manuale con quella da laser scan- ner e fotogrammetrica, Radio-Past po- trebbe porsi, con alcuni accorgimenti per quel che riguarda il lato comunicativo, come caso esemplare di applicazione del- le best practice tra le ormai numerose esperienze internazionali nel campo delle ricostruzioni 3D.

• Senza un’adeguata conservazione dei portali web di riferimento, il rischio prin- cipale è sicuramente quello di una “mor- te” del progetto per mancata visibilità.

Capitolo 3.5.3 Horizon 2020 (2014-2020)212

Nel marzo 2010 la Commissione Europea definisce il programma Europa2020 per contrastare gli effetti della crisi finanziaria esplosa nel 2007-2008. Nell'ambito delle strategie inserite nel pro- gramma, un’attenzione notevole è stata riservata all'innovazione per la valorizzazione dei beni

212 Nel caso di Horizon 2020, essendo la maggior parte dei progetti ancora in corso di svolgimento, verrà

analizzato il Programma Quadro nel suo contesto, senza un focus specifico sui singoli progetti, ai quali si potrà far riferimento grazie ai report periodici pubblicati online.

culturali attraverso le nuove tecnologie, e alla digitalizzazione del patrimonio per fini conservati- vi. Questa necessità è stata resa ancora più pressante dalle recenti distruzioni operate in medio oriente dagli estremismi religiosi. La finalità dichiarata della Commissione era quella di formare una società europea in cui le nuove generazioni potessero usufruire di un patrimonio storico arti- stico interamente digitalizzato. Tenendo in considerazione tale obiettivo, nell'agosto dello stesso anno la Commissione ha varato il progetto Agenda Digitale, per la diffusione delle ICT a livello continentale, il cui scopo era quello di agevolare imprese e cittadini nell’ottenimento del massimo beneficio dall’introduzione e dall’uso delle tecnologie digitali. L'Agenda definisce infatti come necessaria e improrogabile la completa digitalizzazione del patrimonio culturale europeo, e la sua messa a disposizione per i cittadini delle future generazioni. La pianificazione operata da Euro- pa2020 e dall’Agenda digitale è poi sfociata, nel 2011, nella definizione dell’attuale Programma Quadro, per l’appunto, Horizon 2020, che riunisce a sua volta altri tre Programmi Quadro mirati alla ricerca e all’innovazione: Framework Programme for Research and Technological Deve- lopment (FP); Competitiveness and Innovation Framework Programme (CIP); European Institute of Innovation and Technology (EIT). Lo scopo era quello di definire e comprendere tutti i finan- ziamenti a favore di ricerca e innovazione concessi nell’ambito del settimo Programma e del CIP, nonché delle iniziative dell’UE per l’innovazione, come l’EIT, “definendo finalità coerenti e obiettivi strategici comuni”213.

L’esplicita priorità accordata alla digitalizzazione del patrimonio ha accentuato la tendenza, già manifestatasi nel settimo Programma Quadro, alla proliferazione di progetti destinati a migliorare i processi di automatizzazione dell’acquisizione di dati spaziali.

In Horizon 2020 una specifica call è stata dedicata a questo filone di ricerca. Si tratta della RE- FLECTIVE-7-2014 – Advanced 3D modelling for accessing and understanding European cultural assets, all’interno della quale sono state finanziate quattro proposte che sono attualmente in corso di sviluppo.214

213 Bonacini 2013, p.91.

214 DigiArt, GRAVITATE, INCEPTION, Scan4Reco:

(http://cordis.europa.eu/projects/result_en?q=(relatedProgramme/programme/code%3D%27REFLECTIV E-7-2014*%27%20OR%20relatedSubProgramme/programme/code%3D%27REFLECTIVE-7-

In linea con le indicazioni dell’intero Programma per il settore delle Humanities, va rilevato come per 3D modelling si intenda non la creazione manuale di volumetrie in CG, bensì la replica digita- le di oggetti reali. Ciascuno dei progetti finanziati in questa (e in altre) call si propone il miglio- ramento dei processi di acquisizione, raffinazione, replicabilità e circolazione di questi duplicati. Pur con tutti gli avanzamenti tecnologici perseguiti, tra cui molto frequente risulta, ad esempio, lo sviluppo di modelli caratterizzati semanticamente215, questa corsa (o rincorsa) alla digitalizzazio- ne, fatte salve le necessità di cui sopra, non sembra poter apportare un reale sviluppo al connubio tra scienze umane e tecnologia, ricordando molto la preistoria dell’applicazione dell’informatica al settore della conservazione, di cui abbiamo detto in apertura di questa dissertazione, in cui l’obiettivo era limitato (all’epoca anche in relazione ai mezzi) alla digitalizzazione dell’intero pa- trimonio documentario.

Non appare chiaro, infatti, come a fronte della volontà – resa esplicita negli obiettivi di ogni Pro- gramma di finanziamento continentale degli ultimi quindici anni – di incrementare e rendere ac- cessibili le conoscenze sul patrimonio culturale europeo attraverso l’uso dell’ICT, la sola imple- mentazione di archivi possa assolvere a questa funzione, anche qualora i progetti cerchino (e rea- lizzino) una interconnessione con iniziative già in essere (evitando quindi, positivamente, la pro- liferazione di doppi) quali Europeana. Così facendo si opera in maniera certamente positiva sul fronte della conservazione (a patto di lavorare poi sulla durabilità dei file), ma si realizza, per così dire, un processo comunicativo “mutilo” su quello del raggiungimento della popolazione. Proget- ti come Radio-Past, di cui abbiamo detto, pur perfettibili, rappresentano invece un ottimo model- lo di integrazione dei dati ottenuti da 3D modelling (in quel caso da prospezioni geodetiche) e CG, utilizzati in maniera complementare tanto per la ricerca che per la disseminazione. Relativa- mente a ciò, forse, il Programma Horizon 2020 ha segnato un rallentamento, in quanto la realiz- zazione di prodotti di divulgazione non è mai richiesta esplicitamente, ma, quando c’è, essa deri- va dall’iniziativa degli sviluppatori dei singoli progetti216.

215 Tra i molti, si vedano 3D-SMoHC (http://cordis.europa.eu/project/rcn/210309_en.html), e INCEPTION

(http://cordis.europa.eu/result/rcn/192801_en.html), dedicati esplicitamente allo sviluppo di modelli semantici che facilitino lo scambio e la durata nel tempo degli stessi.

216 Tra i progetti che hanno inserito la comunicazione tra gli obiettivi fondanti della ricerca si segnala

DigiArt, attualmente in svolgimento (http://cordis.europa.eu/result/rcn/191339_en.html) che nel report

summary del maggio 2016 dichiara di stare sviluppando un “innovative story engine” per la narrazione

Capitolo 3.5.4

Progetti europei – Valutazioni finali

Nonostante la presenza di progetti interessanti, che hanno apportato significativi miglioramenti alla conoscenza della storia continentale, dallo spoglio dei Programmi Quadro sono emerse alme- no due criticità piuttosto diffuse.

La prima è che spesso (soprattutto nel sesto e settimo Programma) le call non mirano direttamen- te al miglioramento della ricerca sul patrimonio culturale, ma allo sviluppo di nuove ground- breaking technologies, in cui – e non di rado questo viene richiesto esplicitamente nelle linee guida – sia l’effetto stupefacente ad essere considerato dirimente per il successo del progetto. In queste call il bene storico-archeologico o artistico di turno rappresenta il case study sperimentale su cui testare le nuove tecnologie, e l’aspetto contenutistico riguardo allo stesso rischia di rimane- re in secondo piano217.

Vale la pena di riportare la concisa e severa analisi di questo fenomeno che Francesco Antinucci scriveva dieci anni or sono con riferimento ai progetti finanziati nell’ambito del VI Programma, ma le cui considerazioni sono rimaste valide per numerose call dei Programmi successivi:

“Il tecnologo è interessato solo alla tecnologia […]. I beni culturali sono per lui strumentali per ottenere finanziamenti […]. Come mai allora le istituzioni museali, i curatori, ecc accettano una condizione di oggettiva e palese inferiorità […]? Da un lato, perché si sente/pensa che i soldi vengano da quella parte e a essa appartengano […], dall’altro perché ci si rifugia in una comoda

II di Macedonia. Ulteriore nota positiva, i ricercatori si pongono l’obiettivo di limitare la necessità di interventi futuri da parte dei tecnici, lasciando ai curatori la possibilità di costruire direttamente, grazie a un’impostazione modulare e scalabile, i propri contenuti e le proprie narrazioni.

217 Il problema della sudditanza – o percepita tale in relazione alle capacità di attrazione dei fondi – delle

discipline umanistiche riguardo a quelle tecnologiche, non è questione soltanto europea. Nel novero del Progetto Finalizzato “beni culturali” del CNR, nel settore della valorizzazione/fruizione (museologia e museografia), solamente 4 progetti su 79 riguardavano realmente questo tema. Per ulteriori informazioni sul progetto Finalizzato si veda il documento dell’Ufficio Studi del MiBAC scaricabile all’url:

http://www.ufficiostudi.beniculturali.it/mibac/multimedia/UfficioStudi/documents/1259271979470_SP_50 _1.pdf

estraniazione: va bene, voi mi date un po’ di soldi, e io […] vi copro con la mia etichetta cultura- le, indispensabile per avere fondi; il mio ruolo sarà, appunto, quello di fornitore di contenuti.”218.

Se quello di Antinucci può sembrare un approccio fin troppo critico, è vero che relegare il patri- monio storico a un ruolo ancillare non ne consente il reale miglioramento della conoscenza, sia dal punto di vista della ricerca che da quello della disseminazione dei risultati. È sufficiente os- servare il testo delle call dedicate (o coinvolgenti) i beni culturali, per rendersi conto che spesso, effettivamente, è ancora, in qualche modo (indiretto e perfino involontario), l’effetto speciale ciò che la Comunità Europea mira ad ottenere.

Sull’altro fronte, quello cioè di progetti votati alla ricerca sul patrimonio, il rapporto con la tecno- logia mostra spesso di viaggiare su un doppio binario. Da una parte le ground breaking technolo- gies, dall’altra l’incapacità di mantenere disponibili i risultati della ricerca dopo la conclusione del progetto (o del finanziamento) con un semplice sito web.

Il risultato è che nessuna delle soluzioni per la creazione, l’immagazzinamento e la condivisione di modelli tridimensionali individuate in tre Programmi Quadro (compreso il grande progetto Eu- ropeana) ha avuto la forza di imporsi come punto di riferimento per la comunità scientifica. La stessa politica comunitaria non sembra aver trovato un modo per far sì che i finanziamenti erogati per questo tipo di ricerca si trasformino in studi nati e morti nel tempo di un triennio sen- za che ne resti traccia, appunto, in un sito web, o, a volte, persino in pubblicazioni.

Capitolo 3.6