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AMMIRAGLI DELLA CITTA’ D’ANYERSA

(SEC. X V II E X V III)

La corrispondenza commerciale di Francesco Gasparim che si con­

serva nelP archivio del Comune di Bruxelles, ricca minie c 1

direttore (li quel l ’are® vio. un completo ordine al e o1^

G asparm i, na SDÌnto ad abbandonar la patria da

s=j

B ruxelles, forse verso il 1680 spinto m auu dirette ad UI1 dissesti finanziari, come risu lta da alcu g l ’autorità

amico di Venezia, Pietro ottenere,

«col-giu d iziaria di Venezia «li ìe g o .i < ü top-lio del bando» raggiun- Fassenso di tu tti i creditori c r i m i n a i l j g g o ^ e U * al

do a i P ^ d i c e m ^ d i creditori >, (;)·

G aspaim i (( nlxelles non m’hanno permesso, come già fccns

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rispondere gli arcluvi di « , nuoVo stato, volle

rego-» Τ « Γ Χ . '»■'*· ·" »oteI·'"

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" 7 T ^ b 7 t t i s t i n i , La correspondance com m erciale dl

in tro d u ttiv e di G. Belgique », tome XCIII (1929), PP· 245-280.

aN“)C-T,Tc“ »“S «». *·

'STEFftïfo E 'GTO. ANTONIO to ’ ANDREA, AMMIRAGLI DELLA CITTÀ D’ AN VE R SA ^

tornare, benché egli non rivedesse più la città natale, c ec am e n te

^per pater meglio, e -con animo tranquillo^ commerciare coi proprii connazionali. L’operosità del Gasparini fu, ripeto, così intensa e varia, <che fu proprio a ciò cli’egli dovette, in gran parte, le gravi perdite, ohe pei- dire volte, lo condussero al fallim ento (3). Agente di (cambio, banchiere, importatore ed esportatore di merci le più sva­

riale, si occupò anche del commercio di libri, d’arazzi, d’oggetti a r ­ tistici in genere, d’oggetti preziosi. Procurava inoltre domestici ed impiegati a famiglie ricche e nobili e per incarico d ell’am basciato-e del Oncia di Piemonte, il conte Tarino Imperiale, fornì a quel principe una:squadra di venti operai, con due maestri, per fabbricare a Torino de’ 'tessuti d’Olanda. Un regolare contratto del notaro Gallo di To­

rino, del 1008, fissava tutte le condizioni che gli operai i m aestri e Gabriele Mella, direttore della fabbrica di S. A. R. assumevano- co n tatto che integralmente pubblicai da una copia autentica conser­

vata nelle carte del Gasparini. Nel 1G98, quando aveva raggiunto una rerta agiatezza, il Veneziano volle intraprendere un affare che avrebbe potuto essere ottimo, se fosse stato proporzionato alle sue finanze, se egli avesse avuto profonda conoscenza dell’impresa ed a s ­ sociati più illuminati ed onesti. In unione a Niccola P igu atelli, duca di Bisaccia, a Giovali Paolo Bombarda e ad a ltri, volle im portare grano ,d all’Italia, per approvvigionare il Belgio e l ’Olanda ma l’impresa condusse il Gasparini al fallimento. Favorito dai propri!

ci editori, dalle autorità- e da quanti avevano interessi nel fallim ento egli potò presto riprendere gli affari, senza però che la dolorosa espe­

rienza gli avesse insegnato qualche cosa, perchè quest’uomo in n a ­ morato del commercio, possedeva più lo spirito del benefattore che dell’uomo d’affari e dopo il fallimento riprese le operazioni di banca ed il commercio, col suo solito sistema. Nessuno poi bussava invano alla sua porta per chiedere, raramente per restituire, tanto che a lla fine del 1711 era di nuovo in istato di fallimento, doveva abbandonare Bruxelles e ritirarsi a Namur, sul territorio del principe-vescovo di Liegi, dedicandosi, per vivere, al commerciò dei vini francesi. Nel d i­

cembre 1716, avendo ottenuto dalle autorità di potere ritornare a Bruxelles, riprese gli affari, de’ quali però, a p artire dal 1718,* poco o niente sappiamo; ma in alcune lettere del 1733, dirette al Biffi di Venezia, è ancora questione di merci le più diverse, di lettere di cam ­ bio, di debiti, anche, mentre in alcune note di sua mano, d atate del

(3 ) M . Ba t t is t in i, Un mercante-banchiere italiano a B ru xelles, n e l sec.

A l// : /·. Gasparini di Venezia', in « Annales Prince De Ligne », tom e XVIII (193ò), pp. 128-169. Lo studio fu oggetto d’una com unicazione a l C ongresso In­

tem azionale di storia del sec. XVIII, tenutosi a B ruxelles n e ll’agosto 1935 e Un banquier italien à Bruxelles à la fin du XV//.e siècle: F ran çois G asp arin i de Venise, in « La Revue de la Banque » di Bruxelles, n n . 4 e 5, m arzo e aprile 1940,

1 5 2 MARIO B AT T ISI'INI

17U è memoria di cam biali, di tratte, di debiti e di erediti non pa­

g a ti ! Ripeto però cbe il G asparini non fu un commerciante disonesto, come i due d isastri, dai quali fu travolto, potrebbero indurre a giu ­ dicarlo, ma fu invece un ingenuo, un ottim a pasta d'uomo, pronto a servire chiunque si rivolgesse a lu i. Come negli a ff a r i, anche nella fam iglia il G asparini fu sfortunato, perchè de’ quattro avutl M argherita E ster Deudon, figlia del maestro delle poste di Mons, tre g li furono ra p iti ancor fan ciu lli, e l'u n ica superstite, Giovanna F ran ­ cesca, dette a l povero padre continue pene e preoccupazioni, a cagione d ’una °rave ed inguaribile m a lattia nervosa ( ). .

Ho rapidam ente ricordato la vita di questo nostro compatnot- ta , non per m ettere in luce i rapporti commerciali e finanziari da lui avu ti con la L ig u ria, perchè il G asparini, se fu m costante comspon- denza con com m ercianti e banchieri di Venezia, b e n poco o

quelli d 'a ltre c ittà d ’I ta lia , se si eccettua, specialmente dopo il pi imo fallim ento, M ilano, Bologna, Firenze e Livorno, pero per affari di i d iissim a im portanza. Per quanto rigu ard a Genova si può due c l. Veneziano non ebbe rapporto con nessuna Casa commercia , i l durante la sfortunata importazione dei grani, se si esclude un nazione di 6 0 aune di damasco, circa 7 2 m e t r i , pei un V B attista

1 0 0 0 lire to rn e a , da lu i fa tta , nel settembre 17 0 1, a Giovan B atti, t Compostano, stoffa destinata a lla Casa Dulman di Colonial ( .

Non m olti clienti genovesi contò il Gasparini. se si^eccettua no, nel 1698 e 99 i m archesi Ippolito Durazzo e Gii dam o suo ^ , 1 s a t ì p e , eA X e che, come ta n ti nobili diph>matic. .m htnri, £

« le s ia s tie i ita lia n i, ricorsero a lu i. Il marchese 1 , * ^

P a rig i, nel settembre 1 6 9 8 , domandava al Gasparini <1 m ia p . nova, dov’era diretto, una bella scuffia a punto d Ingl u l u n a , la·qua le fu giu d icata tanto bella, che G i r o la m o Durazzo ne dom anda a, m aggio 1699. nna per * « di ^ Μ α Χ Τ δ ρ Ι η ο ·

fa ^u|p^ avendo^lasciato nna vettura assai comoda e moderna^ lo pregava d’in v iarg liela a P arigi. I dui! cugim avevano insiem e percorso l ’Olanda e ad Amsterdam e r a n o e n tia ti ™ «ip p col banchiere B ilio tti, corrispondente del Ga pan n i, Λ quale . 1 maggio ordinava di pagare a l marchese Ipi < ^ ().imM10 (i 000 { due ordine del marchese M arcello suo j>a< re. · ^ avvertiva il 5 nobili genovesi erano a B ruxelles, perche il Essi m aggio, il proprio corrispondente d’aver eseguito p

(«) M. B a t t i s i in i, Il medico /KJÌoflnese » ^ B o f o g n a , su a le tte ra m e d ic a , d ire tta a l G asp arin i, in « L A

1933, fase. 5-6. Q

(5) « A rch . Com », cit. co rrisp . cit., filza, 8. . F ilippo r.arlo S p i­

le) A lb e rtin a Isa b e lla R h in g ra ve , m oglie del m archese n o ia , conte di B ru a y , che, col consorte, v iv e v a a B ruxelles.

S T E F A N O E G I O . A N T O N I O D ’ A N D R E A , A M M I R A G L I D E L L A C I T T À D ’ A N V E R S A 1 5 3

erano passati anche da Anversa e vi avevano incontrato Stefano d’An- drea, loro compatriotta, che, ambedue, nelle loro lettere al Venezia­

no, ricordano, pregandolo « di riverirlo » (7).

Qualche altro cliente genovese ebbe il Gasparini : l ’abate Enrico Giovanni Isola, nel 1692, Girolamo Pallavicino nel 1704 e Girolamo Grimaldi, che in varie epoche passò per Bruxelles e v’era anche a i p ri­

mi del 1 <05, dove doveva tornarvi qualche mese dopo in qualità d’In- ternunzio, succedendo a monsignore Bussi (8). I] Grimaldi si valse sempre del Gasparini per ogni genere d’operazioni : acquisto di libri, di pizzi, prestiti di danaro, lettere di credito ecc., ed allorché fu no­

minato a rappresentare la S.S. a Bruxelles gli dette incarico e pro­

cura di prendere in affitto il palazzo di proprietà del conte de la Tour e Tassis, posto in faccia alla chiesa di N. D. du Sablon, abituale residenza dei diplomatici pontefici, di fornirlo di tutto il necessario pel Nunzio, pei domestici e pei cavalli. Pochi altri genovesi, rapida­

mente passati per Bruxelles, ebbero rapporti col Gasparini e la scar­

sezza d’essi è da attribuirsi alla poca o ninna tendenza dei ligu ri a l­

l ’esercizio delle armi o al gusto di viaggiare degli oziosi nobili di a l­

tre regioni, perchè tutti intenti ai traffici ed alla navigazione. Non dimenticherò però di ricordare che, a partire del 1706, almeno per quanto apparisce dalle lettere che rimangono, fu in corrispondenza di affari con Giovanni Andrea Varese, di Genova, ma riteniamo che i rapporti loro fossero molto più antichi, se consideriamo in quale stretti rapporti d’affari il Varese fosse coi D’Andrea. Stabilito ad Anversa, il Varese faceva operazioni bancarie col Gasparini. a l quale ad esem­

pio, caricava, nel dicembre 1707, 1576 fiorini pagati a Benedetto Viale, inviato della repubblica di Genova a ll’Aia, ma lo forniva anche di pizzi, merletti, parrucche e stoffe e nel 1709, da Genova, dove s’era recato per affari, assicurava il Gasparini d’avergli spedito, « fidelini e maccaroni, non in gran quantità, perchè i grani son cari » (9).

11 Gasparini ebbe cari e considerò quasi della propria fam iglia i fratelli Niccolò e Gaetano Buonsollazzi, di Genova, il primo segreta­

rio del duca di Mondragone, verso il quale tanto il Veneziano, quan­

to i ΓΓ Andrea avevano crediti elevati e difficili a riscuotere. Il Buon­

sollazzi stesso, che doveva seguire il vecchio duca nelle sue peregri­

nazioni, non aveva molto a lodarsi della puntualità di quello, fa ­ cile alle promesse, ma più facile a non mantenerle, come scriveva al Gasparini da Madrid, ai primi del 1701. Alla fine d’ottobre, da Parigi, gli ripeteva le stesse cose, consapevole che le tergiversazioni

(7) « Arch. e eorrisp. », cit. filza, n. 9.

(8) « Arch. e eorrisp. », cit. filza, n. 15. Nel registro di Corte si legge: Le '21 m ai 1705 Mons. Grim aldi nouvel lnternonce Apostolique en cette Cour eut avec le cérém onies accoutoumées sa prem ière audience publique de S.A.E.

« Arch. Stato B ruxelles », Manoscritto 923, c. 95 t.

(9) « Arch. e corrisp. », cit. filza, n. 32.

del duca tendevano, questa volta, ad obbligarlo a ritornare_ con lu i in Snaona mentre egli era stanco del servizio, del padrone indebita to sempre in cerca di danaro, im itato in questo, dal proprio fig i ,

c h e contava sulla non lontana eredità paterna, Forse, per riuscire a fa rsi completamente pagare, il Buonsollazzi seguì,d l “ V ° '? tÌ 1 olli in Smio-in « per mia disgrazia — scriveva — benche abbia tatto ogn sforzo per rito rn a re in Ita lia ». Ma il 18 marzo 1702 scriveva al Gaspa­

rini da B arcellona, tessersen e finalmente liberato e g li ani unzia- va che di lì a pochi giorni, sarebbe stato a Genova, sua citta natale, nella quale si trovava anche nel marzo 1704. Che Nicco o uonso - zi fosse intim o ed affezionato al Gasparini provano tu tte le sue let tere nelle quali, vengano esse di Francia o di Spagna, si °ceupa con cu ra S i affari Lo ".ette in tatti m

col Compostano (li Genova per la fornitura ili a m ila » ?'>

nino M agnani di Firenze, per quella degli F e eob aa , e. considerando le ansie e le preoccupazioni dell ami. o, m quel m mento in stato di fallim ento, tra tta per lui, a l ani»! co} ^ d tic ’ che tra v o lto dal fallim ento di quello, aveva abbandonato l a p i opn a abitazione e la numerosa fam iglia sua e. pei_ c ' <u e ‘ moglie ritira to nella giurisdizione del Gran Γ η ore di Francia c o n la ^ g he ed i tre tìgli, nella più nera misera » come il Buonsollazzi ^ i] 4 aoosto 1701. Anche riguardo al concordato, desiderato dal Ga­

sparini, il Buonsollazzi lavora tenacemente a Parigi, p e ic h t^

creditori oppongono difficoltà: B m k m e n s e 50 % , Gorigliano vuole l ’intero pagamento de su

e Musson, che hanno un credito di 10 m ila fiorini, sono m d w e d ac cettare il 20 % offerto dal loro debitore, ed e

Buonsollazzi che, nell’ottobre 1701. il consenso di « l” "

ditori giunse a B ruxelles ed il Gasparini pote p u d e r i ^ ln o l affari. Le lettere del Buonsollazzi, u o m o operoso ed

scritte in un elegante e correttissim o italiano, p · π ci rapide ed assennate su persone ed avvenimenti, ; ricche di notizie sulle operazioni m ilitari d g « c o lg o n o n d S W a n w . fra tedeschi e francesi, che, senza dubbio, il Gaspann . di conoscere. Il 1» settembre 1701, da F an g i, m f , a ia e altre cose, l'amico, che il conte Boselli, forse un suo cliente « e a scappato dalla B astiglia e questa fuga da molto da due. In s ^

messo sua moglie e sua madre che si ritrovavano q ». voit-i sollazzi m ostravasi cosi affezionato al Gaspanni questi a sua volte, molto aveva fatto per lu i, che, come si d e s u m e dalle sue e

vissuto per qualche tempo a B ruxelles ne m ',n · pn+e c.on juj del Fiocco, e del Bombarda, che ricorda spesso. * e sciame

il G asparini s’era m ostrato amico sincero e fidato, ma a < . ^ padre, protetto, aiu tato m oralmente e m aterialm ente il s - / fratello Gaetano Buonsollazzi. che aveva scelto la ca rn eia - ·

M A R I O B A T T I S T I N I ______

S T E F A N O E G I O . A N T O N I O D * A N D R E A , A M M I R A G L I D E L L A C I T T À da N V E R S A 1 5 5

professione che gli prometteva abbondanti allori, ma che g li dava scarsi compensi pecuniari, perchè la paga tardava troppo spesso a diventar realtà tangibile, anche sotto forma di moneta deprezzata.

Perciò il giovane ufficiale era continuamente senza danaro e gli aiuti del fratello e del Gasparini mal potevano lenirne il continuo bisogno. Ai primi d’ottobre 1701 Gaetano Buonsollazzi, dopo essersi trattenuto qualche tempo a Bruxelles, aveva preso servizio nel reg­

gimento comandato da Antonio Grimaldi di Genova, e da Sain t P aul, presso Termonde, scriveva al Gasparini, dolendosi della dura vita che menava e dicendogli d’aver visitato le fortificazioni e le nuove opere di difesa fatte contro gli Olandesi « che, se verranno, a fiutare ta li fiori, sentiranno di che odore sono ». Nel maggio 1702 prendeva parte a ll’attacco d’un forte presso la città d’Hulst, in Olanda, e benché fosse la prima volta che affrontava il fuoco, si comportò « con in te­

rissima sodisfazione del mio colonello che si trovava presente ». Poi si mette in marcia, per congiungersi alla Grande arm ata del duca di Borgogna e, stanco dalle lunghe marce, demoralizzato d alla m i­

seria, ma fiducioso che il Gasparini « che mi ha sempre trattato co­

me figlio » farà qualche cosa per lui, che non sa più « dove battere la testa », alla fine di luglio è a Liegi acquartierato, in attesa, da due mesi, della paga, che non arriva mai. Ma il giovane sottotenente so- oiia avanzamenti e spera nella protezione del duca d’Arcos, a l quale il fratello Plia raccomandato, in quella del Nunzio, monsignor Bussi, e di Marcello Grimaldi, zio del suo colonnello, che si trova pure a Lie°'i, alla testa d’un reggimento, nel quale sembra debbano esser presto vacanti tre comandi di compagnia. Per questo prega il Gaspa­

rini a voler fare ogni sforzo, perchè il Nunzio lo raccomandi a M ar­

cello Grimaldi « poiché si dice indubitatamente che bisognerà che lasci il reggimento, 11011 potendo nei tempi presenti occupare i l po­

sto di Maresciallo di Campo e di colonnello, onde il lasciare il regg.

si farà molta gloria di poter rendere tal favore e grazia a mons.

Nunzio ». Ma i desideri del giovane ufficiale non sono soddisfatti nè da don Marcello, nè da don Antonio Pignatelli, succedutogli nel comando, ed alla fine d’ottobre non registra al proprio attivo che 25 o-iorni di marcia, e una stanchezza estrema della vita m ilitare, che riconosce piena di rischi e di fatiche e di vaghe promesse d i stipendio, in parie, questa volta soddisfatte, come scriveva da Bonn, il 20 ot­

tobre 1702 « dalle contribuzioni e saccheggi compiuti nel terrotiro te desco e specialmente nel Palatinato ». Anche nel 1704 spera sempre in una promozione e nel pagamento del soldo, mentre m ille difficoltà si frappongono alla riscossione d’una somma di danaro dal banchiere Proot d’Anversa, benché se ne occupi anche il suo colonnello Anto­

nio Grimaldi-Ceva. Per questo scrive, il 4 agosto 1704, da W asseiges.

nella provincia di Liegi, a ll’amico Gasparini, che non l ’ha mai ab­

bandonato, e che lo raccomanda di nuovo al Nunzio e g li invia

da-1 5 6 M A R I O B A T T I S T I N I

naro del proprio ed altro per ordine del fratello Niccolò. Sembra cbe anche nel 1707 le condizioni del Buonsollazzi non fossero di molto cam biate; non è ancora capitano, ma in compenso, scrivendo a l Ga­

sparini da Mons, l ’8 agosto, aggiunge al proprio cognome la parti- cella d e , segno di nobiltà, che non abbandonerà più e che anzi, poco dopo, completerà, accompagnando le proprie lettere d’un sigillo con la corona di conte (10). In quest’epoca è in guarnigione a Mons, ma

« la disgrazia che mi perseguita da lungo tempo » scrive il 21 novembre 1708, lo colpisce in un ca- ] ro amico, il capitano Lo­

renzo Belgrano, dei g ra­

natieri, esso pure genove­

se, ferito gravemente pres­

so Bruxelles e che, am ­ putato d’una gamba, mo­

riva il 10 febbraio succes­

sivo.· assistito dal Gaspa- r ® .

La dispersione di mol­

te carte del Gasparini non premette di seguire i 1 Buonsollazzi nella

carrie-I ra, fino al 4 aprile 1714,

epoca in cui, da Cervera, in Spagna, scriveva al Veneziano, al suo « d u r p a p a » come lo chiam a, con riconoscente affetto. S critta in un or­

rib ile francese la lettera c’inform a che il giovane Genovese è te ­ nente-colonnello e incaricato dal re, che gli ha concesso anche « a l­

tre grazie e privilegi, d’una missione in Ita lia » dopo la quale spe­

r a di ricevere la patente di colonnello. Si trova ancora con una co­

lonna volante per combattere i m i c h e l e t t i , annidati nelle monta­

gne, ma attende la propria moglie per partire per Genova, dove spe­

ra di rim anere per qualche mese e d’andar poi a Livorno. Ë 1 u lti­

ma lettera di lu i, nè altro sappiamo, neppure dalle lettere d a ltri corrispondenti del G asparini, non numerose, dopo quest’epoca (n ).

Im portanti furono i rapporti d’affari che il Gasparini ebbe con i D’A ndrea, genovesi, stab iliti ad Anversa, ricchi banchieri, che godevano a lta stim a, non solamente nella colonia italian a della c it­

(10) R ip rod u zio n e del sig illo (N. 1).

i 11) La le tte ra è d ire tta al G asp arin i, a Namur, dove a cagione del secondo fa llim e n to , s’ e ra ritira to , e ciò p ro v a che iì B uonsollazzi non a v e v a cessato di co rrisp o n d e re con lu i. Nella stessa ric o rd a u n a su a zia, M aria, ed una so re lla , che sem b ra v iv e sse ro in q u e lla città. « A rch. Com. B rux. », cit., filza, n. 3.

S T E F A N O E G I O . A N T O N I O D ’ A N D R E A , A M M I R A G L I D E L L A C I T T À D ’ A N V E R S A 1 5 7

tà della Schelda, ma in tutta la regione anseatica, in tutto il B el­

gio, in Olanda.

Ignoro in quale anno fosse nato Stefano D’Andrea ed in quale epoca esattamente venisse nel Belgio, ma egli era nato certam ente a Genova e, con la moglie Brigida D’Andrea, forse sua cugina p a­

terna, s’era ancor giovane trasferito ad Anversa e vi aveva presto raggiunto, come banchiere, un posto eminente e grazie alle sue speciali qualità era stato chiamato a succedere, nel 1G82, a don Antonio D’Acuna y Andra da, nell’alta carica d’Ammiraglio d ella Schelda, carica importantissima, alla quale erano chiam ati uomini che, oltre la fiducia dell’autorità che li eleggeva, godevano anche degli armatori, commercianti e finanzieri, come gli studi su quell’ammiragliato mostrano chiaramente (12). Stefano D’Andrea esercitò inoltre la carica di Console della repubblica di Genova, non sappiamo per quanto tempo, ma è certo che egli cuopriva ta le ufficio anche nel 1794, perchè il i) maggio, Giovan Antonio, suo fi­

glio, informava il Gasparini, come suo padre fosse assente da An­

versa, perchè « si è trovato obligato a passare hieri m atina a ll1 Ha ya per servitio della repubblica di Genova con li S ta ti generali, per un caso successo nel porto di Genova fra due navi di Zelanda et due francese, le quali, le prime, hebbero l ’ardire d’attaccare le ultime al intrare nel Porto et la Republica pretende satisfattione con castigare i Capitani, per essempio ad altre ».

Sappiamo die il Gasparini s’occupò anche di musica, attratto vi dal cognato Fiocco e da Giov. Paolo Bombarda, romano, uomo di fiducia dell’Elettore, finanziere non sempre fortunato, e che fu il creatore dell 'Opera a Bruxelles, o teatro de la Monnaie (13). Già nel 1681 il cavaliere Giovan Battista Petrucchi, italiano, volendo do­

tine Bruxelles d’un teatro di musica, come il L ulli aveva fatto a Parigi, s’associò .con Giovan Battista Cartelli e col « genovese don Estevan D’Andrea ammiraglio della città d’Anversa » (14), il quale prestò la bella somma di 24.000 fiorini, ma un anno dopo appena,

(12) J. Denucé, De Admiralitcit van de Schelde te Antwerpen van de iG.e tot de ts.e cerno, in « Antwerpsch Arcliievenblad » d’Anversa, 1932, f. 4, pp. 289- 313; e De Admiralitelten van Vìaanderen en Antwerpen, in « A cadem ie de M a­

rine de Belgique », Comunicalions, vol. I, 1936-37, pp. 49-70. E ra d e tto : A m ira i de l’Escaut ou de la ìivière d’Anvers, ou de la Ville d’A n v e rs ed anche A m i­

rine de Belgique », Comunicalions, vol. I, 1936-37, pp. 49-70. E ra d e tto : A m ira i de l’Escaut ou de la ìivière d’Anvers, ou de la Ville d’A n v e rs ed anche A m i­

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